Autore personale e parecchio particolare, poco amato dal pubblico (i suoi film, sul database Davinottico, hanno solo un commento) ora più che mai per i fattacci di molestie sessuali che lo hanno coinvolto , e dalla critica, stretto tra il cinema di Schrader e di Scorsese, amico fidato di Mike Tyson, auteur a tutto tondo (scrive, produce, dirige e spesso interpreta, in piccoli ruoli-quì è un professore un pò misogino innamorato della Kinski che, una volta rotto bruscamente il rapporto amoroso, la stalkerizza e la prende a male parole-, i suoi film) e con una poetica tutta sua, che và dal cinema da "strada" scorsesiano, appunto, alla commedia corale altmaniana.
Non fà eccezione questo
Star's Lovers (che all'epoca fu un tremendo flop al botteghino) che parte come una commedia con la Kinski che molla gli studi e arriva dal Wisconsin alla Grande Mela, dove incappa in una serie di sventure (appena arrivata le rubano i soldi con un metodo subdolo, poi cerca lavoro come pianista , infine ogni caso umano le si attacca addosso), finchè scoperta in un ristorante da un famoso fotografo, sfonda nel mondo della moda, e quì il film assume i tratti di una commedia corale almaniana, fitta di personaggi sopra le righe e di dialoghi.
Nella seconda il film muta in uno spy virato in nero, tra terroristi (grande Harvey Keitel nel ruolo dello spietato Rivas), pedinamenti depalmiani (la Kinski che segue la terrorista Bridget), pianificazioni di attentati, esecuzioni a freddo (Keitel spara alla nuca, a bruciapelo, a Marcel), inseguimenti per le fredde vie di Parigi e finale violento con chiusa tragica con l'immagine che passa dal colore al bianco e nero , dove salta fuori il Toback di
Rapsodia per un killer Dalla surreale dimensione romanticheggiante (le pantomime poco realistiche di Nureyev post
Valentino che seduce la Kinski, con dialoghi pomposi e balzane "violazioni di domicilio", ai set fotografici di alta moda che anticipano quelli vanziniani di
Sotto il vestito niente del primo tempo si passa alla
Tamburina, tra vendette e rese dei conti.
Inizio shock con la bomba che esplode in un caffè del centro parigino (dove Toback non lesina sui devastanti effetti dell'esplosione con vittime fatte a pezzi dall'ordigno) e dove Toback ci infila almeno due momenti straordinari, il primo una scatenata e invasata Kinski si produce in una febbrile danza autoerotica parazulawskiana sulle note di The shoop shoop song" , nel secondo, inaspettatamente, mentre la Kinski e la terrorista Marion Varella discutono in un bar parigino, i loro discorsi sono accompagnati, in sottofondo, da "Felicità" di Al Bano & Romina (grande orecchio melomane quello di Toback, che riempie il suo film di una soundtrack davvero notevole)
Un giovanissimo James Russo nel ruolo di un ristoratore parecchio agitato, nel party modaiolo ha un piccolo cameo l'incantevole Amy Steel (la Ginny del secondo
Venerdì 13) e un redivivo Pierre Clementi terrorista pentito e traditore che scheccheggia un pò troppo, nonchè Nureyev non molto azzeccato e poco credibile nei panni del vendicatore. Inutile soffermarsi sulla bellezza quasi irreale della Kinski, quì al massimo dello splendore post
Il bacio della pantera.
Un mix che non sempre funziona, dove si passa da New York a Parigi da Parigi a New York, dove Toback spezza il film in due tronconi ben distinti non trovando la giusta amalgama e perdendosi un pò (la storia d'amore tra la Kinski e Nureyev è tra le più fittizie mai apparse sullo schermo, così come la Kinski novella Tamburina), ma che ha una sua personalità e una sua particolarità che lo esula dalla convenzionalità
Il cinema di Toback sarebbe da riprende e da rivalutare, non fosse altro che per la sua originalità
Melodico lo score di Georges Delerue
Come produttore esecutivo l'ex sodale di Luis Bunuel, Serge Silberman.