Matarazzo all'apice della sua crudeltà, che qui non indietreggia nemmeno davanti ai minori: gran divertimento, quindi. Ottimi Nazzari aspirante padrone illuminato (ma anche un po' frescone) e Lulli bieco caporale profittatore, ma il tripudio è per la Sanson sul cui personaggio Matarazzo si sbizzarrisce, conferendo a quasi tutte le sue scene una dimensione metafisica, fiabesca (la fuga sotto la pioggia, il rogo, le apparizioni monacali, l'incredibile immagine finale).
Una donna crede che il figlio sia morto e si rifugia in un convento. Ma poi... Splendido melodramma girato benissimo, con un ritmo esemplare e una coppia d'attori di alto livello. Nazzari era nato per queste parti; la Sanson era all'apice della bellezza e della bravura. Il capolavoro del terzetto, senza dubbio.
Lui è ricco, lei povera, si amano e dalla relazione nasce un bambino, ma la madre di lui si mette in mezzo rovinando tutto. Melodrammone sentimentalone di grandi passioni e grandi inganni, bontà e cattiverie, lacrime e morte. La premiata ditta Matarazzo-Nazzari-Sanson sforna un altro commovente feuilleton, azzardando una cornice vagamente neorealista (l’ambiente operaio di una cava di marmo) ma rimanendo ben piantati tra le nuvole (lui a Londra chiede: "quand’è il primo treno per l’Italia?"). Bravo il piccolo Enrico Olivieri.
Melodrammone anni '50 che incassò uno sproposito. La trama è da fotoromanzo, con inverosimiglianze a piene mani, ma questo non è necessariamente un difetto: la storia infatti procede piuttosto bene, ed il cattivo interpretato da Folco Lulli è notevole. Certo gli ultimi 20 minuti sono davvero pazzeschi, e l'idea che le donne italiane fossero tutte suore o prostitute emerge con una certa prepotenza dal nostro cinema del dopoguerra. Particina per Paul Muller, non accreditato.
Intenso melodramma di Matarazzo con la coppia per antonomasia Nazzari-Sanson. Strappalacrime quanto basta vede un Nazzari tagliato perfettamente per la parte, drammatica la narrazione con numerosi colpi di scena tutti tendenti alla commozione. Venato di neorealismo il film è un valido prodotto del periodo.
Dispiace dover dare un voto basso a un film con un simile buon cast: il problema è che da prodotti come questo hanno avuto origine le fiction nostrane, zeppe di intrecci inverosimili, dialoghi prevedibili, pentimenti dell'ultima ora e coincidenze ingiustificabili. E' difficile arrivare alla fine perché non c'è una sola scena distensiva; solo una sequela di disgrazie che sfociano in un finale patetico e malamente rattoppato. E non finisce qui: c'è anche un seguito!
MEMORABILE: L'incendio della casetta in cui vive Luisa.
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Nato a Torino il 14 dicembre 1939, Enrico Olivieri fu un attore bambino (molto attivo nei melodrammi: oltre a questo I figli di nessuno, compare in Redenzione, Chi è senza peccato, Menzogna, Bufere) e adolescente (l'ultimo suo film risulta essere stato il baviano La maschera del demonio, interpretato quando aveva vent'anni: nel film di Bava però, Enrico era doppiato da Massimo Turci...).
Fu anche un doppiatore-bambino piuttosto frequente (sua, per esempio, la voce italiana del piccolo Billy Gray nel classico di fantascienza Ultimatum alla Terra di Robert Wise).