Sognando Beckham - Film (2002)

Il calcio al cinema non ha mai avuto molta fortuna. Uno dei film più riusciti sul tema è proprio questa simpatica commedia che affronta un lato paradossalmente di "nicchia", il mondo del calcio femminile. Ma Sognando Beckham, diretto con brio da una regista di origine indiana affronta con molta grazia e delicatezza anche il difficile tema dell'integrazione razziale, la voglia di affermarsi al di là della diversità, la tolleranza e la comprensione tra popoli. Il tutto con lati spesso umoristici per un film riuscito con un simpatico cast.

Non voglio dire che sia un capolavoro, ma di certo una commedia che ben si guarda per tutta la sua durata. Tratta di temi quali l'integrazione, ma senza rimanerne bruciata e quindi senza (s)cadere nel patetico. Le scene scorrono veloci e nonostante si sappia il finale fin dalla prima inquadratura e nonostante peschi, il film, a piene mani, in tutti i clichè del genere commedia possibili, è piacevole. È leggero, frizzante, fa sorridere. Una Keira, acerba, che perde ai punti con la più simpatica Nagra.

Se le commedie girate nei suburbs inglesi ci hanno regalato buone sorprese, quando invece ricorrono troppo all'elemento etnico possono diventare stucchevoli. È quello, oltre alla componente giovanilista, a impedire al film di decollare dopo una buona partenza.

Made in Bonewood (Bombay + Pinewood). La problematica coesistenza tra Inglesi e Indiani (o Pakistani) è stata affrontata con ben altro spessore nelle pellicole tratte da Hanif Kureishi (My Beautiful Laundrette) nonché nell’esordio della stessa Chadha (Picnic alla spiaggia). Già East is East denunciava un ripiegamento verso la conciliante commedia di costume, ma Sognando Beckham ne rappresenta, attualmente, l’apice, in quanto coniuga la poetica del riscatto e della forza di volontà alla satira etnica conciliante.

Ragazza di origini indiane a Londra vuole giocare nella squadra di calcio femminile, contro la volontà dei genitori. Il classico plot del sogno dell’adolescente che cozza contro il mondo degli adulti viene morbidamente arricchito dal conflitto interculturale, che nella cinematografia inglese assume sempre particolare vivacità. In verità questo film è fragile, nella storia e nella regia, e perfino nella parte interculturale molto superficiale, ma regala momenti gustosi per passare due orette.

Pruriti adolescenziali e scontro di culture differenti sono sullo sfondo di questa gradevole commedia british. La storia non è poi così banale e il cast se la cava dignitosamente con la splandida Knightley ancora un po' acerba. Finale rassicurante che accontenta un po' tutti e personaggi (come il padre della ragazza indiana) che lasciano il segno.

L’asso del Manchester United è un nome che da solo può aprire tutte le porte, ma questa coloratissima commedia calcistica al femminile si guadagna meritatamente l’enorme successo al botteghino grazie ad una regia briosa e all’assenza di volgarità nell’illustrare la girandola di equivoci e le vivaci caricature del tradizionalismo indiano e anglosassone, che arricchiscono la solita trama da film sportivo tra amicizia, ottimismo della volontà e immancabile love-story. Buono il cast, guidato dalla fresco entusiasmo del duo Nagra-Knightely. Distensivo e riconciliante.

Discreto (ma stravisto) mix tra il cinema sportivo canonico e l'ennesima storia di una famiglia Shik istallata in un sobborgo inglese. Come detto, di nuovo non c'è nulla e la storia procede ordinata fino ad un conciliante finale (scordatevi una qualsiasi analisi socio-culturale dell'immigrazione di seconda generazione); tuttavia, se non ci si aspetta troppo, la pellicola conserva una sua certa freschezza (in parte dovuta alle buone interpretazioni delle due protagoniste), cosa che la rende piacevole e digeribilissima, come un bicchiere d'acqua appunto.

Come fare un film sul calcio senza cadere nei soliti stereotipi, basandosi sul calcio “vero”, quello dettato dalla passione degli adolescenti, in cui il riferimento all’astro Beckham, anziché idealizzarlo, funge da contrasto. La vicenda si intreccia con l’ambiente della comunità indiana in Inghilterra, non chiusa ma neanche propensa a lasciarsi contaminare, anzi gelosa e orgogliosa delle proprie tradizioni. Una pellicola fresca e giovanile e, come i giovani, ironica e piena di energia.

Piacevole commedia, destinata a un pubblico giovane, in cui la regista anglo-indiana Chadha affronta con leggerezza un tema importante come quello dei condizionamenti culturali e religiosi utilizzando il calcio femminile come strumento di emancipazione. I messaggi sono elementari ma edificanti. Le giovani Knightley e Nagra se la cavano egregiamente.