Uno dei rari casi in cui il prequel risulta migliore dell'originale (certo, peggiore sarebbe stato difficile...). Quello che veniva poco più che accennato nel primo film qui viene raccontato dettagliatamente, in un'azzeccata ambientazione anni Sessanta. Niente di innovativo, siamo nel campo del visto e rivisto, ma il risultato è godibile, con un'atmosfera davvero sinistra, convincente mix tra L'esorcista e Spiritika.
L'Esorcista (bambina più demone) e Poltergeist (l'origine del problema) insegnano; e col passare dei minuti, la commistione sarà piuttosto evidente. Ma ciò non significa che tale prodotto filmico sia da snobbare. Infatti, grazie a un cast affiatato e a un regista di mestiere, il risultato non è male. Nei primi due terzi di pellicola si avverte una piacevole aura sinistra, che consente allo spettatore di restare sul chi vive, pur senza episodi così eclatanti (la ragazzina è convincente). Poi però, il tutto vira verso l'effettistico, dissolvendo proprio quell'indispensabile aura.
MEMORABILE: La visione attraverso la lente; Il meccanismo delle risposte svelato dal prete; Come ci si sente quando ti strangolano, detto da una bambina di 9 anni
Ci speravo, ma a conti fatti è un prodotto incompiuto ascrivibile alla categoria dei "film mediocri". La mediocrità non sta nella qualità globale, ma nel coraggio che Flanagan perde strada facendo, dissipando la buona preparazione che aveva imbastito nella prima mezz'ora. Poi (e qui sta la pavidità) non crede più nell'idea di base e ripiega su effettacci che forse garantiranno una certa spettacolarità ma che hanno la pecca di trascinare il film in un limbo cinematografico zeppo di pellicole simili.
Piuttosto a sorpresa questo prequel si erge a un livello qualitativo superiore dell'originale. Merito dell'ambientazione anni sessanta che inibisce se non altro certe (discutibili) dinamiche tipiche dell'era moderna, donandogli una gradevole aria sinistra d'antan. Anche gli attori svolgono adeguatamente il proprio dovere, facendo dimenticare le deprecabili performance di chi li ha preceduti. Tutto bene quindi? Ma nemmeno per sogno, poiché il finale lo fa precipitare nel ridicolo involontario. Peccato.
Rispetto al suo predecessore vale almeno un paio di Oscar perché l’ambientazione e la rappresentazione che di essa offre la bella fotografia hanno un fascino indiscutibile, il regista non è di quelli sprovveduti e anche le tre attrici sono volti perfetti incastrati nel racconto. Nella parte più di genere, però, pare di girovagare al mercatino dell’usato in mezzo alle solite cianfrusaglie: si passeggia svagati, l'interesse è moderatamente curioso ma poi non si compra mai nulla. Sufficiente in sé, ma forse non basta più.
Flanagan ci sa fare e l'ha dimostrato in ogni suo film. Questa volta riesce a rivitalizzare con un prequel un film precedentemente realizzato in maniera maldestra. Nonostante la lentezza della prima parte, il regista riesce a insinuare nello spettatore una sottile inquietudine che cresce man mano che si arriva in fondo alla pellicola. Alcuni spaventi facili, ma anche intuizioni visive che funzionano e regalano qualche brivido.
Una famiglia si procura da vivere praticando finte sedute spiritiche a buon prezzo; ma un giorno, un entità all'apparenza benevola verrà effettivamente evocata. Sarà l'inizio di un incubo. Visto il film precedente non ci si aspettava davvero nulla di buono e invece qualcosa da salvare c'è. Qualche brivido scorre sulla schiena dello spettatore soprattutto quando la tavoletta viene usata come binocolo per vedere gli spiriti.
Mediocre horror che si ispira come da titolo alla tavola Ouija, già vista in alcuni classici dell'horror (su tutti L'esorcista). La storia tutto sommato coinvolge, con scene al limite del raccapricciante e girate anche discretamente (Mike Flanagan ci sa fare). Purtroppo i ritmi non sono proprio alti, se si eccettuano gli ultimi venti minuti. Comunque consigliabile, dopotutto.
Ogni qual volta la pietra angolare di uno scritto è una tavola ouija, c’è da sudare freddo per la paura di doversi sorbire un inutile polpettone di banalità insostenibili. Flanagan, tuttavia, riesce nell’impresa di dare un senso compiuto all’opera. Non si registra nulla di trascendentale o innovativo, ma la seconda parte conferma la capacità del regista di sapersi muovere nel genere, riuscendo per lo meno a convincere e intrattenere quanto basta. D’altronde le possibilità di spaziare non erano molte e il richiamo al nazismo, seppur blando, è piazzato bene.
Ecco servito il prequel di Ouija che porta in primo piano l'antefatto scoperto nel predecessore: la madre medium e le due figlie sfuggite al controllo a causa di entità non esattamente ben intenzionate. Sicuramente più interessante del primo, ma anche più inquietante con ambientazione retrò (fine '60) ben ricostruita, SFX digitali usati in maniera consona e senza strafare e con una nuova storia di antefatto (a sfondo nazista) che riguarda la dimora. Qualche jumpscare ben assestato, reminiscenze cine-esorcistiche ma niente sorpresone. Si guarda.
Prima parte introduttiva con ambientazione sessantiana tanto che sembra di essere in un prequel di Annabelle (non manca infatti Lulu Wilson), ma poi il film prende sempre quota, mettendoci dentro tutto il citabile: Poltergeist (la bambina posseduta dagli spiriti, davanti alla Tv), L'esorcista (la posseduta che cammina sulle pareti, il prete accoppato) e soprattutto La casa 2 (gli occhi dei posseduti, le voci sataniche). Flanagan però è piuttosto bravo nell'amalgamare il minestrone e il risultato è piacevole, oltre a dare qualche bel brividino qua e là. Bruttino il finale.
MEMORABILE: Le deformazioni facciali della Wilson posseduta.
Un deciso passo in avanti rispetto al primo capitolo. Flanagan, da abile conoscitore dei meccanismi della paura, mette insieme tutti gli elementi giusti: buoni personaggi, attori credibili, colori e atmosfere perfettamente studiati per richiamare i ghost-movie anni '70 e primi '80 (con tanto di effetto pellicola). La prima parte è impeccabile: persino quando il demone rivela il proprio aspetto, di solito un anticlimax in questo genere di film, l'inquietudine non demorde (design terrificante). In seguito, purtroppo, a furia di boccacce e occhi bianchi in CG, si finisce per esagerare.
MEMORABILE: I trucchetti per ingannare i clienti della medium; La prima apparizione del demone nero allo specchio; La bimba analizza la morte per strangolamento.
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DiscussioneRaremirko • 25/07/18 00:25 Capo call center Davinotti - 3861 interventi
Senza dubbio meglio dell'altro film, conta su un'atmosfera buona, una confezione valida e cast e crew di mestiere.
Nulla di particolarmente originale (possessioni demoniache, giochi infernali, ecc.) ma tutto si può vedere per 99 minuti senza annoiarsi molto.