Due giovani senegalesi vogliono lasciare il loro paese per andare in Europa: il viaggio sarà pieno di insidie e imprevisti. Il valore civile e morale del film è indubbio. Anche dal punto di vista emozionale è ovvio che certi momenti siano dei pugni nello stomaco dello spettatore che non possono non far riflettere. Forse però l'effetto shock delle scene più forti è "mitigato" dalla prevedibilità di vicende e sviluppi narrativi anticipati già mille e più volte dalla cronaca di cui il film sembra essere una riuscita sintesi illustrativa. Stile un po' anonimo, ma buon film.
Se Pinocchio descriveva l'odissea per diventare umani, quella di Seydou racconta l'epica di chi conserva la propria umanità nonostante tutto: lo sradicamento, la fuga dalla realtà, il tradimento della fiducia, la mercificazione dei corpi, l'oltraggio alla dignità. L'importanza civile del tema rischia di farne un film intoccabile, un santino nell'agone politico più deteriore, ma il valore sta altrove. Elevando all'archetipo quanto la cronaca ci ha tramandato, Garrone disinnesca retorica e paternalismo; scommette invece sull'empatia, il grande assente ai tempi dell'apocalisse sociale.
Utilizzando il mestiere e la lente di ingrandimento dell'empatia, Garrone illustra i momenti noti alle cronache dell'odissea di due giovani senegalesi che provano a risalire l'Africa in direzione dell'Europa. Lo fa avvalendosi di una bella fotografia e dell'ottima prova di recitazione in lingua originale di Seydou Sarr e Moustapha Fall, interpreti anche dei bei pezzi di accompagnamento. Non mancano momenti duri e occasioni di commozione, anche se in generale si cerca di concedere il minimo alla retorica. Un prezioso punto di vista su un tema tragico del presente e del futuro.
Il forte impegno etico che sta dietro la scelta di questa tematica così attuale e drammatica pervade tutta la narrazione e determina ad ogni passo un carico di indignazione e di empatia che giustifica il tono epico di questo viaggio verso un ignoto mitizzato, che è anche la terribile storia di formazione di Seydou e Moussa. Ne risulta un quadro agghiacciante che scuote per la forza delle immagini e per l'incredibile prevaricazione continua subita per opera degli uomini e dell'ambiente ostile, alleggerito tuttavia dallo slancio speranzoso e indomito del giovane e bravo protagonista.
MEMORABILE: La fuga da Dakar; Il deserto del Sahara; Le torture e i ricatti della mafia libica; Seydou ritrova Moussa; Nel Mediterraneo; La suggestiva OST.
Principalmente il racconto di una forza di carattere inesauribile, della volontà di arrivare a un obiettivo a tutti i costi, e poi di un'amicizia che Garrone sa mettere benissimo in scena senza indugiare in particolari troppo crudi ma senza nemmeno edulcorare il tutto. La regia ci fa sentire il viaggio, la speranza e man mano ci addentra come il bravissimo protagonista in qualcosa che sapevamo tosto ma non quanto lo sarà in effetti. C'è qualche buco di trama ma si perdona, perché la forza del racconto arriva ugualmente e ci sa anche spiazzare con piccoli momenti onirici. Notevole.
Viaggio tra le intemperie dell'Africa più difficile da percorrere per arrivare in Europa di due giovani ragazzi senegalesi, diretti egregiamente da Garrone e che sono capaci di emozionare e convincere fino in fondo. Sì, perché si tratta di un film dai tratti commoventi ma avvincente nelle scene più dure che ci vengono mostrate e che non si tira indietro di fronte a nulla, lanciando forte il suo messaggio. Ottima la fotografia e la colonna sonora, per un'opera notevole che lascia il segno nella filmografia di uno dei migliori autori italiani moderni.
Il film è, anche, la storia di un cuore. Il cuore di Seydou, che affronta la sua esperienza di migrante non perdendo mai di vista le difficoltà e i drammi delle persone che incontra, alle quali lui presta ascolto e aiuto. Attraverso gli occhi del ragazzo, si è portati a guardare ai migranti non come a una massa indistinta ma come a un’umanità vibrante, in cui si intrecciano singoli sogni e singole disgrazie. Il film scuote i nostri sentimenti e i nostri schemi, attraverso una scenografia suggestiva e una sceneggiatura nitida e avvincente, in cui ogni forma di retorica è bandita.
Davvero notevole questa ultima opera di Matteo Garrone, che ci racconta l'odissea di due ragazzi senegalesi fermamente intenzionati a raggiungere l'Europa, da loro vista come una specie di Eden. Oltre che per l'orrore che sta dietro a storie d'immigrazione di questo tipo, la pellicola si fa notare per la grande amicizia che unisce i due giovani protagonisti e per una certa delicatezza di fondo, per cui lo spettatore riesce a reggere anche le scene più forti. Ottime le interpretazioni dei due ragazzi. Andrebbe mostrato nelle scuole, per far conoscere certe realtà.
L’odissea di due ragazzi senegalesi che sognano un mondo migliore e attraversano insidie indicibili per realizzarlo, termina e riparte nuovamente quando si raggiunge l’agognata meta. Garrone ci mostra con fare quasi documentaristico ciò che succede a chi arriva in Italia da paesi in cui la povertà è un marchio indelebile e affronta di tutto, soprattutto lo spettro della morte. Film dal significato senza dubbio didattico, privo di momenti melodrammatici fini a se stessi.
Matteo Garrone HA DIRETTO ANCHE...
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Beh sono due film quasi gemelli, due romanzi di formazione che trasfigurano seguendo parabole opposte destinate a incrociarsi: l'uno dal fantastico al reale (Pinocchio) l'altro dal reale al fantastico (Io Capitano).
CuriositàZender • 10/09/23 09:15 Capo scrivano - 47369 interventi
Leone d'argento per la migliore regia a Matteo Garrone per questo film alla Mostra di Venezia 2023 e premio Mastroianni al giovane attore emergente (Seydou Sarr)