Formalmente curato, illuminato da una splendida fotografia e nobilitato dalla colonna sonora firmata da Quincy Jones, THE GETAWAY segna il ritorno al successo della coppia Sam Peckinpah/Steve McQueen dopo il flop de L'ULTIMO BUSCADERO. Sceneggiato dal futuro regista Walter Hill, è un noir assolato caratterizzato da una terribile inefficacia nel coinvolgimento, zeppo di scene che sembrano voler dire chissà cosa quando In realtà sono solo noiosissimi interludi tra deboli sequenze d'azione. Dialoghi ridotti all'osso, Steve McQueen e Ali MacGraw che giocano a fare i belli e dannati, incongruenze sparse a piene...Leggi tutto mani e una storia semplice semplice che la regia assonnata di Peckinpah finisce per rendere a tratti confusa stimolando lo spettatore a una costante distrazione. McQueen è in prigione, fugge con la complicità del direttore del carcere, s'imbarca nel solito colpo super organizzato e recuperata la bella McGraw se ne va in direzione Messico. Dove l'aspetteranno alcune sorprese, naturalmente... Il baffuto Al Lettieri è la sua nemesi, lo inseguirà per mezzo film trascinandosi dietro la biondona svampita. I primi minuti sono programmatici: in carcere McQueen passa il tempo facendo poco a nulla; c'era proprio il bisogno di mostrarcelo? Sì, evidentemente, anche per farci capire che questo è cinema alto, che nulla concede alla facile spettacolarità e punta ad ispessire i suoi personaggi. Il risultato è un film stiracchiato per due ore, che non finisce mai e si fa apprezzare solo saltuariamente per qualche improvviso tocco di classe.
Pellicola tremendamente discontinua, che fa quasi pensare che alcune parti le abbia dirette Peckinpah, mentre le altre le abbia dirette chissà chi. Può anche essere che lo spettatore, letto il cast, finisca con l'elevare le proprie attese e porre così, in modo inconsapevole, le basi per la propria delusione, ma ciò non toglie che essa ci sia. La celebrata "solarità", in più, fiacca chi guarda.
Discreto film di azione diretto con sempre gran mestiere dal buon Peckinpah. Aiutato dalle buone interpretazioni di Steve McQueen e Ali MacGraw, oltre che del sempre cattivissimo Al Lettieri, il regista sforna un prodotto non certo all'altezza dei suoi capolavori ma di buon livello. Non tutto è riuscito in "Getaway" ma nel complesso la storia gira bene e si esce soddisfatti dalla visione.
Film minore (insieme a Killer Elite) nella carriera del grande regista californiano, nonostante il grosso successo commerciale. Ma la storia, tratta da un romanzo noir di Jim Thompson e sceneggiata da Walter Hill, soffre di una certa discontinuità. Certo le scene d'azione, marchio di fabbrica del regista sono superbe, ma non riesce a raggiungere lo stato di perfezione di altri film. Ottimo il cast con Lettieri e Johnson meglio dei due protagonisti. Memorabile cameo del grande Slim Pickens nel finale.
Film alquanto indecifrabile, vive di momenti di rara bellezza come ad esempio le scene ambientate nell'hotel, alternandosi ad assolute cadute di stile. Peckinpah gira con il freno a mano tirato e molto probabilmente la "colpa" è dovuta al suo precedente Cane di paglia. Nella pellicola mischia attimi di violenza pura ad altri veramente tediosi e quasi da fotoromanzo come nella scena del bagno dei due protagonisti o nello stupidissimo finale. Sprecato Steve Mcqueen. Forse il peggior Peckinpah; non un grande film ma comunque in giro c'è molto di peggio.
A metà strada tra il road movie e il western urbano, Getaway diretto da Peckinpah e sceneggiato da Walter Hill, rappresenta un'operazione piuttosto ambiziosa nelle premesse (considerato anche l'incontro tra il regista e una star hollywoodiana come McQueen) ma discontinuo nei risultati. Accanto a momenti molto riusciti, sono presenti sequenze forse frettolosamente realizzate e decisamente meno affascinanti. Buono il montaggio e la prova dei protagonisti.
Sebbene appesantita da alcuni momenti di calma piatta e da un metraggio eccessivo, la sceneggiatura di Walter Hill anticipa quel ritmo serratissimo - inseguimenti, ostaggi, imprevisti, sospetti di tradimento, agguati, colpi di scena - che imporrà al capolavoro I guerrieri della notte, mentre le sequenze d'azione confermano la perizia registica di Peckinpah. Alla violenza si accompagna un ampio ricorso allo humour: nero e feroce quando è in campo Lettieri - impareggiabile come gangster dalle fattezze italoamericane - e nel beffardo finale.
Fin dalle prime scene si percepisce che si tratta di un film di qualità e lo conferma l'equilibrata regia di Peckinpah, abile nel curare i dettagli. Ma il resto tende a non dare riferimenti precisi: il genere è ibrido (pacato, per essere un film d'azione, innocuo e poco "mozzafiato" per essere un thriller), il ritmo è discontinuo e affidato al veloce susseguirsi di micro frammenti, la vitalità della storia è prevalentemente intrinseca. La MacGraw forse avrà fatto scintille nella vita con McQueen, ma qui non ne fanno molte. Discreto. ***
Non uno dei migliori lavori del grande Sam Peckinpah, ma abbastanza coinvolgente. Le scene "pesanti" ci sono, ma il film comunque rimane sempre su ritmi alti. McQueen ai suoi livelli, ma è il personaggio di Al Lettieri il più simpatico. La Macgraw è una "gatta morta"...
Film dai due volti: in alcuni momenti coinvolgente, in altri noioso. Peckinpah esagera nel mescolare due generi diversi tra loro, l'azione e il genere sentimentale. La pellicola guadagna qualità grazie all'ottima prova di Steve McQueen nei panni del rapinatore ma anche del marito innamorato.
Basterebbe la maschera beffarda di Steve McQueen a fare di Getaway un buon film, ma qui ci sono anche dosi massicce di suspence, azione e quel buon sano vecchio sadismo tipico dei primi anni '70. E poi quando Steve si mette al volante, tutto il resto non conta.
Una storia un po' alla Bonnie & Clyde, per questo noir di Peckinpah. Il regista non riesce ad eguagliare i suoi classici sotto nessun punto di vista, ma questo non vuol dire che il film sia brutto; anzi, è decisamente solido e spietato, quasi una versione "alta" dei più truci film exploitation in voga nel periodo. A far la differenza è soprattutto il cast, con un McQueen granitico e una MacGraw ambigua; buona anche la prova di Lettieri. Un po' prolisso ma comunque un buon lavoro, con qualche tocco di cattiveria inusitato, tipico del regista.
Action molto curato, soprattutto nel montaggio, che presenta il solito tocco di Peckinpah. Il ritmo ogni tanto è un po' lento, forse a causa di una trama con non troppe svolte, ma il film si segue con molto piacere. Grandissimo McQueen, assolutamente tagliato per il ruolo, ma simpatico anche Rudy/Lettieri; la MacGraw invece non mi è mai piaciuta più di tanto, come attrice. Ottima colonna sonora, splendida la sparatoria finale.
Film necessariamente lungo, in cui le temporanee pause di tregua sono funzionali ad aumentare la drammaticità di una vicenda che si complica vorticosamente. Il film si muove nell'universo mitologico della fuga impossibile (si pensa subito a Bonnie & Clyde) ma ogni situazione prevedibile viene disattesa dalla successiva, fino ad un finale in cui paradossalmente lo spettatore viene ricompensato proprio dall'assenza dell'atteso colpo di scena. Non il miglior Peckimpah ma un buon film, che forse non funzionerebbe -va detto- senza Steve McQueen.
Per uscire di galera e riabbracciare l'amata moglie, lo specialista Doc accetta di partecipare ad una rapina, pur sapendo quanto poco ci sia da fidarsi di complici e mandanti... Gran bella coppia di protagonisti ed un soggetto, tratto da un romanzo di Jim Thompson adattato da Walter Hill, che sembrava essere pienamente nelle corde del regista, eppure il risultato è solo discreto, non memorabile. Come non di rado succede al cinema, anche qui la somma degli addendi non sempre fa il totale, forse per colpa di un ritmo discontinuo e di qualche passaggio poco convincente.
Gran bel noir americano firmato da Peckinpah che pur non avendo l'originalità, la forza visiva e la radicalità di altre sue opere, scorre via veloce e liscio come l'olio lasciandosi seguire più che piacevolmente dall'inizio alla fine. Ovviamente è girato benissimo ed ogni tanto piazza qualche bel guizzo visivo. "Solamente" un bel film, visto il nome del regista, ma di sicura presa e resa. Vedere McQueen è sempre un piacere.
Peckinpah è un nome da cui ti aspetti qualcosa di straordinario, ma che qui ti regala invece un normale film d'azione. In effetti proprio normale non è: la crudezza di certe scene, la "noncuranza" nei confronti di certe convenzioni sociali e cinematografiche nonché una certa rudezza dei contenuti (mai estetica) rivelano presto una mano esperta e conscia. Purtuttavia non se ne ricava maggiore soddisfazione rispetto a molte altre pellicole del genere, anche migliori sotto alcuni aspetti (trama, caratterizzazione personaggi). McQueen non convince.
Indecifrabile road movie di Peckinpah che alterna momenti noiosi e insulsi ad altri di grande intensità. Il film prosegue lentamente, a strappi, a volte sembra quasi non saper neppure dove andare, ma regala una mezz'ora finale di alto livello. Doc e il suo fucile a pompa non si scordano facilmente. Perfetti i due protagonisti e riuscitissimo il cattivo interpretato da Al Lettieri.
Secondo film girato da Peckinpah con McQueen dopo il fiasco di L'ultimo buscadero, è un efficace compromesso tra l'autore e il divo, in cui si intrecciano i temi della fuga impossibile e degli eroi stanchi tipici degli anni 70. Il regista ribalta però lo stereotipo della coppia di criminali maledetta con un lieto fine beffardo cambiato rispetto al romanzo di Thompson. Al Lettieri è un cattivo d'antologia. Resa dei conti finale al motel di El paso, realistica e credibile a differenza delle spacconate viste negli action odierni. Scritto da Walter Hill.
MEMORABILE: La sparatoria finale al motel; Il recupero dei soldi sul treno; Il suicidio del veterinario sequestrato da Lettieri; La fuga sul furgone di Pickens.
Ci sono due caratterizzazioni notevoli in Getaway: quella di Steve McQueen (naturalmente) e quella di Al Lettieri (la migliore nella sua carriera, credo). McQueen è in un momento della sua vita perfetto per interpretare "Doc" McCoy, una specie di alter ego, completamente disilluso, cool (in tutti i sensi), ma che pensa al resto della sua vita positivamente. Non ha bisogno di nessuno, non chiede niente a nessuno, nemmeno a Carol (MacGraw) che, per amore, fa di testa sua. Ottima la regia.
MEMORABILE: Il taglio carcerario dei capelli di McQeen (Happy Birthday!).
Steve McQueen nell'immaginario collettivo è considerato un idolo del cinema, ma quando ci si trova alle prese con i suoi film si rimane spesso delusi. Questa pellicola, seppur ben girata e con una buona sceneggiatura, non sfugge alla regola a causa dei troppi momenti di stanca. Qui abbiamo il solito colpo alla banca e scontri armati tipici del genere peraltro ben eseguiti (anche se l'attore è poco adatto nei corpo a corpo quanto invece eccellente nelle sparatorie). Brava e graziosa la MacGraw, perfetto Lettieri.
Un colpo milionario ai danni di una banca innesca una rocambolesca storia di fughe, inseguimenti e, naturalmente, molte sparatorie. La trama sarebbe scontata, se non brillasse la presenza di Steve McQueen, forte del suo glamour virile, oltreché della sua innegabile carica espressiva. In mezzo a tanto caos si decifrerà una storia d'amore in cui Ali McGraw (sua futura moglie anche nella realtà) pare trovarsi decisamente più a suo agio.
MEMORABILE: Claustrofobia pura nella scena all'interno del camion della spazzatura, dopo la quale si decideranno le sorti di un matrimonio...
Il sodalizio tra un regista di talento come Peckinpah e un attore di culto come Steve McQueen prometteva bene e invece il risultato è uno dei film d'azione più fiacchi che abbia mai visto: Eccessivo nella durata in rapporto agli eventi narrati e con un ritmo blando che si vivacizza soltanto nel finale. Nemmeno gli attori, a parte appunto il protagonista, mi sono sembrati particolarmente convinti. A questo punto, gli preferisco il tanto vituperato remake diretto da Donaldson: la trama è la stessa, ma almeno non si sbadiglia...
Grande film diretto dal genio Sam Peckinpah e scritto da Walter Hill. Basterebbero il disilluso McQueen e Ali MacGraw rapinatori on the road per renderlo un cult assoluto. Ma ci sono anche le sparatorie violentissime, i ralenti di Sam e la rapina a orologeria più bella vista al cinema. Ben Johnson e Al Lettieri sono i cattivissimi antagonisti dei nostri anti-eroi. In molti l'hanno copiato e imitato ma nessuno è riuscito a eguagliarlo. Capolavoro.
MEMORABILE: L'inizio in carcere; Lettieri che sequestra i coniugi scemotti; La sparatoria in pieno centro cittadino; La sfida finale al motel di El Paso.
Un Peckinpah decisamente minore in cui si sfruttano i nomi dei protagonisti, ma a parte quello ben poca sostanza resta rendendo il film di difficile catalogazione quanto a genere. Non poche le sequenze raffazzonate in cui si apprezza il montaggio e la mano del maestro nelle inquadrature, che tuttavia non raggiunge mai l'autorevolezza riscontrata in altri suoi lavori. Qualcosa da salvare c'è, ma troppo poco. Gli anni '70 al cinema hanno dato molto, molto di più.
Peckinpah trasporta gli elementi principali del western in epoca moderna: l’assalto alla banca, la caccia all’uomo, la fuga e il mito della frontiera. I personaggi maschili sono quelli di sempre mentre poco decorosa appare la controparte femminile, sempre subalterna e remissiva fino a toccare il culmine della ridicolaggine della moglie del veterinario. La sceneggiatura di Hill è buona, anche se la sua trasposizione non è sempre perfetta. Quello che sorprende è il modo in cui Peckinpah decidere di chiudere il film, inusuale per uno come lui.
Un Peckinpah minore, quasi da blockbuster. Rivisto oggi mostra l’ordinarietà dell’andamento e certa prevedibilità dei caratteri risultando, inoltre, assai meno acre rispetto alla fonte letteraria. E anche la fuga on the road rimane telefonata essendo priva d’ogni asperità ideologica e di introspezione. Di rilievo il tono vintage anni Settanta (auto, armi), gli shooting e le prove di Johnson (il migliore) e di un ruvido Lettieri.
Gangster story ha fatto scuola; qui però la coppia di amanti/ladri non vive di furtarelli ma fa il colpo della vita. I due protagonisti sono perfetti, forse perché freschi sposi anche nella vita reale, ma sono indimenticabili pure i personaggi di contorno, dal laido Lettieri all'irresistibile Pickens del gran finale. Tensione sapientemente alternata nel racconto, che alterna scene quasi da thriller, come quella del ladruncolo sul treno a sanguinose sparatorie o momenti claustrofobici (il camion dell'immondizia). Film di puro intrattenimento ma senz'altro da vedere.
Il film non sarebbe immaginabile senza Steve McQueen e Ali MacGraw, che con chimica emozionante rendono la vicenda unica. Al centro di tutto c'è il loro cercarsi, scoprirsi, perdonarsi e trovarsi. Senza parole inutili, con semplici gesti, commoventi anche quando sono violenti, dove chi è forte manifesta la sua debolezza e chi è fragile riesce a stabilire le regole del gioco. In una discarica di rifiuti è girata una scena d'amore originale e splendida, il giro di boa per una coppia complice, legata da un sentimento più forte del sesso, tristemente rappresentato nella sua vacuità.
MEMORABILE: L'interpretazione di Doc da parte di Steve McQueen.
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E se cambiassimo il genere da "drammatico" ad "action" ? Mi pare più appropriato. Nel caso, sarebbero da aggiornare sia questo che il suo remake del 1994.
DiscussioneZender • 11/03/12 18:47 Capo scrivano - 48291 interventi
Sentiamo almeno qualcuno che l'ha visto e lo ricorda.
Sì, di solito viene classificato come action oppure gangster/noir.
DiscussioneZender • 12/03/12 09:59 Capo scrivano - 48291 interventi
Ok, passato a action, grazie.
HomevideoRocchiola • 21/03/16 11:25 Call center Davinotti - 1274 interventi
Uscito sia in DVD che BLURAY, ma come molti titoli marchiati Warner è ormai fuori catalogo. Sono riuscito a recuperare su Amazon il BD francese che presenta anche l'audio italiano. Per contenuti e qualità è esattamente identico alla versione italiana.
Confrontato con la precedente versione Warner in DVD il BD suddetto è decisamente preferibile in quanto presenta un'immagine più pulita e con meno imperfezioni. Nel BD infatti spuntinature e graffietti sono praticamente assenti e il dettaglio è superiore.
L'audio italiano monofonico è discreto per potenza e pulizia considerando l'epoca della pellicola e che si tratta della traccia originale senza alcuna opera di restauro.
DiscussioneRaremirko • 31/07/19 23:13 Call center Davinotti - 3863 interventi
Un film discontinuo e a malapena discreto e, anche se McQueen si impegna, è impossibile che solo lui riesca a sopportare tutto il peso dell'opera.
Violenza diretta, anche su donne, inseguimenti, azione, ma sia il genere, sia il regista, ha fatto di molto meglio.
HomevideoRocchiola • 19/11/20 15:07 Call center Davinotti - 1274 interventi
Rivisto il BD Warner su nuovo schermo ambilight da 55 pollici. La qualità di questo Bluray uscito ormai nel 2007 e lungamente fuori catalogo, mi ha stupito. Pensavo che su uno schermo di grandi dimensioni sarebbero emersi alcuni difetti meno evidenti su televisori più piccoli ed invece il video panoramico 2.35 è apparso molto stabile e pulito con qualche piccola spuntinatura qua e là ed una grana di fondo del tutto naturale mai invasiva. I colori sono equilibrati e vivaci. La definizione è ottima ed offre una buona ricchezza di dettagli.