Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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Rambo90: Poliziesco divertente, soprattutto grazie alle scene d'azione, punto forte di ogni film diretto da Castellari. La storia non è particolarmente nuova, a cominciare dal personaggio del protagonista già visto in tanti action americani, ma Franco Nero sa dargli la giusta interpretazione. Bella la colonna sonora, bravi i comprimari.
Ruber: Buona commedia scritta e diretta con maestria da Berri, che qui descrive quattro personaggi, vicini di casa che incastreranno le loro vite ognuno per uscire dal guscio in cui si è cacciato per svariati motivi. La brava Tautou, smessi i panni di Amélie, è una ragazza con problemi di salute che trova nei vicini una spalla a cui appoggiarsi. La sceneggiatura non si basa solo sull'amicizia tra perfetti sconosciuti o quasi, ma soprattutto sulla condivisione dei problemi che ognuno di loro porta con sé. Buona prova di tutto il cast.
Panza: Fernandez riesce a non essere troppo mieloso e a essere invece toccante nel tratteggiare una vicenda che poteva essere trattata come in un film tv da quattro soldi. La vicenda ha infatti la capacità di far riflettere e di trasmettere un sentimento di dolcezza. Giannini splendido (vinse il David di Donatello come miglior attore protagonista) in un ruolo non facile da rendere, soprattutto così bene. Musiche a volte eccessivamente roboanti, però il film merita una visione, anche perché poco visto e considerato.
Giùan: I nostri smascheratori di misteri buffi, vinta una lotteria, partecipano alla prima crociera spaziale organizzata da un miliardario e presto infestata da un mostruoso extraterrestre. Nuova avventura per la gang dell'alano, con gli sceneggiatori che, alla ricerca della location più adatta per attivare i consueti meccanismi del whodunit animato, la trovano stavolta nella fantascienza (molti i riferimenti ad Alien, sia nelle fattezze del mostro che nell'onomastica di uno degli ospiti dell'eccentrico Baron). Ripley. Tutto sostanzialmente all'insegna del seriale già visto. Per facinorosi.
Vstringer: Paradossale che una leggenda come Scorsese vinca il suo primo Oscar personale per una pellicola che è soprattutto esercizio di stile (portare Infernal Affairs fra i cattolici di Boston) e che non vale quanto i suoi grandi capolavori del passato. Ma il film è massiccio e funziona dall'inizio alla fine, con un gran Di Caprio, un Nicholson passabilmente gigione, un buon apporto dei comprimari (Sheen e Wahlberg in primis); la sceneggiatura è soprattutto esempio di corretta riscrittura, la regia è pulita senza strafare. Damon fa di meglio altrove.
M.lupetti: Er Monnezza capitolo 2, sempre più commedia e meno poliziesco: per arrivare a Nico Giraldi e le sue "Squadre" manca ormai pochissimo. È la fine di un'era. Dirige Massi, poco a suo agio in questo miscuglio e sovrastato dal sempre più anarchico e incontenibile Milian. Merenda ha il duro compito di ancorare il film alla tradizione dei bei tempi, ma svanisce di fronte ai monologhi romaneschi del Monnezza, facili escamotage a basso costo (non servono più cascatori, effetti speciali, montaggi serrati e Giulie distrutte) e di sicuro successo.
Smoker85: Tema spesso ricorrente nel cinema umoristico, viene ripreso anche in questa commedia francese costruita addosso al simpatico protagonista. Boon incarna efficacemente il ruolo dell'avaro patologico, combattuto tra la sua taccagneria e l'interesse per l'affascinante Laurence Arné. Purtroppo, nonostante interessanti spunti e premesse, la pellicola sembra non decollare mai pienamente. Il cast si impegna come può, ma a mancare sembra essere la sceneggiatura. Occasione persa.
Enzus79: Non si capisce cosa ha portato a fare il film su Alvin ed i suoi fratelli, dato che il risultato è molto vicino all'insufficienza totale. I cartoni animati rendevano simpatici tutti i personaggi, qui invece i tre scoiattoli stanno un po' sulle scatole. Va tutto di fretta, cercando di riempire l'ora e venti con più idiozie possibili. Peccato.
Reeves: Il racconto della vita avventurosa di una ragazza della bassa emiliana che ha la passione per la musica, che diventa giovanissima una pop star e che crescendo si trasforma in una manager di successo e in una talent scout. Straordinario il materiale di repertorio per spiegare il grande successo di Casco d'oro, vero simbolo del beat italiano; un film affettuoso che non diventa mai troppo esaltatorio.
MEMORABILE: Il racconto del rapporto con l'Equipe 84
Siska80: Da un fatto di cronaca realmente accaduto cui si tenta di dare una rappresentazione con toni da commedia esce invece un film malinconico che ha i suoi unici momenti simpatici allorché il sempre eccelso Totò si confronta con due delle sue celebri "spalle" (Taranto e Macario). Buono il cast di contorno (singolare la presenza della bella Sanson); paradossalmente il finale è persino più triste della realtà.
Siska80: Una donna esce dal coma dopo diciassette anni e tenta di recuperare il rapporto mai avuto con la figlia adolescente. Tenera commedia con un finale significativo che parte da un'idea verosimile, pur con qualche evidente incongruenza (Claudia che si risveglia parlando con scioltezza è davvero una forzatura che fa un po' storcere il naso, in effetti): poco importa, visto che la vicenda insiste - giustamente - sulla graduale presa di coscienza del suo ruolo di madre da parte della protagonista (brava a tal proposito Bevilacqua nel rendere il senso di straniamento del suo personaggio).
Galbo: Tratto da un discreto romanzo di Lorenzo Carcaterra, dà l'impressione di un compitino realizzato con cura ma privo di spessore narrativo. Pur se interpretato da un cast all'altezza (e non poteva essere altrimenti visti i nomi coinvolti) il film manca di una vera partecipazione emotiva dei suoi autori risultando opera fredda, in cui anche le scene (in teoria) più coinvolgenti risultano retoriche e girate in maniera convenzionale. Il migliore del cast è sicuramente Bacon nei panni del perfido aguzzino.
Galbo: Commedia americana leggera e innocua che ruota intorno a dinamiche legate alla terza età. I luoghi comuni non mancano, mentre la varietà (e il gran numero) di personaggi, con un incrocio di situazioni divertenti, consente al film di risultare godibile e disimpegnato. Fondamentale il contributo di un gruppo di ottime attrici che (auto)ironizzano sul passare del tempo. Si può vedere.
Kanon: Oh santo cielo! Da dove cominciamo? Da un'inattendibile Vitti che biascica in siciliano, da un Celentano in-tonacato e levigato di tutta la sua esuberanza o dalla purtroppo risibile presenza di Carotenuto ed Onorato? Ma come, siamo in Australia, la terra dei canguri ed il Molleggiato per definizione sta fermo sulle gambe? Se alla pausa primo tempo il parziale è già in passivo giacché non si ride neanche per sbaglio, nella ripresa c'è il tracollo totale con annesso tentativo di redimere l'animella smarrita. Da prescrivere contro l'insonnia.
Myvincent: Ispirato a una storia vera, il film intreccia due vite: quella di un giornalista in crisi per la morte dei suoi cari e quello di una famiglia in difficoltà economiche. E nonostante lo stile televisivo, sa intrattenere sia per i sentimenti portati alla ribalta, sia per la sempre prestigiosa presenza scenica di Charles Bronson, qui quanto mai dentro al personaggio. Colpiscono anche le ambientazioni natalizie, tutte tipicamente americane e d’altri tempi. Finale piuttosto dickensiano.
Rambo90: Buon film bellico, dall'impatto visivo molto coinvolgente, con scene di battaglia ben girate e adrenaliniche. I personaggi non sono tutti caratterizzati con la dovuta attenzione, ma è ben resa l'interessante coalizione tra gli americani e gli afgani anti-talebani, con le incomprensioni culturali e le affinità. Hemsworth in parte, Shannon più defilato ma impreziosisce comunque il cast. Epica la battaglia finale. Da vedere.
Daniela: L'intreccio è da classica pochade, la commedia tirata per le lunghe, gli interpreti non tutti all'altezza (Novak in particolare è lagnosa oltre il sopportabile) ma la zampata di Wilder è comunque inconfondibile nel doppio adulterio e soprattutto negli esiti imprevedibili dello stesso. Ci poteva anche stare la scappatella del maritino con la prostituta dal cuore d'oro, ma quale altro regista hollywoodiano avrebbe consentito alla Farr di coronare il sogno della sua adolescenza senza pentimenti né conseguenze catastrofiche?
Reeves: Triste decadenza per Steven Seagal, che cerca di rinverdire i fasti di quando era l'action man per eccellenza ma si dimostra soltanto decisamente fuori forma (infatti, nonostante i titoli, non è lui il protagonista del film). Per il resto, sparatorie come se non ci fosse un domani inframezzate da dialoghi spesso inutili e assai verbosi (è un vecchio trucco, serve per fare minutaggio). Pessimo.
Ruber: Film ad alto contenuto di adrenalina e suspense, con un Madsen (ormai noto per i suoi tanti lavori con Tarantino) in splendida forma e con un ruolo da killer cucitogli addosso in modo formidabile. L'incipit rivela alcuni dettagli della storia, ma la sceneggiatura è scritta davvero bene e abbonda di scene con sangue a go go in cui le armi la fanno da padrone. Il tutto si svolge in uno sperduto bar in una serata fredda (come da copione per questi thriller ad alta tensione). Finale prevedibile ma ci sta, visto che il film ti incolla allo schermo. Brava la cameriera “Benson”.
MEMORABILE: La frase finale della Benson: "Io ho tanti problemi e ho paura di cambiare ma so fare una cosa: contare...".
Luchi78: Anch'io sarei riuscito a fare di meglio, sia a livello di recitazione che di regia. Clooney e la Silverstone sono penosi, O'Donnel non pervenuto, salviamo con una sufficienza risicata la Thurman e Schwarzenegger solo per le particolarità dei loro personaggi. Schumacher tenta di portare su pellicola il peggior periodo fumettistico del personaggio Batman e ci riesce perfettamente, peggiorando l'opera su carta. Pessimo.
Jandileida: Onorevole film per famiglie in cui i conigli animati (molto ben fatti) interagiscono con i protagonisti in carne e ossa. Tratto da una fortunata serie di libri inglesi, si basa essenzialmente su di un canovaccio già visto molte volte: l'idillio, puramente platonico e molto bucolico, tra una pittrice e un coniglio un po' spaccone viene turbato dall'arrivo di un terzo incomodo umano. Niente di nuovo dunque, ma qualche battuta riuscita e alcune scene rocambolesche al punto giusto rendono l'ora e mezza abbastanza piacevole. I più piccoli rideranno con gusto.
Onion1973: Non so perché ho visto questo film o forse sì: a causa di un amico (siamo comunque rimasti amici). Trovare qualcosa di sopportabile è impresa ardua. Se le due seguenti battute non vi fanno ridere vi consiglio di non guardarlo: 1) "Pecorinskj!" dice Nicheli rivolto a dei ricchi russi cafoni, 2) "Federica, la mano amica", dice Calà in un'altra circostanza. Questo è il meglio che ho tratto dal film. Giudicate voi. Ho persino scritto troppo per quel che mi riguarda. Scellerato.
Siska80: Più che la "nostalgia del Natale" a vedere questa commediucola viene la nostalgia dei film di un tempo, che raccontavano sentimenti veri pur edulcorando gli aspetti più crudi della realtà per ragioni televisive; qui invece ogni cosa è banale, trattata con superficialità ma soprattutto stravista (sempre nello stesso ordine!): la giovane (e bella) stacanovista, l'attività familiare in vendita, l'incontro con un uomo (ovviamente affascinante) che stravolge la vita. Cast modesto, happy end lapalissiano (con immarcescibile bacio appassionato tra i due interpreti principali). Non ci siamo.
Belfagor: Noi che eravamo bambini nel 1998 l'avremo guardato almeno una decina di volte. Non perché fosse un bel film, s'intende: giusto per vedere gli asteroidi che distruggevano le città e ridere a qualche battuta dei membri secondari della ciurma. Ma se Bay spera che questo funzioni una volta superata l'infanzia, si sbaglia di grosso. È difficile far fare brutta figura a Willis in un film d'azione: Bay ci è riuscito. E poi, scusate, solo Kubrick si è ricordato che nello spazio il suono non si propaga?
Siska80: Un uomo e suo figlio sono pronti a tutto pur di salvare un intero villaggio e un tunnel appena terminato da una sfilza di improvvise calamità. La tendenza alla spettacolarizzazione degli orientali trova nel caso specifico un terreno particolarmente fertile, e poco importa se qualche effetto speciale risulta poco credibile giacché quando ci si trova a dover mettere in scena catastrofi naturali di tale imponenza qualche eccesso è lecito. Buono il ritmo nonostante la durata oltre la media, sufficiente il cast, toccante lo spirito di solidarietà dei cinesi nei momenti più critici.
Pinhead80: Dopo essere stati licenziati da un meschino imprenditore di vini, due amici si vendicano recuperando il suo cellulare e cominciando a fare spese folli con la sua carta di credito. Nonostante le risate siano pochissime, il film risulta una simpatica commedia che funge bene come leggero intrattenimento. Si esagera un po' con le scenette musicali di Lillo che risultano più essere un riempitivo che altro. Brizzi torna alla ribalta con un prodotto che arriva alla sufficienza.
Thedude94: L'opera in questione mette in scena tutta la bravura tecnica del regista americano Ford, vero rappresentante di un genere cinematografico che cambiò i canoni del cinema internazionale. Fotografia sublime, messa in scena ottima così come gli attori di un certo calibro, capitanati dalla sicurezza di Wayne e dall'estro di Hunter. Il messaggio è tutto relativo allo scontro tra nativi americani e bianchi, con i primi messi non molto in buona luce (come si faceva tipicamente allora). Qualitativamente notevole e interessante.
Mco: Strano oggetto filmico quest'opus di De Sica. Veli di commedia, con tanto di battute triviali, su sostrato horror. La danza ritmica di Andrea Farri, autore dell'ottima colonna sonora, ci accompagna tra palazzi e sotterranei di una Napoli in preda a spiriti ostili. La volgarità sublima in voli con deretani all'aria, la ricerca delle origini della strega tra i polverosi volumi della biblioteca bordeggia territori gotici. Un'unione di stili ambiziosa, non sempre compiuta, ma che ha il coraggio di muoversi in nuove direzioni. Peculiarità.
MEMORABILE: Buccirosso posseduto che insulta il suocero in barca; De Sica al cinema.
Tarabas: Un detective ex poliziotto militare indaga su un delitto che vede implicato un colonnello, sua vecchia conoscenza. Si scontra con il suo ex comandante, poi fanno lega per risolvere il caso. Onesto thriller confezionato molto professionalmente, il cui intreccio non è né molto stimolante come giallo, né molto coinvolgente. Connery, Harmon e la Ryan fanno il loro, ma il film resta confinato nella produzione di routine degli studios. Sottofinale retorico e sbilanciato rispetto al finale.
Saralex: Filmetto TV a basso costo ma con grosse pretese. L'idea di base c'è: salvare la terra, colpita da un corpo celeste, arrestandone lentamente la rotazione. Peccato però che i costi di produzione non permettano la buona realizzazione del film. Riducendo il tutto a una americanata, capitanata da un sufficente Robert Knepper. Pochi mezzi e pochi attori anche se il ritmo comunque c'è (grazie a una buona regia) e il film scorre. Purtroppo il finale è scontatissimo.
Galbo: Film dalle premesse originali (una fonte aliena come risorsa di giovinezza) diretto con un certo mestiere da Ron Howard ed interpretato con molta classe da un bel gruppo di attori "veterani" americani (meno travolgenti le prove della parte giovanile del cast). Purtroppo il regista non è supportato da una sceneggiatura sempre calibrata, tanto che il film prende spesso una piega troppo sdolcinata e lacrimevole. Si avvale comunque di momenti pregevoli che ne consigliano la visione.
Galbo: Commedia italiana abbastanza sconsolante per la sciatteria delle situazioni e delle gag. Che si ricorra alla figura di un professore di chimica (interpretato da un malinconico Maurizio Nichetti) che fa esplodere le aule in cui insegna, la dice lunga sullo scarso spessore e lo pochissima originalità della sceneggiatura. Qualcosa quà e là funziona (la Di Biase e l'interprete dello sconsolato preside) ma il film è nel complesso davvero modesto.
Enzus79: Un uomo architetta l'evasione della moglie convinto della sua innocenza. Thriller che intrattiene molto, con la tensione ben dosata (ottima la regia di Paul Haggis, qui anche sceneggiatore), facendo dimenticare quanto possa essere illogica e fuori dalla realtà una storia del genere. Russell Crowe in una delle sue migliori interpretazioni. Discreta la colonna sonora.
Sibenik: Mediocre (il film), ma con un suo perché (Elle MacPherson, purchè non parli). Riassumo così codesta pessima opera ambientata in uno dei quartieri più fighetti di Londra. Stereotipi a manetta, trama inesistente basata sul verificarsi di coincidenze patetiche e - dulcis in fundo - il ruolo di assoluto rilievo assegnato a Brignano, motivo più che sufficiente per sperare che la pellicola arrivi ben presto al termine. Film volgare, non per le scene, ma per l'offesa recata all'intelligenza del pubblico. Patetico.
MEMORABILE: I titoli di coda, un'autentica liberazione, altro che sbarco alleato in Normandia.
Saintgifts: Credo che per Banderas partecipare a film come questo sia come fare i buoni biscotti, incassare la marchetta e passare oltre. Altra cosa Lucy Liu: vederla in azione è abbastanza divertente. Il resto è qualcosa che dire stravisto dà appena l'idea di quanti prodotti di questo genere siano stati buttati (nel vero senso della parola) sul mercato. Difficile aggiungere altri commenti. Mezzo punto per Lucy Liu.
Nando: Ottimi scenari per una pellicola abbastanza anonima, in cui si assiste a una lunga caccia all'uomo. Douglas è luciferino e mostra tutto il suo carisma, Irvine appare monotematico nonostante il fisico. Nel complesso un film fatto di poco in cui si assiste a un confronto di personalità che conduce a un finale francamente ridicolo.
Camibella: Tre fratelli e una sorella vendono la villa patriarcale ma il padre si risveglia dal coma dopo cinque anni. Commedia simpatica e garbata che offre qualche spunto divertente e anche una morale su cui riflettere. Il ritorno alla vita del padre permette ai quattro di ricementare un rapporto che il passare del tempo e le vicissitudini della vita avevano logorato. Bravi gli attori, su cui svettano Fresi e l'ottimo Diberti.
MEMORABILE: La casa che viene riarredata in maniera approssimativa; Il battibecco dei quattro fratelli con i pazienti nel cortile dell'ospedale.
Belfagor: Dopo aver deluso sia nell'ambito bellico che in quello religioso, Gibson sembra aver trovato un equilibrio. Pur non rifuggendo dall'artificiosità hollywoodiana, infatti, questo film ha il pregio di offrire un ritratto coerente del suo protagonista (interpretato da un discreto Garfield) e di affrontare la guerra da un punto di vista insolito. Un buon cast di contorno dona spessore a personaggi altrimenti stereotipati, soprattutto Weaving come padre ubriacone e Vaughn pseudo-Hartman. Le scene di guerra colpiscono per la loro brutalità.
Rigoletto: Un film che potrebbe essere valutato sugli stereotipi al contrario: Travolta è un cattivo che non riscalda il cuore (critica che nel suo caso è sempre valida), la Berry è bella ma non incide, Jackman appare in un ruolo per il quale non è tagliato (e si vede) ma che svolge con professionalità. Il resto è un continuo ghirigori tra ideologie protezioniste, sparatorie e altro; lascia il tempo che trova riempiendo il minutaggio fra i titoli di apertura e quelli di coda. Non un brutto film, ma già da qui si può vedere il germe del niente sullo sfondo.
Pumpkh75: Per nostra fortuna Pieraccioni rinuncia alla Forteza di turno con annessa improbabile parabola amorosa, ma dipinge un quadro sociale odierno ottimista e melenso fino all'inverosimile, rifuggendo come la peste ogni spiraglio negativo e descrivendosi come un gigionesco grillo parlante. Finisce (in maniera pessima, la caravella è indigeribile...) a tarallucci e vino, con il dubbio, involontario, se sia lui fuori tempo massimo oppure noi a essere pessimisti e rassegnati. Troppe macchiette, poche risate: una favoletta mediocre e scontata.
Magnetti: Battuta d'arresto che non mi sarei per nulla aspettato. Quanto di buono si era visto nel primo capitolo qui è assente. Si perde la brillantezza sia dei protagonisti che della sceneggiatura. Sembra quasi di vedere una puntata di un qualsiasi telefilm. Il piano del furto è inoltre troppo pasticciato e le molte location rendono troppo dispersiva la vicenda. Il regista si rifarà con il terzo capitolo Ocean's Thirteen.
Gugly: L'accuratezza dell'intera operazione è indubbia e la Garai intensa, tuttavia si avverte una debolezza nell'impianto laddove alle vicissitudini sentimentali della protagonista si affianca una ricostruzione didascalica delle sue lotte per le affermazioni dei diritti di lavoratori, donne e minori, di talché la figura delineata pecca di eccessiva convenzionalità; l'uso insistito di musiche dissonanti rispetto al periodo storico (con acme nel sottofinale) determinano non un brutto film, ma un lavoro inferiore alle aspettative, vista la particolare caratura del personaggio raccontato.
MEMORABILE: Le giustificazioni di Eleanor per le umiliazioni inferte da Edward e le contemporanee lotte per i miglioramenti delle condizioni nelle fabbriche.
Markus: Commedia dolce e amara che poggia la sua ragion d'essere sul dramma - qui messo in chiave di farsa - della semi-sordità del protagonista così ben interpretato da Pascal Elbé (che si auto-dirige). Un ruolo cucito su misura che evidenzia il grande potere comico che certe situazioni di sordità possono creare con dilettevoli equivoci, ma anche sulla volontà di non insistere troppo su questi aspetti, puntando più al sentimentalismo che al ghigno. Peccato, perché questo freno a mano tirato toglie non poco smalto a una pellicola che avrebbe avuto grosso potenziale ridanciano.
Ghirlanda: Il principe mezzosangue di Yates non riesce a pieno nella trasposizione del libro. La trama risulta confusionaria e il motivo portante del film viene abbozzato en passant nel finale. Questo episodio di passaggio, fondamentale per la preparazione dell'epilogo, risulta dunque superficiale. Forse anche il sesto capitolo della saga Potter necessitava di due tranches. Alla fine dei conti, però, risulta comunque un prodotto digeribile e il regista non delude in quanto a tecniche di ripresa.
Nicola81: Il merito principale di questo film è l'aver saputo ricoprire di una veste del tutto nuova (le figure dei negoziatori) uno spunto di partenza che di nuovo ha davvero poco (poliziotto onesto incastrato da colleghi corrotti). Molto convincente la prima parte, poi subentrano alcune lungaggini e, quando entra in scena l'azione, lo fa alla maniera tipicamente americana, cioè esagerata. Buono comunque il finale e ottima la prova dell'intero cast. Complessivamente promosso, ma troppo lungo (133 minuti) per quello che deve dire.
Pinhead80: E' indubbia la forte drammaticità dell'opera, che tratta un soggetto per forza di cose commovente. La presa da questo punto di vista è assicurata, ma l'estrema prolissità e alcuni momenti costruiti un po' ad hoc rendono il tutto artefatto. Peccato perché De Niro, fuori da suoi ruoli da duro, regala una grande interpretazione. Un film riuscito solo a metà. Sconsigliata la visione a chi non ama i lacrima-movie.
Daniela: Durante una gita al lago in camper, una bimba di 10 anni scompare senza lasciare tracce. Mentre la polizia batte i boschi circostanti, i genitori disperati iniziano a fare ricerche per proprio conto combinando guai... La situazione dovrebbe far scattare in automatico l'empatia verso i protagonisti: se qui non accade è per colpa di atteggiamenti così incoerenti e insensati da impedire ogni immedesimazione. Il colpo di scena finale spiega queste assurdità comportamentali ma è tanto forzato da confermare la sensazione di essere stati presi in giro. Felicemente perdibile.
MEMORABILE: In negativo: la lezioncina sull'elaborazione del lutto impartita a 4 giorni dalla data della scomparsa della bambina.
Dopo il successo dei tanti film ispirati al mondo dei Lego ci prova anche la Playmobil a portare su grande schermo i suoi caratteristici pupazzi animati, ma il risultato non è dello stesso livello. Già nella realtà i Playmobil (tedeschi) sono stati introdotti molti anni più tardi dei Lego (danesi) e senza raggiungerne lo stesso grado di popolarità; identica sudditanza, in qualche modo, si riflette al cinema, con un film che guarda all'esempio altrui riprendendo (con meno creatività) l'idea del prologo in carne ed ossa, in cui la fresca diciottenne...Leggi tutto Marla (Taylor-Joy) perde i genitori rimanendo a vivere col fratellino Charlie (Bateman). Quattro anni dopo la disgrazia lei non sembra riuscire a dimenticare e lui, intristito, raggiunge un negozio di giocattoli dove sono esposti centinaia di Playmobil. Grazie alla luce di un faro giocattolo che d'improvviso s'accende, Charlie e Marla (che lì è arrivata cercando il fratello) finiscono proiettati in un mondo immaginario popolato dai noti pupazzetti. Mentre tuttavia lei mantiene un aspetto "moderno", lui si trasforma in vichingo, con tanto di barba ed elmo; perché il primo "mondo" visitato dai due è quello, tra drakkar che sbarcano sulla spiaggia dando il via a una "feroce" battaglia. Più che un film, a dire il vero, si ha spesso la sensazione di guardare shorts pubblicitari che esibiscono il prodotto. Ben realizzati dal punto di vista grafico, comunque: immediatamente riconoscibili, i Playmobil diventano parte di un universo che anche i non più giovani non tarderanno a ritrovare nei loro ricordi, con ambientazioni diverse che corrispondono perlopiù a quelle in cui abitualmente i pupazzetti sono inseriti nelle confezioni giocattolo. Dai vichinghi si passa al villaggio western fino agli antichi romani (in cui l'imperatore è doppiato in Italia dal rapper J-Ax, interprete pure di una delle quattro o cinque canzoni che di tanto in tanto s'inseriscono nella storia fin dall'inizio). Ci sono inseguimenti, spostamenti velocissimi da un luogo all'altro, mostri, dinosauri, cavalli alati e pure qualche personaggio destinato ad accompagnare Marla nella ricerca del fratellino, che nel mondo virtuale riscompare presto. In particolare saranno con lei Del, venditore ambulante che gira con il suo furgoncino ed è convinto che la ragazza porti con sé un tesoro, e Rex Dasher (in originale doppiato da Daniel Radcliffe, in Italia da Davide Perino), un agente segreto in giacca, cravatta e occhiali da sole. Non esiste una vera storia, solo una traccia minimale da seguire che funge da pretesto per mostrare più situazioni diverse possibili attraverso una regia comunque competente che rende discretamente spettacolare l'azione. Qualche idea fa sorridere (il riconoscimento della retina per passare una porta blindata quando l'occhio dei Playmobil è solo una palla nera; la maschera alla 007 che nasconde un volto praticamente identico...), qualche personaggio suscita simpatia, ma la forza del film sta soprattutto – per gli appassionati - nel ritrovare in versione animata quei bizzarri, rigidi pupazzetti che per molti rappresentano solo una versione semplicizzata dei Lego ma che invece nei Settanta e negli Ottanta, soprattutto, avevano una loro dignità e che tutti i bambini di allora vedevano esposti nei negozi. E anzi, quando nel 1974 comparvero per la prima volta, la Lego non aveva ancora introdotto le figure umanizzate così come oggi tutti le conoscono e che tanto ricordano per molti versi i Playmobil (le mani a tenaglia, lo snodo unico tra busto e gambe, i capelli da incastrare in blocco sulla testa...). Senza nessuna pretesa se non quella di divertire i più piccoli, il film svolge parzialmente il compito puntando sui colori accesi, la velocità e la fluidità dei movimenti, ma prima di ogni cosa sull'originalità data dai pupazzetti Playmobil, che sono indubbiamente quelli e solo quelli. Chiudi
Nando: Commediola sulla politica italiana in cui Bisio ricalca il personaggio del film precedente con risultati non proprio memorabili; anzi, dopo un discreto inizio si scade nella noia con lungaggini e proclami ridicoli. Il finale poi appare tronco e veramente utopistico. Cast che gigioneggia con becere imitazioni di attuali politici; forse l'unica che non stona è la Felberbaum, ma è poco.
Pinhead80: Abituati ai soliti quartieri del proletariato, confonde un po' questa sceneggiatura di Ken Loach, che però va a politicizzare in maniera forte ed efficace sui contractors inviati in Iraq. Arrivare alla verità è lo scopo del protagonista che ha diviso tutto (ma proprio tutto) con il suo amico purtroppo defunto. C'è talmente tanta di quella rabbia da far esplodere (e non è un eufemismo) la pellicola. Non uno dei migliori Loach ma sicuramente interessante.
Saintgifts: Chef due stelle Michelin caduto in disgrazia decide, alla pulitura della milionesima ostrica, di rimettersi in discussione nella cucina internazionale per guadagnarsi l'ambita terza stella. Iniziano una serie di stereotipi sul genere (molto in voga in tv) col supplemento di un passato burrascoso dello chef in questione (Cooper) per aggiungere sale a una ricetta un po' scontata. Non mancano momenti di carinerie, come la torta di compleanno, ma nell'insieme si rimane su una commedia che cavalca un argomento molto in voga. Scamarcio ininfluente.
Rambo90: Commedia tipica per famiglia, piena di buoni sentimenti e con gag molto elementari. Ciò nonostante la mano di Hughes riesce a tenere il tutto nell'accettabile, con alcune parti anche genuinamente godibili, soprattutto per merito di Belushi, di una splendida Lynch e della spontaneità della bambina. Meglio la prima parte comunque, rispetto alla banalità della seconda in cui intervengono i classici assistenti sociali. Buona la colonna sonora.
Herrkinski: Al terzo capitolo della saga, Wan passa il testimone a Chaves; è evidente che il nuovo arrivato abbia cercato di mantenere lo stile visivo e narrativo dei precedenti ma stavolta si porta la coppia protagonista fuori dalle classiche case infestate per un lavoro più vicino al cinema esorcistico e a sfondo satanico. Non mancano i buoni momenti, la confezione è come sempre molto curata e la continuity della saga rispettata ma lo script non ha il mordente dei precedenti e sembra a tratti avere un po' il fiato corto. Formalmente sopra la media ma a conti fatti un po' generico nello stile.
Galbo: Discreto horror del filone "mostri assassini" che rappresenta un sentito omaggio ai b-movie di genere, classici del cinema americano anni 40-50. Piuttosto originale e riuscita l'ambientazione desertica nella desolata Providence (Nevada) popolata da vermoni assassini e ributtanti, ottimamente resi dagli effetti speciali. La regia di Ron Underwood riesce a tenere alto il ritmo del racconto. Buone le intepretazioni. Divertente.
Rambo90: Il pessimo Pyun (del quale fino ad ora ho trovato divertente solo Pistole sporche e Adrenalina) spreca un cast degno di nota gettandolo nella solita storia col pazzo bombarolo (Hopper) che va seminando panico tra la gente. Sizemore è visibilmente annoiato, Hopper fa la caricatura di sè stesso in Speed e Seagal appare ogni tanto senza mai entrare nel vivo. Scene action ignobili e mal montate, dialoghi ridicoli e ritmo soporifero. Basta con questa roba.
Mutaforme: Un classico, indiscutibilmente. Se la tecnica cinematografica può apparire datata per via dell'eccessiva lentezza, molti dei temi trattati sono senza tempo. Non mancano le note riflessive sulla società, sulle lotte tra classi sociali e sulla disillusione verso le ideologie (e in termini moderni la politica in generale). In questo contesto la storia d'amore resta fondamentale e centrale nel film, ed è raccontata in modo memorabile. Film ideale per un cineforum.
MEMORABILE: La casa di Zivago interamente congelata.
Pinhead80: Una scrittrice per ragazzi, in crisi lavorativa ed esistenziale, decide di tornare al suo paesino nell'illusione di riconquistare una vecchia fiamma del passato. Reitman ci mostra una Theron inedita nella sua mostruosa vena cinica e nella capacità di rovinare e imbruttire tutto ciò che ha intorno. È la parte migliore del film, che risente a mio parere di una carenza di sceneggiatura per ciò che concerne gli altri interpreti, tutti spersonalizzati e privi di nerbo, stucchevoli per ingenuità. Sufficiente ma niente di più.
Nando: La facilità di Eastwood nel narrare vicende relative a eroi comuni è notevole e questa pellicola ne è la prova lampante. Il noto atterraggio del 2009 è narrato con veridicità e senza fronzoli evidenziando le contestazioni burocratiche della vigilanza a fronte della notevole sicurezza del pilota e del suo vice. Il risultato è un film validissimo che si avvale di due ottimi protagonisti ben coadiuvati dal resto del cast. La non eccessiva durata rende il tutto ancora migliore.
Samuel1979: Non così male, ma è evidente che in questo ennesimo film di Villaggio le idee continuino a mancare e ci si affidi in gran parte alla verve comica del protagonista. La trama, seppur movimentata, offre rare spunti interessanti; da ricordare la simpatica presenza del compianto Francesco De Rosa, che ricalca il losco personaggio già visto in Piedone a Hong Kong.
Daniela: Dopo lo sbarco in Normandia, un soldato americano, venuto a conoscenza che i tedeschi hanno nascosto nella banca di un paesino un'enorme quantità d'oro, coinvolge alcuni commilitoni in un'impresa ardua ma molto remunerativa... Film bellico declinato come una caccia al tesoro, in cui l'azione è stemperata in toni da commedia ed il cinismo smorzato da un'ironia beffarda. Nel tris d'assi, Eastwood replica il duro di poche parole di westerniana memoria, Savalas è il burbero benefico e Sutherland fa il jolly "testamatta". Buon ritmo ma la lunghezza di oltre 2 ore risulta eccessiva.
MEMORABILE: I tre che avanzano affiancati per le strade del paesino semidistrutto: un chiaro omaggio al cinema di Sergio Leone
Jdelarge: Storia piuttosto confusionaria nella quale al sovrannaturale non si cerca di dare la benché minima risposta, nonostante le indagini siano condotte come in un normale thriller. Il risultato è un film che si lascia vedere senza pensieri o pretese, ma che non presenta alcun tipo di intuizione particolare. Scarsi gli effetti speciali, deludente il finale.
Giacomovie: La marchesa Susanne muore prima di poter rivelare al suo esecutore testamentario il nome della figlia. Lui scopre che ne aveva più di una. Franz Antel conclude il ciclo sulla "casta" Susanna con la goliardia tipica del filone boccaccesco ma si tratta di un umorismo troppo ingenuo. Però il lato scenografico non sfigura e nemmeno le numerose bellezze, protagoniste di simpatiche storielle che formano la ridotta trama.
Lovejoy: Film minore (insieme a Killer Elite) nella carriera del grande regista californiano, nonostante il grosso successo commerciale. Ma la storia, tratta da un romanzo noir di Jim Thompson e sceneggiata da Walter Hill, soffre di una certa discontinuità. Certo le scene d'azione, marchio di fabbrica del regista sono superbe, ma non riesce a raggiungere lo stato di perfezione di altri film. Ottimo il cast con Lettieri e Johnson meglio dei due protagonisti. Memorabile cameo del grande Slim Pickens nel finale.
Siska80: Vitalino vede morire il padre di peste e vorrebbe prenderne il posto, ma il piccolo villaggio in cui vive gli sta stretto. Interessante pellicola che fa spesso un uso mirato del bianco e nero alternando momenti recitati ad altri nei quali gli attori si rivolgono direttamente in camera come in un documentario: l'esito complessivo non è affatto male, considerate la recitazione di stampo teatrale che sa di fittizio e alcune sequenze accompagnati da canti in grado di ricreare un senso di straniamento non sempre piacevole (la malinconia del suono disturba la tranquillità generale).
Galbo: L'ex rockstar Cheyenne (da anni autorecluso a Dublino), torna in patria dopo la morte del padre, per ricercare un vecchio nazista, tormento del genitore. Sorrentino dirige un film che colpisce per lo stridente contrasto tra la natura narrativa intimista e un'"anima" visuale profondamente on the road, sempre in bilico tra i grandi spazi americani e una ricerca del sè del tormentato protagonista. Grande mattatore, Sean Penn è totalmente al servizio del film e del suo personaggio in un'opera dal grande impatto emotivo. Pregevole la colonna sonora.
Daniela: Matto oltre che selvaggio questo cuore: la fuga di Lula e Sailor, amanti da fumetto fumato inseguiti dagli scagnozzi killer sguinzagliati della mamma proterva di lei, è punteggiata da incontri con personaggi da fiaba dark in cui la bizzarria dell'aspetto va a braccetto con la mostruosità morale. Ferocemente parodistico, sempre un filo oltre la soglia del ridicolo, un film importante per l'influsso su tanto cinema successivo, ma non il migliore del regista: troppo esplicito, survoltato e solare, laddove la morbosità attecchisce meglio nella penombra sommessa del quotidiano.
Gabrius79: Giuseppe Patroni Griffi è il regista di questo film parzialmente riuscito, a metà fra l'erotico e il drammatico. Il cast nasconde relativamente alcune pecche di sceneggiatura e il migliore risulta essere Tony Musante. Il reparto femminile (Bolkan, Antonelli e Marsillach), infatti, pare che reciti svogliatamente.
Buiomega71: La quintessenza del cinema godardiano più snob e intellettualoide, guazzabuglio di "metacinema" in salsa teatrale che sfocia nella sublime sciocchezza d'autore. A parte le invernali location elvetiche c'è ben poco da salvare in questo masturbatorio "giochetto" d'auteur che si sfilaccia in dialoghi narcolettici, passioni amorose vecchie come il cucco (Godard sembra fermo ancora alla Nouvelle Vague) e rappresentazioni teatrali finto-provocatorie. Siamo dalle parti di Prénom Carmen, ma almeno là c'erano i nudi della Detmers. Insopportabilmente spocchioso.
MEMORABILE: La rappresentazione pittoriche di "Passion"; Gli scioperi nelle fabbriche come nei film sessantottini e l'operaia della Huppert.
Il Gobbo: Di notte due tizi scaraventano un uomo sotto le ruote di un camion. Tutte le evidenze sono contro l'autista, ma la sua avvocatessa... Dignitoso giallo dello specialista Vohrer, per una volta lontano dal prediletto Edgar Wallace. Qui si guarda più ai noir americani anni '40: chi sia il colpevole si scopre ben presto, la suspense è sulle possibilità della tetragona protagonista di salvare la ghirba. Passabile; da passare per le armi invece il progettista della casa dove vivono la protagonista e il marito, una delle più brutte della storia