Straordinario incipit stregonesco (la nonna che rientra nel suo appartamento, dopo essere stata in un bar, e vede l'amica del cuore distesa a terra esanime, la ragazza bionda, in un nudo integrale, che esce dal buio di una porta dell' altrove" e la nonna che si inchina a lei abbracciandola ai fianchi e praticandole quello che sembra del sesso orale, la carrellata sulle décolleté ai piedini delle modelle, nel backstage dell'agenzia di moda a Parigi, dove fa capolino una modella di colore calva, che non può non portare alla mente riverberi
deodatiani) per un malsano
Viale del tramonto andato in necrosi innestato alle corte notti
ladiane (la congrega di vecchiacci che si ciba della gioventù, quì simboleggiata dalle due anziane amiche, all'odor acre di streghe e dagli influssi saffici).
Quasi tutto ambientato in un'appartamento decadente che tanfa di vecchiume e repulsiva senilità, con il televisore sintonizzato sulla "ruota della fortuna", dove le dementi e inspiegabili risate della nonna mettono più di una volta a disagio, come lo specchio offuscato del bagno, o gli annebbiati ricordi d'infanzia (tramite diario) che hanno tutta l'aria di abusi sui minori (la treccia della nipotina tagliata e infilata in bocca, una danza grottesca/sabbatica di pelle flaccida che sta tra
Winner e
Guadagnino), le oscene nudità della nonna lavata, accudita, imboccata (era dai tempi di
Shining e delle streghe polanskiane del
Macbeth che una vecchia senza veli metteva lo spettatore in evidente imbarazzo) tra defecazioni a letto e seguire le istruzioni per mettere i pannoloni.
Plaza prende a modello
King,
Shyamalan,
Erika James,
Daniel de la Vega e rimescola il tutto portandolo in una dimensione di decomposizione e imbarazzante realismo (la badante da cercare, la casa di riposo, il problema gravoso di avere un'anziano non più autosufficente in casa con tutti i disagi che ne conseguono) piazzandoci la stregoneria come risoluzione irreversibile, dove la nipote Susana è vittima prescelta (e quì
Hereditary bussa alla porta), sprofondando in incubi davvero spaventosi (l'invecchiamento precoce e la perdita del dente in un tripudio di oscuri flash, il risvegliarsi nel letto della nonna, trovarsi la nonna dappertutto come il cadavere ghignante
baviano, la nonna alla finestra dopo un sortilegio
presagiesco ai danni della badante appena assunta), fino a quel finale metempsicotico che assume i suggestivi tratti di una fiaba nerissima dai contorni lesbo.
Due attrici formidabili (l'anziana Vera Valdez si mette in gioco a ottantacinque anni suonati, e mette davvero i brividi), dove Plaza non rinuncia a rinverdire i fasti di
Rec (l'ispezione delle stanze buie con la luce dello smartphone, il maligno rinchiuso in un corpo in via di disfacimento, il male che si annida in un'appartamento di Madrid), dimostrando che basta un'atmosfera marcescente giocando sulle paure ataviche a fare un buon racconto di streghe.
E come recitava una tagline d'epoca per la raccolta di racconti di Stephen King
Scheletri (riferendosi al racconto
La nonna), "le streghe e la stregoneria non vi faranno più tanto sorridere".