Uno spunto intelligente, originale, che riflette sull'intrusione della pubblicità durante la trasmissione dei film in televisione. Un danno che all'epoca scandalizzava ancora gli amanti del cinema e che oggi è affrontato come un normale dato di fatto. Nichetti, uno dei pochi innovatori di casa nostra, immagina che si trasmetta in TV “Ladri di saponette”, un suo film neorealista che omaggia il classico di De Sica, interessandosi però non solo e non tanto allo sviluppo del film nel film quanto alla fruizione dello stesso da casa (a guardarlo è una coppia annoiata e distratta) e alla casualità...Leggi tutto degli spot che ne “interrompono l'emozione”. Inizialmente la pubblicità si limiterà appunto a spezzare il ritmo, poi si confonderà letteralmente col film facendo finire i personaggi di questo in essa e viceversa, mescolando i colori col bianco e nero in un caos controllato cui Nichetti tenta di dare un senso. Un'operazione sulla carta interessante tuttavia penalizzata dal troppo spazio concesso al film neorealista, interpretato da Caterina Sylos Labini (la moglie), Federico Rizzo (il figlio) e Renato Scarpa (Don Italo). Una storia che si capisce essere pretestuosa e che vive soprattutto in funzione degli intervalli pubblicitari e del finale “mixato”. Sarebbe forse stato meglio concentrarsi maggiormente sull’abulica coppia di teledipendenti (Carlina Torta e Massimo Sacilotto) o sul Nichetti regista preoccupato dall’ingerenza degli spot durante la proiezione televisiva, invitato alla presentazione della stessa da Claudio G. Fava nella parte di sé medesimo. Così invece si è limitato l'impatto comico/ironico in favore di una stimabile ricostruzione filologica che asservisse correttamente una sceneggiatura coerente, intelligente ma senza troppo sprint.
Divertentissima trovata giocattolosa (ma seria) di Nichetti, che parte addirittura con l'adorabile Claudio G. Fava nella parte di se stesso. Intelligente contaminazione fra commedia e messaggio, con sentieri che si biforcano e si intrecciano continuamente. Un bel film, insomma: chissà se, visto per televisione, con la pubblicità vera, diventerà ancora più bello...
MEMORABILE: L'intervista di Claudio G. Fava al catatonico regista.
Direi senz'altro il miglior film del regista milanese. Il discorso sull'usanza barbara di interrompere i film trasmessi in tv con dozzine di spot idioti non resta affatto superficiale, e tutta la prima parte col film neorealista, a tratti, riesce persino ad emozionare. Il mix tra le due parti, quella in b/n e quella a colori, riesce bene e si arriva anche ad un finale molto significativo. Nichetti gioca anche in modo espicito, citando il suo precedente Ho fatto splash.
MEMORABILE: Nichetti regista al bambino: "Per il bene del film, ti piaccia o no finirai all'orfanotrofio!"
Dietro quello che, apparentemente, sembra il tradizionale tourbillon fumettoso di Nichetti, si cela una buona idea, una critica feroce nei confronti dei meccanismi della pubblicità in televisione e un tributo al cinema neorealista di De Sica. Alcuni momenti impagabili, si piange e si ride quasi con la stessa facilità. Un'ottima interpretazione dell'attore regista.
Operazione riuscita da parte di Maurizio Nichetti, che cerca di creare una contaminazione tra il neo-realismo italiano ed un'acuta provocazione circa l'impatto della televisione sul cranio dello spettatore medio. Obiettivo tutto sommato centrato, con la logica dello spettatore-protagonista e della tv onnivora anticipata di circa quindici anni. Positivo, anche perché il talento a Nichetti non manca.
MEMORABILE: La scena del lampadario non troverebbe spazio in Ladri di biciclette ma merita comunque un plauso.
Partendo da un classico del Neorealismo, Nichetti realizza quello che – ovviamente secondo la sua concezione surreale, giocosa e fumettistica del cinema – è una sorta di film neorealista sull’Italia di fine anni Ottanta: l’invadenza della reclame, che abrade e contamina i film trasmessi alla TV, spegnendone così le emozioni e stravolgendone i messaggi. Si riascoltano gli allegri hits del Trio Lescano, si rivedono lo spot Aiax, quello di Ho fatto splash (autocitazione nichettiana) e il piccolo Rizzo, poi nipotino di Bramieri in Nonno Felice.
MEMORABILE: Gli spot (il detersivo "Vialblu", il bagnoschiuma "Enigma", lo snack "BigBig") che interrompono il film.
Indubbiamente il film più riuscito di Nichetti ed anche quello commercialmente più appagante. L'idea è geniale: coniugare lo spunto del buon vecchio Ladri di biciclette ed inserirlo brutalmente, ma in forma estremamente capace, negli Anni Ottanta. La frenesia di un mondo dove tutto è apparentemente possibile. Richiami alla pubblicità (tormentone di Nichetti) con finti spot molto efficaci. Il mix tra b/n e colore, sapientemente dosati, fanno di questa pellicola una tra le più rappresentative di quel decennio.
Divertente ed interessante film in cui Nichetti “denuncia” in maniera chiara e meritoria gli sconci della televisione commerciale che distrugge le emozioni filmiche, annacquandole con le pause pubblicitarie ed arrivando addirittura a tagliare le battute degli attori. Messaggio a parte, la pellicola è riuscita anche da un punto di vista tecnico (ben realizzato), narrativo (ben congegnati gli andirivieni temporali) e ludico (diverte ed intrattiene con leggerezza ed intelligenza).
Commedia che parte da un omaggio formale (fin dal titolo) a De Sica e al suo Ladri di biciclette ma che diventa rapidamente qualcosa d'altro: una riflessione sul linguaggio del cinema e quello della pubblicità che nella proiezione casalinga si incrociano facendo del pubbilico spettatore una vittima più o meno consapevole. Il film si avvale di una buona prova del cast ed è molto ben realizzato tecnicamente.
Una rarissima operazione di metacinema da parte di un italiano: Nichetti riflette sulla società moderna e sul cinema di allora e quello di adesso. Ottima interpretazione del regista, supportato da un cast discreto. Avrebbe meritato più attenzione da parte del pubblico e della critica, ma di certo non è stata un'operazione perfetta: gran parte del "remake" è piuttosto inutile e non trasmette molto. Fosse stata un'operazione di Hollywood, adesso ne parleremo come di un capolavoro. Peccato proprio per Nichetti, ma da rivedere per tutti.
MEMORABILE: Le interruzioni pubblicitarie e l'invasione di queste da parte di Nichetti.
Nel film di Nichetti ci sono ottimi spunti: oltre al principale tema dell'inquinamento pubblicitario e all'omaggio umoristico al neoralista Ladri di biciclette, ad esempio, gioca bene con il concetto di film nel film e alcune scene son davvero ben realizzate (gli spot ad esempio non sono lasciati al caso e parodizzano in modo davvero graffiante). Ciò che manca in un film interessante e ben scritto, però, sono i momenti di verve umoristica, quasi assenti: poche buone battute, manca un mordente e il film appare un gioco che si conclude in poco tempo.
In parte omaggio al cinema neorealista (con tanto di musiche ricreate da Manuel De Sica) e in parte fantasiosa critica alle tv private che spezzano i film con le pubblicità più disparate. È la seconda parte a funzionare di più: allegra, divertente e piena di momenti a dir poco geniali; nella prima invece assistiamo al dramma del protagonista di "Ladri di saponette", dal ritmo molto fiacco ma che ci offre un'intensa interpretazione del grande Nichetti. Ottima la fotografia sia in bianco e nero che negli sfavillanti colori. Buono.
Piani diversi intersecanti: lo studio televisivo con tanto di critico cinematografico che presenta un film neorealista, il film stesso interrotto dagli spot, la famiglia che guarda questo e quelli seduta in salotto. Altro che "non si interrompe un'emozione" (vecchio slogan di protesta contro le interruzioni pubblicitarie), qui il regista entra nel suo film, i personaggi finiscono negli spot, in un minestrone di cui gli spettatori casalinghi neppure si accorgono, tanto sono avvezzi ad una fruizione passiva. Opera originale, intelligente, purtroppo non sorretta da una sceneggiatura adeguata.
MEMORABILE: Il bimbetto che sopravvive ai peggiori pericoli
Maurizio Nichetti e le sue trovate surreali trovano nuova linfa in questo film diviso tra colori e bianco e nero dove si mettono alla berlina il mondo delle tv e della pubblicità e viene fatto un omaggio al neorealismo. Buon cast con la brava Sylos Labini e la partecipazione gustosa di Claudio. G. Fava. Nichetti attore non fa una grinza.
Un film ingiustamente dimenticato. Forse qui Nichetti tocca l'apice della sua carriera. Una feroce critica alla tv commerciale (la tagline del film è "il primo film che interrompe la pubblicità) ma allo stesso tempo una provocazione, visto che il "nostro" Maurizio scelse proprio la Fininvest (Reteitalia) per produrre la pellicola. Le scene in cui il bianco e nero si mescola col colore hanno fatto scuola perfino fra i registi americani. Finale assolutamente metaforico.
Nichetti prende i suoi rischi nell’omaggiare un classico del neorealismo per condannare la tv commerciale e i suoi pomposi critici. Narrato in un b/n notevole come resa anche per l’aspetto emotivo che sa trasmettere e un filo divertente per i pericoli in cui incorre il figlio più piccolo. Alla lunga la commistione tra il passato e il presente è meno efficace anche per l’aver introdotto come ago della bilancia il pubblico a casa, che risulta più vittima che carnefice. Bravo Scarpa nel ruolo del prete.
Nichetti confeziona una pseudofavola che ancora oggi funziona, seppur con qualche acciacco dovuto all'età. Soprattutto i nostalgici della TV di un tempo che fu potranno rivedere alcune famose pubblicità che hanno fatto storia. L'idea è simpatica e il protagonista si impegna non poco a far funzionare il meccanismo. Ma anche il prete, la moglie e il bambino (persino il più piccolo è molto simpatico) ci mettono del loro. Poteva essere curata un po' di più, ma nel suo particolare genere è una pellicola comunque riuscita.
MEMORABILE: "Dov'è il tuo papà?" "È in prigione. Non lavora, mangia e dorme, fa quello che faceva a casa; Calindri seduto in strada; "Ho fatto un tocco di spesa".
Decisamente la pietra miliare del cinema surrealista italiano. Nichetti ironizza su sé stesso indossando i panni di un regista intellettualoide cui il mezzo televisivo causa lesa maestà disturbando la sua opera con gli inserti pubblicitari e con la conseguenza che entrambi si contamineranno a vicenda. Qualsiasi premessa di realismo viene distrutta in pochi minuti di visione in un vortice di fantasmagorie astratte forse mai più replicate nel panorama nostrano. Essendo Nichetti anche pubblicitario, l'autoironia è all'apice. Premiato in mezzo mondo ma vergognosamente dimenticato.
MEMORABILE: L'inseguimento di Bruno (Rizzo) da parte del regista Nichetti tra le varie pubblicità: difficile fare qualcosa di più bizzarro, almeno in Italia.
Da un'interessante idea di base, Nichetti omaggia il neorealismo anni 50 per questa sua critica al mondo della tv e al consumismo imperante. Commedia fantasiosa a tratti addirittura weird come sempre ben raccontata da un Nichetti che però, mentre a volte riesce a far ragionare con efficacia, altre volte sembra perdere il punto focale del discorso. Finale un po' repentino, buono il cast. Non il suo miglior film ma andrebbe (ri)scoperto come praticamente tutti i film del sottovalutato regista milanese.
Film potenzialmente travolgente, ricco di finezze e con un'idea di base di indubbia originalità, i cui pregi sono però vanificati da un difetto primordiale: l'interminabile film nel film pseudo-neorealista che occupa gran parte della durata. Se incuriosisce vedere Nichetti "in borghese" in un contesto alla De Sica, ciò non basta a tenere a bada pesantezza e stucchevolezza, sebbene le trovate nel secondo tempo, magari non realmente divertenti ma nel complesso originali, riescano a rivitalizzare parzialmente il tutto. Godibili gli scorci vintage della televisione dell'epoca.
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CuriositàRambo90 • 18/10/11 15:03 Pianificazione e progetti - 437 interventi
Dalla viva voce di Nichetti ho appreso questo curioso aneddoto:
Nichetti voleva girare tutto in presa diretta; così si era recato nella casa dove avrebbero dovuto girare, una domenica d'estate. A riprese iniziate, qualche mese dopo, si accorse che sotto la casa c'era un semaforo al quale si fermavano molti camion, il che rendeva impossibile registrare in presa diretta. Non si perse d'animo e fece arrivare dalla Toscana molte balle di fieno con le quali ricoprì tutta la casa. Nel film - infatti - non si vede mai una finestra aperta...
CuriositàZender • 12/05/14 17:57 Capo scrivano - 48117 interventi
Dalla collezione "I flanetti di Legnani" (con contributo di Zender al restauro), il flanetto di Tv Sorrisi e Canzoni della prima tv di Ladri di saponette (15 marzo 1991, grazie a Didda per la ricerca):