Ragazzino acerbo e tormentato chiede aiuto ad un emarginato ex insegnante (burbero e dal volto sfigurato) per superare l'esame d'ingresso all'accademia militare. A metà strada tra L'attimo fuggente e Scent of a woman, un buon esordio (ma un po' dimenticato) dietro la macchina da presa di Gibson (bella anche la sua prova attoriale) che ripropone dignitosamente il rapporto bifocale tra allievo e maestro: se ne ricorderà Van Sant per un paio di suoi film. A restare più impressa è l'atmosfera retriva e bigotta della provincia americana di fine anni '60.
MEMORABILE: Il ragazzino guarda di sottecchi il volto deturpato di Gibson: lui se ne accorge e lo costringe a fissarlo da vicino.
Sicuramente un buon esordio, ma nulla più. Mel Gibson si cala convincentemente in un personaggio difficile, un ex-professore emarginato dalla società dopo una disgrazia che gli ha deturpato il viso (e su cui la comunità ha ricamato infamanti leggende...). Insomma, il protagonista è ottimo ma a essere carente è il contorno: non c'è un trama veramente avvincente, solo una semplice storia di formazione (del ragazzino) buona ma prevedibile. Certo per un esordiente, che da attore aveva fatto tutt'altro, è un buon inizio.
Il rapporto che s'instaura tra un adolescente ed un burbero professore sfigurato ma dotato di grande saggezza. Un discreto spaccato della provincia tra pettegolezzi e cattiverie che evidenzia l'arretratezza culturale borghese. Valido l'esordio registico di Gibson, che tende al buonismo nel finale.
Meno strombazzato delle pellicole future, è una discreta pellicola gibsoniana che pur tracciando linee già viste e percorrendo sentieri già battuti, riesce a farlo in modo dignitoso e senza scadere nel patetico e (quasi) nella retorica. Certo, gli sviluppi narrativi sono prevedibili ed un finale, parzialmente consolatorio, avrebbe potuto e, forse, dovuto essere più coraggioso e cattivo.
Decisamente riuscito il debutto alla regia dell’attore americano Mel Gibson. Il tema, per la verità non originalissimo, è quello del rapporto allievo/insegnante con quest’ultimo sfigurato ed emarginato. Fortunatamente la sceneggiatura non indugia al pietismo, ma racconta sobriamente una storia di formazione, inserendo anche temi come il pregiudizio e l’emarginazione, ben diretta ed interpretata dallo stesso Gibson che ci regala una bella prova attoriale.
Gibson ci sa fare con i sentimenti e durante gli anni '90 riuscì a dare una svolta (a mio avviso non necessaria) alla sua carriera. Il film scorre bene, il contesto dell'America rurale e lacustre di qualche decennio fa è ben rappresentata e la maschera che Gibson si pone funziona alla grande. Lacrima finale...
"Ho mai abusato di te? Ti ho mai sfiorato con un dito se non per amicizia?". E' la risposta che Justin McLeod dà a Charles Nordstadt. L'insegnante Justin è chiaccherato per il volto sfigurato da un incidente e il carattere solitario e riservato. Quando Charles, suo allievo, viene a conoscenza di queste voci, gli domanda se fosse vero. Questa breve risposta contiene l'ultimo insegnamento di Justin: non arrendersi ai pregiudizi della gente, ma conoscere direttamente la realtà. Charles è lui stesso suo allievo. Quindi conosce già la risposta.
Esordio alla regia di Gibson che confeziona un dramma dall'idea di base interessante (seppur non nuova), sviluppato con garbo e (quasi) senza eccessi di buonismo o melassa; non ci sono esagerazioni particolari ma al tempo stesso alla lunga risulta anche un po' tedioso, proprio per l'assenza di grandi colpi di scena e per una certa ripetitività nella prima parte. Conquista la ricostruzione della provincia americana d'epoca e le caratterizzazioni del cast (anche di contorno) sono ottime; nel complesso invecchiato bene, resta un esordio corretto.
Per il suo debutto alla regia Gibson sceglie temi delicati come il pregiudizio e l'emarginazione, declinandoli con stile tradizionale ma efficace. Il rapporto sincero e intenso tra un insegnante orribilmente segnato da un incidente d'auto e un adolescente orfano di padre, trascurato e incompreso dalla madre e dalla sorella, si scontra con i preconcetti e le ostilità tipici delle comunità provinciali americane degli anni sessanta. Un prodotto curato e ben recitato, che non osa troppo ma che si segue con interesse.
Esordio di Gibson molto interessante, notevole soprattutto per come sa mettere in piedi una trama tutto sommato prevedibile coinvolgendo comunque emotivamente lo spettatore. E lo fa evitando anche scivoloni melodrammatici, ma anzi con uno stile asciutto e classico allo stesso tempo. Ottimo anche come interprete, molto credibile, coadiuvato dal bravo Stahl che da grande poi si perderà leggermente. Commovente in alcuni punti, non tanto perché viene enfatizzata una scena o un'altra ma proprio per la veridicità della messa in scena.
Le apparenze spesso ingannano: potrebbe essere questa la morale del film. La sceneggiatura è toccante, ricca di spunti, meravigliosa è la comprensione che nasce quando due incompresi si incontrano. Come opera prima, per Mel Gibson, è davvero notevole. Il finale, malgrado voglia - e in parte riesca - a dare speranza, lascia un po' l'amaro in bocca. Fossero tutti così, i "film di formazione"...
MEMORABILE: Chuck che prende la macchina per recarsi dal suo "mentore"; Justin McLeod che parla al ragazzo dell'accusa di pedofilia; Il finale
Era proprio necessario l'aspetto freakish di Gibson (raccapriccio superfluo) per rappresentare una forma di paideia antica come il mondo e accennare a presunti abusi e al supposto (e ambiguo) consenso di un giovanissimo studente? Argomentazioni (almeno potenzialmente) interessanti. Ma se nei titoli di testa lo scherzo e l'ironia prevalgono, in seguito la scelta dell'arruolamento diviene pro- militarismo filoamericano. Con in mezzo la consueta retorica incollata al tragico.
Tratto da un romanzo. Primo lungometraggio diretto da Mel Gibson: un ragazzino si fa aiutare da un uomo sfigurato, tenuto ai margini dalla comunità, per entrare nell'Accademia Militare. Storia interessante, con tutti i crismi e gli stereotipi del caso. In certe situazioni si cade un po' troppo nel melodrammatico, ma a conti fatti si può reputare un buon film. Discreta la colonna sonora.
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