La solita critica ha sparato a zero sul terzo giallo vanziniano, forse offesa dalla quantità di riferimenti politici, dalla presunta superficialità con cui i Vanzina affrontano un terreno tanto complesso e stratificato come la fantapolitica, per i soliti luoghi comuni sul giornalismo... Gran parte delle critiche non sono totalmente infondate ed è innegabile che si rilevi nel film una certa inegnuità nell'affrontare tematiche scottanti e che hanno impegnato in Italia registi e sceneggiatori di ben altre ambizioni. Tuttavia TRE COLONNE IN CRONACA è un fantathriller che viaggia spedito come un treno (il montaggio dello specialista Ruggero Mastroianni non perde un colpo), mantiene alto l'interesse...Leggi tutto dalla prima all'ultima scena e - particolare non da poco - gode di un soggetto affascinante e intricatissimo (alla base c'è l'omonimo romanzo di Corradio Augias e Daniela Pasti), sviluppato egregiamente attraverso una sceneggiatura (firmata Enrico Vanzina, of course) di ferro, capace di non lasciare alcun dubbio in sospeso e di spiegare ogni cosa con chiarezza esemplare, hitchcockiana. Dietro la macchina da presa Carlo Vanzina è come sempre essenziale e gran professionista, davanti c'è un cast che farà impazzire i cinefili amanti dei generi all'italiana: tutti (e son tantissimi) volti noti a partire da Gian Maria Volonté (che imita Scalfari alla perfezione) per continuare con Paolo Malco (La Chioma), Massimo Dapporto (Morisi), Sergio Castellitto (Quinto, il giornalista, un'ottima caratterizzazione, altro che luoghi comuni!), Carlo Giuffrè (Spano), Joss Ackland (Leporino), Demetra Hampton, Senta Berger, Lucrezia Lante delle Rovere e molti altri; ogni personaggio ha una sua dimensione, sa farsi ricordare per qualcosa. Un giallo solare, che descrive bene quel mondo del jet-set di cui i Vanzina han saputo essere meravigliosi cantori e che anticipa il discreto MILIARDI; il film funziona sotto ogni punto di vista e sa essere impeccabile, nella sua complessa semplicità.
Pur senza essere un capolavoro, è forse il miglior film di Carlo Vanzina, con un Volonté piacevolissimo (era giunto ubriaco al primo giorno di set, come il regista ha narrato nel 2005 prima di una proiezione alla romana Accademia di Francia, ma poi fu perfetto) e un Castellitto in ottima forma. Meno brillante Dapporto, che ha però la battuta più bella: dice che gli italiani preferiscono a Le Carré la Carrà. Sfolgorante la Hampton. C'è pure l'adorabile Clara Colosimo. Davvero un buon film.
Stride un po' la scelta di un soggetto particolare e "importante" (scritto dai Vanzina con Corrado Augias) con un certo imbarazzo nel dirigere un cast folto di nomi eccellenti. La trama è contorta, le idee buone con qualche spunto ottimo, eppure si intravede un'ingenuità di fondo che altri autori avvezzi al genere (Rosi, Petri...) non avrebbero mai potuto concepire. Comunque il meglio del "Vanzina touch" si sente, eccome: nella caratterizzazione di alcuni personaggi di secondo piano, nel ritmo vivace, nell'approccio disincantato alla materia...
MEMORABILE: Il simil-Scalfari tratteggiato da Volonté, naturalmente, dal perenne, indecifrabile, monnalisico sogghigno.
Per una volta lontani dalle vacanze di Natale e dal filone dei film giovanilistici e alle prese con un copione "importante" (tratto da un libro di Augias e cosceneggiato dallo stesso autore), i fratelli Vanzina confezionano un film dignitoso in cui in primo piano appare la realtà economica e politica italiana degli Anni Ottanta. In ciò sono anche aiutati dall'eccellente cast, che annovera il grande Volontè nel ruolo di protagonista. Forse troppo patinato, ma godibile.
Secondo me Carlo Vanzina ha fatto cinque film nella sua carriera: Sapore di mare, Vacanze di Natale, Sotto il vestito niente, Yuppies e questo. Come disse in tv, circa un anno fa da Marzullo, fu un vero e proprio flop: non c'è da stare allegri ad un'affermazione del genere, visto che si tratta di uno dei più bei film che trattano della situazione politico-finanziaria in Italia (post Anni Settanta). E poi che dire del cast, che va dal cinema di genere come Malco fino a grossi nomi come Volontè e Castellitto. Chapeau!
Riuscito thrillerone vanziniano, degno di nota per la capacità di trarre un buon lavoro da un testo di Augias, impresa di per sè ciclopica. Ottimo ritmo, situazioni per le quali oggidì si prova persino nostalgia, cast indovinato, e una divertente (soprattutto per gli sviluppi del plot) idea sul Direttore-deus ex machina - je sarebbe piaciuto, a Scalfari... Morricone pre-canna del gas si auto-cita (e ricicla) in modo spudorato.
Vanzina insolito e abbastanza gradevole. Il cast è di tutto rispetto e mette in evidenza Castellitto, Ackland e un Volontè sornione. Meno convincenti uno Sperandeo decisamente macchietta e il Dapporto diretto senza la necessaria energia. Ruoli minori per i vari Mattioli, Ghiani e Marescotti. Punti di merito l'equilibrio dell'insieme e aver rinunciato al sangue. Punti di demerito le solite interpreti "da strada" (la Hampton, le segretarie) e alcuni dialoghi a livello elementare. Non male.
Chi vuol comprare lo scomodo quotidiano d'opposizione diretto da Landolfi (un Volontè non molto ispirato che imita Scalfari)? Ovvio, un losco politico che dice "che tte serve", spalleggiato dalla mafia e da faccendieri assortiti. Vanzina esce dal suo terreno e si vede. Si ispira al thriller politico in voga due decenni prima, ma l'intreccio è banale (tranne il finale) e i riferimenti all'attualità sono poca cosa (chi è l'imprenditore "con le mani in pasta dappertutto" che gira in elicottero?). Regia senza identità, ambientazione che nel 1990 era già fuori moda.
MEMORABILE: "In Italia a Le Carré preferiamo la Carrà".
Se non si fossero fatti travolgere dalle ingorde scorpacciate vacanziere, i Vanzina, fra qualche brivido patinato in Sotto il vestito niente, qualche felice caratterista delle prime commedie e la solidità di questo thriller politico avrebbero trovato qualcosa di valido per reinventarsi. Il film risente di qualche rigidità da intreccio spionistico alla Pollack, ma con dei comprimari non sempre all'altezza che avviliscono la credibilità dell'intero impianto. Volontè dignitoso ma visibilmente provato in un film non indimenticabile ma che si fa seguire.
Quasi buono; l'innesto delle atmosfere vanziniane 80's funziona e il finale è da applauso. Purtroppo il film è dominato da recitazioni irritanti (Castellitto con perenne risatina ciociara è il giornalista dall'impermeabile sgualcito che gira in Vespa) e da un clima troppo televisivo (per numerose scelte attoriali ma anche per la musica piovreggiante di Morricone). Volonté pare messo lì per dare spessore, ma non emerge.
Discreto giallo ambientato nel mondo dell'alta finanza ma che indubbiamente si presenta come il miglior film di Carlo Vanzina, (anche se effettivamente quello meno riuscito di Volontè, pur bravo anche qui). La storia coinvolge più nella seconda parte, accompagnata dalle belle musiche di Morricone.
Nel 1990 si era già perso il gusto di vedere gli intrecci politica-affarismo-malavita-terrorismo raccontati dal cinema popolare, come quello di Vanzina: forse perché aveva già iniziato a raccontarli la fiction televisiva? Comunque, il film è efficace come celebrazione delle Idi di Marzo della Milano da bere, routinario nell'intreccio fantapolitico, originale nel finale da giallo inglese, che è folle, ma appunto per questo gradevolissimo. Un Vanzina anomalo, interessante.
Alcuni film si distinguono per la perfezione dell'intreccio o una trama originale e piena di colpi di scena. Invece Tre colonne in cronaca, niente di particolare sotto questi punti di vista, convince per l'atmosfera coinvolgente e per la brillante costruzione dei personaggi, interpretati da attori in stato di grazia (in particolare l'investigatore Dapporto, il giornalista Castellitto e, una spanna sopra agli altri, il direttore Volontè, che sfoggia una risatina diabolica da brividi).
Il merito di Vanzina si conferma ancora una volta l'aver saputo catturare come pochi altri lo spirito dei tempi. Questo film è una malinconica fotografia di un mondo agli sgoccioli, quello luccicante della "Milano da bere", che sarebbe stato spazzato via due anni solo dopo da Mani pulite. La regia è forse un po' troppo fredda e distaccata (per quanto a tratti ispirata), alcuni personaggi non convincono del tutto (Castellitto sempre sopra le righe) ma la pellicola funziona e non stanca, nonostante l'intreccio abbastanza macchinoso. Riuscito.
Sortita dei fratelli nel genere fantapolitico (ma non poi tanto fanta), riconducibile al filone del cinema di denuncia anni ‘70 (da Damiani a Petri, per star larghi), ma assimilabile per coté e stile visivo ad alcuni loro lavori precedenti (Sotto il vestito niente, Via Montenapoleone). L’intreccio, per sua natura farraginoso, è reso però con sicura fluidità narrativa, come ben ritmata è l’orchestrazione del nutrito cast nel quale si segnalano il compendioso Volontè Scalfareggiante, un levantino Malco, l’allusiva Berger. Castellitto-Dapporto un po’ carichi a salve.
MEMORABILE: I dialoghi tra Dapporto e la Berger; Volontè col faccendiere olandese; La soluzione nel giallo di Wallace.
Nel 1987, durante la conferenza stampa del pregevole Via Montenapoleone, i Vanzina affermarono che di lì in avanti si sarebbero occupati di cinema “impegnato” rispetto a quanto fatto fino allora. “Tre colonne…” è sicuramente annoverabile in questo progetto (che col tempo si rivelò disatteso). La pellicola - ascrivibile al filone del thriller politico con qualche efficace aderenza alla realtà - è di sicuro impatto emozionale, sorretto da ritmo e da un nutrito cast d'attori in stato di grazia. Indubbiamente uno dei migliori lavori dei Vanzina.
Film socio-politico, contestualizzato negli anni 80 e dotato di un consistente spessore tecnico e di una sceneggiatura lineare e coerente. Devo però aggiungere che il finale non mi è sembrato all'altezza del resto, a mio avviso un po' difficile da accettare come risultato della rilevante logica narrativa evidenziata fino a quel momento. I personaggi sono caratterizzati bene, ma ammetto che i sorrisetti di Volontè mi sono apparsi evitabili, poichè caricano la figura facendola apparire quasi stereotipata. Comunque un buon film impegnato, da vedere.
I Vanzina confezionano un interessante thriller politico partendo da un soggetto di lusso. Niente di eccezionale, per carità, ma l'ambiente della finanza milanese, già ampiamente frequentato dal regista in passato, risulta credibile e la sceneggiatura accompagna fino alla fine senza sbadigli, anche grazie a un cast di spessore che garantisce qualità. I riferimenti alla cronaca sono puntuali e a tratti premonitori, anche se manca il coraggio per l'affondo finale, alla Rosi o alla Damiani, per intenderci. Nel complesso un bel film.
Stampa, politica, polizia, omicidi, sesso, umorismo... un film che non si fa mancare nulla, compresa un'incursione nei gialli di Edgar Wallace. Il cast è variegato e ricco, ognuno adeguato al proprio ruolo. Carlo Vanzina mette a frutto tutte le sue esperienze girando un buon giallo, drammatico con venature di commedia, con senso della misura, su una buona sceneggiatura scritta in collaborazione col fratello. Ottima la colonna sonora di Morricone, che sottolinea con forza i momenti di maggior tensione. Menzione particolare per Tony Sperandeo.
Film non troppo noto nonostante si avvalga di un cast nutrito e d'eccellenza. La trama, un'indagine su alcuni omicidi che si rivelano legati al mondo freddo della finanza e a quello sciagurato della politica, è ben architettata, i personaggi interagiscono in modo coerente e non vi sono sbavature alla regia. Ognuno fa la sua parte e spiccano le prove di Dapporto e Castellitto, quest'ultimo spesso simpaticamente sopra le righe. La gattopardesca attualità del tema è evidente: sarà questo il motivo della scarse simpatie?
MEMORABILE: L'inseguimento alla Mercedes in due sul Vespone ("solo che qui non stiamo nel Bronx ma a Lavinio").
Il miglior film dei Vanzina, bravi nel coniugare le tematiche del cinema di denuncia con il giallo classico (il finale è un omaggio a Edgar Wallace). Il ritmo non perde un colpo, la sceneggiatura è quasi perfetta nel dipanare con esemplare chiarezza il complesso intreccio (anche se qualche ingenuità affiora), lo score di Morricone è di maniera ma piacevole, per non parlare del cast: Volonté sornione, Dapporto misurato, Castellitto istrionico e poi tutti gli altri. Ma al botteghino non funzionò. Forse uscì troppo tardi, o forse era ancora presto.
MEMORABILE: Il colloquio tra Dapporto e la Berger; I ruoli di Ackland e Bonagura; Il finale.
Giallo politico dei Vanzina, che dimostrano abilità nel tratteggiare il mondo degli intrighi di potere ed economici, un po' meno per quanto riguarda i meccanismi del thriller, dato l'intreccio un po' prevedibile. Comunque grazie al grandioso cast si guarda con molto piacere: Castellitto e Dapporto naturalissimi e simpatici in coppia, Volonté gigantesco e azzeccati tutti i comprimari (tra cui Mattioli, Sperandeo, Giuffrè). La confezione è piuttosto elegante, con una azzeccata colonna sonora di Morricone e una fotografia discreta. Buono.
Thriller a sfondo politico e giornalistico, il film si contraddistingue per la solida regia di Carlo Vanzina, che tiene il ritmo sempre alto non annoiando praticamente mai. Si consideri poi la presenza di un cast di livello: Volonté è indubbiamente il migliore; seguono a ruota un ottimo Castellitto e un discreto Dapporto. Ci sono anche Sperandeo (non si vede molto ma lascia il segno) e Mattioli in una piccola parte. La vicenda gialla è controversa, da seguire attentamente e riserverà qualche sorpresa. Perfetta la colonna sonora. Grande cinema.
Film, tratto dal libro di Augias, che racconta la "guerra di Segrate": la scalata di Berlusconi al quotidiano la Repubblica che sbarrò la strada a De Benedetti. I Vanzina bros. rimpolpano il tutto con omicidi, terroristi arabi, ricatti e attentati. Bravi Dapporto e Castellitto, ma oscurati dai giganteschi Ackland e Volonté (che fa un cinico e manipolatore Scalfari). Bellissima ma puramente ornamentale Demetra Hampton.
Sottovalutata perla vanziniana, un giallo politico dotato di un soggetto perfettamente congegnato e di una sceneggiatura snella e intricata al tempo stesso, ricca di sottotrame che l'abile montaggio riesce a far scorrere in modo e fluido e incalzante (si noti l'utilizzo delle belle musiche morriconiane, che danno il giusto slancio nei passaggi tra una scena e l'altra) fino a una soluzione finale indubbiamente raffinata. Cast perfettamente selezionato (eccetto forse la Hampton), fotografia non propriamente folgorante ma piuttosto funzionale.
Recitato molto bene (poi c'è un mostro sacro come Volontè...), tra gli attori principali l'unico che ogni tanto stecca è Dapporto; anche il cast secondario è ottimo, così come le musiche incalzanti. Il soggetto - che si rivela un misto di giallo e fantapolitica - è però debole e non riserva sorprese. Molto buona la chiusura finale con l'inquadratura sul libro di Wallace.
Valido film girato da Carlo Vanzina che ha dalla sua un ottimo cast ma che purtroppo in alcuni momenti risulta decisamente pesante. Ci sono però belle scene e alla fine il film è un misto ben riuscito di giallo, azione e drammatico. Non è sicuramente un capolavoro, ma direi che un'occhiata la merita. Un altro punto a favore l'ottima colonna sonora.
Fa un certo effetto vedere Gian Maria Volontè in un film di Vanzina. Siamo in un thriller politico e la scelta del grande attore si rivela adeguata. Lo script vede la scalata a un quotidiano tra omicidi e intrighi di ogni sorta. Il compianto regista dimostra uno stile efficace anche in questo campo. Alcuni personaggi sono un po' stereotipati ma il risultato resta gradevole. Musiche di Morricone.
Giornalista e commissario indagheranno su un intreccio di potere. Giallo ben intessuto che mischia la finanza con la politica e annessi giochi ai piani alti. I Vanzina si distinguono per gli esatti tempi thrilling, anche se con una maggiore produzione il film avrebbe potuto avere un respiro più internazionale. Volontè ha l’aplomb di Scalfari con il tono di voce di Craxi, Castellitto ha le battute più divertenti, Dapporto i tratti da perdente; il resto del cast è decisamente di livello inferiore. Discrete musiche di Morricone.
MEMORABILE: "Pare l’attacco del Milan!"; I servizi segreti che intervengono; Lo svelamento dell’omicidio con il serpente senza veleno.
La scalata rapace all'acquisto di un quotidiano molto influente sembra costellata da alcune morti eccellenti e, al solito, c'è un piccolo ispettore che indaga. Carlo Vanzina mostra di valere e di sapersi anche impegnare sfornando un film tra il politico e il giallo di buona fattura e con un buon ritmo. Il cast è variegato e scelto con cura: spicca Sergio Castellitto, fra tutti, gigione e impegnato nel contempo. Qualche momento un po' televisivo ne guasta l'aplomb.
Mediocrità diffusa per questa "vanzinata" intrufolatasi nel giallo. Non è questo il genere più congeniale ai due fratelli, lo si vede dall'emulazione parziale del Volontè (qui sprecato) di Sbatti il mostro con una trama diversa ma raffazzonata, troppi elementi messi sul piatto che male si amalgamano. Anche il montaggio lascia un po' a desiderare, molte scene sono da trenta secondi e composte da dialoghi insignificanti (Volontè che invita a cena la collega). Cast in generale non malvagio ma Castellitto qui è sopravvalutato.
Molti personaggi e un intreccio politico caratterizzano questo film, molto complesso nella trama ma dotato di una sceneggiatura solida che pone tutto in funzione di uno scopo comune, senza buchi apparenti. Il cast, come detto ricchissimo, è ben diretto (tra gli alti ovviamente Volonté e tra i bassi Sperandeo, troppo macchietta). Il tutto è reso in modo godibile anche se, come naturale conseguenza, si impone allo spettatore lo sforzo di non perdersi nella complessità e nei nomi dei personaggi. Insuccesso al botteghino? Ingiustizia.
Onesto giallo che, al netto della confezione para televisiva e di ost morriconiana tronfia e para sicula, rivela una buona fattura e un ottimo cast di vecchie e nuove glorie del tempo; la palma del migliore va ovviamente al direttore sardonico e quasi mefistolico di Volonté ma non sfigura Castellitto cronista d'assalto dalla battuta pronta, mentre Dapporto appare un po' forzato; menzione per Sandro Ghiani in un ruolo finalmente a tutto tondo e "parlante" mentre l'ambiente descritto nel film sarebbe crollato pochi anni dopo con gli arresti di "Mani Pulite".
Un thriller quasi perfetto, ambientato nel mondo della politica e del giornalismo che lo racconta (quasi tutti hanno notato una similitudine tra il personaggio interpretato da Gian Maria Volontè e Eugenio Scalfari, all'epoca direttore di Repubblica). Con ritmo incalzante si segue la vicenda e si tifa per Sergio Castellitto, cronista sincero e anima pura in mezzo a tanti pescecani.
Vanzina gioca a fare il Petri o il Damiani cercando di rivitalizzare il thriller politico con buoni risultati e con l'iconico Volonté (che anche con il solo carisma basta e avanza): il film funziona grazie alla buona gestione della tensione e delle sorprese (e il finale è tutt'altro che scontato). Cast internazionale in parte, citazioni colte (Wallace) e un Morricone che si autocita a più non posso, come a voler riallacciare il discorso col passato. Magari paga nel confronto con i modelli ispiratori ma è godibile e al dì sopra della media dello standard del regista.
Vanzina propone una sfilata di attori in erba (che il pubblico imparerà a conoscere) e non, in grado di far mantenere allo spettatore il sufficiente livello d'interesse per una vicenda dove lupi conclamati, o travestiti da pecora, non si fanno problemi a eliminare chi li intralcia, o minaccia la loro sicurezza economica. Non tutto nello svolgimento è collegato direttamente all'indagine. Ma ogni attore riesce comunque a dare il suo contributo (Volontè, con risatina facile, in primis). E nonostante la parte col serpente sia piuttosto grossolana, il risultato finale è comunque buono.
MEMORABILE: "La verità non sta mai sui giornali"; Il giornalista al poliziotto: "Io me ne vado, però poi scrivo che brancolate"; I tre giusti.
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DiscussioneZender • 4/06/09 12:23 Capo scrivano - 48853 interventi
A me piacque molto il soggetto intricato e il modo in cui Vanzina l'ha svolto, sveltendolo molto rispetto a quanto ci si potrebbe aspettare da questo tipo di film. L'ho trovato poi ben recitato (Volontè in primis, ovvio), ricco di caratteristi di buon rango...
Columbo, anche se è giufrecciato ab omnibus, ne parlano tutti abbastanza bene di questo film di Vanzina, tanto che lo ritengono molti il suo capolavoro... io non l'ho visto, ma potresti buttarci un occhio se è bellino, come dicono :-).
DiscussioneZender • 18/08/11 00:38 Capo scrivano - 48853 interventi
Columbo, lascia perdere: non fa per te, lo sappiamo già tutti:)
DiscussioneZender • 18/08/11 09:37 Capo scrivano - 48853 interventi
Columbo ebbe a dire: Ieri mi hanno costretto pure a riveder Sapore di mare Ah, vedi che qualche amico dal buon gusto ce l'hai allora :)
Don Masino ebbe a dire: Come sempre gran lodi a Markus per l'articolo, anche se mi dispiace un po' che non parlino molto del film, parlano più che altro del Volonté attore mentre mi sarebbe molto piaciuto leggere della strana coppia di cui parla Zender nella presentazione all'articolo. E anche io non capisco sta cosa di Craxi. Era risaputo che imitasse Scalfari boh.
In effetti, per come è scritto, il personaggio ricorda molto Scalfari, ma per il tipo di voce che usa Volonté, specie in alcuni passaggi del film, in effetti ricorda molto Craxi.
L'ha ricordato anche a me, ben prima di leggere l'articolo postato da Markus
CuriositàZender • 2/05/20 13:17 Capo scrivano - 48853 interventi
Dalla collezione "Sorprese d'epoca Zender" il flano del film:
HomevideoDusso • 24/02/22 10:47 Archivista in seconda - 1924 interventi
La versione Mustang contiene intervista ad Enrico Vanzina e un introduzione di Moccagatta
HomevideoZender • 24/02/22 11:01 Capo scrivano - 48853 interventi
Ma il master è sempre lo stesso in 4:3 scarsissimo?
DiscussioneGugly • 28/06/23 16:48 Archivista in seconda - 4712 interventi
Ciao a tutti, il film l'ho visto ieri sera, non dico per la prima volta ma mi ci sono messa di buzzo buono per osservarlo e tirar fuori un parere: la messa in scena a mio avviso è televisiva para fiction e la colonna sonora del Maestro Morricone è piattamente "thriller ottanta-novantiana"....detto questo, Volontè non si discute ma se non fosse per il ghigno più che Scalfari ricorda l' Aldo Moro interpretato quattro anni prima con la regia di Ferrara, l'ambiguità è simile, anzi andiamo direttamente al Todo Modo di Petri. Il resto del cast se la cava, tra un Carlo Giuffrè che compare pochissimo e un Dapporto dimesso e scavalcato da un aggressivo Castellitto; a proposito, degno di nota un dialogo tra i due quando si mettono a rievocare misteri italiani relativi a suicidi che forse suicidi non sono visto che ricordano, senza fare nomi, "uno che è volato da una finestra, uno che si è impiccato sotto un ponte e uno che ha bevuto un caffè avvelenato in carcere".