Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Il numero del canale si trova tra parentesi dopo il suo nome. Se non c'è, cercatelo qui: numero canale. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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Disorder: Purtroppo dagli anni 90 in poi i Vanzina hanno perso (con l'unica notevole eccezione di Tre colonne in cronaca) quel contatto con la realtà italiana che rendeva perlomeno interessanti alcuni dei loro film. Forse folgorati dal successo di Dallas e Dynasty, i due decidono di girarne questa versione italiana fuori tempo massimo. La messa in scena non è mai credibile, tutto sa di impostato e artificiale. Parco attori di bella presenza ma nulla sostanza. Archiviabile senza rimpianti.
Daniela: Entrato all'Accademia di West Point come semplice cameriere, l'irlandese Martin Mahler vi trascorre tutta la vita in veste di sergente istruttore. Sviluppato nell'arco di 50 anni dalla fine dell'Ottocento allo scoppio della seconda guerra mondiale, il film sembra quasi un Addio Mr.Chips in versione militaresca, con dosi abbondanti di retorica patriottica che talvolta sconfina nel ridontante patriottardo. Ford, la cui mano si avverte soprattutto in certi graditi siparietti umoristici, dirige con diligenza ma si tratta comunque di un film minore con un protagonista non sempre convincente.
Bruce: Un vero pugno nello stomaco che ti fa stramazzare al suolo. Più che un poliziesco è un film drammatico, un noir tra i più violenti e senza speranza che si ricordino. Il giorno d'addestramento della giovane recluta a fianco dell'esperto poliziotto della squadra narcotici diventa un viaggio infernale nel mondo del crimine che dilaga in città, dove solo chi è lupo può, forse, sopravvivere e nel quale bene e male, giustizia e crimine si confondono. Eccellenti le prove dei due attori protagonisti. Non per tutti.
Pessoa: Fiacco tentativo di propinare il personaggio di Fantozzi sotto altre spoglie tentando di dargli vitalità. L'esperimento funziona nella parte iniziale, ma la trovata si esaurisce quasi subito e la maggior parte delle gag successive riciclano film precedenti del protagonista, con la vicenda che perde progressivamente consistenza fino allo scontatissimo finale, già visto anche quello. Buone prove dei comprimari, che si arrampicano su uno script dozzinale regalando qualche risata, ma si tratta comunque di poca roba. Se non siete fans di Villaggio potete tranquillamente passare oltre.
MEMORABILE: Qualche scena slapstick; La scena del balletto.
Siska80: Il cast è come un preparato di buoni elementi tra i quali Domenico Fortunato rappresenta quello utilizzato in minor quantità ma in effetti più gustoso. L'attore tarantino - qui anche nelle vesti di regista - mostra di conoscere bene l'argomento trattato (l'ictus cerebrale) e di sapere come affrontarlo rivelandosi abile nel nascondere sino all'ultimo allo spettatore quale piega prenderanno gli eventi che riguardano il protagonista e i personaggi che gli gravitano intorno, regalando una serie di appassionanti colpi di scena che convergono in un finale intenso e spiccatamente poetico.
MEMORABILE: La telecamera sostituisce lo sguardo del paziente; La palla di neve contro la finestra.
Ultimo: Girato sulle rive del Mississippi, il film racconta l'incontro tra due ragazzini e un tizio che vive da vagabondo su un isolotto in mezzo al fiume. Ha il difetto di essere particolarmente lungo, ma con il passare dei minuti svela una trama piuttosto complessa che tiene alta l'attenzione dello spettatore. Molto bravo McConaughey e perfettamente calati nella parte i due giovani. Belle le ambientazioni nel sud degli Stati Uniti.
Piero68: Levinson strizza un occhio al Leone di C'era una volta in America per la costruzione e allo Scorsese di Goodfellas per le parti narrate. Ne viene fuori una pellicola che, nonostante la fortissima denuncia sociale su quello che succede nei riformatori, risulta più un'opera algida con interpreti in completo distacco dal loro personaggio. E se questo può andare bene per i due "cattivi" non può funzionare per Patric e Pitt. Alla fine saranno i camei la vera chiave di volta del film (come Gassman, che dà lezioni di cinema anche in inglese e De Niro).
Gordon: Discreta commedia in forma di parodia che narra dei tre moschettieri (più ovviamente D'Artagnan) che ormai vecchi e bolsi si riuniscono. il film si fonda sulla vivacità di Favino, Papaleo e Mastandrea (Rubini, essendo una sorta di monaco-moschettiere, non può perdere troppo il contegno), sugli ottimi costumi e sulle riprese dei paesaggi, ma purtroppo è rovinato da una sceneggiatura sfilacciata e da una regia che riduce il film a un insieme di gag. Buone la Gioli e la Buy, poco sfruttato Haber.
Pessoa: Bava rifà il western americano alla sua maniera prima della rivoluzione leoniana riprendendo con scrupolo i canoni classici del genere. Certo, i modelli più blasonati a stelle e strisce sono piuttosto lontani e il risultato finale, soprattutto per quanto concerne lo script, è tutt'altro che impeccabile, ma si coglie la mano del maestro in diversi momenti, soprattutto dal punto di vista stilistico. Il film ha dalla sua anche un narrativa lineare, con i momenti topici nei punti giusti e una confezione non disprezzabile, tenuto conto del low budget. Un prodotto discreto, da rivalutare.
Reeves: Pensare che questo film era ritenuto il principale rispetto al primo western di Leone è davvero un indice di come il western europeo sia venuto fuori solo per caso. Comunque si tratta di un bel lavoro, avvincente ma irrimediabilmente "vecchio": sicuramente oggi lo percepiamo così, ma anche allora il pubblico non ebbe dubbi. Grande interpretazione per Mimmo Palmara, commovente il nome del protagonista...
Tarabas: Commando inglese (con rinforzo dei Rangers Usa, Eastwood) parte alla volta di un inespugnabile castello bavarese per liberare un Generale americano, depositario dei piani per il D-Day. Missione impossibile, con svariate sorprese. Spy-action bellico famosissimo, categoria filmoni per antonomasia, richiede notevoli doti di sospensione dell'incredulità, pur mantenendo le promesse di intrattenimento e suspense. Visti oggi, i numerosi chromakey fanno un po' tenerezza, ma allora dovevano essere roba forte. Si rivede volentieri ogni tanto.
Didda23: La sceneggiatura fa proprio il motto del "non è mai troppo tardi", mostrando come la vita possa riservare rivoluzioni piacevoli anche all'età della menopausa. Il registro non prende mai una strada decisa e serpeggia fra il drammatico e la commedia "brillante". Il mestiere degli attori (che sorpresa Elio!) cerca di rinpinguare il vuoto pneumatico della scrittura che regala solo un momento notevole (scena allo specchio - a patto di non paragonarla a Spike). Bello il brano electro-pop "Nuda pura vera" interpretato dalla Lo Coco (Ex X-Factor). Deludente.
Belfagor: Questo western imperniato sul tema della vendetta e dell'unione fra uomo e natura (il protagonista cresce fra orsi e pellerossa) non è certo un esempio del miglior Castellari. La sceneggiatura in sé è deludente, in più è sviluppata con un'enfasi eccessiva e fuori luogo che scade nel ridicolo involontario e appesantisce il tutto. Da salvare la fotografia che esalta i paesaggi del Mar Nero e l'interpretazione di Saxon.
Marimba69: Troppo lungo. Cast di assi riunito per una pellicola che sulla carta doveva essere vincente, ma che malgrado qualche momento indubbiamente divertente risulta alla fine meno accattivante della sua stessa locandina. Infarcito di frasi fatte e giochi di parole che sarebbero stati irresistibili ai tempi dei fratelli De Rege (o dei loro epigoni televisivi Walter Chiari e Carlo Campanini), ma che sentite oggi stancano ben presto. Meglio vederlo in home video che in TV: con l'aggiunta della pubblicità diventa infinitamente lungo e noioso!
MEMORABILE: Milian: "Figlio di una gualdrappa" (e Gemma che prontamente lo corregge).
Caveman: Brizzi ha una sua personalità e qui lo conferma, facilitato in operazioni come queste da un cavallo di razza come Bisio. Tutto il cast funziona bene. Suicida scampa alla morte e cerca quindi di sistemare le vite di amici e parenti. Lo aiuteranno un paio di simpatici personaggi. Si ride, ma non mancano i momenti toccanti; il filo conduttore è una sana dose malinconica in grado di far riflettere. Non un capolavoro, sia chiaro, ma intrattiene eccome!
Ruber: Film ad alto contenuto di adrenalina e suspense, con un Madsen (ormai noto per i suoi tanti lavori con Tarantino) in splendida forma e con un ruolo da killer cucitogli addosso in modo formidabile. L'incipit rivela alcuni dettagli della storia, ma la sceneggiatura è scritta davvero bene e abbonda di scene con sangue a go go in cui le armi la fanno da padrone. Il tutto si svolge in uno sperduto bar in una serata fredda (come da copione per questi thriller ad alta tensione). Finale prevedibile ma ci sta, visto che il film ti incolla allo schermo. Brava la cameriera “Benson”.
MEMORABILE: La frase finale della Benson: "Io ho tanti problemi e ho paura di cambiare ma so fare una cosa: contare...".
Pessoa: Capuano, eroe del nostro cinema di genere, tenta la via del piratesco con a disposizione un buon cast e una storia che funziona. La narrativa, pur se prevedibile, è abbastanza avvolgente e la presenza di alcuni ottimi attori (Ninchi, Calindri, Pisacane) fra i personaggi secondari ne elevano decisamente il livello rispetto alla media del genere. Anche la confezione, pur se evidentemente votata al risparmio, si mantiene su livelli più che dignitosi. Forse le musiche di Cozzoli sono troppo ridondanti ma nel complesso è un cinema bis di discreto livello. Promosso, dai!
Daniela: Per evitare di essere strozzato dalle tasse, albergatore in crisi pensa di trasformare il suo B&B in ritrovo mistico, ma prima occorre inventarsi una religione ah hoc... Il merito è quello di proporre una satira garbata ma pungente sui tanti aspetti delle varie religioni, cattolica compresa, che risultano assurdi e/o irrazionali. Il limite va ravvisato in una certa faciloneria ruffiana di cui si fa alfiere soprattutto Leo. Convince poco anche Buy, impacciata oltre il necessario, a differenza di Battiston, saporito ideologo dello "ioismo". Nel complesso, un film originale e piacevole.
Homesick: Ancora lontana dalle glorie del giallo complottista e del poliziesco, la carriera di Lenzi prende il via da un cappa e spada scritto da Ugo Guerra e Luciano Martino sulle avventure della donna brigante inglese Mary Read. Regia anonima per un fotoromanzo sbiadito, che prende il colore solo dalle belle scenografie e dal sex appeal di Lisa Gastoni e si carica unicamente con la fragorosa sequenza dell’assalto alla nave. Consigliato ai completisti di Lenzi e agli irriducibili cultori del film d’avventura italico. *!/**
MEMORABILE: La silhouette della Gastoni mentre si spoglia in cabina.
Lou: Dal libro di grande successo della Di Pietrantonio Bonito trae un film fedele, di impianto tradizionale e dal ritmo blando, che privilegia un approccio descrittivo che si appoggia sugli sguardi e soprattutto sulle espressioni attonite e afflitte della ragazzina protagonista, l’ottima Sofia Fiore. Come nel libro, anche qui viene dato risalto al bel rapporto di complicità tra le due sorelle, vera chiave della storia.
Fabbiu: Cronaca Italiana, di sicuro romanzata al punto giusto ma narrata con un gustoso stile poliziesco quasi d'altri tempi, dove sono pochissimi gli intermezzi per cui le leggi da fiction di prima serata si fanno sentire marcatamente in pellicola (ma ci sono). I ritmi sono piuttosto serrati, l'azione è mantenuta viva di certo non grazie agli abusatissimi clichè del genere; o meglio: sparatorie, inseguimenti e azione dura ci sono ma non sono quei momenti a dar valore al film, quanto i ritmi e le ottime interpretazioni degli attori.
Markus: La commedia scorre veloce, giocando a mani bassi sui buoni sentimenti elargiti qua e là con un finale senza sussulti. Ci si tiene lontani dalla volgarità e, stranamente, pur essendo un film francese, dalla sessualità. Si percepisce un'aria da favola moderna che strizza l'occhio al compassionevole per un "handicap" che di questi tempi social è una scarogna non da poco.
Piero68: Se avete visto Terremoto potete anche risparmiarvi questo remake di fatto: stessa location e stesse situazioni. Ma se Terremoto visto al cinema faceva letteralmente sobbalzare grazie all'adozione del "Sensorround", effetto acustico a basse frequenze che faceva tremare le poltroncine del cinema, qui la CG fa sorridere per alcune cadute imbarazzanti. Certo, ha anche dei picchi magnifici, ma solo nelle scene in cui ci sono edifici che vanno in pezzi. Nel complesso un prodotto mediocre anche per colpa del montaggio disastroso e di dialoghi pietosi.
Puppigallo: Sequel inutile, piuttosto noioso e totalmente privo di idee. L'unico, vero piccolo sussulto si ha all'inizio, nella camera da letto, dopodichè il tutto si banalizza sempre più, costringendo lo spettatore a subire le solite avvisaglie demoniache, che ovviamente porteranno proprio là dove ci si aspetta che la pellicola approdi. Non sarebbe neanche girato male, ma il contenuto lo rende un filmaccio che nulla aggiunge al genere, finendo più che altro per danneggiarlo.
MEMORABILE: "Io non credo nel demonio; credo nel male, quello fatto dalle persone, non da fantasmi, o chissachì".
Tarabas: Film sorprendente come un congresso del PDL, con personaggi fasulli, il solito killer ammazzasette e invincibile, che trova la sua nemesi nel cattivo-ma non più cattivo-anzi quasi buono che, per inciso, rimorchiava facile nel sottobosco del terrorismo internazionale in gonnella. Girato in modo piuttosto sciatto (la scena dell'agguato nella casa, con gli agenti che "coprono l'angolo" che nemmeno la recluta Clarice Starling), scarsamente interessante, decisamente abbandonabile al suo destino.
Noodles: Cult anni '80 tra i più celebri, ma come spesso accade in questi casi è molto deludente. La storia è scontatissima e non presenta alcun tipo di novità; anzi, a dire il vero praticamente non ce n'è, a parte la consueta storia d'amore. Anche la musica dopo un po' stanca; si salva solo l'immortale main theme "What a Feeling". Jennifer Beals è brava, bellissima e recita abbastanza bene, ma attorno a lei c'è il nulla. Per ragazzi appassionati del genere.
124c: I difetti più grandi di quest'opera di Mario Monicelli sono il cast senza attori italiani di grosso calibro (Paolo Panelli, con rispetto parlando, era "morto" già dal 1980, da quando, cioè si era spenta la moglie Bice Valori, Alessandro Haber era ancora un attore di seconda fascia, idem Cinzia Leone, qui ancora bella e pre-ictus) e l'idea di farla uscire in sala non a Natale ma a Pasqua '92. Per il resto, è un ottima e cinica commedia nera, ben recitata. Ogni Natale viene ripropoista in tv: è la nostra risposta all''americano Babbo bastardo.
MEMORABILE: Marina Confalone: "Sono anni che mi ciuccio i miei genitori! Ora basta, fratelli miei, ciucciateveli voi!"
Jandileida: Forte di un incarnato brunito à la Carlo Conti e di qualche bar in meno (cosa che lo rende meno simile ad uno Zeppelin), il redivivo Steven regala, finalmente, a tutti i suoi adepti una buona pellicola d'azione. Lontani sono i tempi delle trappole in alto mare o delle ferite mortali, ma quantomeno stavolta la storia barcolla (ma non molla), le scene d'azione sono girate in maniera decente e ci scappa anche qualche risata. Il tempo però è passato: quando non delega a controfigure, Seagal sembra un luogotenente dell'esercito di Xìan tanto è rigido!
MEMORABILE: Steven che ride come un bambino in un paio di scene.
Digital: Due fratelli che non si possono patire intraprendono un pericoloso viaggio all'interno del famigerato Labirinto dei Grizzly, attirando le ire, ma guarda un po’, di un feroce orso. Eco-vengeance che presenta un po’ tutti i cliché del caso: dal bracconiere senza scrupoli a sbirri corrotti, passando per una flebile morale ecologista. Niente che non si sia già visto o sentito, ma il film sa intrattenere, con una buona tensione e un discreto ritmo. Nel cast piuttosto bravo il ribelle Marsden, a cui si contrappone un più serioso Thomas Jane.
Ci risiamo con l'influencer stalkerata. La bionda Whitney (Bush) è bella e sui social ha grande successo. A Los Angeles tutti la cercano e a quanto pare anche i grandi nomi vorrebbero accaparrarsene i servigi. I suoi genitori, però, sono morti da poco e lei ha deciso di tornare a vivere a Boston, nella loro casa, dove abita ancora la sorella minore Meghan (Fischer), naturalmente felicissima di poterla riabbracciare. L'aria di casa fa bene a Whitney, che a Los Angeles era pure stanca di doversi riparare dall'immancabile stalker che la tormentava. A Boston, invece, incontra...Leggi tutto pure un attraente vicino di casa, Mike (Neville), col quale stabilisce subito un'intesa.
Non passa molto, però, prima che faccia una brutta fine il giovane che l'aveva invitata a cena per commissionargli un lavoro di enorme prospettiva. Chi ronza attorno a Whitney pure a Boston? E perché la sorella cerca di metterla in guardia soprattutto dall'aitante Mike, che la ricoprire di attenzioni e gentilezze? Il fulcro attorno al quale ruota l'intero film è proprio questo: è possibile che il buon Mike sia molto meno buono di quanto appare? E' lui l'uomo dagli occhi verdi cui fa riferimento l'assurdo titolo italiano (ammesso che il colore sia quello, perché non sembra)? Si vedrà, ma quel che succede non è certo il massimo in termini di novità all'interno di un genere – il thriller televisivo – che difficilmente riesce a spingersi oltre il suo giardino di appartenenza. Ci si consoli con la discreta interpretazione di Shoshana Bush, la quale passa il tempo piuttosto combattuta tra l'attrazione per Mike e gli avvertimenti della sorella minore, che non smette un attimo di metterla in guardia. Non è la sola, tra l'altro, ma certo il fatto che Mike ammetta di essere innamorato di Whitney fin dai tempi della scuola non depone per il suo scagionamento da sospetti che si fanno sempre più pressanti.
Fortunatamente, almeno, la regia mantiene il thriller da camera entro livelli di decenza ragionevoli e non ci si annoia troppo, nonostante la piattezza dell'insieme. Salterà pure fuori una vecchina a sorpresa per dare una parvenza di thriller al tutto, perché per la gran parte siamo nei paraggi del dramma insulso con al centro la bella influencer con le sue preoccupazioni, che deve tirare in lungo quanto più possibile in attesa di vedere se ci sarà o meno un colpo di scena in grado di buttarla magari un po' più nel giallo. La chiusa con occhio spiritato sa quasi da parodia, e difficilmente si potrà considerare il film tra i più degni nel suo campo... Chiudi
Xamini: Il quarto capitolo e quarto anno segna un punto di svolta: i giochi e l'innocenza appartengono al passato, i rischi diventano concreti e si inizia a fare sul serio. È un capitolo che si stacca anche parecchio da Hogwards (a parte il momento del ballo), concentrandosi sul torneo ospitato dalla scuola (Tremaghi), in cui viene di fatto lanciato alla platea internazionale Robert Pattinson, tre anni prima di Twilight. Notevole il personaggio di Malocchio Moody, finalmente uno dei migliori insegnanti per la Difesa contro le Arti Oscure, mentre Emma Watson inizia a splendere.
Gestarsh99: Tra un horror demoniaco e l'altro, Derrickson trova tempo per dilettarsi senza troppo stress con l'aggiornamento grafico di un cult della fantascienza pacifista anni '50. L'ambasciatore intergalattico viene qui rimpiazzato da un più versatile eleborato genetico, entità sovrumanamente potenziata cui presta il suo flemmatico algore uno smorto Keanu Reeves sotto sedazione. Canagliescamente epurati due dei momenti apicali presenti nell'originale: l'ardente discorso ecumenico ai rappresentanti mondiali e tutta la parte sull'infiltramento sociale clandestino del messaggero astrale. Esito deprezzante.
MEMORABILE: La trasformazione del colossale Gort in uno sciame corazzato di insetti fagocitanti.
Pinhead80: Un avvocato arrivista e senza scrupoli trascura la famiglia e se stesso fino al giorno in cui un grave incidente gli farà perdere la memoria. Film che fa riflettere sulle infinite possibilità che la vita ci può dare per riscattarci anche quando tutto sembra essere ineluttabilmente indirizzato verso un'unica via. Harrison Ford è molto convincente nella parte del protagonista.
MEMORABILE: La scoperta della precedente doppia vita sentimentale della coppia.
Nando: Commedia sentimentale con finale telefonato e smancerie varie. L'inizio sembrava promettente, in seguito la vicenda diventa insulsa, con mamme di bambini tendenti alla ninfomania verso l'attraente allenatore, un convincente Butler e altre situazioni appiccicate tanto per fare massa (vedi le peripezie di Quaid). Del cast femminile salvo solo la Zeta-Jones, che sprizza classe, mentre le altre fanno solo tappezzeria.
Hackett: Prendi una spiaggia splendida e incontaminata, una bella ragazza in cerca di pace e mescolale con una fotografia curatissima e una regia che strizza l'occhio ai social network. A tutto questo unisci la forza devastante della natura sotto forma di squalo. Quello che ne esce è una pellicola asciutta e ben confezionata, che mantiene alta l'attenzione dello spettatore e regala un'ora e mezza di svago. Nulla di memorabile, ma alcune scene sono realizzate con cura.
Aco: Brillante commedia noir ben interpretata da una affiatata coppia, Fabio De Luigi e Miriam Leone, assistita da due amiche svitate quanto basta, Lucia Ocone e Marina Rocco. Miriam Leone si rivela in grado di interpretare sia la dolce e insicura artista squattrinata che la coatta femminista di destra. Memorabile la Bouchet nel ruolo della nonna congelata. Trama non originale ma battute fenomenali, ritmo narrativo veloce e brillanti colpi di scena. Da osservare con attenzione l’arredamento più che vintage della villa. Opera più che gradevole per passare una divertente serata.
MEMORABILE: Miriam Leone/Claudia Maria Lusi: che spiega in che cosa consiste il femminismo di destra.
Siska80: Il film non sarebbe neanche male (soprattutto per quanto concerne gli effetti speciali, le location oscure, il cast e il finale carico di ritmo e sorprese): il vero problema è che troviamo al centro della vicenda la solita fanciulla indifesa che si ritrova a dover scegliere tra Bene e Male (stavolta non ha a che fare con vampiri o licantropi bensì con due misteriosi e affascinanti angeli, ma il succo è il medesimo). Si può anche darci un'occhiata, senza aspettarsi però niente di originale (queste saghe tratte da romanzi per ragazzi hanno sinceramente stancato).
MEMORABILE: Le reminiscenze; Il faccia a faccia a tre.
Mutaforme: Filmetto rilassante e disimpegnato di cui si poteva fare tranquillamente a meno. Da salvare ci sono le interpretazioni discrete dei protagonisti, le musiche di Ennio Morricone e le ambientazioni sull'isola di Stromboli. Il resto scompare con i titoli di coda.
Ryo: Commedia leggera, spensierata e dallo stile molto cartoonesco. La fantasia si mescola alla realtà in un mondo in cui sembra normale che il desiderio di un bambino si avveri come una magia o che un pazzo possa tranquillamente inseguire un areoplano con una scala mobile per poi schiantarsi e rimanere illeso. Le gag sono quasi tutte incentrate sulle smorfie pazzesche e la tecnica di recitazione esagerata di Jim Carrey. Diverte molto lui, il film così così.
Samuel1979: Dopo essere stato ambientalista e scienziato, Seagal (ebbene sì) ha il coraggio di spacciarsi per archeologo; per il resto non c'è nulla di nuovo; registriamo insomma l'ennesima pellicola patetica tagliata su misura per il protagonista, in cui questi, oltre a essere il solito invincibile lottatore, è pure un cecchino perfetto. Buone le coreografie, ma il film è poca cosa.
Galbo: In una rassegna dei brutti film interpretati da Nicolas Cage (e non sono pochi!), questo si aggiudicherebbe senz'altro uno dei posti del podio. La novità è che l'interpretazione dell'attore (la cui inespressivitá è ormai un sottogenere) non è la cosa peggiore del film. La sceneggiatura (guazzabuglio disordinato di generi), la regia (narcolettica), il montaggio e gli effetti speciali risibili sono un degno contorno alle prove attoriali e ne fanno nel complesso un film per la tv poco decoroso. Inaccettabile.
Toporosso: Un incipit da commedia e un prosieguo da videogame da un lato avvincono da subito lo spettatore, dall'altro denunciano le origini comiche di questo adrenalinico film. Diretta con stile abbastanza personale dal regista russo Bekmambetov, che qui ha a disposizione un badget elevato e dimostra di saperlo spendere bene, la pellicola si avvale di un cast dignitoso (stupenda la Jolie, un po' sottotono Freeman) e, soprattutto, di un team di stuntmen e coreografi al top. Suggestivo rimando mitologico al Fato rappresentato come un telaio.
Claudius: Romantica commedia sulle possibilità date dal destino. Lo spunto di base è, tutto sommato, originale e il cast se la cava bene (pure i comprimari). Ciò che lascia perplessi è una ruffianeria troppo accentuata anche per un film del genere; meglio la parte comica (qualcosa c'è). Si può vedere (magari in una sera di neve) ma poi si può passare oltre e lo si dimentica facilmente.
Jena: Non è malaccio, nel genere "menare le mani" e "mitragliare i cattivi". Lester, autore del cult assoluto Commando, prende molti spunti da questa "opera" e si affida a un Dolph Lundgren post Ivan Drago all'epoca in forma smagliante. Ci mette anche un bel po' di nazionalismo Usa anti orientale quasi pretrumpiano. Comunque i due fanno a polpette i cattivoni e il film ha un ritmo vertiginoso no stop per tutta la sua breve durata (pregio, non difetto in questo caso). Brandon Lee quando parla fa danni ma mena bene, Tagawa fa un ottimo cattivone.
Galbo: Lo sdoppiamento dell'ultimo volume della serie degli Hunger games in due film, utilissimo dal punto di vista commerciale, "allunga il brodo" oltremisura, producendo un film che ha palesemente poco da dire e che rappresenta l'episodio più debole della serie. Poca azione, che a ben vedere rappresentava la cosa migliore degli episodi precedenti, e molti momenti di pausa che costringono gli interpreti (davvero sprecati) a tirare fuori il meglio della professionalità posseduta per non indurre lo sbadiglio, obiettivo peraltro mancato. Pessimo.
Rambo90: All'inizio pensavo fosse un thriller invece è un dramma psicologico, condotto discretamente dai due protagonisti (che comunque non sono al loro meglio) ma piatto dal punto di vista della regia e della sceneggiatura. Molta prevedibilità anche negli sviluppi e finale inconcludente. La Jovovich è bella ma recita troppo sopra le righe; si salvano i duetti fra De Niro e Nortono ma sono entrambi nel film sbagliato.
Domino86: I due soliti idioti piacciono e in fondo divertono, ma guardando questa pellicola ci si rende conto che forse un film intero per loro è troppo. Le scene, le battute e i personaggi stessi si ripetono molto e se nel breve sketch divertono, nel lungo periodo finiscono per stufare e portare a distogliere l'attenzione. Pessime le scene all'interno del cinema.
Fabbiu: Marcello (Mastorianni) si muove in varie feste del jet set sia in qualità di giornalista di cronaca mondana che come parte attiva e conosciuta del mondo che racconta. Alla fine sembra cercare ma mai trovare una gioia sincera (la felicità autentica) nella borghesia spocchiosa che cerca gli eccessi a tutti i costi, finendo per raccontare un mondo macchiettistico di gente singolare. La vera protagonista è in realtà Roma, che negli anni Cinquanta era sicuramente più internazionale e avanguardista di oggi. Notevole per l'epoca e per qualche motivo considerato un capolavoro del cinema.
Daniela: Trumbo è stato la più famosa vittima della black list maccartista ed un film sulla sua figura costituisce un tributo dovuto, per quanto tardivo. Però troppi personaggi in scena (fra veri e inventati) rischiano di costipare la narrazione, già compromessa da un bozzettismo familiare che la spezzetta in aneddoti più o meno interessanti. Carente sotto il profilo della sceneggiatura, film risulta ben confezionato, valido come spunto di riflessione, convincente dal punto di vista delle prove attoriali, a partire da Cranston che finalmente trova sul grande schermo un ruolo all'altezza del suo talento
MEMORABILE: La reazione del produttore di film di serie Z (Goodman) di fronte alle minacce di boicottaggio sui giornali: "I miei spettatori non sanno leggere!"
Ducaspezzi: Tutto quel che non si vede, mischiato col ghigno ziesco, rintrona nell'animo con una deflagrazione sorda e torbida che le esplicitazioni grafiche, con il loro potenziale più "distrattivo" che distruttivo, potrebbero solo attutire. Ed esse non verranno mai in nostro (bizzarro) aiuto! Perché il senso di inaccettabile abominio non dev'essere eluso da qualsiasi (h)orrorificazione (=plastificazione) della vicenda, purtroppo storia vera di follia ferina, data pure in apprendistato a un gruppetto degenere di inurbati pupilli del signore delle mosche).
MEMORABILE: La Baker, dopo questa disturbante prova, se mai ebbe in mira ruoli tipo Mary Poppins, Trilli Campanellino o la fata Turchina, se li è giocati forever!
Lamax61: Altra superba prova di Wilder. Una commedia in apparenza, ma una pungente satira nei confronti dell'America imprenditoriale e non. I temi dell'arrivismo, del distacco da ogni altro valore che non sia quello del successo personale, del vendersi pur di far carriera, sono qui trattati con maggior ironia rispetto al cinismo di Viale del tramonto. Grandi Lemmon, la Maclaine e tutto il resto del cast. Simpatico anche lo scambio di battute tra il Dottore vicino di casa e Lemmon.
MEMORABILE: Ciccibello Baxter che scola gli spaghetti con la racchetta da tennis e che con un perfetto rovescio li impiatta. 100% americano.
Faggi: Quasi-pasticcio thriller-erotico (si approssima soltanto a codesti generi) con un finale talmente ridicolo e implausibile da fargli sfiorare la condanna al monopallino. Forse puntava molto (tutto?) sulla fisicità di Zeudi Araya, essendo la vicenda un modesto adattamento di trame ben note, girata senza carattere; gli altri nomi (e più solidi) del cast (Salerno e Baker) fanno il loro professionale dovere. Non mi smuovo dall'idea che il prodotto, pur non abominevole, sia comunque destinato al regno del dimenticatoio.
Reeves: Sorprendente regia di Vittorio Caprioli, che trasforma uno dei tanti film vacanzieri che erano tipici di un'Italia che stava per la prima volta vivendo un boom economico in una riflessione sulla crisi del maschio e sulla mancanza di valori che accompagna "i miti dell'estate" (come di lì a poco avrebbe cantato Guccini): Eccezionale Franca Valeri, odioso Leroy, ma tutti danno il meglio.
Il ferrini: Kammerspiel ad alta tensione in cui parole e sangue scorrono in abbondanza. Madsen perfetto per il ruolo, non distante da quello di Mr. Blonde, ma ottima anche la metamorfosi di Perrineau. Il gioco a eliminazione avviene tutto in un bar, gestito da Trejo, ma regia e montaggio sono talmente snelli e dinamici da far volare il tempo. Certo non è uno schema inedito e il finale è piuttosto prevedibile, tuttavia il film intrattiene e la confezione è più che dignitosa.
Disorder: Purtroppo dagli anni 90 in poi i Vanzina hanno perso (con l'unica notevole eccezione di Tre colonne in cronaca) quel contatto con la realtà italiana che rendeva perlomeno interessanti alcuni dei loro film. Forse folgorati dal successo di Dallas e Dynasty, i due decidono di girarne questa versione italiana fuori tempo massimo. La messa in scena non è mai credibile, tutto sa di impostato e artificiale. Parco attori di bella presenza ma nulla sostanza. Archiviabile senza rimpianti.
Siska80: Il film supera di gran lunga quelli coevi con Amedeo Nazzari per quanto concerne l'utilizzo di fazzolettini. Cambiano i volti (bellissima Maria Fiore), ma la solfa è la medesima (anche se, in questo caso, il romanzo omonimo pare narri un fatto realmente accaduto): due giovani si amano teneramente ma vengono separati dalla madre di lei (come accadeva nel precedente I figli di nessuno) andando incontro a un triste destino. Discreto il cast, buone la fotografia e l'ambientazione nel mondo dei pescatori.
B. Legnani: Discreto (e nulla di più). Belle le premesse, interessante la narrazione nella fase di preparazione, mentre meno riuscito è lo svolgimento della trama, una volta esauriti i punti citati. Resta la sensazione che la ricostruzione dell’ambiente sia superiore, infatti, alla capacità dell’intreccio di conquistare lo spettatore.
Non passa molto, però, prima che faccia una brutta fine il giovane che l'aveva invitata a cena per commissionargli un lavoro di enorme prospettiva. Chi ronza attorno a Whitney pure a Boston? E perché la sorella cerca di metterla in guardia soprattutto dall'aitante Mike, che la ricoprire di attenzioni e gentilezze? Il fulcro attorno al quale ruota l'intero film è proprio questo: è possibile che il buon Mike sia molto meno buono di quanto appare? E' lui l'uomo dagli occhi verdi cui fa riferimento l'assurdo titolo italiano (ammesso che il colore sia quello, perché non sembra)? Si vedrà, ma quel che succede non è certo il massimo in termini di novità all'interno di un genere – il thriller televisivo – che difficilmente riesce a spingersi oltre il suo giardino di appartenenza. Ci si consoli con la discreta interpretazione di Shoshana Bush, la quale passa il tempo piuttosto combattuta tra l'attrazione per Mike e gli avvertimenti della sorella minore, che non smette un attimo di metterla in guardia. Non è la sola, tra l'altro, ma certo il fatto che Mike ammetta di essere innamorato di Whitney fin dai tempi della scuola non depone per il suo scagionamento da sospetti che si fanno sempre più pressanti.
Fortunatamente, almeno, la regia mantiene il thriller da camera entro livelli di decenza ragionevoli e non ci si annoia troppo, nonostante la piattezza dell'insieme. Salterà pure fuori una vecchina a sorpresa per dare una parvenza di thriller al tutto, perché per la gran parte siamo nei paraggi del dramma insulso con al centro la bella influencer con le sue preoccupazioni, che deve tirare in lungo quanto più possibile in attesa di vedere se ci sarà o meno un colpo di scena in grado di buttarla magari un po' più nel giallo. La chiusa con occhio spiritato sa quasi da parodia, e difficilmente si potrà considerare il film tra i più degni nel suo campo... Chiudi