Tratto dall'omonimo romanzo di Michael Crichton, punta più sul lato scabroso della relazione tra Demi Moore e Michael Douglas che sul lato tecnico della vicenda, relegando quasi in secondo piano la creazione dell'universo virtuale che dovrebbe essere la grande scoperta del secolo (e che andava molto di moda nel periodo). Nonostante la bravura degli attori, il film non decolla. Effetti speciali non esaltanti e una risoluzione che, alla fine, sembra essere stata tirata fuori dal cappello all'ultimo minuto, come se se la fossero scordata.
Decisamente un passo falso per il bravo regista Levinson, Rivelazioni è un thriller piuttosto mediocre, dalla trama confusa con pretese di moraleggiare sulle deviazioni ambientali nei luoghi di lavoro (mobbing in questo caso sessuale sui sottoposti). Il risultato è un film pasticciato, dalla sceneggiatura ingarbugliata con un Douglas che fornisce una prova ai limiti della sufficienza e la Moore bellissima ma glaciale.
Credo che Rivelazioni sia uno dei film più sottovalutati, giudicato com'è solo per una scena erotica (ben girata) e qualche dialogo sopra le righe. Sottolineo la bravura di Douglas, Sutherland, la Maffia, ma soprattutto la Moore che riesce ad interpretare una donna cattiva assetata di potere. Certo, Levinsono ha fatto di meglio...
Mediocre film su come una donna può rovinare un uomo usando una delle armi, spesso, a lei improprie. Ennesimo film di Douglas che si presta alle straordinarie attrici che incontra per la via. Questa volta è la Moore che sempre incontrastante mostra le proprie capacità "fisiche" senza alcuna noia.
Intrighi aziendali con complicanze virtuali presi a pretesto per mettere in scena un caso di molestia sessuale al contrario, ossia il tentativo di seduzione torrido da parte della maliarda Demi Moore ai danni del povero Michael Douglas che prima sembra cedergli sotto la minaccia delle zinne armate poi si ricorda di essere sposato e riesce a fuggire "da un destino peggiore della morte", come si diceva un tempo. Il problema del film è che questa scena alquanto ridicola è pure l'unica che resta nella memoria. Sia il romanziere (Michael Crichton) che il regista hanno fatto di meglio.
Da un romanzo di grande successo, che proponeva un tema relativamente nuovo (Può essere lei a molestare lui, anziché il contrario?) Levinson e soci hanno tratto un film altalenante, con qualche inutile (e quasi ridicola) divagazione sulla realtà virtuale che allora era molto in voga. Dalla sua, il film ha un gruppo di ottimi attori ben diretti anche nelle parti minori, ma la ruffianeria di alcune sequenze (il pre-finale su tutte) finisce coll'appiattire il tutto.
Thriller dallo sviluppo canonico ma comunque abbastanza teso grazie alle consumate abilità di Michael Douglas e di Levinson. Perde ogni tanto in credibilità ma il mestiere del regista Levinson riesce a compensare. E non vuole puntare l'indice tanto sullo scontro sessuale a parti invertite, quanto su quello che ne segue: l'arrivismo in azienda, il pregiudizio dei tanti, la nuova frontiera virtuale. Quasi letale Sutherland come cattiveria, discreta la Moore.
Vaccata di enormi proporzioni che sfocia più volte nel “trash”: in primis poiché alcune scene (quella delle molestie sessuali e quella della realtà virtuale) sono ridicole ma anche perché si prende terribilmente sul serio nel trattare un tema importante come le molestie sul luogo di lavoro. Anche il ritmo è labile e l’intrattenimento ne risente. Regia e confezione sono accettabili, ma visti i nomi coinvolti ci mancherebbe altro.
Si guarda che è un piacere, al di là della quasi totale mancanza di vero pathos e di una parte finale con troppa informatica e troppa poca anima. Il personaggio di Douglas funziona, la storia incalza e i dialoghi sono sovrabbondanti ma scritti con indubbia classe. Aggiungiamoci anche la raffinata regia e il discreto score morriconiano e, se possibile, dimentichiamoci del digitale e che del fatto il vincitore dello scontro ci appaia palese fin dal primo gong. Meno elettrizzante di Basic instinct, ma anche qui c'è di che divertirsi. Niente male.
Mi è piaciuto questo thriller, una sorta di Attrazione fatale all’industriale, con un Douglas che inevitabilmente paga lo scotto del precedente successo in Basic instinct (però l’anno prima aveva fatto lo splendido Un giorno di ordinaria follia), quindi legato al ruolo, però conferma di essere un grande attore, mentre la Moore, pur brava, non è seducente. Alcuni passi incerti (la collega che prima accusa, poi aiuta; il finale troppo trionfalistico) non ne fanno senz’altro un capolavoro, ma è un buon film.
Chiaramente un film minore, un riempitivo sia per il regista che per le star sul set. Levinson confeziona sempre bene il suo cinema ma stavolta manca di pathos e incisività evitando scene bollenti (il fattaccio alla base di tutto non è poi così scabroso) che invece non guasterebbero in una vicenda di molestie sessuali e mobbing. Il sottobosco informatico era in vantaggio sui tempi, rivisto oggi è invecchiato male e fa sorridere. Douglas va col pilota automatico, la Moore bella e spregiudicata non è sfruttata a dovere, Sutherland non ha proprio voglia.
Mediocre thriller il cui unico merito sta nell'affrontare una tematica raramente approfondita, quella della possibilità (tutt'altro che improbabile anche se smentita dalla propaganda di massa) che le donne possano esercitare potere in una società che, sebbene ben lungi dall'essere paritaria, ha ben poco in comune con quella patriarcale. Sentimenti e sesso nella cultura occidentale sono le variabili possibili che raramente vengono considerate quando si parla di parità dei sessi. Douglas veramente mediocre, così come la Moore.
Forse sembra sciocco, ma la cosa che più mi ha colpito è la sede degli uffici dell'azienda informatica dove si svolge, perlopiù, il film. Può essere anche emblematico per il commento della pellicola: bella facciata, interni originali, ma contenuto mediocre. Passata la prima fase con l'imbarazzante scena erotica (non per il contenuto, ma per come è stata girata), il film prende una strada più interessante, che si rivela poi essere l'argomento primario: business milionario e battaglie per far carriera con lanci e contro lanci di siluri.
Il tema principale di questo film, le molestie sessuali come forma di potere di una donna nei confronti di un uomo in ambito lavorativo, è interessante; peccato che anziché essere approfondito nelle sue motivazioni e ricadute psicologiche e sociali venga proposto unicamente cone strumento di competizione aziendale. Inoltre il tema viene mischiato a una confusa vicenda di fusioni aziendali, descritta in modo poco credibile. C'è spazio anche per una discutibile dimostrazione, ai limiti della fantascienza (era il 1995), di realtá virtuale.
A metà tra thriller e dramma, con un occhio al successo di Basic instinct ma con molta meno suspense e un ritmo più lento e meno coinvolgente. Levinson dirige senza guizzi, ma il film è comunque piacevole e si lascia vedere fino in fondo senza troppi sbadigli. Douglas è bravo e regge quasi da solo il peso di una durata un po' eccessiva, Sutherland appare poco e la Moore incide solo per bellezza. Non male i botta e risposta con gli avvocati, qualche momento di tensione per una visione tutto sommato piacevole.
Nel tentativo di accaparrarsi spettatori il manifesto promette erotismo a buon mercato, complice la Moore che molto s'impegna nella parte del capo dominante che insidia sessualmente il suo sottoposto, ma la sceneggiatura non va al di là, non affronta il problema se non a livello puramente epidermico. Passo falso per Levinson, regista che al cinema fino a questo momento aveva indubbiamente dato. Opera di intrattenimento che ha il difetto di moraleggiare senza arrivare a un dunque, se non a un finale liberatorio (?). Buone le musiche.
Responsabile produttivo di una azienda informatica viene fatto oggetto di pesanti molestie sessuali da parte del suo capo donna. Sarà difficile dimostrarlo. Nonostante i nomi altisonanti coinvolti nel progetto, il film è abbastanza ridicolo, specialmente nel modo in cui tratta il delicato tema del mobbing, a quei tempi ancora pressochè sconosciuto. Douglas recita con la sua consueta professionalità mentre la Moore è all'apice del suo delirio d'onnipotenza. Passo falso per il bravo Levinson.
Prendere le star di due film controversi come Basic instinct e Proposta indecente e metterli insieme in una torbida storia di sesso e potere doveva essere un bel cash-in per i produttori, nell'anno di grazia 1994; se si aggiunge il tema della realtà virtuale e dell'informatica (all'epoca internet era una roba di lusso) si capiscono le potenzialità commerciali di un lavoro studiato a tavolino ma comunque efficace, invecchiato nemmeno malissimo, anche se la seconda parte "tecnologica" oggigiorno risulta abbastanza stucchevole e fuori luogo.
Datato (molto), ma in fondo divertente. Nella giungla aziendale, dove è la guerra di tutti contro tutti, appare un nuovo inquietante felino: la donna manager cinica, arrivista, maliarda, sboccatissima e sensuale. Il povero bietolone Michael Douglas, già libertino, ma ormai convertito ai piaceri della famiglia, per poco ci lascia le penne. Il film è sostanzialmente buonista e innocuo (malgrado il linguaggio disinvolto e il sex appeal aggressivo di Demi Moore). Tra i comprimari, ottimo Dylan Baker come viscidissimo e infido consulente legale.
Film che, anche se sotto l'aspetto commerciale e di cassetta, merita un'attenzione particolare per l'argomento trattato. La sceneggiatura si concentra sulla valutazione dell'abuso come manifestazione di potere, anticipa l'impalpabile differenza e sfumatura nei comportamenti e la facilità nel cadere in situazioni drammatiche. Contemporaneamente si perde completamente il senso e le motivazioni che stanno a base di tutta la storia.
Padre di famiglia (Douglas) impiegato in un azienda hi-tech ha una torbida relazione con il suo capo donna (Moore); ne subirà pesanti ripercussioni psicologiche quando vorrà divincolarsi. Tiepido thriller con ambientazione curiosa (l'inizio del viaggio casa-lavoro in chiatta è cosa da pochi). Una Moore sexy arpia e un Douglas insolitamente "vittima" tengono in piedi la baracca.
MEMORABILE: Douglas intimorito dalla prestanza fisica della Moore discutendo con un collega.
L'ottimo Douglas anni '90 è tormentato da guai d'ogni tipo, in cui spesso l'elemento femminile partecipa in chiave attiva alle sue disgrazie. E, da ostinato sex-symbol eterosessuale, questa volta deve vedersela con la Moore che, tacchi e tubino d'ordinanza, esercita il suo perfido bossing sulla "vittima" scelta dal bravo Levinson, regista esperto in fattacci americani. Malgrado un tal dispiegamento di forze, il film si ingarbuglia in un pasticcio tecno-aziendale con condimento erotico concentrato e fior di (contro) accuse al vetriolo; game-over da copione con buona dose di fortuna.
Sesso e (è) potere: uno dei film più sottovalutati degli anni Novanta, ingiustamente considerato come un thriller pruriginoso di bassa categoria è in realtà un film coraggiosissimo, obiettivo, realista e niente affatto misogino contro lo stereotipo della donna "vittima innocente" a prescindere: in realtà, a volte, dietro tale stereotipo si nascondono persone prive di alcuno scrupolo, narcisiste e pericolosissime (un plauso all'interpretazione della Moore). E' un film sul Male del Potere, sull'odio tra i sessi e sull'onnipotenza delle macchine: ed era solo il 1994. Profetico.
Responsabile di divisione viene molestato dalla sua capa. Trama dal soggetto importante come la (dis)parità di genere sul luogo di lavoro, che finisce in un pastrocchio sesso/tecnologico. I due minuti di godimento vestito fanno solo scalpore pubblicitario e c'è bisogno di ben due colpi di scena (la registrazione audio e i file malesi) per tenere alta l'attenzione. Gli interventi degli avvocati sono ovviamente scritti bene e riportano a un senso di verità; oltre a ciò, i vari sotterfugi tra colleghi e info digitali appesantiscono ulteriormente una trama che perde il focus iniziale.
MEMORABILE: La fellatio sì, la penetrazione no; Il corridoio digitale; L'imbeccata irrisolta delle vecchie molestie.
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Da più fontii: Ciak, il dvd stesso, l'anno di realizzazione del film sembra essere il 1994
DiscussioneZender • 5/01/16 09:57 Capo scrivano - 48842 interventi
Sì, da noi non conta l'anno di realizzazione ma quello della prima volta che è stato proiettato in pubblico; però risulta che sia stato proiettato a un festival nel 1994, quindi cambiamo.