Con questo film (un cult assoluto) il genere che coniuga sangue e violenza trova il suo primo, vero iniziatore e ne stabilisce le direttive, preparando il terreno a futuri capolavori quali il concettualmente molto simile (e non solo per la sega elettrica) NON APRITE QUELLA PORTA. Come infatti due anni dopo farà il collega Tobe Hooper (sicuramente il regista a lui più affine), Wes Craven esordisce con una storia di pazzi violenti ambientata (al momento degli eccidi) tra i boschi americani. A produrre il tutto troviamo Sean S. Cunningham, futuro regista di un'altra saga super sanguinaria di successo, quella di VENERDI’ 13...Leggi tutto. Il risultato non può che essere crudo e barbaro, con però molti tocchi di ironia (che saranno poi una costante dei film di Craven) alternati a momenti di sana violenza e sottolineati da una musica country ben suonata e cantata dallo stesso autore David Hess. Montaggio curioso, riprese sicuramente ben costruite: si vede che Craven non è uno dei tanti registi senz’arte né parte che si cimentano con lo splatter solo per mancanza d’idee o di soldi. Il riferimento alla FONTANA DELLA VERGINE di Bergman è palese (la storia è praticamente la stessa), ma la poesia del grande autore nordico è sostituita dal pragmatismo iperrealista di Craven, in cui non c'è spazio per l'immaginazione: il sangue scorre in abbondanza (ma trovare la versione “full uncut” a te del film è per ora impossibile). Bravi tutti gli attori (il luciferino David Hess in testa), a testimonianza di un film riuscito, da conoscere e riscoprire. Hess nel film si chiama Krug: Freddy è già in agguato?
Film sopravvalutatissimo. Che Craven sia un bravo regista si capisce fin da subito, peccato che sotto gli altri aspetti il film lasci parecchio a desiderare. Attori piuttosto mediocri (tranne l'ottimo David Hess), dialoghi poco curati, musiche strampalate e alcune scene davvero fuori luogo. Inoltre, nonostante qualche scena per l'epoca abbastanza violenta, il sangue scorre pochissimo (la vendetta è quasi tutta fuori campo). Per fortuna la regia di Craven crea una discreta atmosfera che riesce in parte a nascondere i difetti. Appena passabile.
Opera prima di Wes Craven girata sotto la spinta produttiva di Sean Cunningham (Venerdì 13), e realizzata in un contesto pressochè "amatoriale". Nel cast alcuni divi del porno ed una storia che, pur risultando per l'epoca insostenibile, è stata contenuta formalmente nella confezione finale. Eccezionale l'interpretazione di David Hess (qui anche compositore della colonna sonora), che pochi anni dopo verrà chiamato da Ruggero Deodato per "reinterpretare" un analogo ruolo ne La Casa Sperduta nel Parco. Ispirato a La Fontana della Vergine...
Ottimo esordio per questo geniale regista, che però nel corso della sua carriera ha intervallato ottimi film ad altri letteralmente inguardabili. L'ultima casa a sinistra è un film che ha dato il via a un filone ancora tutt'oggi molto in voga ed ha ispirato pellicole come Non aprite quella porta fino ad arrivare ai giorni nostri con La casa del diavolo. Personalmente, anche se povero di mezzi e con attori non propriamente professionisti (sembra una pellicola amatoriale), lo ritengo un ottimo prodotto che ancora oggi fa la sua bella figura.
Sopravvalutato film di Craven il cui incredibile ed inaspettato successo diede il via al filone del rape and revenge che porterà alla nascita di moltissimi film delle stesso stampo più o meno tutti uguali. In questo caso, vista la discreta qualità del regista e la sua indubbia professionalità, ci troviamo dinanzi ad un lavoro certamente sopra la media e migliore di tutti i tristi epigoni che lo emuleranno. Tuttavia non è mi è ben chiaro lo scopo di mostrare tante efferatezze e violenze gratuite.
Un film intriso di dialoghi surreali messi in bocca ad attori presi forse sotto il portone di casa (ad esclusione di David Hess). Il montaggio stralunato a volte, i dialoghi al limite della demenzialità (basti quello sulla tetta all'inizio del film). La musica è elementare e per nulla funzionale alla narrazione filmica. Completano il tutto delle macchinose digressioni totalmente estranee alla trama del film. Un 10 va all'humour (vedi la coppia di poliziotti e il loro incontro con Ada).
Grande esordio di Wes Craven. Un film violentissimo, disperato, cinico. Uno dei capisaldi del genere "rape and revenge". Grande prova di David Hess. Un film allora insostenibile ma che ancora adesso mette i brividi. Peccato solo per alcune cadute di tono, come i duetti comici tra i poliziotti.
Esordio di Craven e iniziatore del filone "Rape & revenge", questo film è noto più per la sua importanza storica che per il suo valore effettivo. Infatti molte delle premesse non vengono mantenute: la violenza è presente, ma non in maniera così scioccante come si vuol far credere, gli interpreti sono appena discreti e il film scade spesso e volentieri nella noia o nel demenziale, con tocchi umoristici completamente fuori luogo (tipo le scenette comiche con i due poliziotti). Abel Ferrara e Meir Zarchi hanno fatto di meglio sul tema.
Se non fosse che la violenza e gli stupri per l'epoca erano insostenibili e gli hanno conferito lo status di cult movie, questo film sarebbe nel più oscuro anonimato. È malsano, malsano quanto volete, ma la tensione non esiste, gran parte della violenza è fuori campo (la vendetta del padre), la trama non esiste e la recitazione è perfettamente mediocre. Craven in futuro ha fatto decisamente di meglio.
Anche Craven cede al rape and revenge e si ispira (per il suo debutto) al film icona del genere, La fontana della vergine. Dei numerosi film realizzati all'interno di questo filone quello di Craven ha sicuramente un posto di riguardo. L'agonia delle protagoniste è ben descritta e il film non perde colpi fino alla efficace vendetta finale. Purtroppo i molti cloni nati dall'idea di Bergman rendono ognuno di questi film un po' più banali di quanto in realtà non siano.
Primo rape and revenge "divulgativo", discretamente interpretato e violento, con una colonna portante come David Hess, le cui azioni impressionano a dovere il mainstream. Ma lo stesso Hess farà meglio in Autostop Rosso Sangue, ben supportato dal mitico Franco Nero e dalla deliziosa Corinne Clery. Per il resto, il film non mi ha per nulla entusiasmato: l'atmosfera non è minimamente paragonabile con quella del morbosissimo The last house on dead end street e nemmeno con il poco conosciuto ma davvero ansiogeno Don't deliver us from evil... mediocre!
Grande successo di pubblico ai tempi, un horror d'importanza storica che riflette il cupo clima dell'america post-Vietnam. Questo non vuol dire che sia un buon film: Wes Craven (allora esordiente) e Sean S. Cunningham si ispirano a La Fontana della Vergine di Ingmar Bergman, ma puntano tutto sul trucido. La recitazione dei protagonisti è mediocre, tranne David Hess ben calato nel ruolo del sadico stupratore. La colonna sonora è inadatta, i momenti d'alleggerimento sono fiacchi e Craven mostra la sua bravura solo nella scena dell'uccisione di Mari.
Personalmente ho sempre trovato che l'esordio di Wes Craven goda di uno status di "cult" veramente esagerato. La pellicola probabilmente ha il solo "pregio" di introdurre nel cinema commerciale violenza e sadismo e paortarli a livelli molto alti, per l'epoca. Per il resto non c'è nulla di memorabile e anche la storia deve parecchio a La fontana della vergine di Bergman. Alcuni anni dopo il nostro Aldo Lado ne girerà un quasi remake ambientando la storia su di un treno.
Classico del genere rape e revenge, ma non il miglior rappresentante della categoria. La storia è sporca e malsana, i personaggi ben delineati (esemplari il padre e la madre delle due ragazze), non mancano scene sadiche e sangue. Ma andava evitata una certa ironia spicciola e in qualche punto (roba di poco conto per fortuna) il film ha qualche leggero cedimento. Comunque promosso a pieni voti, anche se è da preferire L'ultimo treno di Aldo Lado.
Un film da vedere per capire come nasce un filone e già questo può aumentare il pallinaggio, ma anche un'opera che non può vantare meriti assoluti. È infatti comprensibile che molta fama sia dovuta al rappresentare scene così forti e sadiche nel 1972 ma, a differenza ad esempio di Non aprite quella porta, la trama è altanelante, la tensione opinabile e legata più ad un certo disgusto. Buoni l'inizio e la fine.
Uno di quei film che, a forza di sentirne parlare senza averlo visto, aveva acquistato per me un'aura leggendaria, tanto più che il regista è Craven, il creatore dell'amato Freddy. Ecco, era meglio se non lo vedevo... messa in scena sciatta, interpreti modesti, intermezzi di alleggerimento penosi (vedi le scene con i due poliziotti ritardati), da salvare sono solo i momenti di violenza pura, un po' troppo poco per giustificare la fama di cult di cui gode quest'opera. La trama è la stessa de La fontana della vergine ma il valore molto inferiore.
La violenza genera violenza o solo la violenza può distruggere la violenza? Più o meno queste possono essere alcune delle interpretazioni ad un film che è fatto al novantasette per cento di violenza. Simpatici gli attori che alternano la volgarità a sorrisi figurativi della follia che li invade. Peccato che non svari molto con gli ingredienti anche se il racconto è accompagnato da una vena ironica sul lavoro della polizia locale e da una tranquilla e melodica colonna sonora. Ottimo Hess.
Dei film che ho visto fino ad ora di Wes Craven questo è sicuramente il migliore. Si alterna una tragedia totale a momenti di commedia (i due poliziotti imbranati). Le scene di violenza possono disgustare, ma sono inquadrate e girate benissimo. Gli interpreti invece non sono all'altezza del film.
Esordio registico di Craven che in collaborazione con Sean "Mr. Venerdì 13" Cunningham gira un R&r dal livello più che infimo. Incredibimente ispirato a detta di molti al lungometraggio bergmaniano La fontana della vergine, il film in realtà non si distacca di molto dalla spazzatura che era in voga nei primi Anni Settanta e che regalava emozioni a bassissimo costo. Il vero problema è però che in questo lavoraccio non c'è nessun momento di tensione, e anche i pochi momenti di sangue scadono nel ridicolo. Cialtronesca la presenza dei due poliziotti.
Capostipite del filone rape & revenge, influenzò anche film italiani come L’ultimo treno della notte di Aldo Lado e Cani Arrabbiati di Mario Bava. Ha un tratto quasi amatoriale e il curioso montaggio alterna le sadiche efferatezze ai danni delle due ragazze con momenti umoristici tesi ad alleggerirne il peso. Hess è bravo sia come attore che come interprete delle stranite ballate che accompagnano la visione. Oggi evitabile.
Che esordio! Ecco come un thriller può esprimere qualcosa pur non disponendo di eccessivi mezzi scenici. Molti i meriti, in primis un valido accostamento musica-immagini. Ciò che più mi ha colpito è l'insieme dei messaggi rappresentati: i poliziotti idioti che non riuscirebbero mai per loro natura a fermare il male si vedono in siparietti da commedia, che contrastano piacevolmente con il genere portante. Nella vendetta privata c'è più giustizia che nella legge. La droga pesante porta alla morte psichica prima ancora che a quella fisica...
Un horror così vero e crudo che fu come un fulmine a ciel sereno, per il pubblico di allora. Veloce, diretto, montato e sceneggiato con maestria e latore di momenti assolutamente cult; peccato per qualche caduta di tono e qualche lungaggine. Craven sembra quasi contenersi perché un "rape and revenge" così serrato avrebbe veramente potuto dare adito all'esagerazione più totale... peccato (o forse no).
Non il miglior rape & revenge, ma un buon film. Craven, al suo esordio, firma un concentrato di violenza e pazzia, magari a livello tecnico e recitativo non eccelso (bravo però Hess, con la sua malvagia faccia da delinquente - senza offesa), ma sicuramente riuscito, più perché ha saputo trasmettere bene ciò che vuole dirci che per le sue specifiche qualità. Stonano un po' la comicità di certe scene e la vena cinica che vorrebbe pungere ma fallisce, ma il film lascia il segno. Meglio però il film di Lado, peraltro ancora più violento. ***.
MEMORABILE: L'espressione compiaciuta di Hess quando vengono torturate le due ragazze nel parco.
Craven dimostra fin da subito di essere un registucolo incapace e introdotto nel mondo del cinema da forze "superiori" ed amicizie varie di casta. L'unico suo "merito" è stato quello di aver saputo creare l'horror per adolescenti.. chiamalo merito infatti. La musica di Hess è divertente ma il finale tutto fuori campo è a dir poco idiota, dopo aver assistito a svisceramenti e tagli di arti ridicoli e gratutiti.
Naturalmente il film di Craven va letto come creatura dei Seventies e non col filtro dell'estetica del 2000. Siccome non si tratta di un classico, i limiti dell'età sono evidenti e la gestione della trama e dei personaggi appare un po' datata. Tuttavia, nell'ambito della filmografia di Craven (regista che non amo per nulla), questo lavoro assume una certa dignità di "capostipite", o comunque di modello per il cosiddetto filone "rape & revenge". Per l'epoca, un film sgradevole e disturbante.
Una delusione totale. Gli concedo le "attenuanti" del primo film e dell'anno... ma è davvero una mezza fesseria questo "Ultima casa" descritto da vari critici e recensori del web come una sorta di cult. Attori ignobili (la trucidata in particolare... non a caso ha all'attivo 3 film in tutto) dei quali a malapena si salva Hess, una colonna sonora similcountry inadatta per non parlare poi di certe scenette idiote che fanno scadere il film nel tragicomico. Tutto poi mi è sembrato tirato via in fretta e furia. Bocciato.
Opera fondamentale che rispecchia e amplifica a dismisura la drammatica crisi che serpeggiava negli Stati Uniti in quei bui primi anni Settanta; una nazione devastata dall'immane tragedia del Vietnam in cui si era già abbondantemente rivelato il gigantesco fallimento dei sogni della peace& love generation. Rozzo, crudo e brutale, il film non risparmia nulla allo spettatore trascinandolo in un profondo gorgo di nero e raggelato pessimismo in cui annega ogni speranzosa possibilità di redenzione o salvezza. Un horror crepuscolare, acerbo ma efficacissimo.
Pellicola estrema ricca di violenza che accontenta lo spettatore medio in cerca di gore facile. Craven propone un semplice stratagemma per attirare a sè le masse di adolescenti cresciuti a base di pop corn e le anime dannate, quello di farcire la pellicola di violenza psicologica evitando la violenza motivata e "giustificata" ai sensi della storia, pertanto chi si accontenta gode, chi non si accontenta si rifarà solamanente molti anni più tardi col suo bellissimo remake. Pseudo cult.
Pellicola sopravvalutata ma che ha avuto un seguito tale da proiettarla nell'Olimpo dgli horror movie. Craven ci mette molta ironia (volontaria e no), i nostri depravati risultano essere più bizzarri che brutti, sporchi e cattivi, e questo non verte a favore del film. Certo ci sono scene entrate negli annali (credo che una su tutte sia ben impressa nella mente di tutti i maschietti), ma il film si regge solo su questo. Di rape & revenge ne fioriranno parecchi migliori di lì a poco.
Per quanto lo status di cult del film di Craven sia innegabile, è inevitabile l'essere invecchiato senza ritegno. La violenza è diluita e senza mordente, le recitazioni solo discrete (si salva, di nuovo, il solo David Hess), le musiche country/rock davvero fuori posto. Peggio di tutto però è il ritmo, che riesce ad annullare ogni minima tensione della pellicola, peggiorando ulteriormente con intermezzi comici di cui non si avvertiva certo il bisogno. Insomma, classico forse sì, ma ormai tranquillamente evitabile.
MEMORABILE: "... è morta..." il doppiaggio italiano aggiunge frasi degne di un ventriloquo; trappole casalinghe degne di un Macaulay Culkin.
All'epoca il modo di rappresentare la violenza poteva essere in anticipo sui tempi ed anche pesante, ma i 40 anni passati si sentono e parecchio. Ritmo altalenante ma tendente al noioso, penosi gli intermezzi pseudo-comici e una recitazione nel complesso di basso livello, a tratti pessima. Se già la base non era eccellente, il doppiaggio italiano dà il colpo di grazia ad una pellicola molto inferiore alla sua fama, forse immeritata. Da guardare solo se si riescono a dimenticare gli ultimi quarant'anni di cinema. Per nostalgici inguaribili...
Al suo debutto, Craven converte l'apologo metempirico bergmaniano del '60, focalizzato sull'antitesi spirituale paganesimo/cristianesimo, in una collisione animalesca e regressiva tra due impostazioni culturali all'epoca già in aspro dissidio: la borghesia legata ai vecchi valori morali e la gioventù selvaggia e sregolata nata dai tumulti del '68. Film indubbiamente grezzo e artigianale, importante soprattutto per il tipo esemplare di violenza esasperata che svende senza alcuna misura etica e formale, rispecchiando con brutalità primordiale il travagliato clima americano del periodo.
MEMORABILE: "Piss yuor pants!"; "To avoid fainting, keep repeating It's only a movie... It's only a movie..."; la "scalpellata" dentale; l'urlo post-eviratorio di Faina.
Come normatore del rape & revenge, genere plasmato da Bergman e che con Lado produrrà un esempio sublime, Craven fallisce per incoerenza e vigliaccheria, negando alla sacrosanta vendetta dei genitori delle vittime un’adeguata modalità di applicazione: il grezzo iperrealismo degli stupri non viene certo eguagliato da un contrappasso che sa di ridicolo (i trabocchetti) o che si attua fuori campo e, a conti fatti, il film si restringe a mera testimonianza del malessere che dilaniava la società americana dell’epoca. Hess ci crede sino in fondo: sue anche le demenziali ed efficaci musichette.
MEMORABILE: Il montaggio alternato (la violenza degli stupri vs. il clima festoso nella casa dei genitori) poi ripreso da Lado; l’incubo premonitore di Faina.
Ottimo rape and revenge che trae forza dalla contrapposizione tra le musiche calde e avvolgenti e le scene di violenza feroci e deliranti. È un film che vuole evidenziare il maschilismo della società, che vede le ragazze come persone soggette a "pruriti sessuali" che le mettono a forte rischio (per non parlare della stupidità delle forze dell'ordine). Un cult quindi che mostra una violenza fisica (ma anche psicologica) trasformatrice. Vittime che diventano carnefici in un mondo in cui la giustizia lascia il posto alla vendetta.
MEMORABILE: La scalpellata dentale. La richiesta voyeuristica dello stupratore alla ragazza.
Rape & revenge tra i più crudi e spietati mai girati (non ai livelli di Zarchi, ma non molto distante da questi). Essendo l'opera prima di Craven, mostra una certa ingenuità, ma il risultato finale è dignitoso. Il feroce antagonista Krug Stillo (un David Hess in forma smagliante) anticiperà di 12 anni il più celebre Freddy Krueger, assassino di adolescenti come lui (è proprio dal suo nome che deriverà il cognome di Krueger). Da vedere, possibilmente in versione uncut.
MEMORABILE: Sadie parla di Freud; la vendetta finale; le musiche di Hess.
Introvabile nella versione uncut, ci accontentiamo di un collage di pezzetti mancanti per avere un'idea della dose di brutalità realizzata in questo film. Diventato ormai un classicissimo del rape & revenge, realizzato con mezzi scarni, deve la sua fortuna anche all'ottima interpretazione di alcuni degli attori (le due ragazze uccise ed il protagonista interpretato da un valido David Hess, molto più sul pezzo rispetto alla sua prova nel successivo La casa sperduta nel parco). Di sicuro effetto ancora oggi, ma sicuramente sopravvalutato.
Pazzesco e ansioso. La prima parte mette i brividi e colpisce come un pugno allo stomaco, la seconda risulta più fiacca. Anche gli attori sembrano non aver più voglia di recitare, in special modo i due genitori che assumono reazioni poco credibili. Si avverte un'aria di malattia mentale un po' in tutti, protagonisti e comparse. Molto realistici gli effetti sanguinolenti. Ridicoli siparietti dei due poliziotti. La colonna sonora è splendida ma accostata ad un film del genere diviene grottesca. Aldo Lado semi-clonerà questo film tre anni dopo.
MEMORABILE: L'incubo di Faina dello scalpello nei denti.
Anche a rivederlo oggi, sconta un quid di cialtronesca malizia che me lo rende respingente. Sarà che già il controverso genere del rape & revenge richiede una ruvida gentilezza del tocco che il semi esordiente Craven ancor non possedeva, sarà per le forzate letture politiche che lo stesso autore ha voluto annettervi, certo è che la pellicola alterna momenti di naivetè cinematografica (la incredibile reazione "meditata" dei genitori) ad altri di strategica scaltrezza (la "lirica" morte delle due ragazze). Comunque seminale e con Hess potente.
MEMORABILE: Il ghigno già sconfitto e finale di Hess dopo lo stupro di Mary e la preghiera recitata da quest'ultima prima della morte in acqua.
L'exploitation o si ama o si odia. Questo film è la summa di tutto questo movimento cinematografico sviluppatosi negli anni '70: film di serie B, a basso costo, con attori alle prime armi e tanta (ma tanta) violenza. Considerando il budget non ci si poteva poi aspettare molto di più; per cui è in un certo senso normale che i dialoghi risultino futili, le inquadrature veloci e "selvagge" e che la trama sia resa ai minimi storici. Merita qualche punticino in più perché Craven, con questo film, ha dato via ad un'ampia corrente cinematografica.
Violento esordio di Craven, un po' sopravvalutato ma di sicuro d'impatto. La tensione è minima (e ogni azione si capisce almeno 10 minuti prima), ma l'insano uso di scene forti, inquadrature riuscite, la colonna sonora country che contrasta con le immagini lasciano che lo spettatore arrivi senza sforzi alla fine. Nel cast spicca ovviamente Hess (che Deodato userà in una parte identica), ma anche gli altri sono in parte. I primi tocchi di humour per Craven sono già qui (verranno sublimati in Scream). Buono.
Sadico quanto basta, il primo film di Wes Craven è caratterizzato da scene ben costruite e senza ombra di dubbio molto disturbanti. La colonna sonora è notevole e contribuisce a creare un clima malsano insieme al parallelismo tra l'estrema religiosità della famiglia di Mary e l'efferata crudeltà degli evasi. Belli gli ambienti esterni, completamente fuori luogo i due poliziotti, troppo idioti per essere veri e neanche divertenti. Buon film, ma nulla di più.
Sopravvalutato e cialtronesco. Craven inaugura il filone rape & revenge e questo è, probabilmente, l'unico merito che gli si può riconoscere. Hess è in parte e firma anche le musiche, ma il resto è da dimenticare (sceriffo e suo aiutante in primis). Buona la scena dell'evirazione. Sembra incredibile a dirsi ma molti film derivativi (L'ultimo treno della notte su tutti) gli sono nettamente superiori.
MEMORABILE: L'evirazione; Il dialogo tra genitori e figlia: "Tette? Ma come parli?"
Di negativo sottolineo la rassomiglianza a un film amatoriale, la mancanza totale di drammaticità che fa quasi apparire gli eventi come qualcosa di normale. Le gag da fumetto sono invece tipiche del regista, quindi ok! Di buono c'è che con questi scarsi parametri Wes è riuscito a creare o quantomeno potenziare il rape & revenge, ha lanciato Hess come "unicum" in quel determinato ruolo (Campanile e Deodato subscrivent!) e ha imposto allo spettatore i suoi marchi di fabbrica, ovvero le ottime scene di sangue e le sevizie morali oltre a quelle fisiche.
MEMORABILE: L'allargare i trampoli come sinonimo di aprire le gambe è stupenda.
Quattro pazzi a zonzo (uno si chiama come uno champagne) fan la festa di compleanno a due diciassettenni. Non è la confezione (con quattro soldi Craven fa miracoli) né la trasgressione (1972 anno di Pink Flamingos, che è oltre) a essere discutibile. E' il fondo moralistico a lasciarmi interdetto. La famigliola cas & chiesa si scatena nel finale: sentiamo che gli si dà ragione. Cosa voleva dire con questo film il regista? Boh, non si capisce. Certo ha inventato un sottogenere e colto, inconsciamente, lo spirito del tempo, ma c'è molta ipocrisia. In quanto a Bergman...
MEMORABILE: L'orrendo montaggio alternato con la famigliola che fa la solita torta da quattro soldi e le ragazze che vengon rapite.
L'inizio (non si sa quanto ironico) è terribile, stile famiglia Bradford, poi il film si assesta su un registro rozzo e accattivante che a volte funziona (le caratterizzazioni dei torturatori, fra cui spicca Hess; la ragazza nel lago, novella Ofelia), a volte no (i siparietti coi poliziotti idioti, le improbabili vendette). Il fatto che sia capostipite d'un genere aggiunge nulla alla considerazione (peraltro gonfiata oltremisura). Inferiore al film di Lado; epidermiche le connessioni con quello di Bergman.
L'esordio di Craven si rifà a La fontana della vergine di Bergman, appiattendosi però su un anonimo rape & revenge. La messa in scena, così come il livello degli attori, è mediocre, anche se le "frivolezze" tra i criminali anticipano i vezzi degli assassini che saranno in seguito creati dallo zio Wes. Più che la tanto discussa sequenza a metà film, a colpire è la vendetta messa in atto dai genitori, una buona combinazione di strategia e ferocia. Pretestuose le velleità da storiella morale contro le trasgressioni giovanili.
MEMORABILE: La vendetta in riva al lago; Il padre improvvisa trappole da Willy il Coyote con panna spray e cavi elettrici.
Disturbante, malato, violento, acido. Questo film di Craven è il capostipite di un filone che poi conterà innumerevoli titoli (qualcuno riuscito, altri molto mediocri). Attori cinici che non si risparmiano. Una mazzata per lo spettatore. Forse visto oggi risulta un po' datato, ma pur sempre selvaggio ed estremo. Un must per gli amanti della cinematografia estrema e pietra miliare del cinema di Craven (assieme all'uomo con il maglione a strisce e gli artigli logicamente...).
Al suo esordio Craven decide di non risparmiarsi e con il pretesto insito nel breve preambolo spinge con insistenza su violenze di vario genere. Non lo sorregge il cast oltre al fatto che l’apprensione e la drammaticità degli eventi non sono percettibili come dovrebbero. Coraggiosa la scelta di melodie in contrasto con la crudezza dei fatti (finendo col perdere però qualcosa per strada). Ridicolizzate e messe in discussione due istituzioni portanti dell’America come il felice quadretto familiare e la polizia. Mini cult.
Dalle ceneri di Krug, tatuato sul corpo della vergine immolata, nascerà Krueger dal profondo della notte anni dopo, fantasma sublimato in una nera fiaba onirica. Qui c'è la spietatezza fatta cinema, nell'efferatezza amorale e deviata di fronte al candore innocente, senza virtuosismi, spartana come un film tv, con il rischio del traviamento diseducativo o al contrario con il monito per i giovani inesperti di guardarsi dal lupo nero. L'ironia agghiacciante introduce poliziotti inetti, emblemi della giustizia impotente, costringendo alla legge del taglione.
Citatissimo e considerato da tutti un cult di Craven, quando lo vidi la prima volta ne rimasi fortemente deluso e conferma come il buon Wes fosse veramente un regista di forti alti e bassi. Molto grezzo e sciatto nella regia, appare come un film sensazionalistico che forse 50 anni fa poteva colpire ma oggi, con quel che si vede... A renderlo indigesto sono anche le datatissime atmosfere anni 70 con tante di musiche e figli dei fiori e il ritmo fiacco. Tra gli attori si salva Hess, perfetto in un ruolo al limite del bestiale. Invecchiato male.
Horror d'exploitation senza troppe spettacolarizzazioni, parte da una violenza quasi subliminale per poi passare subito a una violenza decisamente più brutale. Craven ci racconta il disfacimento emotivo e comportamentale di un'intera generazione, lo fa senza lasciare spazi vuoti e lo grida invece che sussurrarlo. E questo, per il regista, non è altro che l'orribile postribolo in cui si compiacciono di vivere coloro che si nutrono del dolore altrui. Straordinario il montaggio iniziale alternato e indimenticabile l'accomagnamento musicale.
Una delusione, decisamente sopravvalutato. Unici lati positivi l'interpretazione di Hess, la colonna sonora e il fatto che si sia rivelato un film seminale aprendo un genere. Di gran lunga superiori i film con Hess di Deodato e Festa Campanile. Qui si possono concedere le attenuanti dei tagli che con ogni probabilità hanno menomato enormemente film. La scena della rivelazione dell'omicidio e il susseguente rinvenimento del cadavere sono quasi involontariamente comiche. Ben realizzate le scene di violenza.
Il miglior rape and revenge in circolazione, nonché l'apripista del sottogenere: gretto, violento, volgare e atroce. Tra sevizie riprese con la crudezza di un documentario, lasciando poco e nulla all'immaginazione, una parte conclusiva all'insegna della vendetta più brutale, il film è una goduria per appassionati, una collezione di scene indimenticabili che resteranno scolpite negli annali del cinema d'exploitation. Shock a parte, è comunque un prodotto scorrevole e godibile, seppur truce. Ottimi i quattro psicopatici (e Hess in particolare).
MEMORABILE: Le sevizie ai danni delle due ragazze; La fellatio letale; La resa dei conti a suon di motosega.
La rilettura in chiave exploitation della Fontana della vergine ha generato uno dei rape & revenge più controversi della storia. Nel suo esordio Craven affronta nel modo più bieco possibile il tema della giustizia privata con un gusto quasi pornografico nella messa in scena delle violenze più efferate. Ma a parte il primato nel trasformare la motosega in un’arma tra le più usate dall’horror moderno, si tratta di un film dallo stile semi-documentaristico rozzo e per nulla coinvolgente, diretta espressione del malessere sociale dei primi anni 70.
MEMORABILE: La tortura delle due ragazze nel bosco; L’evirazione orale di Faina; La sfida a colpi di motosega tra il padre di Mary e Krug.
Sopravvalutato. Se l'idea di base è buona e dà il via a un autentico filone, resta il fatto che il film è tecnicamente terribile. Recitazione terribile, montaggio confuso, colonna sonora completamente inadatta (in sé però non è male) e anche il doppiaggio è in linea col resto. Inoltre è pieno di intermezzi comici sulla cui utilità ci si potrebbero far domande per anni. Deludente anche il finale, che poteva essere più esplosivo e ripagare lo spettatore. Si salva solo David Hesse, sempre a suo agio nei panni dello psicotico. Sconsigliato.
La fama lo precede, generando aspettative inadeguate, ma una visione ponderata lo rivela tanto grafico e spartano nella sua dicotomia morale quanto capace di generare una furia primitiva e catartica al grado zero della psicologia. Acerbo e programmatico, rimane un campione insuperato di cinema exploitation, con notazioni sociologiche non peregrine (asfaltate dal doppiaggio italiano). La sensualità predatoria di Hess mette addosso un disagio materiale. Il remake, più sofisticato e definito, non ha un briciolo della sua brutalità e si dissolve nella pletora di rape & revenge coevi.
MEMORABILE: La mani inzaccherate di sangue e fili d'erba; Gli sguardi persi nell'orrore di se stessi dopo la strage.
Gran bell'esordio per Craven, che reinterpreta Bergman confezionando un prodotto tanto crudo quanto grottescamente sarcastico. Si ride e si rabbrividisce insieme; esemplari in tal senso sia la colonna sonora (talvolta sembra di assistere a un caustico scherzo) che gli intermezzi coi poliziotti imbranati. Quando però monta la violenza vera, ecco che l'opera colpisce duro; facile credere che, con effetti migliori a disposizione, ci si sarebbe spinti ancor oltre. Musiche ottime, cast funzionale e dialoghi superiori alla media di genere; facile capire perché tanti vi si siano ispirati.
MEMORABILE: La colonna sonora; "Perché non allarghi i trampoli e ti godi la tua inferiorità?"; I poliziotti citrulli; La motosega.
La trama assolutamente banale rende la pellicola terrificante: si tratta di eventi che possono capitare a chiunque, in qualsiasi momento. Del resto non è un caso che il film sia stato allora proiettato in molte scuole e università per ammonire i giovani di stare alla larga da fattori nocivi quali droga, stupro e violenza. Ingiustamente bandito in molti paesi per diverse scene di efferata violenza e per la vicenda imperniata di sadismo, rimane senza dubbio un cult dell'horror nonché il miglior film di Craven.
MEMORABILE: La vendetta finale (soprattutto la scena della motosega).
Grandissimo esordio per Craven, che avvia la sua carriera con un film che canonizza il genere rape and revenge. Diventato un cult con il tempo a causa di una critica feroce per le scene estremamente crude e violente. Non un capolavoro, ma sicuramente un film che mostra diligentemente la violenza che tormentava l'America in quegli anni. Girato senza una grande tecnica e con intervalli di alleggerimento piuttosto mediocri che allungano il film inutilmente, ma la persistente musica country rock in contrapposizione alle scene violente è molto interessante. Ottimo lo scontro finale.
MEMORABILE: Lo scontro finale con le trappole in casa.
L'esordio di Craven con attori alle prime armi e una storia che potevi estrarre dalla cronaca USA del tempo (anche italiana: si pensi al massacro del Circeo) ma nessuno voleva vedere al cinema. Così che il film, prodotto con quattro soldi e destinato a seconda/terza scelta dei Drive In, ha comunque sofferto una censura che rende ancora oggi irreperibile il suo originale integrale. Divenendo così, grazie a una rozzezza che ne accentua il realismo, pietra miliare di un cinema che racconta la violenza senza ricorrere a mostri immaginari o letterari ma come ferocia profondamente umana.
MEMORABILE: "Ti ricordi i tempi quando un palo telegrafico era solo un palo telegrafico. Adesso non lo è più: ora è un simbolo fallico. Quel Freud era un porco".
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CuriositàZender • 2/05/16 18:46 Capo scrivano - 48844 interventi
Dalla collezione "Sorprese d'epoca Zender" il flano del film:
HomevideoRocchiola • 18/11/19 08:58 Call center Davinotti - 1318 interventi
Io non posseggo la collectors edition che la Raro Video ha approntato in associazione con Minerva Pictures e Nocturno. comunque mi risulta che la versione italiana del film presente sul primo disco non presenti una qualità video superiore alle precedenti edizioni in home-video. Tanto che il film è presentato nel formato 4:3 anziché in 16:9. Mentre invece sembra che sul secondo disco ci sia la versione originale completa di 90 minuti circa (quindi con 10 minuti aggiuntivi rispetto all'edizione italiana), presentata nel corretto formato panoramico 1.85 in 16:9. In ogni caso sulla qualità delle immagini, anche guardando le recensioni e gli screenshots del bluray della Arrow (la miglior edizione home-video di questo titolo che non presenta ovviamente audio italiano), non si possono raggiungere livelli qualitativi eccelsi. Il video è pulito ma piuttosto sgranato e dalla definizione blanda. Ma questa è la natura della pellicola girata in economia con un stile semi-documentaristico.
Ho l'edizione doppio disco della Raro Video: il film in lingua originale dura 1h;21m;11s meno di 90 minuti e appena 20 secondi in più della versione italiana che però inizia con cartelli che spiegano la valenza sociale del film. Il problema è che la definizione del primo è molto blanda e quella del secondo un filino meglio ma con colori slavati, il formato sbagliato e un doppiaggio inascoltabile obbligatorio... Un mezzo disastro insomma. Vale per il documentario sul film di 40 minuti ca...
Nonostante il Bluray Midnight Factory sia introdotto dallo stesso Craven che ci assicura vedremo finalmente il film "totally uncut", la versione editata è la stessa del dvd Rarovideo: in particolare, la famosa sequenza dell'evisceramento di Phillys rimane appena accennata nonostante negli extra sia invece possibile vederla per intero (che ci voleva a rimontarla? mah...). Anche nella scena del "suicidio" di Junior, il cervello si intravede per una frazione di secondo, mentre nell'intervista inserita tra i contenuti speciali, la truccatrice ne parla come di un effetto molto ben dettagliato. Non fatevi ingannare dalla durata nettamente superiore (1;24;28 BR MF vs 1;21;11 DVD RARO).
Assenti gli extra, molto belli, contenuti nel doppio dvd Raro. In compenso ce n'è un'altra valanga, sempre interessanti e ben realizzati.
La qualità video invece è nettamente superiore al dvd restituendo perfettamente la grana un po' marcescente del 16 mm originario in un quadro decisamente più dettagliato e pastoso. La versione Krug & Company contenuta nel secondo disco ha un maggior contrasto e neri più decisi, ma quanto a definizione non ci sono significativi miglioramenti. Questa versione dura meno (1;23;50) pur contenendo una sequenza di dialogo in più quando i genitori ritrovano il corpo della figlia. Probabilmente sono stati effettuati micro tagli lungo tutta la durata del film, ma le scene di violenza a me sono sembrate identiche alla versione "uncut".