The red - Film (2024)

L'Ozploitation di una volta era certamente di ben altra fattura; Coonan, all'esordio, azzarda un mix tra eco-vengeance e zombie-movie che ovviamente non sta in piedi, a richiamare le centinaia di straight-to-video con squali e altri animali declinati nelle più assurde varianti. Abbiamo quindi un grosso canguro redivivo che sembra impossibile da uccidere, realizzato in una pessima CGI, contro un gruppo di personaggi tra cui spicca un invecchiato Biehn, sempre più impegnato in produzioni di fascia bassa; ne esce uno Z-movie che non diverte nemmeno, con un "twist" finale da piangere.

Per rendere almeno guardabile un horror con protagonista un canguro fantasma occorrono due cose: effetti splatter estremi e un mostro animatronico realistico e pauroso. Qui gli omicidi sono tutti fuori campo e il "fanguro" (sempre il fantasma canguro) digitale provoca tutto fuorché brividi. O davvero pensavano di commuoverci per la morte di personaggi anonimi (due ebeti o un redneck barbuto) delle cui sorti non importa niente a nessuno o con la storiella della figlia dell'eroico sceriffo?

Variante sul tema animali assassini in cui il soggetto è un mostruoso canguro assassino. A parte questa "novità", la pellicola è di una noia mortale, anche a causa di una sceneggiatura molto piatta, con dinamiche tra i personaggi affatto interessanti. La CGI è abbastanza mediocre, a tratti da videogame, la confezione nella media, ma è davvero difficile sforzarsi di salvare qualcosa, poiché è ancora più difficile arrivare fino alla conclusione di questo trascurabilissimo lavoro senza optare nel frattempo per qualcosa di leggermente più appetibile (e ci vorrebbe davvero poco).

L'idea di fare un belva-horror con un canguro zombi era di quelle potenzialmente spassose, invece come primo errore si sceglie di ricavarne un film serioso. Se poi si aggiunge che il budget risicato impone di centellinare le apparizioni del bestione (in mediocre CGI) e il conseguente gore, ecco che la frittata è completa. Non si può pensare di tenere desta l'attenzione dello spettatore riempiendo un'ora buona con tutta una salva di dialoghi e approfondimenti che nessuno desiderava, e non ci sono neppure humour involontario o politicamente scorretto a fare compagnia. Soporifero.