Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Il numero del canale si trova tra parentesi dopo il suo nome. Se non c'è, cercatelo qui: numero canale. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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Reeves: Piuttosto ambizioso come idea, assolutamente modesto e soprattutto diseguale nella realizzazione. Qualche risata la si fa, ma tutte le allusioni al sesso (eccezion fatta per lo strip-tease di Aida Yespica, davvero spettacolare) invece sono banali e involgariscono il tutto. La performance più sorprendente è quella di Francesco Salvi, la più banale quella con la solitamente brava Tosca D'Aquino.
Daniela: Per sventare le trame dell'infido Duca di Lavalle, la regina vedova chiede aiuto ai quattro moschettieri. Essendo questi morti o acciaccati, prendono il loro posto i figli che ne hanno ereditato i rispettivi caratteri. Film "partorito" dal classico di Sidney, non può certo competere con quello, ma è comunque spettacolo spigliato e gradevole con una simpatica variante: la figlia di Athos, interpretata dalla splendida rossa O'Hara, abile spadaccina che ha gioco facile nel conquistare l'ammirazione dei suoi compagni d'avventura ed il cuore di D'Artagnan/Wilde. Impeccabile Douglas, fetente doc.
MEMORABILE: La chiamata in soccorso di tutti i figli dei moschettieri del Re
Pinhead80: Divertente commedia farsesca diretta da Pingitore che si avvale delle presenza di alcuni dei suoi fedelissimi (Pippo Franco, Oreste Lionello). Si prende in giro la Chiesa e la politica mettendone in risalto i rapporti d'interesse. Tanto ciociaro e tanto divertimento regalati da un cast di tutto rispetto e da caratterizzazioni niente male (su tutti Lionello nei panni del sindaco Spartaco De Simone).
MEMORABILE: D'Angelo che riprende un sonetto del Belli tratto da Er Lavore.
Noodles: Un cast di grandi nomi non basta a salvare una commedia fiacca e lentissima, con pochi sorrisi e tanti sbadigli. La sceneggiatura non è neanche male e si prestava a un risultato migliore. Il tutto è salvato dalla bravura della Merlini e di De Sica. Insopportabile il personaggio di Alberto Sordi. Anche i fratelli De Filippo non sono al meglio in questo film. Da vedere senza pretese.
Caesars: John Badham è regista capace e sa come confezionare un film per renderlo avvincente. Ne è prova questa pellicola, nella quale si narrano gli effetti dell'intrusione di un ragazzino nei sistemi informatici dell'esercito americano (ma egli pensa di giocare ad un comune fantasy-game). Una sceneggiatura intelligente e un buon senso del ritmo, uniti alla bella interpretazione fornita da Matthew Broderick, fanno sì che il prodotto sia altamente godibile. Tre pallini ci stanno tutti.
Digital: Un portale magico situato nei pressi di una grotta spedisce un manipolo di Puffi (quelli più rappresentativi) a New York. Sarà l'inizio di una serie di rocambolesche avventure con i Nostri che dovranno sfuggire dalle grinfie del malefico Gargamella. Film niente affatto male, adatto per lo più ad un pubblico di bambini ma che può essere fruito - se preso nel verso giusto - anche da chi bambino non è. Il ritmo è svelto e non si fatica ad arrivare ai titoli di coda. Buoni gli effetti in computer graphics.
Galbo: I due meridionali in fuga dal paesello: ricorda qualcosa ? Solo decine di altri film, non ultimi quelli di Checco Zalone, non tanto nascostamente preso come modello di una commedia che consente qualche risata, giusto dovuta ai due protagonisti che però "funzionano" molto di più nella prima parte. Il contesto è davvero poca cosa, a partire da una regia che si limita a seguire gli attori senza nulla togliere o aggiungere, per continuare con un contesto ambientale davvero povero.
Nicola81: Western senza infamia e senza lode, incentrato su una faida tra allevatori di bovini e pecorai tra cui si frappone un protagonista abbastanza originale: un predicatore con un passato da pistolero e che infatti saprà ancora ricorrere alle armi, quando la situazione lo richiederà. Inizialmente non manca qualche sequenza piuttosto violenta, ma l'epilogo è all'insegna della riconciliazione e della tolleranza (pure troppo, a pensarci bene…). Buona la prova del cast, ma la bellezza della Hershey risalterà maggiormente in seguito.
Fino a un certo punto il film regge. Consideriamo che è un prodotto televisivo, con tutti i limiti del caso, e che in fondo può giovarsi della buona interpretazione di una ancora giovanissima ma già molto espressiva Nicole Muñoz (ben doppiata, va detto), qui la figlia diabetica di una donna che semplicemente ha scelto, dopo essere stata lasciata dal marito (e padre), l'uomo sbagliato. Fino a un certo punto, si diceva. Perché nell'ultima parte, quando subentrano l'azione e il thrilling, si precipita in almeno un paio di scene che definire grottesche...Leggi tutto è poco e che lasciano ampiamente capire quanta poca attenzione si sia data alla plausibilità delle stesse: nella prima madre e figlia sfuggono dalle mani di chi le tiene sotto tiro (tre uomini grossi così) a cinquanta centimetri semplicemente scappando d'improvviso in una zona in cui la visibilità è di almeno duecento metri. I loschi figuri non solo non riescono a bloccarle sull'istante come logica direbbe, ma riescono dio solo sa come a perderle di vista! Successivamente qualcuno viene spinto in un dirupo (fino a un secondo prima non inquadrato) spiccando un volo in avanti di cinque o sei metri per raggiungerlo e tuffarcisi dentro. Ci si chiede come il regista non si sia accorto dell'assurdità della cosa...
Ma non è solo qui che il film perde completamente di vista il buon senso, anche da parte delle protagoniste; che invece fino a quel punto erano riuscite a rendere relativamente coinvolgente la vicenda, cominciata a Seattle (tanto per cambiare, con la solita torre in primo piano). Qui Valerie Williamson (Gibb) e sua figlia Claire (Muñoz) vengono invitate dal nuovo fidanzato di lei, Steve Walsh (già, lo stesso nome dello storico cantante dei Kansas), a seguirlo in Alaska. Salgono così su un aereo privato insieme a un terzo passeggero, Marcus (Santiago), che avevamo visto nel prologo rubare un file dal Pc di un'azienda eliminando la guardia di sorveglianza. Steve dice che le raggiungerà in seguito sul posto, ma l'aereo in Alaska non arriverà mai. Poco dopo il decollo, infatti, il velivolo viene colto da una perturbazione ed è costretto a un disastroso atterraggio di emergenza sulle montagne: il pilota muore sul colpo, i tre passeggeri non si fanno neanche un graffio e cominciano a vagare per i boschi convinti di poter tornare facilmente in città. Verranno sorpresi da un orso mentre Steve riuscirà a farsi accompagnare sul luogo dell'incidente da una agente di soccorso.
E qui comincia la seconda parte della vicenda, pronta a disperdere quanto di discreto visto fino a quel punto per tentare tragicamente la via del thriller (con tanto di grizzly assassino che circola in zona). Si innesta la componente avventurosa su di una base noir facile facile (c'è da recuperare la chiavetta che avevamo visto sottrarre nell'incipit) aggiungendovi molto blandamente il dramma della bimba diabetica che necessita di cure immediate. Sullo sfondo qualche contrasto familiare (Claire non sopporta Steve, che invece sua madre adora) e una suggestiva ambientazione boschiva con neve. Al centro le due donne (i maschili sono tutti disdicevoli), dipinte come indifese e parzialmente ingenue, in balia degli inganni del titolo italiano che effettivamente si celano dietro una storia in apparenza banale e non proprio esaltante. Non un film tremendo, visto che in fondo la recitazione è nel complesso accettabile e che la regia un certo ritmo lo tiene, ma certo siamo lontani da ogni parvenza di originalità e tutto sa tristemente di già visto.Chiudi
Galbo: Regista in grado spesso di evocare forti emozioni con le immagini, Jim Sheridan racconta una storia che si dipana attraverso un doppio arco temporale. Il segreto è un film realizzato con una grande cura per i dettagli, fotografia e ambientazione (irlandese) di grande suggestione. Può inoltre contare su un cast “forte”, con particolare riguardo alla figura della protagonista. Rimane tuttavia un film che emoziona poco, con una sceneggiatura che in alcuni passaggi è forzata e un finale troppo conciliante.
Hackett: Dopo i primi insuperabili quattro capitoli, la saga fantozziana prende fiato e sforna un film divertente ma dalla trama facile e ruffiana. Viaggiando nel tempo con il ragionier Ugo ritroviamo le sue solite gag vestite a festa con ambientazioni storiche curiose e divertenti. Si ride, se si ama Fantozzi, ma la genialità della serie originale manca.
Ryo: Terribile operazione che unisce animazione e attori in carne e ossa. Ormai la tecnologia è arrivata a un livello tale che tutto ciò non stupisce più come ai tempi di Roger Rabbit, ma il problema è la sceneggiatura, scarsa quanto la credibilità degli attori. Sebbene la struttura ricalchi quella del cartone animato, certe cose è meglio che rimangano all'interno di un format che è il cartone animato. Timothy Omundson, apprezzato in Galavant, si impegna, ma alla base ci sono una regia debole e dialoghi inconcludenti.
Mickes2: Anticamera di Tree of life. Il Nuovo mondo per ritrovare un Nuovo se stesso. 1607, Virginia, colonizzati e colonizzatori: mondi agli antipodi dove il possesso, la prepotenza e la menzogna si scontrano con l’altruismo, la fratellanza e la trasparenza. E in mezzo allo scontro, fatale e irruento, una storia d’amore, di scoperta e interazione sublimata dal lirismo e dall’astrazione visionaria tratti distintivi di un autore capace di ammaliare ma che qua non trova il respiro intenso e percettivo di altre opere. Più estenuante che abbagliante.
Enzus79: Commedia semplicemente banale che ha tuttavia almeno il pregio di intrattenere, fra alti e (molti) bassi. Ricomporre il trio di Pretty woman (regista e i due protagonisti) non porta un grosso beneficio se la trama non regge, perlopiù con un finale decisamente scontato. Julia Roberts convincente in un ruolo che le calza a pennello. Gere discreto. Mediocre la colonna sonora.
Homesick: In un’ambientazione schiettamente popolare e agreste, Comencini dà inizio all’aureo periodo della commedia italiana con una favola amorosa semplice, spontanea, pervasa da sentimenti di umanità ed organizzata sotto forma di scenette brevi ed incisive. L’affettuosa bonomia partenopea di De Sica e la sensualità campagnola della Lollobrigida si integrano con un folto gruppo di brillanti caratteri riscontrabili in ogni piccolo paese: la domestica che sa tutto (Pica), il carabinierino timido (Risso), la donna pudica e chiacchierata (Merlini), il trafficone Vingelli, il prete Riento. Obbligato.
Redeyes: Un episodio minore del grande Carlo che, tuttavia, rivisto ad anni dalla prima volta sembra quasi migliorare. Feroci è coatto all'ennesima potenza e sopratutto incredibilmente laido nei sentimenti e da qui il finale, ma prima? La prima parte del film è quasi macchiettistica e poco dice, la seconda ha uno spessore maggiore ma viene sporcata da una Orioli antipatica e molle come sempre (vedi Ovosodo). Detto ciò, questo secondo "spezzone" scorre piuttosto bene e vira sui binari classici verdoniani.
Capannelle: Come storia si lascia seguire ma è ampiamente prevedibile (e la durata eccessiva non aiuta) tanto forte è il richiamo ai canoni disneyani e la successione degli eventi dopo il distacco delle tigri. I personaggi sono vari e quelli caricaturali sono i più gustosi; per gli altri (Pearce compreso) poco da annotare. Da godersi invece tutti i frangenti dove compaiono i due fratelli felini, le loro esplorazioni e i loro fantastici balletti, roba da consumati attori.
Piero68: Legal thriller che, nonostante tutto, riesce comunque a confezionare un finale interessante e per nulla scontato. Peccato per tutti i difetti fisiologici e non che il prodotto presenta: lo stile televisivo, una regia anonima, un cast non sempre all'altezza e si potrebbe continuare. E' ovvio che nel mare magnum di genere non toglie e non mette; ma almeno assolve al compito di intrattenere. Bene Belushi nonostante il piccolo ruolo. Irriconoscibile la Zellweger.
Reeves: L'idea di ambientare la storia in un'Indocina antecedente al conflitto in Vietnam che come sappiamo ha reso famosa cinematograficamente (e non solo...) quella parte del mondo è il pezzo forte del film. Per il resto tanta azione senza senso, situazioni viste e riviste e un fastidioso senso di inutilità dissimulata dal fragore dei vari rumori e da un montaggio troppo rapido.
Jdelarge: David O. Russell dirige un film intelligente in grado di alternare con il giusto tempismo momenti drammatici e spensierati. La regia procede di pari passo con la mente di Pat (un ottimo Bradley Cooper) che, essendo affetto da disturbi bipolari, è costretto a subire continui sbalzi di umore. L'argomento della malattia viene trattato in maniera saggia per tutto il film, ma qualche rammarico c'è a causa di un finale eccessivamente fiabesco, anche se in linea con la filosofia del film (volta a ricercare il lato positivo di ogni singola situazione).
Herrkinski: Polpettone sentimental-vacanziero sulla scia di Sapore di mare. La prima parte è la peggiore, davvero noiosa e sciatta; la scampa giusto Salvi per la simpatia, mentre la coppia Ciavarro/Di Francesco arranca e il cast femminile è pietoso, tra l'altro doppiato malamente. Meglio la seconda parte, con un Calà alcolizzato/giocatore d'azzardo e uno sviluppo migliore delle varie storie, pur rimanendo modesto. Canzoni a raffica messe senza soluzione di continuità, nella disperata ricerca dell'effetto nostalgia; nel complesso, davvero pessimo.
Nando: L'impresa di un navigatore solitario e del suo imprevedibile ospite. Amicizia e buoni sentimenti in una pellicola che mostra ambientazioni marine e situazioni adrenaliniche. Bravo Cluzet che si erge come una roccia davanti all'impeto marino. Personalmente ho poco apprezzato il finale, in cui emerge un buonismo che troppo spesso impera a sproposito.
Samuel1979: Serie Tv tanto interessante quanto attualissima incentrata sul tema dello sversamento illegale di rifiuti tossici in Campania; Fiorello assoluto protagonista è qui nelle vesti di un onesto vice commissario, un eroe positivo che si oppone con coraggio al business della mafia (scelta questa che gli costerà non poco). Buon cast, anche se Briguglia ci offre una prova non proprio eccelsa. Girato prevalentemente in Puglia.
Lou: Per il suo debutto alla regia Gibson sceglie temi delicati come il pregiudizio e l'emarginazione, declinandoli con stile tradizionale ma efficace. Il rapporto sincero e intenso tra un insegnante orribilmente segnato da un incidente d'auto e un adolescente orfano di padre, trascurato e incompreso dalla madre e dalla sorella, si scontra con i preconcetti e le ostilità tipici delle comunità provinciali americane degli anni sessanta. Un prodotto curato e ben recitato, che non osa troppo ma che si segue con interesse.
Rambo90: Helen Hayes è una Miss Marple che gradisco: bonaria, sorridente e fantastica nelle sue espressioni. Impreziosisce il film, comunque ben girato e abbastanza fedele al romanzo e gli dà anche una patina d'ironia che serve a un personaggio del genere. La regia sa creare il giusto mistero attorno a un intreccio non troppo originale della Christie, che però può sorprendere lo spettatore meno avvezzo al genere. Il cast di contorno è di lusso con i bravi McKern e Mills, un giovanissimo Roth e la superba Bette Davis. Buono.
Rambo90: Per la prima volta con una storia originale (se non per qualche spunto) i due registi imbastiscono una divertentissima scorribanda, ricca dell'umorismo delirante che si trova anche nei fumetti e con un ritmo indiavolato. Si ride spesso, la storia è semplice quanto efficace e l'animazione rende bene le rotondità dei personaggi, con un punto di merito in più per gli ottimi sfondi. Non male anche il villain di turno, che nel finale si fa davvero preoccupante. Notevole.
Rebis: Storia bellissima, esposizione ridicola. I tumulti rivoluzionari all'epoca di Pancho Villa, il realismo magico dell'America latina, la cucina come dialogo alchemico-passionale, il lussureggiante afrore della terra bruciata dove Eros è tiranneggiato da Thanatos: Arau spalma enfasi e pretenziosità sulle pruriginose pagine di Laura Esquivel, sguinzaglia affondi surreali a gamba tesa e induce l'insopprimibile sospetto che dietro forma e vanità non si nasconda troppa sostanza. Svaporato.
Franz: L'epoca d'oro dei Vanzina è ormai lontana, ma questo VIP è tra i loro prodotti meno sgangherati degli ultimi tempi (e, stranamente, è "solo" un film-tv). Le vicende di persone comuni che per i motivi più vari entrano per un istante nel mondo delle star sono viste e straviste, però qui si è trovato un giusto equilibrio tra "caciara" romanesca-napoletana e un certo gusto nel racconto: Mattioli, in questo senso, è il più bravo a non svaccare e anzi a dimostrarsi attore con più sfumature. Brignano sa recitare e non sfigura. Prodotto sufficiente.
Ianrufus: Contestualizzando il film in anni di documentari e di vari "Africa addio", il paesaggio africano, incontrando la commedia italiana, non poteva che regalare notevoli incassi. Sordi si replica in giro per il Continente Nero, mentre Manfredi è una piacevole sorpresa, con tanto di treccine e perline. Il finale e la musica hanno fatto di questo film un cult in anni di repliche televisive. Pensare che questi erano i "cinepanettoni" di quarant'anni fa... sigh! (nostalgia).
Ryo: Il soggetto aveva enormi potenzialità e infatti, nelle mani dei creatori di Black Mirror, questo tema già trattato diventa una bomba. Il film di Ponsoldt che ne deriva è costantemente in salita: arranca e arranca senza trovare mai una risoluzione concreta che soddisfi. Tom Hanks è messo lì solo per il nome, la sua presenza e la sua recitazione sono piatte e anonime. Fortemente distopico, in alcuni momenti trasmette l'ansia giusta ma in linea generale si rivela molto deludente.
Siska80: Nobita, Doraemon e i loro amici sono stavolta alle prese con le uova di due dinosauri da proteggere. Ennesimo capitolo che non delude le aspettative almeno per quanto concerne l'azione, la simpatia dei personaggi, il design e l'animazione di buon livello; la trama, al contrario, non offre spunti particolarmente originali utilizzando l'abusato escamotage del viaggio nel tempo al fine di risolvere lo spinoso problema. Happy end garantito, lunghezza un po' eccessiva; non trascendentale, ma comunque accettabile.
Modo: Si tratta di un remake che risulta appettibile per gli effetti speciali e sufficiente nello sviluppo della trama, con due attori bravi e in parte come Kurt Russuel e Richard Dreyfuss. Non è all'altezza dell'originale ma ci lascia col fiato sospeso fino alla fine.
Jena: Al secondo film americano Woo manco ci prova a riproporre le telematiche dei lavori che l'hanno reso famoso in patria. Si limita a girare il solito film fracassone con esplosioni e botte da orbi a tutto spiano. Certo, il livello è leggermente superiore a quelli di certe americanate e le scene action sono girate alla grande (e ci mancherebbe!). Purtroppo le assurdità della sceneggiatura non si contano (su tutte la guardia forestale che lì per lì diventa una specie di Rambo). Ci si possono godere comunque le risatine di un Travolta fuori di testa e il ritmo senza tregua.
MEMORABILE: La splendida sequenza inziale del volo dello Stealth; L'esplosione atomica nella grotta; Travolta si becca un'atomica in pancia.
Victorvega: Occorre premettere quanto De Luigi sia un bravo attore e quanto il suo classico personaggio, buffo e impacciato, risulti solitamente molto divertente; nella sua prima pellicola diretta punta tutto su questo aspetto, cercando di valorizzarsi, tuttavia perde di vista completamente la storia; prova ne sia che, arrivati a metà film, ci si domanda ancora dove voglia arrivare. Inoltre, durante il percorso, il film abbonda di spunti che rimarranno accennati e mai sviluppati (i pizzaioli, l'amico barista e il suo matrimonio...). Solamente buono per un intrattenimento senza alcuna pretesa.
Mutaforme: L'essenza dei veri puffi si vede solo per pochi minuti iniziali, quando cioè viene mostrato il magico villaggio nella foresta incantata. Non era facile inventarsi una storia originale mantenendo a pufflandia l'ambientazione dell'intero film e quindi ecco i Puffi sbarcare addirittura a New York e cimentarsi con la modernità. Tutto sommato funziona abbastanza come film (solo) per bambini, anche grazie ad una buona caratterizzazione di Gargamella e Birba, ma chiaramente non può superare i limiti oggettivi che può avere un film rispetto al cartone.
Dopo il successo dei tanti film ispirati al mondo dei Lego ci prova anche la Playmobil a portare su grande schermo i suoi caratteristici pupazzi animati, ma il risultato non è dello stesso livello. Già nella realtà i Playmobil (tedeschi) sono stati introdotti molti anni più tardi dei Lego (danesi) e senza raggiungerne lo stesso grado di popolarità; identica sudditanza, in qualche modo, si riflette al cinema, con un film che guarda all'esempio altrui riprendendo (con meno creatività) l'idea del prologo in carne ed ossa, in cui la fresca diciottenne...Leggi tutto Marla (Taylor-Joy) perde i genitori rimanendo a vivere col fratellino Charlie (Bateman). Quattro anni dopo la disgrazia lei non sembra riuscire a dimenticare e lui, intristito, raggiunge un negozio di giocattoli dove sono esposti centinaia di Playmobil. Grazie alla luce di un faro giocattolo che d'improvviso s'accende, Charlie e Marla (che lì è arrivata cercando il fratello) finiscono proiettati in un mondo immaginario popolato dai noti pupazzetti. Mentre tuttavia lei mantiene un aspetto "moderno", lui si trasforma in vichingo, con tanto di barba ed elmo; perché il primo "mondo" visitato dai due è quello, tra drakkar che sbarcano sulla spiaggia dando il via a una "feroce" battaglia. Più che un film, a dire il vero, si ha spesso la sensazione di guardare shorts pubblicitari che esibiscono il prodotto. Ben realizzati dal punto di vista grafico, comunque: immediatamente riconoscibili, i Playmobil diventano parte di un universo che anche i non più giovani non tarderanno a ritrovare nei loro ricordi, con ambientazioni diverse che corrispondono perlopiù a quelle in cui abitualmente i pupazzetti sono inseriti nelle confezioni giocattolo. Dai vichinghi si passa al villaggio western fino agli antichi romani (in cui l'imperatore è doppiato in Italia dal rapper J-Ax, interprete pure di una delle quattro o cinque canzoni che di tanto in tanto s'inseriscono nella storia fin dall'inizio). Ci sono inseguimenti, spostamenti velocissimi da un luogo all'altro, mostri, dinosauri, cavalli alati e pure qualche personaggio destinato ad accompagnare Marla nella ricerca del fratellino, che nel mondo virtuale riscompare presto. In particolare saranno con lei Del, venditore ambulante che gira con il suo furgoncino ed è convinto che la ragazza porti con sé un tesoro, e Rex Dasher (in originale doppiato da Daniel Radcliffe, in Italia da Davide Perino), un agente segreto in giacca, cravatta e occhiali da sole. Non esiste una vera storia, solo una traccia minimale da seguire che funge da pretesto per mostrare più situazioni diverse possibili attraverso una regia comunque competente che rende discretamente spettacolare l'azione. Qualche idea fa sorridere (il riconoscimento della retina per passare una porta blindata quando l'occhio dei Playmobil è solo una palla nera; la maschera alla 007 che nasconde un volto praticamente identico...), qualche personaggio suscita simpatia, ma la forza del film sta soprattutto – per gli appassionati - nel ritrovare in versione animata quei bizzarri, rigidi pupazzetti che per molti rappresentano solo una versione semplicizzata dei Lego ma che invece nei Settanta e negli Ottanta, soprattutto, avevano una loro dignità e che tutti i bambini di allora vedevano esposti nei negozi. E anzi, quando nel 1974 comparvero per la prima volta, la Lego non aveva ancora introdotto le figure umanizzate così come oggi tutti le conoscono e che tanto ricordano per molti versi i Playmobil (le mani a tenaglia, lo snodo unico tra busto e gambe, i capelli da incastrare in blocco sulla testa...). Senza nessuna pretesa se non quella di divertire i più piccoli, il film svolge parzialmente il compito puntando sui colori accesi, la velocità e la fluidità dei movimenti, ma prima di ogni cosa sull'originalità data dai pupazzetti Playmobil, che sono indubbiamente quelli e solo quelli. Chiudi
Siska80: Per salvare un vitellino in pericolo Nocedicocco si mette in guai seri: come farà a venirne fuori? Sebbene indirizzato a un pubblico perlopiù adulto, il cartone risulta comunque avvincente sin da subito per il ritmo costante, la vivacità della trama che presenta una serie di disavventure divertenti ma soprattutto per la galleria di simpaticissimi personaggi spesso in contrasto tra loro. Il design è soddisfacente anche se da videogioco, gli sfondi essenziali, colorati e immobili (fatta eccezione per i liquidi come l'acqua, la lava il vomito, ecc.). Happy end assicurato. Riuscito.
Belfagor: Un giallo d'atmosfera, con una festa di Halloween a fare da sfondo alla serie di morti preannunciata dal titolo. La confezione è accattivante, mentre lo svolgimento è piuttosto convenzionale. Il finale, tuttavia, fa guadagnare punti all'episodio grazie all'imprevedibilità della soluzione e all'impatto che ha sullo spettatore, la degna conclusione di un mistero così inquietante.
Rambo90: Chan la butta definitivamente in parodia: non che manchino i combattimenti, ma sono sempre subordinati alla linea comica, dove il nostro si trova molto a suo agio grazie anche a una buona mimica facciale. Alcune gag sono divertenti (quella con James Brown, la prima volta con lo smoking addosso) e le acrobazie di Jackie sono sempre sbalorditive, ma la storia è troppo esile e il resto del cast insignificante. Simpatico, ma nulla a che vedere con i film cinesi dello stesso protagonista.
Galbo: Buon film profondamente immerso nelle calde atmosfere del sud Italia (il salento in questo caso) con una vicenda che unisce atmosfere melodrammatiche e noir. Tra malavita e esistenza ordinaria si muove la protagonista Lucia all'apparenza madre tranquilla, in realtà boss della malavita. La sceneggiatura bene sottolinea questo ambiguo dualismo e il resto lo fa l'ottima interpretazione della Finocchiaro che dà valore aggiunto ad un film riuscito.
Gabrius79: Una sorta di musical all’italiana in salsa partenopea che nonostante un buon cast piuttosto in forma non riesce a coinvolgere lo spettatore finendo per annoiare (complice anche la durata di oltre due ore). Le musiche non sono del tutto azzecate (a parte un paio di canzoni), mentre vanno sottolineate la cifra stilistica dei Manetti Bros, la fotografia e la location napoletana. Brava la Gerini, sottotono Buccirosso e Morelli.
Myvincent: Se è vero che l'elemento verosimiglianza è un caposaldo del genere thriller, qui è esageratamente sfruttato dentro a un racconto pieno di incongruenze, vuoti narrativi, eccesso di personaggi. In breve, 28 anni dopo una strage familiare, una delle superstiti prova a ricostruirne la dinamica. Anche Charlize Theron non sembra all'altezza della sua fama di abile attrice.
Thedude94: Cronenberg si cimenta con King in quest'opera sul paranormale ben realizzata, che ha come protagonista un iconico Walken, perfetto nei panni del protagonista. E' su di lui e sul suo incidente che si sviluppano i fatti, alcuni inquietanti, altri premonitori (talvolta catastrofici) e sulle vicende delle persone che gli stanno vicino. Il clima di tensione è reso bene dal regista, in special modo nella prima parte, molto più vicina alle sue corde rispetto a una seconda più scialba, che però si riprende con un finale girato egregiamente. Da vedere.
Modo: Sexy commedia all'italiana in versione disco dance per nulla malvagia. Mimmo Carotenuto strepitoso nelle vesti di un preside arruffone del liceo "fratelli Bandiera". Coadiuvato dall' inetto bidello Alvaro Vitali e la strepitosa (fisicamente) insegnante di ginnastica Nadia Cassini, cercherà di recuperare i soldi persi alle scommesse per sussidiare l'organizzazione della squadra studentesca di basket. Simpatiche le presenze di Lino Banfi e Renzo Montagnani. Per gli amanti del genere merita una visione.
Puppigallo: Woody si conferma elegante narratore di storie. Ma se si analizza il tutto, ciò che si evince è che l'intera struttura resta in piedi solo grazie agli scambi protagonista-artisti. Si può dire che la macchina del tempo creata da Allen funzioni piuttosto bene, consentendo allo spettatore di fruire di un passato ricco di cerebro, puro talento e follia. Ma non appena ci si imbatte nella modella innamorata di Wilson (che gli artisti se li è ripassati tutti) e nel presente, con il salto nella banalità di situazioni, personaggi triti e di disarmante pochezza (voluto o no che sia), si storce il naso.
MEMORABILE: Il tentativo del protagonista di sganciarsi dagli amici della donna; Il soggetto del quadro di Picasso definito "Una puttana dai vulcanici appetiti".
Pigro: Ispettore imbranato è sulle tracce di un ladro di gioielli fra l'alta borghesia in vacanza a Cortina. Ottima commedia che riesce a combinare una strampalata comicità fatta di fulminanti gag, una vena sentimental-leggera e una base da parodia di giallo raffinato. Nel buon cast primeggia Sellers, che si aggiudica così il protagonismo nei tanti sequel a venire. Da ricordare la musica di Henry Mancini che, in combinazione con gli splendidi titoli di testa in cartoon, contribuiranno alla leggenda di questa serie.
B. Legnani: Caruccio, ma un po' troppo prolisso per quello che ha da dire. Bravo Proietti, che regge il film a lungo, mentre i giovani sono un po' così: il migliore è De Sica, la peggiore è la Giorgi, comunque bellissima. Il cast dei "poteri forti" è notevole, con Scaccia che, ovviamente, fa un grande cardinale. Sugli scudi anche Maranzana e Robutti. A testimonianza che nudo non è sinonimo di volgarità, il fatto che l'unico momento volgare è vestitissimo (quando ci fanno capire che la Belli è brava quanto la Lovelace).
Cotola: Che sotto ci sia il "trucco", e forse anche più di uno, è evidente sin dall'inizio
ma per capire di cosa si tratti bisogna attendere fino alla fine, visti i tanti colpi di scena che riserva una sceneggiatura non sempre centrata e verosimile. Però
ritmo e tensione sono discreti, un po' di erotismo c'è (sebbene patinato) ed il risultato finale è buono. Ciò rende il film consigliabile anche a chi non ami particolarmente il genere, per passare un po' di tempo gradevolmente.
Siska80: Il film approfondisce la figura di Tina Anselmi, che da giovane partigiana si ritrovò ad essere primo ministro. Produzione decorosa e onesta che traccia i momenti salienti della vita di una donna che aveva le idee ben chiare sin da ragazzina (certo che ce ne vuole di coraggio per spacciare la matura protagonista per una sedicenne, anche se il trucco la rende di un'età in effetti poco definibile!) con un ritmo regolare e un'interpretazione all'altezza da parte dell'intero cast (in primis della brava Felberbaum, cui si addicono i ruoli impegnati come questo). Utile per non dimenticare.
Siska80: Parafrasando il titolo italiano, più che il vento sta cambiando la protagonista: ecco arrivare infatti la giovane Ari che, neanche a dirlo, si ritrova a dover risolvere un serio problema economico (la soluzione del quale avverrà, ovviamente, per il rotto della cuffia dopo aver sconfitto il cattivo idiota di turno giusto nella parte finale del film). Inutile ma paradossalmente il miglior capitolo della saga perché si avvale di una trama dai toni più drammatici e di un'interprete principale sbarazzina ma determinata che porta una ventata di freschezza (la brava Luna Paiano). Buono.
MEMORABILE: L'incidente; L'approccio nei confronti di Windstorm; L'incendio.
Nando: Qualche anno dopo il grande successo de Il ciclone l'artista toscano realizza questa pellicola in cui le interpreti femminili ruotano intorno alla sua simpatica goffaggine. Meno intenso del lavoro precedente ma più portato all'indagine sull'innamoramento, quindi, nonostante la leggerezza della trama, più introspettivo.
Undying: Giuliano Carnimeo sigla una delle peggiori commedie (pur sempre sexy) realizzata nel periodo conclusivo del(i) genere(i) all'italiana. Il contenuto della pellicola è, a suo modo, fedele al titolo: la Cassini, in effetti, viene "scoperta". Ma ormai questa non è più una novità e le scene sotto la doccia sono più che stampate nella memoria dello spettatore. Cannavale è noiosetto e Bombolo viene mal diretto. L'intreccio della schedina milionaria smarrita sembra avere suggerito parte della trama di Ho vinto la lotteria di Capodanno.
Bruce: Due attori protagonisti che sembrano fare a gara a chi è più bravo, una regia coi fiocchi, un gusto classico e mai noioso per il racconto, rendono Il Discorso del Re un ottimo film. È impagabile la resa del continuo intrecciarsi di una dolorosa vicenda privata con la dimensione storica della questione e le sue possibili conseguenze in quel tragico periodo. Ineccepibile.
Giùan: Scimmietta addestrata da vagabondo ad esser un'abile ladra viene trovata da una ragazzina costretta a nasconderla ai propri genitori e al suo untuoso padrone. Secondo film americano di Amurri (dopo l'inerte Flashback) è una gradevole commedia per famiglie nella quale il regista di Da grande, grazie alla indipendente New Line di Scott, ritrova la sua vena più sincera, introducendo elementi surrealisticamente pertinenti in una trama superficialmente ingenua ma mai banale. La Birch mostra già talento nel rapporto con la piccola pickpocket. Keitel gigione.
MEMORABILE: I tentativi di Eva di far il bagnetto a Dodger.
Inseminoid: Aggiornare ai tempi di oggi il clima dei mitici settanta è impossibile. Qui si assiste ad una grande mattanza, che non ci fa inorridire più di tanto. Il film, la cui storia anche nel capostipite non era davvero originale, è una cavalcata del gore moderno, siamo dalle parti di Captivity per intendersi. Per fortuna che però c'è un po' di adrenalina e anche se si assiste alla fine delle speranze che in un horror moderno si possa avere coerenza, visto che a volte il film va su territori improbabili, ci si diverte abbastanza. Hess e soci erano meglio però.
MEMORABILE: Monica Potter, è una delle attrici pù belle eppure non si vede quasi mai: non sarà intensa ma è veramente una bomba!
Jena: Non facciamo paragoni con la saga tolkieniana di Peter Jackson, però questo fantasy non è da buttare. Punto di forza è soprattutto l'orda degli orchi, selvaggia, con bruti armati di martelloni king size; più stucchevoli invece gli umani (il re ed e la regina sembrano da operetta, un po' meglio Travis Fimmel che fa il suo solito Ragnar di Vikings, affascinante l'orchessa-donna). Buoni gli scontri guerreschi, meno bene le magie, discreti gli effetti speciali. Per essere un film tratto da un videogioco (!) si passano un paio d'ore discretamente.
MEMORABILE: L'iniziale passaggio dell'orda nel portale; Lo scontro nella foresta con gli orchi.
Pigro: Ancora un (bellissimo) ritratto di adolescente nei margini sociali e antropologici della Calabria dopo A ciambra, questa volta una quindicenne che scopre di avere un padre trafficante di droga e latitante. Storia di ‘ndrangheta, ma soprattutto romanzo di (auto)formazione, non a caso racchiuso tra due feste (ben diverse) che incorniciano la ricerca della verità di una ragazza ostinata che sembra rifuggire dal destino voluto da altri: personaggio potentissimo di sapore dardenniano che si staglia su un paesaggio di vibrante neo-verismo.
Renato: Una vera e propria delizia. Forse la commedia classica hollywoodiana migliore in assoluto, con una coppia di attori in stato di grazia ed il surplus della presenza di Marilyn. Sceneggiatura perfetta, si ride molto e ci si diverte con intelligenza... Sul finale poco da dire: talmente ben riuscito da essere stato copiato un numero infinito di volte. Billy Wilder al suo meglio e ho detto tutto.
Nando: La geniale perversione di Lynch generaa una pellicola di notevole impatto visivo che oltre gli splendidi ma sporadici nudi di una conturbante Rossellini offre la visionaria violenza del bruto Hopper. Lynch cattura lo spettatore con immagini di violenza ma poi cerca di ammaliarlo con musica anni 50. Indubbiamente straniante per l'epoca, ma tuttora attuale.
Nando: Scadente commedia in cui si cerca di contrapporre la solita differenza regionale italiana che stavolta vede protagoniste due classi scolastiche. Dopo una prima parte lievemente promettente (simpatico Arena), nella seconda si assiste a un periglioso naufragio cinematografico che tocca punte di pura inutilità. Il buonismo invade tutta la narrazione e le gag non generano nemmeno il più piccolo dei sorrisi. Cast pochissimo in vena.
Siska80: La giovane Ari vuol salvare un vecchio cavallo dallo sfruttamento circense, ma l'impresa si rivelerà più difficile del previsto. Film per tutta la famiglia figlio dei tempi moderni (in cui finalmente ci si batte attivamente per i diritti degli animali) non privo però di una certa faciloneria di fondo che accomuna le pellicole di questo genere (in merito all'happy end assicurato ma, nel caso specifico, soprattutto per quanto concerne lo scambio di animali e persone). Il cast comunque è ben scelto, la fotografia buona, la trama appassionante sebbene improbabile; non male.
Ruber: Passata inosservato nelle sale pur essendo stato premiato a Toronto, questa pellicola risulta essere un po' troppo sdolcinata e piacerà soprattutto a coloro che amano le classiche storie d'amore nate durante la guerra; il sogetto infatti segue il classico filone del caduto in guerra e il nipote che ceeca di riportare un anello alla sua amata d'allora, il tutto corredato da segreti nascosti nel tempo. Cast sotto il livello di sufficienza e una MacLaine e un Plummer ormai sul viale del tramonto. Regia scialba e piatta.
Pessoa: Commedia sexy di poche pretese che come al solito pecca nella sceneggiatura la cui comicità non riesce ad andare oltre gli scontati luoghi comuni e i beceri doppi sensi che spesso caratterizzano i film di questo tipo. La mancanza di comici di razza (Banfi, Montagnani) si sente tutta e il tentativo di sopperirvi con abbondanti nudi femminili (anche integrali) lascia il tempo che trova. La confezione al risparmio (eccetto un buon montaggio di Alabiso) naturalmente fa scadere ulteriormente il livello. Siamo ai livelli più bassi del genere, ma gli appassionati troveranno un loro perché.
Puppigallo: Difficile trovare qualcosa di più pericoloso degli evasi di questa pellicola, ma per loro sfortuna quel qualcosa, o meglio qualcuno, esiste. La sceneggiatura non è certo degna di nota e i personaggi, tolta la tremenda, astiosa, rancorosa, psicopatica, arrabbiata col mondo protagonista, sono davvero poca cosa, compreso quello che dovrebbe essere il più pericoloso. Il risultato è un prodotto sì mediocre nel complesso, ma comunque vedibile proprio grazie alla folle e spropositata reazione di "Caramella" (ma non chiamatela così).
MEMORABILE: "Dov'è la chiave Becky?" "Eccola!". E gliela infila nella "toppa" oculare. "Non ti farò male, semplicemente ti ammazzo"; "Io voglio farti tanto male".
Rambo90: Senza infamia e senza lode. Un thriller con poche carte da giocare, lineare nello sviluppo e senza sobbalzi, ma se non altro corretto nella confezione e dal ritmo discretamente spedito. Gli scenari boschivi innevati danno la giusta cornice alla storia, mentre il cast vede contrapposti due mostri sacri come Hopkins e Liotta che usano un minimo del loro carisma per rendere digeribile il tutto. Finale prevedibile, come da copione.
Stubby: Parte molto bene questa commedia, rendendo subito simpatico allo spettatore il protagonista, che i propri colleghi di lavoro non sopportano. Fino a quasi metà film si ride di gusto, poi, poco a poco, la pellicola va sempre più in decrescendo, fino al finale scontatissimo. Soddisfacente a metà; notevole invece la presenza fisica della Hurley.
Galbo: Benchè la storia si possa dire per molti versi decisamente inverosimile (uomo scampato ad un incidente d'auto si ritrova senza memoria), non si può negare la discreta fattura di questo film di Wolfang Petersen che mescola le atmosfere del thriller con quelle del giallo psicologico che si rifà direttamente al maestro Hitchcock. Buona la prova del cast.
Siska80: I triangoli sentimentali, quelli che proprio non vai a cercarti ma ti mandano inevitabilmente in confusione. Pur non essendo il massimo dell'originalità e scontando un finale prevedibile, questa garbata commedia riesce a coinvolgere lo spettatore per la capacità di affrontare un tema serio in maniera scanzonata, proponendo una coppia di protagonisti simpatica e affiatata (le espressioni di lui in particolare strappano il più delle volte un sorriso, così come la colonna sonora allegra). Utile mezzo di intrattenimento, sicuramente migliore di alcune pellicole pseudo romantiche attuali.
Puppigallo: Action dalla sceneggiatura modello base, che non può neanche contare su due protagonisti validi (uno è inespressivo e l'altro, pur leggermente meglio, dovendo fare l'equilibrato e il quasi saggio non riesce comunque ad avere presa sullo spettatore). Le scene d'azione sono eccessivamente frenetiche; e più che a confezionarle bene, si è pensato a riempirle di mazzate e piogge di proiettili. Praticamente, l'unico motivo di minimo interesse che offre la pellicola è dato dalla sporadica presenza di un Rourke in versione psicopatico pontificante ormai quasi irriconoscibile.
MEMORABILE: Rourke parla dell'Uccello del Paradiso che ha nella gabbia "L'ho trovato in una fogna"; Il protagonista mostra il medio, si distrae e vola dalla moto.
Herrkinski: Esempio di un tipo di commedia sexy che si stava spostando progressivamente verso il barzelletta-movie; la trama è nebulosa, in pratica un pretesto per accumulare una serie di scenette demenziali che si fatica anche a seguire, con il cast femminile messo in scena esclusivamente per essere spogliato e quello maschile impegnato in battute puerili e doppi sensi grevi e volgarotti. Ne esce un prodotto scadente, che non fa mai ridere, con l'unico pregio di raccogliere un cast di volti cari al cinemabis, pur privo di un protagonista di razza che potesse risollevare il film dalla débâcle.
Galbo: Film dalle discrete ed originali premesse narrative: il protagonista muore più volte ed ogni volta rinasce in un diverso contesto. La regia è affidata a Dario Piana (già direttore di spot pubblicitari e del non memorabile Sotto il vestito niente 2) che mostra un discreto talento televisivo. Il vero grosso limite del film è una sceneggiatura che piuttosto presto diventa inconcludente e ripetitiva e non sa sfruttare adeguatamente la buona idea di base.
Von Leppe: Ottime le scenografie e le ambientazioni autunnali tra i boschi, riprese con una fotografia multicolore che ricorda i migliori Mario Bava e Dario Argento, mentre lo svolgimento della trama ha un sapore surreale che fa venire in mente in modo vago certi film di Jean Rollin. Interessante pure il formato quasi in 4:3. Il resto è piuttosto mediocre: la voce narrante in prima persona di Gretel annoia e sono presenti gli ormai soliti africani vestiti in abiti europei antichi che non ci azzeccano niente con il plot.
Siska80: Giovane maestro arriva in un villaggio e dà una svolta decisiva alla sua vita. Se non fosse per le facce orientali sembrerebbe la classica commedia italiana Anni Ottanta di ambientazione scolastica in cui i veri protagonisti sono gli studenti: nel caso specifico dei bimbi, i quali prevedibilmente creeranno qualche problema all'impacciato protagonista. Insomma, tutti i luoghi comuni racchiusi in un film che comunque suscita tenerezza (alla stregua dell'interprete principale) per quel suo modo di narrare genuino e merita la visione in memoria di un'epoca colma di buoni sentimenti.
Rebis: La fluidità del tessuto visuale (che sfrutta gli effetti digitali come prodigio intelligente) introduce a un mondo ipertecnologico dove la virtualizzazione rende tanto permeabili i luoghi quanto l'individuo alienato dai suoi sensi. Elliott scruta a nuovi orizzonti dai territori del thriller introducendovi implicazioni esistenziali e metafisiche: non sempre l'accumulo di segni, allegorie e rebus mantiene alto l'interesse, e l'anomalia è più frutto di un'esigenza di distinzione che di un'autentica ricerca nell'inesplorato. Ad ogni modo, un'opera affascinante con una persuasiva femme fatale.
Saintgifts: "Divorzio", scritto a caratteri cubitali a tutta pagina sui giornali, fa capire come l'argomento fosse esplosivo nell'Italia di allora. Gassman rappresenta il marito un po' cialtrone che però si trova davanti una moglie intelligente e risoluta, che gli da il benservito separandosi da lui. Oltre l'argomento principale e anzi proprio per mezzo di questo, viene fuori uno spaccato di società in evoluzione che visto oggi mette in imbarazzo per come eravamo. Anche i giovani non ci fanno una bella figura. Film mediocre di costume, che il tempo rivaluta.
MEMORABILE: Momo, poco più che bambino ma già con un piccolo scooter, chiede diecimila lire al padre e preferisce andarsene con la sua ragazzina.
Faggi: Molto meno indegno di quanto si potrebbe sospettare, considerata l'involuzione qualitativa (per me spiegabile in termini di tracotanza) del Maestro. L'oggetto vive di piccole e ingegnose trovate visive e, soprattutto, del personaggio e dell'interpretazione di Asia Argento, che riesce in vari segmenti a esercitare magnetismo e produrre senso. La vicenda e gli altri personaggi sono appena accettabili, certe esagerazioni minano alla base la tenuta d'insieme, più di un dialogo è tirato via ma la visione scorre e resta qualche suggestione.
Dusso: Probabilmente tagliato con pesantezza dalla censura, questo decamerotico di Tosini (curiosa la presenza di Gino Cervi) opera una spiccata critica al mondo clericale - pur se si tratta chiaramente di un pretesto per mostrare quello che lo spettatore dell'epoca voleva - risultando discreto, per il genere. Ben doppiato (si pensi a Antonio Guidi che doppia l'Aretino di Blanche).
Rocchiola: L’ultimo Visconti, da sempre piuttosto sottostimato, è invece al pari del precedente Gruppo di famiglia, una delle sue opere meno tediose. La narrazione è più coinvolgente del solito e la messa in scena resta tra le più suntuose della sua carriera degna di film in costume come L’età dell’innocenza. Giannini se la cava egregiamente e la tanto criticata Antonelli fa quel che deve spogliandosi quando serve. Decadente ma con moderazione e visivamente appagante, l’addio al cinema di Visconti resta una delle sue prove più convincenti di fine carriera.
MEMORABILE: Il parricidio la notte di Natale; La seduzione nella Villa di campagna; La confessione finale davanti all’amante incredula.
Puppigallo: Film innovativo e inquietante, con messaggio non certo piacevole. Arnold sembra nato per interpretare la parte dell’androide spietato e inarrestabile (la sua faccia quasi inespressiva lo aiuta molto). Anche la protagonista femminile se la cava più che bene. I flash nel futuro sono interessanti, ma poco utili (giusto per far vedere la cattiveria delle macchine). La pellicola ha qualche pausa, ma la narrazione ne risente poco. Impressionante quando l'implacabile terminator si aggiusta il braccio, come anche e il massacro nella centrale. Bel finale nella fabbrica. Davvero notevole.
MEMORABILE: Din Don!: "Chi è?". "Sarah Connor?"...
Ma non è solo qui che il film perde completamente di vista il buon senso, anche da parte delle protagoniste; che invece fino a quel punto erano riuscite a rendere relativamente coinvolgente la vicenda, cominciata a Seattle (tanto per cambiare, con la solita torre in primo piano). Qui Valerie Williamson (Gibb) e sua figlia Claire (Muñoz) vengono invitate dal nuovo fidanzato di lei, Steve Walsh (già, lo stesso nome dello storico cantante dei Kansas), a seguirlo in Alaska. Salgono così su un aereo privato insieme a un terzo passeggero, Marcus (Santiago), che avevamo visto nel prologo rubare un file dal Pc di un'azienda eliminando la guardia di sorveglianza. Steve dice che le raggiungerà in seguito sul posto, ma l'aereo in Alaska non arriverà mai. Poco dopo il decollo, infatti, il velivolo viene colto da una perturbazione ed è costretto a un disastroso atterraggio di emergenza sulle montagne: il pilota muore sul colpo, i tre passeggeri non si fanno neanche un graffio e cominciano a vagare per i boschi convinti di poter tornare facilmente in città. Verranno sorpresi da un orso mentre Steve riuscirà a farsi accompagnare sul luogo dell'incidente da una agente di soccorso.
E qui comincia la seconda parte della vicenda, pronta a disperdere quanto di discreto visto fino a quel punto per tentare tragicamente la via del thriller (con tanto di grizzly assassino che circola in zona). Si innesta la componente avventurosa su di una base noir facile facile (c'è da recuperare la chiavetta che avevamo visto sottrarre nell'incipit) aggiungendovi molto blandamente il dramma della bimba diabetica che necessita di cure immediate. Sullo sfondo qualche contrasto familiare (Claire non sopporta Steve, che invece sua madre adora) e una suggestiva ambientazione boschiva con neve. Al centro le due donne (i maschili sono tutti disdicevoli), dipinte come indifese e parzialmente ingenue, in balia degli inganni del titolo italiano che effettivamente si celano dietro una storia in apparenza banale e non proprio esaltante. Non un film tremendo, visto che in fondo la recitazione è nel complesso accettabile e che la regia un certo ritmo lo tiene, ma certo siamo lontani da ogni parvenza di originalità e tutto sa tristemente di già visto. Chiudi