Strano sequel, questo dei due soliti idioti: evidentemente resisi conto che il successo del primo capitolo era merito quasi esclusivo del vecchio Ruggero De Ceglie, i due lo eleggono a mattatore unico riducendo le caratterizzazioni secondarie a brevi interventi utili soprattutto a variare un po' registro per impedire la sovraesposizione del protagonista. Cosa impossibile, naturalmente: molto più a briglia sciolta che nel numero uno, De Ceglie/Mandelli è lasciato libero d'improvvisare e s'incarta nell'abituale sequela di volgarità...Leggi tutto sempre più fini a se stesse. La stranezza tuttavia consiste nella scelta di azzardare gag che puntano più spesso al surreale che al comico (vedi i due scolaretti che miscelano droghe, ma anche l'intermezzo con accelerazioni e cartelli da comiche mute): è come se le ambizioni sopite dei due finissero annacquate in una poltiglia incapace di supportarle, originando un umorismo inevitabilmente indigesto; e questo fin dall'inizio, da quando un gruppo di ragazzi milanesi debosciati si ritrova nel buio della sala per assistere su grande schermo proprio ai Soliti idioti in un incipit metacinematografico inatteso e di una certa forza, volgare e rozzo quanto si vuole ma a suo modo efficace. Il continuo mescolare alto e basso senza una logica nonché l'affidarsi a un soggetto abbozzato più che a una vera sceneggiatura produce un effetto insolito, assente nel primo capitolo (che nella sua formula non ortodossa si presentava comunque molto più organico). La volontà di proporre qualcosa di nuovo si percepisce, è la realizzazione a non poter soddisfare. Gli interminabili rigurgiti di ultravolgarità del padre De Ceglie, non mediati da uno script che li incanali trasformandoli in gag più spendibili, mettono impietosamente in evidenza i limiti del personaggio, la sua ripetitività. Eppure, di fronte a certe trovate (persino i poliziotti scoreggioni, per quanto sia dura da ammettere) o al doppio meta-finale verrebbe quasi da gridare all'avanguardia, se non fosse per la scarsa perizia nel gestire simili ambizioni. Così invece, al netto del vorrei ma non posso, ciò che resta in mano è purtroppo un'opera di rado divertente, che spreca anche le migliori gag (la scena dell'accanimento terapeutico) in un incontenibile e vuoto delirio verbale. Il politicamente scorretto, comunque, una volta tanto è sincero. Teocoli fa da spalla occasionale, Gianmarco Tognazzi povero in mensa mostra cosa significhi recitare e, nel quadro cabarettistico generale, colpisce; peccato sia del tutto fuori luogo... un po' come il film stesso.
Se il primo episodio si reggeva maldestramente (ma almeno si reggeva) grazie al vecchio sboccato e con la faccia come il c..., qui tocca risorbirsi lo stesso brodo pecoreccio di una comicità che vive troppo di istanti, di flash verbali monotema (c'è un limite alle operazioni commerciali). Certo, il "decrepito" protagonista strappa qualche sorriso (chiama la moglie del figlio "merda con le scarpe" e "sacchetto di piscio"), ma tutto il resto è solamente pietoso, Teocoli e Tognazzi compresi. Gli inserimenti presi dagli sketch non hanno giovato (anche i russi autolesionisti scadono in fretta).
MEMORABILE: I poliziotti scoreggioni ("Mi sta confondendo!" urla guardando la donna che stende i panni); Libro aperto sulla faccia della moglie durante l'amplesso
L'effetto novità si è ampiamente sgonfiato! In questo secondo capitolo dei due idioti si rasenta la noia in più punti: tutto si sviluppa in una triste messinscena in cui la volgarità non è al servizio di una vicenda goliardica, ma il solo fine per riempire buchi narrativi evidenti. Vicenda senza capo né coda e una pessima fotografia al limite dello squallore completano il tutto. Teocoli e Gianmarco Tognazzi prestati a questo film sono un insulto al buon gusto.
Parlar male del film dopo che si è deciso di vederlo è un po' come lamentarsi di irregolarità nel gioco delle tre carte. Biggio e Mandelli sono così e questa volta, per quanto possibile, riescono a portare il loro show al cinema in modo più uniforme e "spinto" del precedente. Il vero anti-natale: demenzialmente scorretto, volgarissimo, demente e dissacratorio. Non è poco per una commedia italiana. E se è verissimo che il ritmo si sfilaccia e si ingolfa il motore in più di un'occasione, se non ci si vergogna le risate liberatorie non mancano di certo.
MEMORABILE: Il veloce nudo natalizio di Miriam Giovanelli: non si vedeva qualcosa di così piacevolmente gratuito da davvero parecchi natali.
Se un merito va riconosciuto a Biggio e Mandelli è proprio il coraggio di affondare sempre più nel turpiloquio, nella trivialità, arrivando quasi alla barbarie comica. Misteriosamente non è l'insistenza dell'insulto a disturbare, ma l'inutilità dell'operazione: in fondo gli autori non hanno davvero nulla da dire se non condurre al rifiuto, all'irritazione e dunque far parlare di una pellicola disturbante e cattiva. Marketing: incassare di idiozia, prendendo in giro tutti senza un'idea valida di cinema.
Sequel di I soliti idioti intriso di volgarità e situazioni scontate che ricordano troppo il primo film senza novità evidenti. Va comunque detto che i due protagonisti mi sono risultati simpatici, nonostante tutto, molto probabilmente perché viene rappresentato un tipo di comicità a me nuovo. Niente di che ma l'ho trovato piuttosto scorrevole, senza che mi venisse voglia di spegnere il televisore.
MEMORABILE: La scena dell'ospedale mentre il padre protesta contro l'accanimento terapeutico sul figlio; De Ceglie al telefono con l'assicuratore.
A parte le tasche dei protagonisti, nessuno poteva sentire il bisogno di questo sequel, certo non gli spettatori. Questa volta si punta tutto su un personaggio, evidentemente il più riuscito del primo film (la scelta era ardua). Nulla di nuovo sotto il sole se non che a peggiorare il tutto manca anche l'effetto sopresa. Solita profusione di volgarità inserite in una non storia. Ridateci Vanzina !
Seguito decisamente scadente che, per il tentativo di rendere protagonista assoluto il personaggio di Ruggero De Ceglie (Mandelli), lascia spazio a sporadiche risate in concomitanza con le sue sguaiate e volgari battute. Spiace vedere Teo Teocoli in un ruolo che lo spreca mettendo in ombra la sua indubbia bravura. Noioso.
Sequel incapace di trovare nuovi spunti di comicità, lascia troppo spazio al mattatore del primo capitolo che non sa più quali volgarità sparare per far colpo sullo spettatore. E pure il rapporto col figlio segue la stessa fase calante: si salva solo quando il padre vorrebbe staccargli la spina in ospedale o quando entra in scena (ma non si vede) la moglie Fabiana. Insomma, sceneggiatori alla deriva e troppe pacchianate assortite tra preti dj, killer russi e premi letterari.
Persa la novità del primo capitolo rimane solo l'inconsistenza della sceneggiatura e la ripetitività dei personaggi principali (i De Ceglie). Le volgarità sparate a raffica da Mandelli ogni tanto strappano qualche risata, ma alla lunga annoiano e basta. Gli altri sketch poi sono anche peggio (velo pietoso sui poliziotti scorreggioni) e la regia è davvero pessima, senza alcuna idea. Teocoli è sprecato e dispiace vederlo coinvolto in una simile operazione.
Se il primo film poteva farla franca come tentativo (seppur maldestro) di riportare in auge la commedia pecoreccia, questo sequel non fa che mettere in chiaro la natura commerciale dell'intera operazione. Nessun elemento di novità, solo un incessante alternarsi di turpiloquio e situazioni "comiche" che nulla aggiungono rispetto alla serie tv. Si giunge presto alla saturazione per poi sprofondare nella noia.
Il primo film, essendo una novità, aveva quantomeno un suo perché. In questo secondo capitolo assistiamo a un numero infinito di ripetizioni che suscitano noia, già a partire dalla sigla iniziale. Si salva la solita accoppiata vincente Ruggero De Ceglie vs il povero figlio Gianluca, forse l'unica trovata davvero divertente. Evitabile.
Come il primo, peggio del primo; sembra che a far ridere gli italiani siano i film che mettono in riga una serie infinita di volgarità (basta pensare alla serie infinita di cinepanettoni). Noioso, stanca dopo i primi cinque minuti di visione. Difficile anche commentarlo, perché non c'è assolutamente niente su cui poter far un minimo di critica.
I due soliti idioti piacciono e in fondo divertono, ma guardando questa pellicola ci si rende conto che forse un film intero per loro è troppo. Le scene, le battute e i personaggi stessi si ripetono molto e se nel breve sketch divertono, nel lungo periodo finiscono per stufare e portare a distogliere l'attenzione. Pessime le scene all'interno del cinema.
Inutile sequel di una pellicola che già era tutt'altro che riuscita. L'idea di incentrare l'intera storia sulle vicissitudini della famiglia De Ceglie già non è vincente in partenza, a meno che non si voglia battere il record di parolacce in un film (ma al ventesimo minuto si è già saturi). Aberrante l'uso in colonna sonora di "Father and Son" di Cat Stevens, la parodia di Karate kid è da antologia del brutto. La battuta finale dei milanesi al cinema sul fatto che il cinema è morto è l'unica azzeccata (in effetti a guardare questo film...). Da evitare senza rimpianti.
Dopo il parziale successo del primo capitolo e sempre sulla falsa riga delle strisce televisive, ecco i due soliti idioti tornare sul grande schermo. La storia principale è quella che vede Ruggero e Gianluca scappare da una coppia di russi scatenati alla ricerca di un'auto e di una grossa somma di denaro. La cosa che funziona maggiormente sono i personaggi secondari (sempre interpretati da loro), che portano un po' di freschezza all'interno di una sceneggiatura che non riesce mai a convincere del tutto. Ancora una volta Biggio e Mandelli dimostrano di non reggere nel lungometraggio.
MEMORABILE: La coppia di russi che si massacrano ogni volta per dimostrare che non scherzano.
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La canzone della sigla iniziale del film (Minchia boh) è stata scritta e cantata dai Club Dogo (appaiono anche nel film in sella ai booster) in collaborazione con Francesco Mandelli e Fabrizio Biggio.
Era stato annunciato dal produttore Pietro Valsecchi, dopo il secondo capitolo cinematografico, un terzo film intitolato "I soliti idioti in vacanza a New York", mai realizzato perché Mandelli e Biggio, come hanno poi dichiarato, sostenevano che due capitoli fossero più che sufficienti.
Fonte: Wikipedia
DiscussioneCaveman • 12/12/18 08:34 Servizio caffè - 403 interventi
Galbo ebbe a dire: Francamente a me erano sembrati entrambi scadenti , una puntata di televisione di serie C allungata.
Non avevo mai pensato a questo parallelo. Anche perché Biggio e Mandelli portano in scena personaggi molto più volgari.