De Niro è un funzionario che vaglia le richieste di riduzione della pena e si trova a fare i conti col proprio carattere/passato quando conosce un detenuto (Norton) e soprattutto la bella moglie di lui, instaurando un gioco al gatto e topo: chi bracca chi? Non è un action, i toni sono quelli del noir psicologico (pecca un po' di credibilità), gli attori funzionano nei rispettivi ruoli, la regia si mantiene distaccata evitando scivoloni ma, forse, non sfruttando tutte le potenzialità.
Dopo The score, tornano a recitare insieme due grandi attori come Norton e De Niro. Come nel film precedente però (nel quale compariva un'altra icona come Marlon Brando), i due non sono "serviti" al meglio da una sceneggiatura che si rivela piuttosto povera, puntando sulla caratterizzazione dei personaggi e sacrificando una storia alquanto scarna di avvenimenti. Il regista riesce almeno a rendere sufficientemente "torbida" l'atmosfera come si addice ad un noir che si rispetti.
All'inizio pensavo fosse un thriller invece è un dramma psicologico, condotto discretamente dai due protagonisti (che comunque non sono al loro meglio) ma piatto dal punto di vista della regia e della sceneggiatura. Molta prevedibilità anche negli sviluppi e finale inconcludente. La Jovovich è bella ma recita troppo sopra le righe; si salvano i duetti fra De Niro e Nortono ma sono entrambi nel film sbagliato.
Classico film che barcolla pretenzioso tra un genere e l'altro (thriller, dramma psicologico, noir?) e sbraca diventando un bel nulla anche abbastanza noioso. Oltretutto De Niro e Norton recitano con la stessa voglia che ho io a Capodanno di andare a pranzo con la mia famiglia acquisita dopo essere andato a dormire verso le cinque con un tasso alcolemico degno del buon Lemmy. La Jovovich è l'unica nota lieta perché, oltre ad essere la solita poesia in movimento, non recita nemmeno malissimo e pare la più convinta. Regia piatta ed avvilente.
MEMORABILE: De Niro beve tutta la sera gin con la Jovovich e la mattina dopo è bello fresco al lavoro... fantascienza!
Con un De Niro alla frutta così ci vorrebbe molto più del meno che modesto Curran a rinverdire qualche fasto lontano o lontanissimo. Non aiuta nemmeno la sceneggiatura che, davvero piatta e noiosa, fa comparire De Niro, nel 90% delle scene, seduto. Anche Norton è lontano anni luce da una recitazione almeno dignitosa. Si limita a fare occhietti per tutta la durata del film. Per supportare un thriller psicologico completamente statico ci vuole una sceneggiatura di alto livello, cosa che proprio non c'è. Deprimente e imbarazzante.
Un thriller psicologico in cui misticismo religioso e pazzie latenti emergono preponderanti, tuttavia il risultato è veramente scadente in quanto lo sviluppo narrativo tende ad arrivare al nulla con un finale che definire deprimente sarebbe un grande complimento. Cast magniloquente in cui si ammira solamente la conturbante quanto "sporca" bellezza della Jovovich.
Il film sarebbe stato abbastanza malato, se "qualcuno" avesse deciso di calcare la mano; invece tutto è lasciato molto in superficie, quasi abbandonato in un finale mediocre che non "sceglie", ma preferisce "far scegliere" allo spettatore non con una imposizione ma semplicemente per timore di una presa di posizione. Alla fine, dunque, di tutte le premesse possibili resta il nulla o poco più.
Nonostante un De Niro meno spallato del previsto (e non è poco), una Jovovich meno peggio del solito e l'ottimo Norton, trovo questa pellicola mediocre. La sceneggiatura e i dialoghi sono senza dubbio curati, così come l'intreccio, tuttavia d'un'attenzione che non sfocia in qualità. Resta un senso d'amaro per questa parafrasi della vita che incompiuta giunge al termine. Sicuramente un bel tentativo ma da rivedere. Soddisfatto a metà.
Film drammatico, affatto spettacolare, tutto giocato sui dialoghi, gli sguardi, le situazioni e lo scavo della psicologia dei personaggi, ognuno dei quali è messo di fronte alle proprie debolezze che hanno portato a scelte errate e quindi a un’esistenza in buona parte fallimentare. L’epilogo aperto è ancora più interessante, lasciando che ai vari quesiti corrispondano altre domande o risposte solo parziali. Buona la prova dei tre protagonisti.
MEMORABILE: Gli insetti intrappolati, metafora dei protagonisti.
De Niro da una parte, Norton dall'altra e nel mezzo la Jovovich, tentatrice, Eva e serpente allo stesso tempo, a confermare una volta di più (non ce ne sarebbe bisogno) quanto possa una giovane bellezza femminile nei confronti di maschi con regolari pulsioni etero. L'altra forza è il misticismo, la ricerca di un Dio, uno sguardo rivolto all'interiore piuttosto che all'esteriorità. Ce ne sarebbe a sufficienza per un dramma malato al punto giusto; lo stravolgimento delle personalità c'è, ma non rappresentato come dovrebbe. Jovovich la migliore.
Anziano funzionario addetto alla libertà vigilata vs detenuto manipolatore con moglie supersexy. Dovrebbe essere un film psicologico, in realtà è un maldestro tentativo di girare un confronto tra attori, tra stili di recitazione. Peccato che De Niro fosse ampiamente a fine corsa (sanguina il cuore a scriverlo) e Norton non basti a tenere in piedi una storia poco credibile e molto poco consequenziale (il filo conduttore familiare è esilissimo e il finale si raccomanda per la scarsa plausibilità). La visione mette tristezza, ma per le ragioni sbagliate.
Dramma carcerario: un detenuto inganna il suo supervisore per ottenere la libertà vigilata. Pellicola che non va oltre la mediocrità: storia piatta senza un vero e proprio punto di svolta che la faccia decollare. Alla fine si rimane con un unico vero punto interrogativo: Robert De Niro certi ruoli perché li accetta? Edward Norton, come spesso gli capita, sopra le righe.
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