Fiacchissimo sequel di un ottimo successo di cassetta in cui l'incontro/scontro tra Antonio Catania (padre della sposa) e Fabio De Luigi (lo sposo) produceva gag in sequenza mischiando la comicità slapstick alla base dell'operazione con i giochi di sguardi e gli impacci surreali del mattatore. Purtroppo l'esplosività che nel primo capitolo era riuscita a farci soprassedere sulla mielosità di molte situazioni (aggravata dall'inconsistenza dei personaggi femminili) è qui stemperata e diluita in una...Leggi tutto sceneggiatura annacquata, priva di grinta, sfilacciata e tremendamente povera di spunti. Poco spiegabile l'inserimento di Ale e Franz alle pompe funebri, alle prese con scene ingiustificatamente lunghe e che mal si sposano al contesto, esagerato l'insistito tormentone di Dino Abbrescia maggiordomo ubiquo sulle tracce del più nobile Marty Feldman. La presenza ingombrante di Abatantuono riempie fortunatamente molti vuoti, ma quando la scena è lasciata alle due ragazze in dolce attesa (Capotondi e Chiatti) e al loro rapporto di malcelato odio c'è da mettersi le mani nei capelli: scarsa la propensione delle due alla commedia, disastrosi i dialoghi loro assegnati. L'unità di luogo (un piccolo castello della Val D'Aosta) cerca di replicare la formula teatrale del capitolo precedente, ma per sostenerla serviva una sceneggiatura perfetta dalla quale siamo qui lontanissimi. Perché poi rinviare l'incontro tra De Luigi e la famiglia penalizzando oltremodo un primo quarto d'ora che sembra non ingranare mai? Comunque, anche a incontro finalmente avvenuto, il burrascoso rapporto tra il marito della sposa e il genero pasticcione non decolla mai definitivamente: ci si limita a qualche stanca scaramuccia, a qualche occhiataccia, a due trite frasi di rimprovero, e con l'arrivo al castello di Mingardi (il babbo dello sposo) e figlioletta comincia una insopportabile, interminabile reinterpretazione di canti natalizi che trasforma la festa in un ritrovo surreal-kitch orientato decisamente al trash. E' scomparso ogni equilibrio, e la scelta di una certa misura nelle interpretazioni e nella regia non pare dovuta alla volontà di trovare una via più sofisticata ma a una più preoccupante mancanza d'idee che costringe a prolungare ogni "sketch" generando pause a non finire. Inutile sottolineare che siamo davanti a gag tra le più riciclate ci si possa immaginare; come capitava nella PEGGIOR SETTIMANA DELLA MIA VITA, certo, ma almeno lì erano giustificate da una reinterpretazione vivace che qui proprio manca... La simpatia di De Luigi e la discreta vena di Abatantuono permettono di salvare in parte il film, ma il ritmo e la brillantezza del numero uno sono solo un pallido ricordo.
Sin dal titolo il film è pensato per il pubblico natalizio: si troveranno tutti i cliché del genere quali la neve, il bosco, la casa addobbata e per non farsi mancare nulla, pure le canzoncine natalizie (cantate da Andrea Mingardi; siete avvisati). De Luigi (che sceneggia) propone il suo solito personaggio fantozziano dal cuore tenero che fa sempre simpatia e Abatantuono, dal canto suo, riconferma la sua nota verve, ma tolti loro il film crolla nella quasi monotonia sopratutto per il comparto femminile, assolutamente limitato.
Deludente, soprattutto se si pensa che il precedente di due anni prima non era affatto male, seppur i difetti ci fossero anche lì. Qui invece la sceneggiatura (dello stesso De Luigi e del regista) fa acqua dappertutto, dunque la storiella è davvero di pochissimo conto. A salvare la baracca ci pensano però un simpatico Fabio De Luigi nel ruolo del genero sfigato ma buono, un istrionico e strabordante Diego Abatantuono e un valido Antonio Catania. Cast femminile pessimo (almeno secondo me...) e cameo per Andrea Mingardi (come nell'altro film).
Considerando che questi film servono, a mio giudizio, per passare un'ora e mezzo, questo capitolo è un'apoteosi di situazioni limite ma spassosissime, con Fabio De Luigi sempre buffissimo, la Capotondi graziosa come al solito, un immenso Abatantuono, questo è un film da non perdere per questo Natale. Consigliato.
MEMORABILE: Che razza è? Credo che sia meridionale!
Incapacità di tessere una trama fluida, una sceneggiatura che si forma dall'accumulo senza alcun progresso, abborracciando gag da cinepanettone stravisto e giungendo ad un "degno" finale orribile. Si resta sbalorditi dalla mancanza di idee e di concezione di un film: gettata al vento l'opportunità di una Anna Bonaiuto semialcolizzata, Ale e Franz senza battute, prologo senza senso, così come la devastazione di una piscina, buttata lì tra un ballo e una caduta, senza motivo.
De Luigi sembra l'erede di Villaggio; sa essere goffo e anche molto bene, in un film trainato dalle sue disavventure, sembrando quasi una via di mezzo tra Fantozzi e Gianburrasca; se si ride lo si fa anche grazie al mestiere di un Abatantuono tanto stralunato nella sua parte. Sempre efficaci i buoni "mediani" Abbrescia, Buonaiuto e Catania, la bellissima e nevrotica Chiatti e il bravo Mingardi, che con la sua voce e il suo stile arricchisce il film sopperendo all'inutile presenza di Ale e Franz, praticamente non pervenuti. C'è di peggio.
MEMORABILE: La distruzione del bar con la macchinetta 50cc!
Ricopiare in pieno il precedente film è servito davvero a poco: è uscito un mezzo disastro. Genovesi dirige male, De Luigi fracchieggia stancamente, il cast femminile risulta antipatico, Mingardi è stato reso più inutile e forzato che nel primo film appioppandoci le solite mielose canzoni di Natale che fanno cadere il film innervosendo non poco lo spettatore. Si salva qualche scena che strappa un sorriso e la bella location non troppo patinata. Abatantuono straordinariamente più incisivo del protagonista. Assai insipido.
Filmaccio sulla falsariga del primo episodio, ma con più scemenze (dal tacchino irrorato, all'equivoco del morto e avanti così...). De Luigi ormai si è adattato al ruolo del poveraccio tirato dentro a situazioni scomode, che dovrebbero essere divertenti, ma che in realtà attingono dall'archivio delle gag di medio-bassa lega. E se poi aggiungiamo, l'arrivo inaspettato del genitore con sorpresa e il finale (lieto evento compreso...) in linea con questa commediucola realizzata in quattro e quattr'otto, il risultato non può che essere trascurabile e abbastanza avvilente.
MEMORABILE: Gli zoccoli caldi d'estate e freddi d'inverno; Il barista ipnotizzato dal documentario sui daini (poi il tutto peggiora).
Seguito deboluccio di un film dell'anno precedente di ben altro tenore. Classico film natalizio senza arte né parte salvato solo da un De Luigi ormai affermatosi come attore comico di prima grandezza, anche se dimostra di patire il ruolo di attore principale. Degli altri si salva solo un ottimo Catania, protagonista ormai fisso del genere e cresciuto moltissimo negli ultimi anni. Irriconoscibile e stralunato Abatantuono, inguardabile tutto il cast femminile. Simpatico come sempre Mingardi.
Debole, scontato, insipido. Se con il primo capitolo qualcosa di buono si era visto, qui si raggiunge il fondo. L'unico che regge la baracca è ancora Abatantuono nei suoi brevi interventi. Il resto è comicità scontata, a tratti sboccata, che non fa ridere.
De Luigi, ospite di Abatantuono insieme ai suoceri e alla mogliettina all'ottavo mese, combina guai a catena... Inferiore al primo capitolo, per la minore qualità delle gags, i tempi morti (tutta la parte dei canti natalizi sembra far parte di un altro film), il minor spazio riservato al confronto fra De Luigi e Catania a vantaggio di duetti femminili insulsi fra attrici giovani di rara antipatia, tuttavia offre qualche occasione di riso, soprattutto nella parte centrale con Abatantuono, per cui risulta adatto ad una serata poco impegnativa.
MEMORABILE: Il pappagallo morto, che il cane si ostina a riportare
Un film mediocre, dal successo spropositato, genera un sequel praticamente inguardabile. Il disastro inizia dalla sceneggiatura, che introduce situazioni senza costrutto (la parte con Ale e Franz è puramente riempitiva e non funziona affatto). I personaggi non destano il minimo di simpatia (compresa la new entry Abatantuono), le attrici femminili sono chiaramente non portate per il genere e De Luigi annaspa, in piena china discendente come attore. Per un sequel di successo ci vuole qualcosa di più della carta carbone.
Fiacco sequel. Nonostante un Abatantuono decisamente in palla la pellicola non decolla, arroccata sui deja-vù del primo capitolo. Un De Luigi sempre più inetto quasi annoia, anche perché abbandonato a se stesso da un Catania meno incisivo e un trio femminile ai minimi storici. Torna Mingardi, ma sembra di assistere a un musicarello degli anni 60, esibizione e via. La trama è piuttosto piatta a cominciare dal facile clichè dell'auto 50 cc su per i monti. Spiace perché è l'ennesima pessima commedia italiana.
Superiore al primo episodio, probabilmente per la presenza di un Abantantuono che stempera la vena fin troppo goffa di De Luigi. La Capotondi si improvvisa partoriente poco credibile, ma soprattutto partner del protagonista poco azzeccata. Il livello medio rimane comunque poco soddisfacente per un film che vuole fare delle situazioni comiche paradossali il suo punto di forza, ma qualche risata ne esce fuori.
Seguito piuttosto debole rispetto al predecessore. Si ride con De Luigi imbranatissimo ma la trama è piuttosto esile e prevedibile. Catania sempre bravo, Capotondi e Chiatti sufficienti, Abatantuono a tratti sembra essere il protagonista ma convince poco. Ci restano comunque alcune gag esilaranti con Ale e Franz.
Visto il successo del precedente, questo film riproduce le stesse situazioni comiche cui si aggiunge Abatantuono la cui vitalità, a volte, sopravanza quella del goffo protagonista De Luigi. L’incedere verso un finale apocalittico, anche se tema sfruttato, funziona sempre. Anche questo simpatico, ma un tantino inferiore a La peggiore settimana della mia vita.
MEMORABILE: Il risveglio della salma!; La 500 entra nel bar...
Meglio del precedente, ma comunque ancora sfilacciato e con una storia troppo esile e ripetitiva per tenere in piedi il film intero. Alcune gag funzionano (come quella del tacchino), molte altre sanno di già visto e cadono nel vuoto. De Luigi è in piena caduta libera, sempre più schiavo del suo personaggio fantozziano; molto meglio Abatantuono, Catania e la deliziosa Capotondi. Mediocre.
Commedia nel complesso divertente, merito soprattutto del trio maschile: Abatantuono sempre in gamba e De Luigi ne "azzecca" parecchie. Meno convincenti le attrici, a volte troppo smorfiose. La storia scorre vie tra alti e bassi, come le inquadrature dei primi piani. Giunti al termine non resta che una dicreta dose di buon umore.
Altro giro altro (dubbio) regalo sulla ruota delle discutibili commedie italiche odierne. Fabio De Luigi sarà anche simpatico, ma presentarlo come primo mattatore per tenere in piedi un'intera pellicola pare francamente pretenzioso. La sua verve basata sul causare guai a ruota libera stanca abbastanza in fretta e di sicuro il resto del cast non si ammazza per aiutarlo. Abatantuono e Catania sembrano pesci fuor d'acqua mentre la Chiatti e la Capotondi sono semplicemente impresentabili. Si salvano la Bonaiuto e il simpatico cameriere di Abbrescia.
Brutto, quasi imbarazzante. Non possono certo salvarlo le citazioni da Shining (le simmetrie) o da Marienbad (l'ingresso al castello, con camera verso l'alto), perché la sciocchezza che pervade il tutto è aggravata da un ritmo lentissimo, forse necessario per arrivare ad un metraggio decente, al quale si punta inserendo il personaggio di Mingardi con la surreale (ma fastidiosa) cantata natalizia (e balli annessi). Del cast principale il migliore è Catania, la peggiore una banale Chiatti.
Commediola natalizia leggermente migliore dei classici cinepanettoni vanziniani/parentiani (se non altro per un limitato uso delle volgarità), ma che non lascia il segno. Non si va oltre la riproposizione continua delle gag del maldestro De Luigi (e poche di queste fanno ridere). Non brilla nemmeno Abatantuono.
Dopo un primo episodio appena passabile, Genovesi sforna un sequel decisamente modesto e soporifero, con attori che nonostante siano di notevole spessore non interagiscono minimamente in una commedia che ha poco da offrire. Le peggiori sicuramente la Capotondi e la Chiatti; buona la colonna sonora.
De Luigi, con la sua simpatia e la sua mimica unica, si rivela scelta azzeccata per la parte dell'ospite goffo che, suo malgrado, ne combina di tutti i colori in occasione del ritrovo familiare natalizio nella villa/castello in montagna di Abatantuono. Nel complesso però si tratta di un film piuttosto caotico, con alcune situazioni in cui si ride di gusto (anche se per nulla originali), che progressivamente diventa un gran minestrone di accadimenti grotteschi e grossolani che virano decisamente verso il trash.
Questo è il tipo di film che mi crea imbarazzo. Non so nemmeno se parlare di trama, tanto è copiata, plagiata, arrabattata e forzata. Il risultato finale è pessimo è fastidioso. Come lo sono tutte le protagoniste femminili, nessuna esclusa. La Capotondi per fortuna mangia (limitando i dialoghi), l’altra sfumacchia (sempre limitando i dialoghi). Eppure avrebbero dovuto parlare meno...
Dopo la peggior settimana arriva anche il peggior Natale: il problema è che questo è nettamente il peggiore dei due. L'unico a salvarsi dal grigiore è Diego Abatantuono nei panni del ricco padrone di casa. Il film non riesce a strappare nemmeno una risata striminzita e De Luigi non è mai stato così sottotono. La colpa sarà della sceneggiatura o del fatto che di commedie così ce ne sono oramai a bizzeffe, ma questo non cancella la grande delusione.
La prima scena tra le montagne prepara lo spettatore a una qualità visiva sopra la media, con una fotografia superiore a quella di gran parte delle produzioni nostrane, comprese quelle cosiddette d'autore. Muovendo da siffatte premesse, duole ancor di più dover constatare l'assoluta fiacchezza del film, che spreca il buon cast maschile per uno stiracchiato susseguirsi di noiose storielle finto-raffinate e gag che non divertono, in cui ci si ritrova a constatare, in varie occasioni, il palese divario tra ambiziose intenzioni e modesti risultati.
Dopo La peggior settimana della mai vita torna l'imbranatissimo neo-sposo/De Luigi alle prese con il Natale e col suocero insofferente (senza la Guerritore a fianco); il valore aggiunto è Abatantuono, che ospita tutti nel suo castello fiabesco innevato. L'atmosfera natalizia è veramente ben resa (anche con il vicino paesino), le gag della prima parte sono esilaranti, anche più che nel precedente, ma il tenore non è sempre lo stesso: nella seconda parte ci si abbandona di più ai festeggiamenti del ricevimento (Mingardi che canta jazz natalizio). Piacevole (soprattutto a Natale).
MEMORABILE: L'equivoco del tacchino/toilette; L'equivoco con le pompe funebri dopo la scivolata di Abatantuono.
Senza dubbio migliore del precedente, vuoi perché finalmente c'è qualche idea originale, vuoi perché c'è Abatantuono che salva mezzo film. Si punta più sul black humor e qualche risata stavolta ci scappa (il cane che continua a riportare la cocorita stecchita) e funziona anche il tormentone del cameriere scansafatiche. Purtroppo nella seconda parte il film rallenta, si fa minutaggio con le canzoni di Natale, soprattutto si dà spazio ai (terribili) battibecchi Chiatti/Capotondi. Peccato. Nell'insieme, accettabile.
Commedia piuttosto insipida che riesce a far divertire solo a tratti e quasi sempre per merito di Fabio De Luigi, sempre in grado di creare situazioni divertenti. Il cast pare piuttosto spento (Abatantuono e Catania avrebbero potuto dare qualcosa in più...), e se non fosse per De Luigi staremmo parlando di un film evitabile. Poca cosa la Capotondi (la moglie incinta) e la Chiatti. Da segnalare la distruzione del bar e Abatantuono alle pompe funebri con conseguente equivoco. Bello il castello Savoia in cui viene girato tutto il film. Appena sufficiente.
Commedia natalizia che riesce nell'intento di intrattenere (più che altro perché Fabio De Luigi è credibile nel ruolo della catastrofe che combina solo guai) pur reggendosi su gag totalmente prevedibili (che fine farà mai un tacchino messo in un contenitore che guarda un po' il caso ha la forma di un water?). Abatantuono è ingessatissimo, Abbrescia mal sfruttato in un ruolo (quello del maggiordomo) totalmente incolore, i dialoghi sono abbastanza piatti. Simpatico il crescendo di problemi nella parte finale.
Il film offre raramente spunti divertenti, che quando ci sono partono sicuramente da Fabio de Luigi, il quale ne combina talmente tante da far sembrare tutto un cartone animato (un po' greve la scena del bagno). Null'altro di più: Abatantuono dà un apporto minimo, mentre Catania pare districarsi meglio degli altri. Insopportabile qui la Chiatti, nulla di che la Capotondi. Il duo Ale-Franz poteva essere sfruttato meglio. Nulla di che quindi, ma una visione il film la merita, se non altro per l'atmosfera e il castello. Simpatico Mingardi.
MEMORABILE: Le disavventure di Paolo prima del suo arrivo al castello.
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Pesando la qualità delle sceneggiature, dei registi e dell'epoca, credo che De Luigi,che come il buon Paolo non è simpatico e sa far ridere solo di corpo e mimica, voglia prendere l'eredità di Paolo Villaggio.
Parlo soprattutto del Villaggio di Neri Parenti e dei Vanzina.
Del resto Villaggio non ha mai avuto un erede in goffaggine e credo quindi che Fabio abbia la phisique du role, a partire già dalla faccia e dalla mimica, per essere suo erede.
Ora non insultatemi e non bannatemi nè!!! :)
Non credo che De Luigi possa essere considerato un erede di Villaggio, anche se effettivamente il ricorso al ridere per le sfighe è ormai una sua prerogativa.
Markus ebbe a dire: Non credo che De Luigi possa essere considerato un erede di Villaggio, anche se effettivamente il ricorso al ridere per le sfighe è ormai una sua prerogativa. Ho la sensazione che l'unico punto a favore di Villaggio rispetto a De Luigi stia nel fatto che Villaggio ha inventato un suo tipo di comicità che poi può piacere più o meno. A me perssonalmente ha stufato.
DiscussioneZender • 27/12/12 09:20 Capo scrivano - 48839 interventi
Sì, Villaggio ha il torto di essersi un po' troppo ripetuto neglia nni, accettando anche sceneggiature in cui lui non doveva che ripetere le stesse facce di sempre in continuazione.
Visto ieri sera, devo dire che è molto peggio del primo episodio, che mi era piaciuto e molto divertito. Pur essendo immutato il cast anzi aggiungendo un super attore come Abatantuono, il livello del divertimento è quasi zero e le gags sono veramente mediocri. Genovesi doveva sfruttare molto meglio quel fior fiore di attori, e stendere una sceneggiatura molto migliore. Menomale che il terzo capitolo della saga non e più uscito, si saranno accorti di aver esaurito le idee già con questo.
Ruber ebbe a dire: Visto ieri sera, devo dire che è molto peggio del primo episodio, che mi era piaciuto e molto divertito. Pur essendo immutato il cast anzi aggiungendo un super attore come Abatantuono, il livello del divertimento è quasi zero e le gags sono veramente mediocri. Genovesi doveva sfruttare molto meglio quel fior fiore di attori, e stendere una sceneggiatura molto migliore. Menomale che il terzo capitolo della saga non e più uscito, si saranno accorti di aver esaurito le idee già con questo.
Si ma almeno nel primo qualche gags ha funzionato, in questo neanche quella, e dire anche che avevano non solo più materiale artistico (Abatantuono sfruttato malissimo) ma anche un popò di scenografia come la Val D'Aosta con tanto di castello. Operazione fallimentare sotto tutti i punti di vista.
L'attore che interpreta un defunto nell'agenzia di pompe funebri di Ale e Franz è il regista del film Alessandro Genovesi. Qui la prova nel filmato del backstage del film