Una commedia non troppo riuscita e assai poco originale: l'episodio con Villaggio è volgare e fantozziano, quello di Manfredi scontato e senza mordente. Decisamente meglio l'ultimo, "L'ascensore", con un Sordi monsignore alle prese con una scosciatissima e vacanziera Stefania Sandrelli.
MEMORABILE: Sordi che enuncia la sua singolare teoria del "libero arbitrio".
Molto alterno. Volgarissimo e poco divertente l'episodio che apre il film con Paolo Villaggio. Da dimenticare quello centrale con Nino Manfredi poco ispirato, che si scorda facilmente. Merita la visione per l'episodio finale con Sordi monsignore e una molto libera Sandrelli bloccati in ascensore: molto divertente, compreso il finale.
Viste le firme e gli interpreti a disposizione una cocente delusione. Di risate, infatti, se ne fanno poche e la colpa non è solo degli attori un po' sottotono ma anche e soprattutto di una sceneggiatura bolsa e poco originale priva di verve e di mordente. Non è certo inguardabile ma avrebbe potuto essere ben altro.
Non visto per oltre un trentennio: potevo tranquillamente allungare il periodo. Pessimo l'episodio con Villaggio (male sfruttata la Moriconi). Mediocre quello, telefonato, con Manfredi (si salvano le dinamiche dei primi minuti: poi, se non ci fosse il protagonista a usare con maestrìa tempi e espressioni, sarebbe inguardabile). Mediocre pure quello con Sordi, che esagera, salvandosi solo nella "confessione" e nel finale, con biglietto da visita e teoria del libero arbitrio. Morandini non va oltre *½ e fa benissimo.
Tre episodi di qualità altalenante, anche se - in generale - realizzati con certa cura. Mattatore dell'intera operazione è Nanni Loy, all'opera con Villaggio per dare corso al segmento più divertente e riuscito (Italian superman). Segue il peggior pezzo della trilogia (Il cavalluccio svedese), nel quale Manfredi non viene valorizzato come meriterebbe. A finire un Sordi monotematico, limitato da una sceneggiatura contenuta a causa di una location quasi claustrofobica (L'ascensore). Si ricorda, però, di quest'ultima parte l'affascinante presenza della Sandrelli, in un ruolo "perturbante".
Tre episodi: il superdotato Villaggio in versione pornocomica (regia di Loy, non firmata); l'architetto Manfredi insidiato da una giovane svedese (Magni); il monsignore Sordi chiuso in ascensore con una spregiudicata ragazza (Comencini). Nel complesso il film è piuttosto scarso nonostante i tre pezzi da novanta coinvolti. L'episodio migliore rimane, nonostante tutto, il terzo, in cui Sordi può disegnare sottilmente un altra maschera delle sue, senza la grossolanità del primo o la piattezza del secondo.
Un tris di episodi natalizi (cinepanettone '76) a mio parere ben confezionati, grazie anche alla presenza di attori di peso ed anche a una manifestazione di erotismo per i tempi piuttosto esplicita. Il primo episodio con Villaggio, (Italian superman) è un mio piccolo culto ed è molto divertente, ma il secondo con Manfredi (il cavalluccio svedese) è il mio preferito, poiché il suo sottile umorismo romanesco qui trova la massima espressione. Il terzo episodio con Sordi, (L’ascensore) è curioso ed eroticamente stuzzicante.
Credo ci si riflettesse proprio tanto, negli Anni Settanta, sui mutamenti in atto nel comportamento sessuale degli italiani, dopo la crisi dei tradizionali modelli di riferimento. Qui ci si riflette con molta superficialità: mi pare che il primo episodio abbia potenzialità grottesche-surreali malissimo utilizzate, il secondo è semplicemente molto noioso. Il terzo è il migliore perché è il più "cattivo" e il più leggero al tempo stesso. Comunque, nessuno dei tre riesce a colpire o a rendersi memorabile.
Film a episodi dalla qualità artistica molto discontinua: l'episodio con Villaggio (diretto da Nanni Loy) è volgarotto e piuttosto scialbo; il secondo e il terzo (quello migliore) vivono sopratutto grazie alla verve dei due protagonisti (Manfredi e Sordi) che forniscono interpretazioni che compensano il limite delle sceneggiature non esaltanti.
Fra le commedie ad episodi del periodo, uno degli esemplari più trascurabili per la sproporzione fra i talenti in campo ed i risultati ottenuti: l'episodio con Villaggio spreca malamente le potenzialità comico/satiriche offerte dal soggetto, quello con Manfredi si regge unicamente sulla sua professionalità, essendo l'ennesima stanca riproposizione del tradizionalismo italico a confronto con la mentalità più aperta dei giovani nord-europei. Chiude l'episodio con Sordi e Sandrelli, certo più pimpante nello sfruttare tempi e spazi, ma sempre nel segno di una volgarità di fondo.
Prerogativa quasi assoluta della seconda serata di Rete 4, questo film a episodi riunisce tre grandi nomi del cinema italiano: Villaggio nel primo episodio (il più debole e forzato sulle solite gags derivative), Manfredi nel secondo (carino ma poco di più) e Sordi nel terzo e più famoso. In quest'ultimo, infatti, gran parte del merito della buona riuscita va alla Sandrelli, maliarda e provocante come non mai e che si offre scalza al prete nell'ascensore stretto stretto. Lo rivedo sempre con sommo gusto.
Commedia ad episodi non eccelsa ma neppure disprezzabile. Il top è raggiunto dall'episodio di Nino Manfredi, divertente e non volgare, con la splendida Jinny Steffan a fare da spalla. Dalle parti della sufficienza gli altri due: risicata nel caso di "Italian superman", poco più che una barzelletta, abbondante, in "L'ascensore", un po' prolisso ma con qualche trovata niente male. In ogni caso bravissimi i tre protagonisti (anche se Villaggio non fa che riproporre il suo solito personaggio in stile Fantozzi) e ottima la fotografia. Si può vedere.
Film ad episodi sul tema della pruderie sessuale e dell'emancipazione erotica nel Belpaese (perlopiù frustrata e frustrante), come usavasi nei rocamboleschi '70. Curioso il ricorso a 3 registi il cui cinema è stato decisamente poco "confidente" con l'argomento. Loy a disagio con un episodio (quello del Villaggio superdotato) che negli anni acquisisce invece forza grottesca notevole; quello del binomio Magni-Manfredi ha un'insolita eleganza formale; strepitoso e pungente infine il bozzetto di Comencini con Sordi laido Monsignore e la Sandrelli in gran forma.
MEMORABILE: La "delucidazione" che il porporato Sordi dà alla Sandrelli riguardo alla momentanea privazione dell'arbitrio sessuale in ascensore.
Tre ottime firme e un grande cast per un discreto film a episodi. Divertente il primo con Villaggio, troppo serio ma buono il secondo con Manfredi e bello il terzo con il grande Albertone e la Sandrelli. Commedia all'italiana tipicamente anni 80, film da riscoprire.
Film a episodi, come di gran voga negli anni 70 e 80. Tre storie incentrate sulla sessualità e su tabù tutti italiani. Ottimi i soggetti dei tre episodi con qualche flessione in quello di Manfredi, che alla fine risulterà il meno riuscito. Grandioso invece il personaggio di Villaggio (castagnaccen) che interpreta in maniera sublime lo spirito dell'emigrante, così come da antologia è l'ultimo episodio, quello di Sordi e l'ascensore. Buona prova dei registi e di tutto il cast.
MEMORABILE: Sordi alla Sandrelli mentre tentano lo sblocco dell'ascensore: "La sente la linguetta". Villaggio che canta Oje Marì mentre fa l'amore con la moglie.
Superficiale (ma non troppo), pruriginoso (ma non troppo), divertente (ma non troppo). Singolare, ma deprimente, l'episodio in trasferta olandese di Villaggio (del quale l'"anonimo" Loy sceglie addirittura di non firmare la regia). Affascinante, per i suoi risvolti agrodolci, quello diretto da Magni con un Manfredi al pieno della maturità. Chiusura cult con monsignor Alberto Sordi chiuso in ascensore con la disinibita Stefania Sandrelli: divertente, ma diretto da un pilota automatico.
MEMORABILE: Il congedo di Sordi dalla Sandrelli con la teoria del "libero arbitrio".
Sesso e tabù all'italiana in un trittico poco esaltante. Il primo episodio, che Loy si rifiutò di firmare, è il più volgare e becero, con Villaggio decisamente sprecato in una trama finto-trasgressiva. Il secondo, nonostante l'impegno di Manfredi, è mediocre e privo del ritmo necessario. Il terzo si riscatta per l'alchimia fra Sordi e la Sandrelli e per lo stile, decisamente più mordace e brillante rispetto agli altri due.
Film in tre parti discretamente riuscito; ad esser sincero non ho mai digerito l'episodio con Villaggio, l'ho sempre considerato lungo e poco interessante. Manfredi, da par suo, interpreta senza infamia e senza lode un personaggio che successivamente riprenderà in Quello... col basco rosso. Neanche a dirlo, l'episodio migliore è di Sordi, che affiancato da una Sandrelli in ottima forma (in tutti i sensi) ci regala scene veramente divertenti e indimenticabili.
MEMORABILE: Beh, ma se a ogni ragazzo che je more a madre tu lo consoli così...
Tre occasioni delle quali due mancate e la terza (Sordi-Sandrelli) una vera chicca. Tristissimo il primo episodio, in cui salverei la Moriconi per la sua parte e la sua bellezza. Manfredi, nel secondo, sfoggia tutta la sua gamma di espressioni e il suo romanesco, ma non basta (ma allora il confronto tra Italia e paesi del nord era di moda). E infine la vera strana occasione splendidamente interpretata dove, nella ristrettezza di un ascensore, viene fuori veramente un bel pezzo di Italia laico-religiosa non ipocrita e per l'epoca innovativa.
Tris di episodi sorretto dall'esperienza dei protagonisti, visto che più che ridere si sorride, ogni tanto: il primo è una "fantozzata" grottesca volgarotta; il successivo dà fondo a tutti gli stereotipi sulla libera educazione nordica con un Manfredi in versione democristiana; il leggendario terzo episodio ci consegna un Albertone gigione come sa fare, ammaliato da una conturbante ma ingenua Sandrelli. Discretamente leggendario.
Tre grandi della commedia italiana per altrettanti episodi a sfondo sessuale. Sordi è protagonista del noto episodio del prete in ascensore con la Sandrelli, in cui l’Albertone è eccessivamente macchiettista, arrivando persino a utilizzare, a tratti, la voce alla Ollio. L’episodio con Villaggio è notevole, ma standardizzato come interpretazione, per cui la migliore interpretazione è quella di Manfredi, che riesce a dare vivo realismo a un marito cui, nel corso di una notte, viene sconvolta la vita.
Se Nanni Loy non voleva firmare il primo episodio ne aveva tutte le ragioni: il suo Fantozzi superdotato poteva giusto fare il protagonista in una barzelletta da caserma. Già va meglio il secondo episodio di Magni con un Manfredi alle prese con un personaggio ambiguo e in chiaroscuro; peccato per il ritmo da lumaca. Boccaccesco e pepato quello con Sordi che, bloccato in ascensore insieme a una provocante Sandrelli, con astuzia e finezza disegna un Monsignore in carriera non proprio timorato di Dio e indulgente verso i piaceri della carne. Così così.
MEMORABILE: La recitazione sofisticata, costruita, quasi di testa di Manfredi a "smorzare" verso il mezzotono e il chiaroscuro è esemplare.
Film a tre alterni episodi. Il primo (**!) è sicuramente il più divertente, con un Villaggio spassoso e fantozziano (grande quando copre l'orgasmo della moglie cantando) in un soggetto sviluppato con brio. Episodio diretto da Nanni Loy (non accreditato!). Nel secondo (**) si gioca più su una dinamica usuratissima ma che allo stesso tempo coinvolge tematiche ancora attuali grazie a un finale raggelante. Il terzo (*!) arriva all'equivoco finale girando su se stesso con bisticci verbali tirati per le lunghe. Facendo la media scolastica: **
Tre episodi pecorecci, nonostante gli interpreti e le firme d'autore che sfociano in marcate allusioni sessuali. Si sorride con difficoltà e i dialoghi non brillano. Villaggio è macchiettistico e tristanzuolo, Manfredi cupo ma sostanzialmente efficace e Sordi boccaccesco e furbescamente imbroglione. Poco memorabile.
Un film a episodi raro; tutti e tre i segmenti infatti, a modo loro sono riusciti e divertenti. Il migliore forse è il secondo, interpretato da un Manfredi in gran forma e con un finale davvero spassoso. Sordi regala un'ottima interpretazione macchiettistica, che si aggiunge alla schiera di personaggi cinici e corrotti da lui impersonati. Villaggio, un po' troppo biascicante, vive l'episodio più volgare, ma con un bel finale beffardo. Nel complesso, anche se nessun episodio raggiunge chissà quali vette, una buona pellicola.
Tre episodi molto divertenti, originali, stuzzicanti, risalenti ai Folli Anni Settanta. Quello che preferisco è il primo, con Villaggio che vende il castagnaccio in Olanda e si trova a fare da eroe-attrazione per immigrati italiani. Quello con Manfredi è un po' sciapo per la sua recitazione sempre indugiante, con ragazzina svedese disinibita ma ancora più sciapa, tuttavia con un finale pepato, come del resto anche gli altri due episodi. Il terzo, con Sordi e la Sandrelli del periodo "female pride", non è male.
MEMORABILE: Villaggio-Giobatta che vuole lanciare i castagnaccio in Olanda; Il modo di consolare gli amici in lutto di Donatella-Sandrelli.
Non è fra le più riuscite commedie a episodi ma si lascia guardare, soprattutto in virtù della parte con Manfredi a suo agio nel personaggio riottoso al cambiamento libertino della società (un po' come in Contestazione generale). Il primo segmento con Villaggio superdotato è piuttosto incolore; meglio allora la coppia Sordi-Sandrelli chiusa nell'ascensore, sebbene l'attore romano gigioneggi fin troppo. Nel complesso, visti gli argomenti pruriginosi, poteva andare peggio.
MEMORABILE: Manfredi a letto con la Steffan che ha paura del temporale: "Cristina, io resisto altri due lampi, poi...".
Si va a crescere. Dalle stanchissime fantozzate di Villaggio che ripete stancamente le consuete smorfie d'annata si passa alla classe di Manfredi in una sequenza di costume risaputa, ma gradevole. Colpo di coda con un Sordi di memorabile doppiezza e gigioneria anche se è la Sandrelli a illuminare la scena: un bocconcino a cui è impossibile resistere. Una commedia declinante e di maniera, priva dell'antico mordente: bisogna accontentarsi dei vecchi leoni (e leonesse).
Filmetto grossolano che racchiude tre episodi. Gli attori presenti sono dei mostri sacri ma il risultato, considerata la loro caratura, è pessimo. Le vicende sono tutte scialbe e senza mordente. Il terzo capitolo è sicuramente il migliore, con un Alberto Sordi piacione e una Stefania Sandrelli provocante. Villaggio e specialmente Manfredi appaiono sottotono anche per colpa di una povertà assoluta nella sceneggiatura.
Tre episodi che vedono come protagonisti altrettante colonne del cinema italiano (Villaggio, Manfredi e Sordi), che mettono a nudo vizi e virtù del Belpaese sotto il profilo della morale e dei luoghi comuni legati alla sessualità. Il superman italiano rimane una sorta di Fantozzi ambientato all'estero con finale agrodolce. Manfredi scopre le proprie pulsioni e il proprio passato attraverso il confronto con un'altra generazione. Sordi è magistrale nel ruolo del Monsignore "irreprensibile". Bellissima commedia a episodi d'altri tempi.
Triplice episodio sul tema di incontri sessuali più o meno fortuiti. Il primo con Villaggio sottolinea l'aspetto folcloristico e grossolano dell'italiano ad Amsterdam. Anche se l'argomento è "pornografico" non è trattato in modo greve e termina malinconicamente (e se il regista Loy ha voluto rimanere anonimo un motivo ci sarà). Il secondo con Manfredi, sulle diversità culturali, ha una costruzione piuttosto forzata. Il terzo evidenzia la bella prova della Sandrelli mentre Sordi inizia ad essere "fuori tempo".
MEMORABILE: La donna nuda nel piatto di pasta finta; "Reggo ancora due lampi"; Il libero arbitrio fuori dall’ascensore.
Malcostume, triplo gaudio? Loy avanti di 4 come di 20 anni su Brass si vergognava a torto del proprio episodio, facendo sbalzare la fantozzeide nella red light district, emancipando Villaggio dai suoi già allora rivangatissimi tic espedienziali (ma anche Bucci è al top), addentro lodevoli impennate figurative tra pop-e neodada; più composto e signorile il Manfredi di Magni tra i due pesi e misure del free-love: Comencini confina invece Sordi e se stesso in anticlericalismo e volgarità inediti per entrambi (i casermali doppi sensi sui meccanismi dell'ascensore). Sazietà per i cinici.
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Markus ebbe a dire: Ruber ebbe a dire: Markus ebbe a dire: Ruber ebbe a dire: Il dopobarba utilizzato da Sordi ossia il "Men's club 52" della Rubinstein esiste ancora altrochè, credo sia stato rilevato da una società spagnola cmq lo potete comprare qui: www.mensclub52.com chiaro che ha cambiato con tempo la confezione e il flacone ma credo che l'essenza agrumata sia rimasta quella.
Quello che volevo sapere da Markus e se ci sono differenza tra il dopo barba "Men's club 52" e "Men's club" entrambi in lozione dopobarba, secondo me credo siano uguali. Cmq lo si trova su ebay quello vintage utilizzato nel film a prezzi alti (oltre le 100€).
Sì, ci sono differenze sostanziali: il MEN'S CLUB classico di Helena Rubinstein (uscito nel 1966 e fuori mercato da decenni) è una fragranza fortemente capriata-speziata notevolmente maschile (d'altri tempi), mentre la versione "52" (uscita nel 1972) è rivolta all'uomo sportivo perché fresca e agrumata (a mio avviso anche meno innovativa della classica). Ambedue le fragranze all'epoca facevano parte di una ricca gamma di prodotti da toilette per uomo.
Sei stato molto chiaro Markus, cmq nel film ho notato che ci sono altri prodotti che si vedono, in special modo nell'episodio di Manfredi. Vorrei sapere se il tuo speciale può essere integrato?
Figurati ;)
Sì, ci sono altri prodotti ma essendo uno speciale dedicato alla profumeria maschile non voglio contaminarlo con altre cose (ricordo alcuni prodotti della Keramine H). Posso comunque farlo in maniera dettagliata qua sul forum.
Si si bravissimo continua pure qua sul forum, si infatti sono la keramine h che mi sembra sia per la caduta dei capelli, poi anche sempre di hanorah:
La pubblicità occulta era ed è un classico del nostro cinema popolare. La linea tricologica Keramine H esiste ancora oggi con immutato aspetto grafico. Da notare anche il dentifricio Marvis (riconosco il tappo particolare e unico).
Markus ebbe a dire: La pubblicità occulta era ed è un classico del nostro cinema popolare. La linea tricologica Keramine H esiste ancora oggi con immutato aspetto grafico. Da notare anche il dentifricio Marvis (riconosco il tappo particolare e unico).
Si adesso non e più pubblicità occulta la chiamano: Nel programma sono presenti inserimenti di prodotti a fini commerciali
Se hai visto per caso laprima puntata del Medico in famiglia diceva che era presente a fine commerciale Kenwood e infatti alcuni famigliari regalano a Maria il robot da cucina della Kenwood con evidente imballo.
B. Legnani ebbe a dire: Markus ebbe a dire: Ciavazzaro ebbe a dire: Nanni Loy (probabilmente accorgendosi della schifezza che aveva partorito) si rifiuto' di firmare il primo episodio,e infatti nel film si legge di Anonimo..
si, senz'altro è andata così.
In ogni caso non sono d'accordo con Loy, poichè il suo episodio (Italian superman) non è affatto male.
'nsomma...
Secondo me, la pecca dell'episodio con Villaggio, è stata quella di aver calcato troppo la mano sul grottesco; perché, come ha detto Davinotti, il soggetto è interessante e originale, ma le situazioni sono state condite in modo tale da renderlo fin troppo farsesco e alla fine, non si capisce se si tratti di un film comico o comico-sexy.
Alex1988 ebbe a dire: B. Legnani ebbe a dire: Markus ebbe a dire: Ciavazzaro ebbe a dire: Nanni Loy (probabilmente accorgendosi della schifezza che aveva partorito) si rifiuto' di firmare il primo episodio,e infatti nel film si legge di Anonimo..
si, senz'altro è andata così.
In ogni caso non sono d'accordo con Loy, poichè il suo episodio (Italian superman) non è affatto male.
'nsomma...
Secondo me, la pecca dell'episodio con Villaggio, è stata quella di aver calcato troppo la mano sul grottesco; perché, come ha detto Davinotti, il soggetto è interessante e originale, ma le situazioni sono state condite in modo tale da renderlo fin troppo farsesco e alla fine, non si capisce se si tratti di un film comico o comico-sexy.
Direi comico. La componente sexy (se di sexy si può parlare, ma forse per i tempi sì) credo sia un po' figlia di quel periodo, in cui un qualcosa legato alla sfera sessual/pruriginosa ce la dovevi sempre mettere.
Nel film Mondo di notte oggi (1975), precedente a questo di un anno, tra le altre cose si vedeva un calabrese ad Amburgo che raccontava di essere emigrato in Germania per fare l'operaio in una delle molte industrie di auto locali:
Una sera tuttavia, quasi per caso e in maniera fortuita, questi iniziò a far sesso sul palco di un sexyssimo night (porno "live": si fa sesso con tutti che guardano seduti al tavolo con una coppa di champagne). Mentre l'uomo raccontava, nel film venivano mostrate alcune immagini degli spettacoli imbastiti sul palco con lui e le donzelle con cui avrebbe dovuto fare sesso...
Tutto questo non può che ricordare al cinefilo l'episodio “Italian superman” tratto da questo film. Negli stessi panni del calabrese, con poche varianti (e il trasferimento dell'azione ad Amsterdam) troviamo qui Paolo Villaggio. Difficile pensare che si tratti di una coincidenza...