Dopo il poco riuscito IO NO SPIK INGLISH i Vanzina tornano in Inghilterra a raccontare gli impacci degli italiani con la lingua, ma questa volta lo fanno tentando di riagganciarsi in qualche modo al filone della commedia pseudosofisticata stile NOTTING HILL (la presenza di Rupert Everett guarda in parte ai ruoli vincenti di Hugh Grant). Ma poi c'è la commedia brillante tipicamente vanziniana, con due personaggi (Morelli e Brignano) che si ricavano due storie separate destinate ad incrociarsi nella casa di Rupert Everett, conte in disgrazia che affitta loro le stanze. Dei due il più...Leggi tutto convincente è sicuramente Enrico Brignano, monologhista da Costanzo Show che ci saremmo aspettati strabordante e invadente e che invece rivela una sorprendente natura malinconica adattissima al ruolo. Più scontata e vanziniana nella peggior accezione del termine la caratterizzazione di Giampaolo Morelli, figlio di albergatori positanesi che non studia la lingua e si fa conquistare dalla bella Elle Macpherson (vestita Valentino) fingendosi miliardario. Sullo sfondo - ma comunque terza presenza, molto incisiva - Rupert Everett, nobile sì in disgrazia ma saggio e sempre interessante. Anche lui recita in italiano, con un accento inglese che costituisce la costante della quasi totalità del cast (pare quasi che a Londra la nostra sia la seconda lingua!). Come commedia è modesta, sceneggiatura e dialoghi pescano nell'abusato serbatoio della commedia Anni Ottanta (sconfinando solo di rado nel comico, e con esiti deludenti), tuttavia la regia di Carlo Vanzina è ancora fresca, competente, vivace (le musiche sono scelte come sempre con gran gusto e l'atmosfera londinese è catturata); cosicché SOUTH KENSINGTON, film banalissimo e prevedibile in ogni scena, si lascia comunque guardare agevolmente e scivola via senza annoiare. Non è poco.
Siamo nel pieno Vanzina's world e quindi non ci aspettiamo poi molto, ma qui il livello è decisamente basso. Battute iper telefonate, clichè a go-go, attori improponibili ed inappropriati, situazioni già viste. Note positive, se così si può dire, sono Everett che tutto sommato non dispiace e, qui vi stupirò, Brignano che è il meno peggio. Quando si comincia ad apprezzar anche Brignano va da sè che la pellicola ha qualcosa di eccezionale in un verso o nell'altro. Triste!
È andato al di là delle mie peggiori aspettative. Un storia stupida, piena di stereotipi frusti, che poteva andar bene per una commedia anni 50 leggera leggera. Attori cani, Naike Rivelli che gioca a fare Ornella Muti. Eppoi una regia piatta, musiche finto Beatles insopportabili, location da "cartolina da Londra anni 80". Insomma, un film sciatto, mal curato, pressapochista e amatoriale. Una vera schifezza. Rimane solo Everett che pare un gigante di bravura, in mezzo a questa corte di nani e ballerine. Stateci lontani.
Avevo dimenticato questo film fino a quando non ho letto la scheda davinottica, e ora purtroppo ricordo tutta la sciatteria della pellicola. Film indimenticabile (nel senso negativo del termine) che non appena nominato può far solo pronunciare epiteti poco gentili; sia per la regia che per gli attori (il "meglio" del trash).
Non inganni l'ambientazione londinese e la coproduzione internazionale perché siamo in pieno stampo Vanzina ultima generazione con una regia televisiva ed una storia corale zeppa di luoghi comuni, in testa quello degli italiani all'estero casinari, inciucioni ma buoni come il pane. Le solite situazioni da commedia almeno scorrono all'insegna del ritmo e addirittura del garbo (assente ogni volgarità). Stranamente inappropriata la scelta delle canzoni. Everett all'inizio è spaesato ma poi se la cava con l'italiano, Morelli sembra Siani, bravo Brignano.
Trasferta londinese per i fratelli Vanzina che tentano la strada della commedia sofisticata, adoperando un attore di grande classe come Rupert Everett che però non fa il miracolo e non salva il film dal naufragio artistico. Ciò a causa della sciatteria della sceneggiatura che riprende senza pietà tutti i luoghi comuni dell'italiano all'estero e dell'inglese in patria.
Mediocre (il film), ma con un suo perché (Elle MacPherson, purchè non parli). Riassumo così codesta pessima opera ambientata in uno dei quartieri più fighetti di Londra. Stereotipi a manetta, trama inesistente basata sul verificarsi di coincidenze patetiche e - dulcis in fundo - il ruolo di assoluto rilievo assegnato a Brignano, motivo più che sufficiente per sperare che la pellicola arrivi ben presto al termine. Film volgare, non per le scene, ma per l'offesa recata all'intelligenza del pubblico. Patetico.
MEMORABILE: I titoli di coda, un'autentica liberazione, altro che sbarco alleato in Normandia.
Davvero sotto i limiti del guardabile quest'incursione londinese di Vanzina. Il cast, pur discreto sulla carta, è tra i peggio assortiti di sempre: mischiare Brignano con Rupert Everett, Max Pisu con Sienna Miller (!) è qualcosa di davvero improponibile. I personaggi poi sono i soliti stereotipi italiani di sempre (l'arricchito figlio di papà del nord, il ragazzo simpatico del sud e via dicendo), al servizio dei soliti intrecci di amore e tradimenti. Molto banale e poco divertente, sconsigliato...
Robert Everet fa da chioccia ad una combriccola di italioti a Londra. Stereotipi e clichè a go go, Londra non pervenuta neanche in cartolina; invece di celebrarla in un scorcio preme di più farneticare sul gossip nostrano magari in un pub dopo la partita della nazionale. Pisu prestato alla recitazione (una risata sorniona tarcisiana e poi il vuoto), Brignano e Morelli ci mettono tanta buona volontà ma la sceneggiatura è esile e le situazioni viste e straviste. Il resto del cast è disarmante (baby Muti su tutti). Vanzina? I know my chickens...
Film leggero come una piuma, ma a tratti godibile. Everett sufficientemente a suo agio come affittacamere di una lussuosa casa, mentre Brignano è l'attore più in forma. Londra fa da contorno a storie semplici e sciocchine che malgrado ciò fanno sì che il film scorra piacevolmente. I Vanzina hanno fatto di molto peggio!
Un film in fin dei conti accettabile, dal momento che i Vanzina hanno realizzato "opere" ben peggiori. Ovviamente si tratta di una commedia semplice, banale e piena di luoghi comuni, tuttavia salvata dalle buone prove di Brignano (su tutti) e di Morelli, che "scimmiotta" un po' Troisi. Fra le presenze femminile cito la Godrèche, ma non per le sue qualità recitative.
Considerato fuori dal contesto (cinenatalizio) per cui era stato ideato, quest'opus vanzinaniano merita qualche opportunità di rivalsa. I personaggi coinvolti, ciascuno col proprio tic, non tradiscono la rappresentazione dell'italianità "da esportazione". Certamente un attore del calibro di Brignano non si esprime al massimo della sua vena comica ma, ciononostante, qualche risata la strappa. Meno, molto meno, Morelli e Rupert Everett, qui presenza alquanto inutile. Discreto entertainment per una serata spensierata.
Di solito la regia di Vanzina garantisce, se non divertimento, almeno una certa professionalità che rende potabile la commedia. Non succede così con questo ibrido fra cinepanettone e commedia all'inglese, due elementi che non si amalgamano mai. Pare così di assistere a due storie separate, ciascuna con intrecci prevedibili e situazioni già viste. Everett dà un minimo di spessore al proprio personaggio, Brignano si impegna quanto basta, il resto è nebbia.
Commediola gradevole in cui i Vanzina tentano di rifarsi alle commedie romantiche inglesi, senza però tralasciare l'impronta più regionalistica con le vicende di Morelli e Brignano. Il risultato è altalenante ma piacevole da seguire, con qualche momento divertente e qualche altro più noioso (colpa più che altro di un Everett visibilmente annoiato). Il ritmo c'è, le ambientazioni pure e alla fine prevale un senso di simpatia. Nel cast il migliore fra tutti è Brialy, il brillante maggiordomo.
I Vanzina accantonano la consueta satira sulla società nostrana mettendo in un scena una commedia brillante che ammicca ai coevi prodotti di matrice hollywoodiana. Puntando per quanto possibile a un'estetica all'americana - che tutto sommato si respira, sebbene l'effetto telefilm incomba -, il film si dipana spensierato e risaputo, senza la minima ambizione od originalità: quasi due ore piacevoli e prevedibili, che scorrono in un soffio senza la minima caduta di gusto o di stile. Cast non eccelso ma mai fastidioso, amalgamato dalla carismatica figura di Everett.
Il film non è male, ma forse occorreva una sceneggiatura articolata meglio sulle vicissitudini di Everett, ricavandone così almeno tre storie che pur intrecciandosi non avrebbero allungato troppo le vicende di Brignano e Morelli, che ricadono in cliché cinematografici e luoghi comuni abbastanza scontati. La vera sorpresa del film è Ferdinand, il simpaticissimo maggiordomo.
MEMORABILE: Il maggiordomo; La smart card per seguire la partita in televisione; Il cuoco polinesiano.
La trasferta londinese dei fratelli Vanzina dà vita a una gradevole commedia, poco improntata sulla risata quanto piuttosto sul romanticismo e la malinconia. La trama è poca cosa, ma il cast non se la cava male e così il film scorre senza troppi problemi. Certo, non è nulla di eccezionale e i Vanzina hanno fatto di meglio, ma può passare in una serata tranquilla davanti al piccolo schermo. Da segnalare Brignano come migliore del cast. Una pellicola con un suo perché.
I Vanzina si giocano la carta della commedia brillante (brillante rispetto all'ironia pecoreccia classica del genere) e se la giocano nel glamour Inghilterra. Missione riuscita? Assolutamente no, dato che poi si casca nei soliti luoghi comuni triti e ritriti ancor prima di partire. Il cast si diverte ma non fa mai ridere, purtroppo. Brignano avrà tempo per rifarsi, Everett pesce fuori d'acqua. Per completisti.
MEMORABILE: I "VIP" da discount fuori dalla discoteca.
I fratelli Vanzina in formato esportazione dimostrano di saper fare bene anche la commedia sofisticata inglese che tanto andava di moda in quel periodo (a cavallo del cambio di secolo), proponendo un cast internazionale e facendo esordire sul grande schermo un Giampaolo Morelli giovanissimo ma già molto bravo. L'incrocio tra il cast inglese e quello italiano funziona bene e la commedia è gradevole.
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Quando Naike Rivelli partecipò al reality "Il Ristorante" anni fa,trovò anche modo di criticare l'industria dello spettacolo italiano perchè non la faceva lavorare,tanto da farla emigrare in Germania per girare delle serie televisive.Guardando all'opera in questo film la figlia di Ornella Muti (che tra l'altro non somiglia per niente alla madre,sembra piuttosto la sorella di Jasmine Trinca) mi sento di darle torto, non mi pare ofra una gran recitazione. Comunque ha una piccola parte, staccata da tutto il resto, con qualche scena assieme al solo Everett.
La partita che Massimo (Pisu) e Francesco (Brignano) vedono al pub di Londra insieme ai loro amici italiani è Italia-Lituania 4-0 del 28 marzo 2001, giocata a Trieste. Notare la grafica del risultato, le maglie dei calciatori e le bandiere sulle gradinate dello stadio: