Probabilmente tagliato con pesantezza dalla censura, questo decamerotico di Tosini (curiosa la presenza di Gino Cervi) opera una spiccata critica al mondo clericale - pur se si tratta chiaramente di un pretesto per mostrare quello che lo spettatore dell'epoca voleva - risultando discreto, per il genere. Ben doppiato (si pensi a Antonio Guidi che doppia l'Aretino di Blanche).
Decamerotico con tutti gli ingredienti essenziali, ha la particolarità di non essere affatto volgare (specie nel linguaggio). Molto particolare e diverso rispetto alle altre pellicole del genere, è più erotico che comico: non strappa infatti risate o sorrisi ma si lascia vedere con interesse. La protagonista Karin Mayer interpreta bene il suo personaggio. Il nome di Gino Cervi faceva probabilmente comodo alla distribuzione, dal momento che il suo personaggio non è nulla di particolare (l'avesse interpretato un altro non avrebbe fatto molta differenza). Notevole la regia.
MEMORABILE: La "cinquina" (l'orgia, per intenderci) alla lavorante.
Nel folto filone dei decameroni è uno di quei casi in cui anziché il Boccaccio si è voluto per così dire scomodare l’Aretino. La sostanza non cambia di molto, perché le peccaminose novelle di un ex novizia licenziosa prevedono ancora una volta un campionario di fanciulle disinibite (una dice: "Mi crede vergine, ma là sotto ho una piazza Navona") in contrapposizione a uomini di sgradevole aspetto. Il film, un po’ noioso nelle introduzioni ai racconti, ha comunque una certa cura nei costumi e nel doppiaggio.
Piuttosto povero a livello di ambientazioni, numero di personaggi e movimenti di macchina, è comunque gustoso, soprattutto grazie a Gino Cervi (qui al suo ultimo film), che fa una specie di autoparodia del Cardinale Lambertini tante volte interpretato a teatro e anche al cinema. Nudi ridotti ai minimi termini (forse per evitare che il film fosse nuovamente respinto dalla censura) ma graffiante nel suo anticlericalesimo più di altri prodotti del filone. Sicuramente da vedere.
Decamerotico più interessante della media, complessivamente ben recitato (non solo da Cervi, peraltro sottoutilizzato) e poco incline all'umorismo. Da citare il primo morbosissimo episodio, in cui i vistosi tagli di censura non fanno che accentuare il senso di proibito, mentre nei successivi si scende verso la mediocrità e nella barzelletta, pur senza raschiare il fondo. Coi suoi insistiti piani frontali, uno dei rari decamerotici che si rifanno a Pasolini anche a livello formale, pur nei limiti di una notevole ristrettezza di budget.
La presenza di Cervi colpisce (e salvicchia il film). Apparentemente curato, in realtà presenta arredi e oggetti incompatibili con la prima parte del '500, mette quadri di classe in case popolane e addirittura una Veronica caravaggesca presso un talamo pel meretricio. Recitato malissimo, ad esclusione dei due nomi maschili in apertura di cast, è interessante per tre cose. 1) Ardita e chiara apologia del puttanesimo; 2) incastro a doppia cornice [l'Aretino narra al Papa, un menestrello ripete ai compagni di cella la vicenda che si snoda a puntate]; 3) Cervi adorabile con la sua burbera bonomia.
MEMORABILE: Cervi, nel ruolo di Papa Leone, ammonisce, perdona, rimbrotta, sorride. Anche in un filmucolo come questo mostra la sua grandezza.
La cornice ricorsiva (un cantastorie in galera racconta ai suoi compagni di cella le circostanze in cui l'Aretino a sua volta raccontò a papa Leone X le vicende di una monaca traviata) garantisce una particolare struttura a episodi a un decamerotico insolito, poco umoristico e poco scollacciato, che spicca per una scrittura di livello culturale superiore alla media. La filosofia sadiana non avvicina lo spirito pasoliniano originale ma ne anticipa per certi versi l'evoluzione. Peccato che cali nella seconda parte, deludendo nell'episodio finale.
MEMORABILE: Gli stornelli del cantastorie che introducono gli episodi.
Un po' di confusione, tra canzoni in prigione (troppo tirate per le lunghe) e racconti a uno strano papa e a un ancor più particolare fraticello. La prima storia è alquanto morbosa, con qualche taglio censorio che interrompe un momento erotico decisamente particolare. Risulta però anche quella meglio riuscita perché poi il film si fa noioso e anche i nudi non impattano in modo significativo. Linguaggio consono e qualche volgarità nelle immagini, ma sempre nell'ambito del profilo cinematografico di appartenenza. Si poteva fare di meglio.
MEMORABILE: La cena collettiva e poi lei in cameretta con il "coso"; Il "getto" prodigioso.
Decamerotico curioso e anomalo, a partire dall'improbabile presenza del commissario Maigret in vesti papali, in un film di rango non proprio alto... Costretto a barcamenarsi con un budget ridotto all'osso, Tosini cerca di supplire con una ricercatezza formale inusitata per questo tipo di film, che però rallenta spesso il ritmo in modo eccessivo. Pesantemente tosato dalla censura, offre con parsimonia nudità e amplessi pur mantenendo una carica erotica superiore a tante pellicole consorelle. Notevole la Mayer mentre le languide musiche di Savina spiccano per le deliziose sonorità settantiane.
MEMORABILE: I dialoghi fra Cervi e il frate (un po' buffone di corte).
Decamerotico dotato di struttura a scatole cinesi in cui l'esposizione spetta direttamente a Pietro l'Aretino. La prova di Cervi (corregionale del regista) è una ciliegina aggiuntiva a un'operazione memorabile, considerando le pellicole consimili. L'erotismo non è particolarmente esplicito eppure efficace, la censura ha respinto tre volte il prodotto, sicché diventa arduo capirne i motivi: anticlericalismo? Legittimazione del tradimento coniugale? Cose comunque tutte che non mancavano nel Decamerone e non devono mancare in ogni sua deriva, diretta ed indiretta.
MEMORABILE: Gli ottimi titoli di testa ricamati, quasi segno della cura del prodotto; Lo "spoglio" della retribuzione di Pippa.
Tra i tanti decamerotici del periodo questo di Tosini non si distingue certo per qualità o freschezza. Il mondo ecclesiastico non viene ovviamente rappresentato come depositario di una fede, ma come il nascondiglio perfetto per meretrici e laidi di ogni genere. La depravazione regna sovrana nello squallore più assoluto e persino una cortigiana sembra avere più morale del Papa. Più che di racconti si tratta di un'unica storia (quella di Nanna) che ha diversi intrecci ma che non appassiona. Pochi nudi e tanta noia.
Decamerotico che si ricorda solo per l'anomala presenza di Cervi, a dire il vero in un ruolo che non copre nemmeno tanto minutaggio; una comparsata che si direbbe più "alimentare" che altro, visto anche il tenore decisamente basso dell'opera, in linea con tanti lavori analoghi del periodo nel suo mix tra elementi comico-satirici ed erotici in costume. Tra canzoncine puerili usate come introduzione ai vari segmenti e le solite storie pruriginose, con qualche nudo, il film scorre nella noia generale e tranne qualche scena si può dormire tranquilli per gran parte della durata.
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Il frate giullare che per tutto il film disturba papa Leone X mentre ascolta i racconti dell'Aretino è il misterioso Claudio Pellegrini, celebre (si fa per dire) come il killer dal pugno di ferro di La morte accarezza a mezzanotte, in seguito anche fotografo gay in Nude per l'assassino e di cui poi si perdono definitivamente le tracce.