Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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Redeyes: Esordirò dicendo che non mi è sembrato poi così male questa commedia. Nonostante un tema becerotto e il forte rischio di ridurlo alla solita sciocchezza alla Boldi, si arriva a un passabile risultato. Vanno apprezzati alcuni dialoghi, forti anche di un Benvenuti decisamente piacevole e un Tognazzi niente male. La Ramazzotti lascia interdetti sia per le battute, scontate, sia per la recitazione, non brillante. Avrei evitato la ventata buonista decantata dal Patata nella scena penultima. C'è di moto peggio in giro, comunque.
Daniela: Un reduce di guerra cerca di riprendersi le pecore che gli sono state rubate da un allevatore ricco e prepotente, ma finisce in galera e perde anche la donna che ama, promessa sposa all'altro... Film contraddittorio: l'impianto è neorealista per l'attenzione al contesto sociale ma la storia melodrammatica è interpretata dagli attori in modo antinaturalistico, fra toni teatrali e pose statuarie, evidenti in particolare in Bosé, bellissima ma molto acerba. Meritevole di visione per gli scorci paesani ed i paesaggi della Ciociaria, esaltati dalla pregevole fotografia contrastata di Portalupi.
Stefania: Da La Valle delle Bambole al Sottobosco dei Porcini e delle Porcelle: senza la volgarità televisiva, uno come D'Agostino non esisterebbe, ma garantire l'esistenza di uno come D'Agostino è una delle più tristi conseguenze della volgarità televisiva! Saggio di pressappochismo registico e recitativo, questo film ha il solo merito di avere fotografato un momento di passaggio: quello in cui malcostume, ignoranza ed inciuci trasmigravano da dietro le quinte alle luci della ribalta. Con grande soddisfazione di tutti: del pubblico, innanzitutto!
MEMORABILE: La rissa finale, sulle note de "L'Italiano".
Belfagor: Baracconata tanto derivativa (la trama è un mix fra Top Gun e 2001 Odissea nello spazio) quanto noiosa, una fantasia guerrafondaia a stelle e strisce ulteriormente appesantita dalla totale mancanza di ironia. Nel cast mediocre spicca Jamie Foxx, che però si spreca nel cliché dell'afroamericano destinato inevitabilmente a morire. Completa il tutto una CGI piattissima che rende il tutto ancor più fasullo.
Il Gobbo: Trasposizione di un prevedibile ma solido canovaccio teatrale? Tutto sommato bastano gli attori giusti, e qui ci sono: Dorelli in particolare era perfetto per questi film, grande la Valeri nei panni della zia pluri-vedova cosmopolita e allupata. Corbucci assicura una regia professionale e corretta, anche se non riesce a trattenersi da qualche tocco un po' trucidino. Tutto insomma fila liscio e si ride. Difetti? Una ventina di minuti di troppo.
Daniela: Intrighi aziendali con complicanze virtuali presi a pretesto per mettere in scena un caso di molestia sessuale al contrario, ossia il tentativo di seduzione torrido da parte della maliarda Demi Moore ai danni del povero Michael Douglas che prima sembra cedergli sotto la minaccia delle zinne armate poi si ricorda di essere sposato e riesce a fuggire "da un destino peggiore della morte", come si diceva un tempo. Il problema del film è che questa scena alquanto ridicola è pure l'unica che resta nella memoria. Sia il romanziere (Michael Crichton) che il regista hanno fatto di meglio.
Minitina80: La sceneggiatura nasce da uno spunto filosofico di Totò, cioè suddividere l’umanità nelle categorie degli uomini e dei caporali in base al loro modo di essere e comportarsi. È quindi un Totò quasi impegnato, melodrammatico e dal volto rassegnato, ma che riesce lo stesso a strappare qualche sorriso grazie alla sua intramontabile verve. Il viso di Paolo Stoppa è la maschera perfetta del caporale di turno, odioso, ambiguo e infimo fino al midollo. C’è tanta amarezza che straripa per tutto il film.
Ira72: Mi piacerebbe che tutti i documentari biografici fossero come questo. Senz'altro il fatto che Yves Saint Laurent riviva grazie ai racconti di quello che fu il suo compagno per quasi tutta l'esistenza, aiuta. Ne esce così un racconto sensibile, emozionante, coinvolgente, malinconico e delicato. Soprattutto vero; in cui lo stilista (anche attraverso altre preziose testimonianze) è sì un'icona, ma in primis un essere umano con le proprie difficoltà e fragilità. Un unico grande amore, molti amanti, qualche droga e tanto successo mai ostentato.
MEMORABILE: L'addio dello stilista alle passerelle; La complicità di Laurent e Bergé; La collezione d'arte personale andata all'asta da Christie's.
Donarfio: Nove anni lontano dal cinema si fanno sentire, soprattutto se ti chiami Jerry Calà e il tuo repertorio non è che si sia rinnovato nel tempo. Ma il problema non è l'età che avanza: nei successivi Torno a vivere da solo e Operazione Vacanze il Nostro appare decisamente più in forma; al contrario, in questa apparizione in terra sarda, esclusi i dialoghi con il sempiterno Dogui qui alla sua ultima prova prima della morte, Calà delude pesantemente e appare giù di giri. Regia, sceneggiatura e recitazione altamente deludenti.
MEMORABILE: "Il cosacco si è esaltato" e in generale tutte le volte che parla il Dogui.
Digital: Storia dell’ascesa e declino di John Gotti, temibile mafioso italo-americano. Partiamo dalle note liete: Travolta è convincente nel ruolo del criminale ed è impressionante come riesca a interpretarlo nelle varie età (merito anche dell’ottimo make-up), ma sostanzialmente i pregi finiscono. Già, perché il film non è niente di trascendentale, avanza fiaccamente e senza colpi di ali, con un ritmo lento cui i molteplici andirivieni temporali contribuiscono a spezzarne ancor di più la fluidità. Non indecoroso, ma del tutto trascurabile.
Caesars: Ennesimo thriller che non riesce ad interessare più di tanto. Si è già visto altre volte e fatto anche molto meglio ciò che accade in questo film. I primi minuti sono i migliori, poi si scade nella routine più banale. Angelina Jolie è anche bella ma non è che come attrice sia proprio inarrivabile. Per il sottoscritto l'unico motivo d'interesse risiede nella bella colonna sonora di Philip Glass. Evitabile.
Disorder: Un triste addio, mesto e inglorioso commiato per uno dei personaggi più riusciti della commedia italiana. Stupiscono non solo l'assoluta mancanza di idee (si prova perfino la carta del buonismo, con risultati grotteschi), ma anche la fattura insolitamente grezza e il livello di recitazione dei comprimari, spesso inaccettabilmente basso. L'unica risata la strappa Nicheli, per il resto si punta sul riciclo più totale di gag ormai vecchie di decenni. Insomma, un episodio da dimenticare.
MEMORABILE: Il problema aritmentico di Guido Nicheli, docente alla scuola per giovani megadirettori.
Puppigallo: Dispiace dirlo, perchè il vero Monnezza (Milian) è stato ed è un personaggio degno di nota, anche se non tutti i film realizzati sono di buona fattura, ma questo figlio è solo una copia ultrasbiadita come presenza e come battute. Se la pellicola doveva essere un omaggio, non ha certo giovato all’originale. Attori e attorucoli si alternano per fare da momentanea spalla al protagonista, ma il tutto scivola sempre più nel becerume. Unici momenti simpatici, quando parla Venticello junior e, qua e là, la spalla Tramezzino, la cui maglia al funerale con VERSACE...n'altro litro è notevole.
MEMORABILE: Amendola in carcere: “Ma che è, la fila pe annà ar cesso?”. E il detenuto: “No, è a fila de quelli che te voiono menà”.
Bruce: Clone della Grande fuga ma non inutile. Sinatra, pilota dell'aviazione americana, nell'agosto del '43 finisce in campo di concentramento italiano. Dopo l'armistizio sfugge con altri alla deportazione e attraversa l'Italia su di un treno, ove incontra anche Raffaella Carrà! Piacevole e con un buon ritmo.
Saintgifts: Un film divertente, che può ricordare quelli girati da Bud Spencer e Terence Hill, altrettanto spassosi. Grande il cambiamento nelle tecniche di combattimento con pugni e calci, dove qui si raggiungono livelli fuori dalla realtà ma che diventano reali (mentre Pedersoli e Girotti distribuivnoa cazzotti e pugni in testa senza troppo volare, ma con la stessa efficacia). In effetti il punto forte sono proprio i combattimenti e magari anche le risate di Walken, che impersona un "benefattore" non capito da poveri irriconoscenti.
MEMORABILE: Alla fine the Rock comincia a sparare.
Gestarsh99: Besson è un romanticone, continua ad attillare il proprio cinema a immagine e somiglianza del primo amore mai scordato. Il suo "Diavolo veste Pravda" è un thriller goldoniano di spie e controspie che zigzaga avanti e indietro nel tempo, intrecciando cronologie scandite da una lancetta atomica biondissima: Saša Luss, filiforme top model d'incorporea traslucenza, riforgiata in un compasso da guerra dalla spiccata proteiformità; contract killer di regime schizofrenicamente divisa fra il lampeggìo dei set fotografici e il parossismo delle mattanze su ordinazione. Divertimento assicurato.
MEMORABILE: "I work for KGB, baby!" (provocatoria - ma azzeccata - risposta a sorpresa della novellina all'austera funzionaria esaminatrice).
Disorder: Passabile. In realtà, arrivati quasi a metà si è tentati di spegnere la tv e gridare alla boiata (e se non fosse per Jean Reno lo avrei fatto), ma da lì in poi il film acquista un po' di consistenza. Brutte soprattutto le sequenze iniziali con le imprese di Reno, di un umorismo molto puerile; migliora nettamente con la trasferta giapponese. Forse voleva essere una specie di Leon comico, ma il paragone col bel film di Besson non regge per un solo istante. Guardabile e nulla più.
Redeyes: Doverosamente incentrato sulla presentazione dei due protagonisti. L'impostazione "on the road" riesce a conferire più dinamicità agli eventi soprattutto grazie all'imbranato e poco empatico Danno Wolfe che non potrebbe avere nome migliore, per noi italiani. La morale è chiaramente dietro l'angolo e si viene catapultati in un circo di avventure. Finale tenero con Kayla ricongiunta al Mago e Ted sugli allori.
Addison: L'arcinota vicenda delle due regine/cugine/nemiche, raccontata però non da Schiller ma dall'anonimo Charles Jarrott. Ne esce un feuilleton mai noioso ma poco fedele alla Storia, con personaggi appartenenti più agli anni '70 (del '900) che al XVI secolo. Naturalmente grossi ruoli per le due attrici inglesi del momento; brave entrambe, anche se la Redgrave pare più aderente al personaggio (e al periodo) e ha ovviamente la parte più interessante. Giustificabile (ai fini dello spettacolo) il confronto finale tra le due, mai avvenuto nella realtà.
Puppigallo: Action dalla sceneggiatura modello base, che non può neanche contare su due protagonisti validi (uno è inespressivo e l'altro, pur leggermente meglio, dovendo fare l'equilibrato e il quasi saggio non riesce comunque ad avere presa sullo spettatore). Le scene d'azione sono eccessivamente frenetiche; e più che a confezionarle bene, si è pensato a riempirle di mazzate e piogge di proiettili. Praticamente, l'unico motivo di minimo interesse che offre la pellicola è dato dalla sporadica presenza di un Rourke in versione psicopatico pontificante ormai quasi irriconoscibile.
MEMORABILE: Rourke parla dell'Uccello del Paradiso che ha nella gabbia "L'ho trovato in una fogna"; Il protagonista mostra il medio, si distrae e vola dalla moto.
B. Legnani: Peccato per la brusca caduta col trasferimento a Cortina, perché fino ad allora il film, nonostante snodi forzati e casualità troppo generose (come accadeva nella saga-prototipo, peraltro), aveva tenuto decentemente. L'ultima parte induce però a non passar sopra ai difetti prima perdonabili, a partire dall'interpretazione di Amendola, che fa di tutto per risultare simpatico, ottenendo l'effetto opposto. Il contorno può non piacere, ma obiettivamente Salvi qualche colpo lo mette a segno. Sotto la sufficienza, ma guardabile.
Ultimo: Davvero brutto questo ultimo film della grande saga fantozziana. Villaggio è anziano, stanco e ripete se stesso all'infinito e quasi tutte le gag risultano essere riciclate da film precedenti. La prima parte ha qualcosa da salvare (la morale dei bambini figli dei direttori...), mentre nella seconda si cade nel ridicolo. Perché produrre un film cosí? Davvero insufficiente e lo dico da grande estimatore del personaggio.
Il ferrini: Solito scienziato senza scrupoli e classico esperimento genetico fallito. Stavolta ne esce fuori una specie letale di api e noi seguiamo la nostra eroina cercare l'antidoto al loro veleno per salvare il padre. È una produzione televisiva e i limiti si vedono tutti, ma qualche scena divertente c'è, tipo l'attacco dello sciame sulla spiaggia con la canzone del Mariachi (Desperado) in sottofondo. Girato a Maiorca può vantare qualche bella location, mentre CGI e recitazione lasciano a desiderare.
Daniela: Impresa assai difficile quella di tradurre in immagini la trama paradossale e l'umorismo raffinato con cui Roy Lewis ha riassunto in poche decine di pagine qualche milione d'anni di evoluzione umana, per cui va riconosciuto all'attore Jamel Debbouze, assai popolare in Francia e qui alla sua prima regia, il coraggio di averci provato. Purtroppo la lista dei meriti finisce qui: il film è fiacco, scontato, con gags raramente simpatiche. Anche la tecnica non convince, essendo carente quella naturalezza delle espressioni dei personaggi di solito associata all'uso del "motion capture". Perdibile.
Furetto60: Ancora un film sulla Casa Bianca, complotti più o meno fantapolitici, clandestini rapporti amorosi. Douglas interpreta un agente addetto alla custodia del presidente e della sua famiglia e lo fa così bene che l'uomo più potente del mondo non s'accorge del cesto di corna che porta. Ben interpretato, però Douglas mi è sembrato anzianotto per il ruolo, per quanto bravo. Trama che a tratti accelera tanto da sembrare sbrigativa, nel complesso divertente.
Capannelle: Il bounty killer (ovvero un poliziotto congedato) che si ritrova la sua ex come preda: quando Butler riceve la notizia ed è felice come un bambino è uno dei punti più alti del film. Purtroppo non sono tanti e specie il secondo tempo scivola via annoiando. Non tanto per colpa di Butler o della Aniston, nemmeno tanto della regia, quanto per uno script prevedibile che affonda quando cerca di dare un'impronta da slapstick comedy ai due in fuga. I colpi che dovrebbero essere ad effetto sono in realtà a salve.
Puppigallo: Filmetto che tenta di darsi un perché con la triste vicenda del ragazzo malato (ha una spada di Damocle che gli pende sul cervello). Purtroppo, però, sa molto di riciclo di altre pellicole, dal cercare gli affetti familiari al colpo fino ai personaggi (non male il nonno). E nonostante il tutto non sia miscelato male, si ha la netta sensazione di seguire una vicenda che non lascerà particolari segni, nello spettatore. L’epilogo poi è decisamente scontato e assai poco coraggioso. Anche l’indagine parallela non aggiunge molto. Mediocre, seppur vedibile.
MEMORABILE: Al russo: "Schifoso topo di fogna puzzolente"; Lo studio del Monet, con scelta del quadro datato per poi cancellarlo e dipingere La Passeggiata.
Digital: Malvivente salva la vita a uno sceriffo per poi fare il bello e cattivo tempo nella città dove opera. Western dalla trama risaputa, che viene tuttavia riscattato da una buona caratterizzazione dei personaggi, ciascuno dei quali tratteggiato con toni chiaroscurali e dunque meno manicheo della media di questi piccoli film a basso budget. Dale Robertson è un efficace cattivo e anche il di lui scagnozzo Jan Merlin, con la faccia da schiaffi che si ritrova, ben si destreggia in questi personaggi laidi e prepotenti.
Jep21: Finalmente i Vanzina ci consegnano un film degno di questo nome: c'è una trama "vera" con un "capo e una coda", un cast all'altezza e "in forma" (Salemme Ghini e Mattioli soprattutto), c'è da "rimanerci" con le forme delle "super bone" Arcuri e Antoniou perciò anche l'occhio è accontentato (e la Manuela nazionale qui non recita male). Cosa davvero notevole non ci sono le solite volgarità o i doppi sensi classici da risata facile. Un "instant movie" (visto l'argomento) ben riuscito.
Luchi78: Film di fantascienza da serie B: lampanti le deficienze degli effetti speciali e la povertà di dialoghi e cast. Però la sceneggiatura non è poi così malvagia, anche se è il finale "sottomarino" a salvare in zona cesarini il film da un disastro totale. Per gli appassionati del genere un'occhiata di sfuggita gliela si può comunque dare...
Ultimo: Action movie nella norma, con un Anthony Hopkins lontano dai tempi migliori ma comunque in parte, a cui fa da contraltare il simpatico (e a tratti buffo) Chris Rock (fratello gemello di un agente della CIA ucciso in missione...). Si guarda con piacere, pur senza grandi momenti di picco, ma con diverse scene action che portano il film alla sufficienza piena. Non male.
Rambo90: Ordinaria amministrazione e nulla più. La sceneggiatura fin dal principio propone tutte le svolte più prevedibili e classiche di un western, caratterizzando i personaggi il minimo che serve a delineare chi sono i buoni e chi i cattivi. Anche la regia di Walsh è meno ritmata del solito e nonostante la breve durata ci si annoia un po'. Hudson poco in parte, molto meglio i vari cattivi (tra cui un sottoutilizzato Marvin). Mediocre.
Minitina80: Le premesse per far bene c’erano tutte eppure al termine della visione non resta molto. Probabilmente il difetto più grande sta nell’essere troppo impostato e stereotipato un po’ ovunque. Il personaggio di Di Caprio, poi, sembra uscito direttamente da The departed, anche se i contesti sono abbastanza diversi. Intrecci e doppiogiochismo volutamente fuorvianti sono il fulcro su cui si dipana il tutto e nel titolo è racchiuso il senso di una pellicola che apparentemente pone in contrasto due realtà, quando forse...
Taxius: Simpatica e semplice commedia action con protagonisti Jackie Chan e Tom Tucker alle prese col rapimento della figlia del console cinese. La trama è molto semplice e scorre via che è una meraviglia grazie principalmente alla coppia protagonista, ben assortita e capace di regalarci diverse risate. Grade merito della riuscita del film va al buon Chan, maestro di arti marziali. Nel suo genere un buon film.
Dengus: De Luigi sembra l'erede di Villaggio; sa essere goffo e anche molto bene, in un film trainato dalle sue disavventure, sembrando quasi una via di mezzo tra Fantozzi e Gianburrasca; se si ride lo si fa anche grazie al mestiere di un Abatantuono tanto stralunato nella sua parte. Sempre efficaci i buoni "mediani" Abbrescia, Buonaiuto e Catania, la bellissima e nevrotica Chiatti e il bravo Mingardi, che con la sua voce e il suo stile arricchisce il film sopperendo all'inutile presenza di Ale e Franz, praticamente non pervenuti. C'è di peggio.
MEMORABILE: La distruzione del bar con la macchinetta 50cc!
Puppigallo: Buon bellico che si avvale di un ritmo pressoché costante e, soprattutto, riesce a disegnare in maniera piuttosto convincente i vari personaggi, sia all'interno del carro (i russi e un afgano), che all'esterno (i mujahidin), comprese le donne, molto meno propense a fare sconti. Purtroppo si esagera, perdendo in credibilità, nella parte finale; e proprio con l'elemento femminile. Comunque, la tensione viene creata in maniera efficace, tanto all'interno del carro quanto tra gli inseguitori, che non sono più al sicuro degli inseguiti. Meritevole di visione.
MEMORABILE: Schiacciato dai cingoli; "Dammi un uomo da smembrare!"; Il delirio del capo carrista (la fine dell afgano); "Quando siamo diventati noi i nazisti?".
Galbo: Prima avventura cinematografica dedicata al piccolo eroe gallico creato creato da Goscinny e Uderzo. Il personaggio fa parte della mitologia francese ma questa pellicola non gli rende sufficiente onore, specie dal punto di vista grafico: il tratto è troppo semplice e l'animazione non molto curata. Salvabile l'umorismo di fondo (grazie alla discreta sceneggiatura) specialmente quando entrano in scena i romani e tutti i personaggi che fanno da bel contorno alla saga.
Galbo: La trama, più o meno riprodotta con lo "stampino", è quella di altri "Boldi movies"; cambia il contesto ambientale, con la Puglia spacciata per la Campania ad uso e consumo del coprotagonista Biagio Izzo. Si nota comunque una scrittura migliore rispetto al passato, e il tentativo di costruire situazioni comiche più solide. A parte i due giovani fidanzati (davvero terribili, specialmente lui), non male la prova degli attori, con caratteristi in parte come la Villa e la Tabita, mentre Boldi sembra un po' "appannato".
Lou: L'eroico avvocato Rob Bilott dedica vent'anni di lavoro per costringere la DuPont a concedere indennizzi ai cittadini del West Virginia avvelenati dagli scarichi di sostanze tossiche impiegate per la produzione del Teflon. Buon film di denuncia civile, con un Mark Ruffalo che si immedesima con convinzione nel ruolo del protagonista, uomo dimesso e tenace, totalmente votato alla causa.
Homesick: La Ferrari per due non c’è più, così questo secondo episodio del ciclo “Purché finisca bene” rallenta parecchio, facendosi raggiungere dalle banalità e dalle scontatezze delle fiction contemporanee. La regia di Costa guida secondo i logori canovacci della commedia degli equivoci ma è ancora piuttosto vivace, mentre il riservato Sergio Assisi e l’esuberante Davide Pecci formano una nuova “strana coppia” che tuttavia non funziona bene come quella di Neri Marcorè e Giampaolo Morelli. Caricaturale Simona Marchini. In risalto l'ambientazione bolzanina.
MEMORABILE: La madre (Simona Marchini), convinta che il figlio (Assisi) sia gay.
Il ferrini: Il film tutto sommato funziona, a patto di non farsi troppe domande, ma di thriller c'è ben poco: si tratta piuttosto di un buon action, peraltro girato anche piuttosto bene soprattutto nei corpo a corpo. Ben Kingsley perfettamente a suo agio nel ruolo del cattivone, così come il buono ma tormentato Banderas, che si ritrova a dover difendere una ragazzina dell'età di sua figlia. Gli altri personaggi sono appena abbozzati: il secchione, lo sbruffone, il timido... ma non è importante. Mantiene quello che promette.
Ramon: Dopo un primo episodio promettente, qui Castellitto esagera e gigioneggia come mai lo si era visto fare. Il regista non lo tiene più e crolla tutto sotto il peso del suo strafare. Si finisce così per notare anche i difetti prima poco visibili: la relativa economia del budget, con location e costumi non impeccabili e lo spessore da carta velina dei comprimari. Impietoso da tutti i punti di vista il confronto con il Maigret di Atkinson. Si salvano solo le intenzioni.
Markol94: Tutto sommato un buon film. Il cast se la cava discretamente, Jerry Lee memorabile ancora oggi. Trama abbastanza scontata ma che comunque appassiona. Ampio spazio alle gag tra Belushi e Jerry Lee, spazio che inevitabilmente viene un po' sottratto alla parte poliziesca, che comunque ingrana bene verso gli ultimi 40 minuti, nonostante un buco prima dell'incontro finale (il destino ignoto del concessionario Halstead, anche se piuttosto intuibile) che comunque non abbassa il voto. Un film che non sente il peso degli anni.
Il Gobbo: John Reed, giornalista americano di simpatie comuniste, va in Messico a seguire la revoluciòn... Peccato, questa risposta sovietica a Reds poteva essere l'ultimo, grande tortilla-western. Invece al posto dell'epica c'è la retorica, il film è fiacco, legnoso malgrado il grande impegno nelle scene di massa, Nero "buono" non funziona e la Andress come Grande Dame è ridicola. La scena del colloquio Reed-Villa prefigura il genere "interviste in ginocchio a dittatori" alla Oliver Stone o Gianni Minà (siamo lì).
Rambo90: A rimanere impressi dopo la visione sono soprattutto gli splendidi paesaggi ben fotografati e la recitazione sempre carismatica e di spessore di Connery, perché la storia a dire la verità è un po' noiosa e si capisce ben presto che i colpi di scene e le svolte saranno poche. La Bracco se la cava, c'è qualche momento vagamente avventuroso e una leggerissima storia d'amore. In fondo si vede con piacere, ma da McTiernan mi aspettavo un qualcosa di più concitato, se non proprio adrenalinico.
Piero68: Film di pura e cattiva fantasia che manca di qualsiasi base storica. Figuri che si aggirano sulle scene scimmiottando malamente i personaggi storici e creando situazioni impossibili e grottesche (Monty che chiama bastardo e aggredisce Churchill o Re Giorgio che al briefing di Saint Paul se ne va perché ha una nave da varare). Pessimo sotto ogni aspetto e intenzione.
Capannelle: Era facile cadere nel già visto ma Di Stefano sa rimescolare le carte con bravura garantendo un ottimo ritmo. Nonostante una girandola di personaggi e di intrecci non indifferente in cui il protagonista, interpretato da un valente Kinnaman, deve continuamente saltellare tra il ruolo del gatto e del topo. Validi anche gli altri attori del cast e la scelta delle location. Buono e avvincente nella seconda parte.
Daniela: Giovane donna muta viene perseguitata da un reverendo invasato che invoca contro di lei l'ira divina... Articolato in quattro capitoli pomposamente intitolati come libri della Bibbia, un prolisso racconto che sembra la versione western del sadiano "Justine o le sventure della virtù", tante sono le disgrazie che piovono sul capo della protagonista. Una tale sfiga, accompagnata da troppe forzature, sfocia nel ridicolo involontario e così Pierce, che vorrebbe ispirarsi al miglior Mitchum, finisce per ricordare il peggior Cage. Film zavorrato dalle pretese di una autorialità insussistente.
Rigoletto: L'eruzione del vulcano su Isla Nublar si appresta a distruggere il paradiso di John Hammond. Che fare con i dinosauri? Ecco un enorme macchina mangia-soldi che lascia il tempo che trova ma che attrae sempre. Ed effettivamente ci si diverte, anche se in questo caso la genetica (e la fantasia della sceneggiatura) tocca picchi inesplorati. Tocchi di magia qua e là ma per il resto, spente luci e suoni, riprende il suo compito di prodotto cinematografico concepito solo per denaro. Inutile cameo di Goldblum.
MEMORABILE: Il collo del Brachiosauro che emerge dalle nuvole di cenere dell'isola.
Gabrius79: Terzo episodio della saga di Piedone, in netto miglioramento. Solite e innocue scazzottate buone per divertire tutta la famiglia con il grande Bud Spencer sempre in forma. Stavolta come spalla ha Cannavale, che bene o male diverte, e in più il film conta la presenza del piccolo del bambino, che sprigiona simpatia. Un po' ripetitivo ma godibile e con buon ambientazioni.
Cotola: Episodio lungo (che ruota attorno alla figura femminile del titolo) in cui la soluzione dell’enigma non sorprende più di tanto (specie nel disvelamento del whodonit) ma che crea una buona atmosfera cupa e che riserva una buona dose di crudeltà nello sviluppo dell’intreccio.
Michdasv: Avrebbe potuto essere una banale ennesima avventura dell'A-Team. Invece no: è sia una invenzione delle origini, sia un ribaltamento dei ruoli, con un Baracus non-violento (!), Sberla che elabora di persona un piano (!), Murdoch che si comporta in maniera razionale (!) e Hannibal che, dopo aver già portato a compimento parecchi piani, si dà un ruolo da boxeur forse inedito. Rovesciamento di tutto ciò che si dava per scontato: bella operazione. Molte scene d'azione sono però troppo caotiche. Fa passare una serata. Certo la serie tv era altro: appunto.
MEMORABILE: Il modo in cui il carrarmato (scelta ovvia) riesce ad arrivare alla meta prestabilita.
Deepred89: Barbakow cerca di sfruttare tutte le possibili varianti offerte dal sempre più abusato spunto di Ricomincio da capo (riciclandone alcune trovate, specialmente quelle dal sapore autolesionistico) servendosi di un ritmo vorticoso e di dialoghi incalzanti. Se da un lato la professionalità appare evidente, dall'altro l'insieme di romanticismo, volgarità, strizzate d'occhio varie e canzoni piazzate ad hoc manca di autenticità, con un incedere che, per quanto ben oliato, sconta uno stucchevole retrogusto di un "cool" studiato a tavolino. Bravi ed espressivi i due protagonisti.
Rambo90: Commedia molto divertente, piena di doppi sensi e momenti volgari ma mai troppo pesanti. Lo spunto è molto originale e Salemme attore è bravissimo, così come il resto del cast (in primis le assurde guardie del corpo Buccirosso e Izzo). C'è qualche cedimento nella seconda parte, dove la storia arriva ai livelli più grotteschi, ma le risate sono assicurate. Buona la colonna sonora di Pino Daniele.
MEMORABILE: Enzo Cannavale cannibale; il mago Morris; la prova della 100 lire.
Puppigallo: Simpatica commedia avventurosa, con due protagonisti decisamente in parte e un super cattivo, che più cattivo non si può (maltratta anche una povera vecchietta). Il ritmo è buono, le situazioni al limite non mancano, soprattutto dalla metà in poi (succede un po' di tutto); e lo spettatore verrà catapultato in un territorio selvaggio, ostile (anche se i proiettili sembrano evitare chirurgicamente i due compagni di sventura), con tanto di inevitabile resa dei conti, vista la verde, luccicante e fuori misura posta in palio.
MEMORABILE: La super scivolata con atterraggio di faccia tra le gambe di lei; Pepe il "muletto"; Scelta difficile, tra lei e il prezioso coccodrillo.
Daniela: Alla morte del padre, tre fratelli ricevono in eredità condivisa l'azienza vinicola composta da alcuni pregiati appezzamenti di terreno. Uno di loro vorrebbe vendere per poi tornare dalla moglie in Australia ma gli altri due sono di diverso avviso... Immersa nei dolci declivi della Borgogna, una vicenda familiare poco originale anche se diretta con competenza e interpretata dalle facce giuste. Gli amanti del buon vino probabimente troveranno più motivi di interesse degli astemi, che rischiano invece di annoiarsi tra assaggi alla cieca e disquisizioni sulle annate migliori.
Taxius: Steven Seagal è un ambientalista il cui unico scopo è sconfiggere una banda di delinquenti che si diverte a sotterrare scorie radioattive. Questi film con Seagal sono tutti uguali, con lui che mena i cattivi senza mai farsi un graffio. Bisogna comunque dire che questo "inferno sepolto" è superiore alla media, per quanto riguarda cast e realizzazione della colonna sonora. Ottimo, se proprio non fanno niente in tv...
Redeyes: Sembra quasi un salto all'indietro all'epoca della forte contrapposizione Usa/Urss, con il gran pregio di uniformare nel fallimento tutti quanti. Buon film claustrofobico con un Law che se la cava discretamente, salvo quando si cominciano a creare le premesse per il finalone hollywoodiano. Tensione piuttosto ben dosata, claustrofobia ben presente e, salvo il finale appunto, pochi momenti con frasi a effetto. Non è un film che ricorderemo per anni, ma un discreto prodotto del filone sottomarino.
Redeyes: Siamo al tramonto di un buon attore, da troppo tempo ridotto a parti spesso inguardabili, e di un discreto caratterista a suo agio tuttavia in questi ruoli. Siamo in un incubo western nel quale turba più la sceneggiatura, per come è scritta, che la storia in sé. Poco gira come dovrebbe e quando pare arrivare una parvenza di ritmo ci pensano momenti in stile Corvo a ricordarci che c'è ben poco da salvare.
Mco: Chi non ha visto almeno una volta un attore travestito da donna alzi la mano. Ecco, su quest'assunto Oldoini tenta la via della commedia che strizza l'occhio alle coppie comiche americane (Lewis-Martin), a loro agio sia rispettando tempi faceti che canoro-ballerini. Qui l'impianto è affidato al duo Banfi-De Sica e al loro estro tra situazioni sciocche ma nondimeno divertenti. Certamente non è un chef d'oeuvre, ma quando passa sugli schermi televisivi (abbastanza spesso) un'occhiata gliela si può anche dare.
Rambo90: Idea vincente che nella prima parte regala non pochi sorrisi, quando si prende ancora poco sul serio, per poi sfociare in una prevedibile seconda parte in cui si cerca di creare qualche spunto di riflessione con punte di romanticismo melò. Funziona quindi a metà questo film, che può comunque contare su un ottimo Dujardin (penalizzato da effetti non sempre riuscitissimi) che trova nella simpatica Efira il giusto contraltare. Non male, ma si poteva fare di più con una sceneggiatura meno pigra.
Noodles: Film incentrato completamente sulla figura di Jacqueline Kennedy, con la figura di John Fitzgerald praticamente usata solo come sfondo storico. Una biografia interessante su un personaggio analizzato nei minimi dettagli, che viene riprodotto con grande cura dalla bravissima Natalie Portman. La stessa cura maniacale c'è nella riproduzione degli ambienti e dei dettagli dell'epoca. Tecnicamente un film fatto benissimo, musica compresa. La sensazione però è che alcune cose siano forzate e che molte vicende appartengano più alla sceneggiatura che alla realtà. Comunque da vedere.
Rocchiola: Il tema della corruzione lo avvicina ai polizieschi di Lumet, ma il ritmo e la messinscena lo fanno sembrare una versione più sobria di Training day. L'esordio alla sceneggiatura di James Ellroy non è proprio memorabile, ma Shelton riesce comunque a confezionare un buon poliziesco d'azione in cui si respira un po' della "malsana" aria dei mitici seventies, anche grazie alla realistica ambientazione nel ghetto in rivolta dopo l'esito del processo a Rodney King. Peccato per un finale troppo plateale e retorico con un Russell a briglia sciolta.
MEMORABILE: L'agguato nell'abitazione dei due criminali; La caccia al criminale di colore nel ghetto in rivolta.
Nando: Un'organizzazione malavitosa, collusa con i federali, dedita alla tratta delle bianche e tre fratelli legatissimi che cercano la futura moglie di uno loro rapita dalla gang, nel mezzo un detective incorruttibile. Uno sviluppo narrativo semplice con valide scene d'azione e un Willis meno villano del solito in una discreta interpretazione. Nel finale si assiste a qualche colpo di scena. Cast nel complesso dignitoso.
G.Godardi: Tentativo velleitario di proporre una madre delle parodie basata sulla presenza di tutti i topos del genere. Il modello preso a riferimento è alto, ossia si tenta di creare uno Shreck in versione film. Purtroppo la mancanza di una buona sceneggiatura spinge tutto sulla logica dell'accumulo e della risata facile ottenuta con espedienti scatologici e/o sessuali. Nonostante il dispiegamento dei mezzi, il risultato finale è fiacchissimo. Qua e là qualcosa di carino c'è, ma è davvero troppo poco. Il doppiaggio italiano dà la mazzata finale.
Pigro: Due fratelli cowboy tra il West e la Macedonia invasa dai turchi, raccontati da una vecchia in punto di morte a un ladruncolo. Un film che gronda simbologie (la gravidanza è il filo rosso più forte), allusioni e suggestioni, ben condito da azione (bella l'idea di un western macedone), ironia e onirismo secondo un'acuta sensibilità balcanica. Ma la sceneggiatura è confusa e pretenziosa, e il doppio livello narrativo tra ieri e oggi strumentalizza e banalizza il cuore più genuino della storia, impaludando tutto nel velleitarismo.
Pessoa: L'impianto narrativo, come suggerisce il titolo, sembra quello di un filone che vent'anni addietro aveva avuto molto successo, ma questa volta non ci sono Banfi o Montagnani ad estremizzare la comicità di molte situazioni e Bigagli sembra prendere tutto maledettamente sul serio sbagliando spesso registro. Il film ha però dalla sua un buon cast, anche nei ruoli minori, che riesce a dare lustro al copione valorizzandone i molti momenti divertenti, mentre col passare del tempo le idee latitano e il film s'accartoccia su se stesso. Si rimane comunque ampiamente nel campo del guardabile.
Siska80: Dopo un inizio che fa ben sperare, il film imbocca un tunnel senza via d'uscita, tentando la parodia di certe già non eclatanti commedie americane on the road (per fortuna evitandone le scurrilità). A parte l'intreccio senza capo né coda, è davvero deprimente veder annaspare il cast in battute recitate fiaccamente (ed è comprensibile, visto quanto sono banali): viene da chiedersi cosa ci facciano, in un prodotto così, validi attori come Gallo (forse nel suo peggior ruolo) e Capotondi (che finalmente ha messo da parte le smorfiette, lasciando il posto a un'interpretazione più matura).
Kinodrop: Un'ingegnosa e paziente organizzazione per un colpo da 15 milioni di dollari ai danni di una banca argentina, andata perfettamente a segno con armi finte e senza violenza. Il regista ricostruisce un fatto veramente accaduto con un'impronta da commedia e uno stile scorrevole, anche se non originale, lasciando all'immaginazione il compito di ricomporre alcune fasi dell'evento. Azzeccate le musiche nei momenti action alla Ocean's eleven, ma soprattutto è da rimarcare il ruolo del cast, che sembra divertirsi a ironizzare sull'aspetto ideologico della rapina, specie Peretti e Francella.
MEMORABILE: L'intuizione geniale di Araujo; La festa di compleanno improvvisata per l'anziana presa in ostaggio; La navigazione sotterranea; La moglie gelosa.
Rambo90: Sulla scia di Tutti pazzi per Mary, con la differenza che stavolta la donna in questione fa di tutto per accalappiare gonzi da sfruttare. La trama è simpatica, così come la narrazione che procede attraverso tre racconti fatti da personaggi diversi, ma il ritmo non è sempre fluido e la confezione ha un che di televisivo. Comunque si sorride spesso e la bravura degli attori è indiscutibile: Douglas gigioneggia, Goodman spassoso, la Tyler bellissima. Finale un po' inconcludente, ma gradevole nel complesso.
Ruber: Il trash deve essere fatto anche "bene"... qui invece ci ritroviamo con un'accozzaglia di personaggi e una sceneggiatura che dire da filmetto amatoriale è voler essere buoni. Ma come si fa a girare in un film oltre 15 minuti in tedesco senza neanche un sottotitolo? La storia è cosi scialba e risibile che non meriterebbe commento alcuno: Fonda dorme per tutta la durata (nel vero senso della parola!) per svegliarsi e dire due battute! D'altronde cosa si poteva pretendere se il regista è il fondatore della Swatch...
MEMORABILE: La cameriera dell'albergo che alla fine del film trova il wc "ingolfato", lo deve sturare e impreca in tedesco!
Galbo: Nel suo migliore film dai tempi di Inside man, Spike Lee racconta un'indagine sotto copertura riguardante il KKK in un contesto profondamente razzista, realizzando un opera poliziesca ma anche politica (come dimostrano le sequenze finali riprese da un fatto di cronaca recente), adottando una cifra stilistica che mescola il drammatico al brillante e al grottesco. Un film segnato da ottime interpretazioni, a volte correttamente caricaturali, che racconta il passato con lo sguardo rivolto all'oggi.
Daniela: Affetto da "cornofobia" provocata dallo stress come collaudatore di tromba, Ollio affitta una barca per trascorrere un periodo di riposo al mare con Stanlio e una capra da latte, ma... L'ultimo film della coppia prodotto da Hal Roach ne trasmette intatta la travolgente simpatia anche se non è all'altezza delle pellicole migliori per qualità di gags e ritmo, che calano nella parte "marinara" rispetto alla prima, più riuscita, ambientata nella fabbrica e poi nell'appartamento di Ollio, ovviamente semidistrutto dall'amico.
Homesick: Tenendo conto che si tratta di un decamerotico, gli si debbono riconoscere una certa vivacità e sollazzo; non perdonabile è invece è un pessimo gusto che supera ogni limite di decenza (la scena della defecazione ripresa in dettaglio è pornografia). Il baldo Antonio Cantafora e il suo seguito di caratteristi reggono bene le parti e la manovalanza femminile espone gran panoplia di allegri nudi. L’attore Gianni Musy canta stornelli a tema su musiche di Stelvio Cipriani.
MEMORABILE: Le suore dell’ordine delle “Marchettare”; la sentenza di condanna alla castrazione preceduta dalla lettura dei codici.
Daniela: Divenuto paraplegico in seguito a un incidente stradale, un consulente bancario con pochi scrupoli deve recuperare il contenuto della sua cassetta di sicurezza in una banca svizzera per evitarne il sequestro... Commediola tedesca rientrante nel sottogenere "non tutte le disgrazie vengono per nuocere", considerata la prevedibilissima redenzione del protagonista dal punto di vista umano anche se non fiscale, declinato secondo una visione della disabilità in chiave buffonesca. Poche le idee simpatiche (la sorte del pesce rosso, la cammello-terapia) a fronte delle troppe banalità.
Homesick: Il capitolo conclusivo della saga della “casta” Susanna (il suo cognome è tutto un programma: “Dalet”…) si apparenta al decamerotico, suddividendo la storia in singoli episodi caratterizzati da una scurrilità superiore alla media e da quelli che sono i soliti punti di forza e di debolezza delle commedie di Antel: la fotografia elegante e curata di contro alla sceneggiatura àpode e farraginosa. Le cinque protagoniste (la nostra Femi Benussi in testa) si profondono in nudi integrali, mentre Teri Tordai preferisce all’occasione sensuali vedo e non vedo.
MEMORABILE: La sensuale danza della Tordai in osteria.