Visto il successo di Ocean's eleven perchè non farne un seguito? Rimettiamo assieme il cast stellare del primo film con qualche rinforzo ed ecco che il botteghino risponderà. Discorso esatto, che però non trova riscontro nella qualità del film, decisamente al di sotto di quella della pellicola precedente. Il difetto maggiore sta nella sceneggiatura particolarmente confusa e poco ispirata, ma anche la presenza di troppe star, che devono trovare ognuna il proprio spazio, aiuta a rendere confuso il tutto. Evitabile.
Battuta d'arresto che non mi sarei per nulla aspettato. Quanto di buono si era visto nel primo capitolo qui è assente. Si perde la brillantezza sia dei protagonisti che della sceneggiatura. Sembra quasi di vedere una puntata di un qualsiasi telefilm. Il piano del furto è inoltre troppo pasticciato e le molte location rendono troppo dispersiva la vicenda. Il regista si rifarà con il terzo capitolo Ocean's Thirteen.
Non è facile realizzare i sequel, ma qui il colpo è andato a vuoto. Soderbergh infatti cambia ambientazioni e sceneggiatura, pregiudicando quasi in toto il fascino e la novità dell'originale. La storia appare sfilacciata, alla fine ci sorbiamo il solito flashback poco credibile. Rispetto alla linearità di Ocean's eleven non c'è proprio paragone.
Come quasi sempre succede, il seguito di un film praticamente perfetto, nel suo genere, non può che essere inferiore. Resta comunque un buon film, che mantiene viva l'attenzione per tutto lo svolgimento del "colpo", ancora più improbabile del primo. Dal punto di vista di spettatrice (mi sia perdonata la caduta di tono), si segnala la presenza di quel gran figo di Vincent Cassel, addirittura protagonista di una sequenza di allenamento a torso nudo che rafforza nella convinzione che la parte fortunata della coppia sia in realtà la Bellucci.
Non increscioso sequel di un eccellente primo episodio. Il confronto, perso in partenza, è penalizzante, ma soprattutto sul piano della compattezza dell'insieme, perchè l'idea non sarebbe nemmeno male. Però ci sono numerose smagliature, compensate dalla riuscita di singole sequenze, e dal gustoso finale. La Vanoni e Piero Umiliani in evidenza nella composita colonna sonora.
Il film tenta di tenere lo stesso passo del suo predecessore, il raffinato Ocean's eleven, ma è evidente il calo qualitativo dello stesso, nonostante si sia cercato di inserire alcune varianti (in primis la scelta della location) che hanno in realtà per certi versi danneggiato il film. Se il cast risulta sempre impeccabile, quella che manca è una certa "organicità" della sceneggiatura che risulta piuttosto frammentaria, così da rendere il film come spezzettato tra vari momenti senza un collante deciso.
Fiacco seguito di Ocean's eleven che acquista nel cast (come indica il titolo) un altro elemento della banda di criminali specializzati in obietivi non tanto facili. Quindi il cast rimane quasi invariato e il film è la fotocopia del precedente (motivo per il quale si può evitare senza ombra di dubbio).
Sciocchezzuola di poco conto che fa da seguito ad un film già di per sé non eccezionale. Il nome di Cassel si aggiunge ad un cast ben nutrito che potrebbe fare scintille e invece si riduce a portare sullo schermo un'accozzaglia di gusci vuoti o (come avrebbe detto Gadda) "dei bischeri, putacaso, dei bambini di tre anni". L'insieme dovrebbe essere avvincente, ma in realtà è confusionario e artificioso. Il colpo grosso l'ha fatto il regista, sbancando il botteghino anche questa volta.
Un sequel classico che rasenta la scopiazzatura (location a parte) del primo episodio. L'altisonante cast non basta a risollevare la pellicola, che manca totalmente di omogeneità ed appare come una mix di situazioni semi legate tra loro in cui si cerca l'effeto sorpresa con risultati non sempre edificanti.
Nonostante il primo sia più raffinato, il secondo capitolo non mi sembra poi così male. Anzi, in alcune parti riesce persino a superare il primo. Si registrano decisamente più movimento, cambi di location e, soprattutto, una verve comica a tratti travolgente. Notevoli i siparietti tra Damon e Pitt, con il primo vittima dell'esuberanza del secondo. Un paio di aggiunte al cast che non guastano (Cassel e Zeta-Jones) e un ottimo Willis nella parte di se stesso. Certo, la parte del colpo è quasi nulla; diversamente sarebbe stata una copia pedissequa.
MEMORABILE: Il balletto di Cassel per superare i laser; Le frasi senza senso tra Matsui, Ocean e Ryan per prendersi gioco di Damon/Caldwell.
Duole dirlo, ma sembra una commedia insipida, a metà tra la parodia e il film a episodi, dove la “grande rapina” viene sostituita da furtarelli con modesta spettacolarità: la coralità compare ancora, ma a dissolversi nel nulla è quella maramalda coesione criminale che aveva reso il primo capitolo un ottimo prodotto. Delle gesta narrate rimane impressa solo l’inverosimile capoeira di Cassell, mentre Julia Roberts che rifà se stessa è da censura immediata. Cast sprecato e indolente: Carl Reiner con poche pose risulta il migliore.
L’incipit di questo sequel è troppo macchinoso: a volte sfuggono alcuni passaggi, ma nel prosieguo le cose migliorano e ci si diverte abbastanza. Purtroppo la figura di Benedict/Garcia, che aveva impreziosito la prima parte, è stavolta marginale e solo parzialmente compensata da new entry di lusso. Apprezzabile il tono, sempre molto ironico, se non addirittura accentuato, così come le location italiane che passano dallo splendore del lago di Como all’inestricabile traffico nel centro di Roma. Valido il commento sonoro. Giudizio in calo.
Pur presentando elementi innovativi, è evidentemente inferiore al primo film: meno geniale e con l'aggravante di sforare nel macchiettistico (e nel ridicolo) nella scena del cameo di Bruce Willis. Bravo invece Cassel, autentico Arsenio Lupin che qui trova pane per i suoi denti. Ruolo di contorno, invece, per Garcia, assolto però con bravura. Nel complesso sufficienza stiracchiata.
Un sequel inferiore ma ugualmente divertente, con un cast ancora più stellare dove però non tutti trovano il giusto spazio. L'idea della sfida con il ladro Cassel è buona, anche se parzialmente rovinata da un colpo di scena finale un po' banale. La confezione è sempre ottima, con una raffinata fotografia e scambi di battute veloci e brillanti. Si sorride spesso, ma la trama avvince un po' meno rispetto al film precedente. Questa volta gli sprecati sono Gould e Bernie Mac, mentre la Roberts fa scintille ed è azzeccato il cameo di Willis.
Una sciocchezza la cui storia si arrampica su specchi saponati. Pare un Bond di recupero, giusto per far fare un secondo film al nuovo protagonista. Il punto più basso è la Roberts che finge di essere la Roberts; ammiccamenti ironici di 3a mano ("non le somigli neanche, giusto il naso"), strepitii ridicoli dell'attrice, il cameo imbarazzato di Willis. Inoltre Mac e Reiner son nel film giusto per far numero. Di memorabile c'è solo la scelta del brano di Umiliani e la bellezza devastante della Z. Jones. Il resto è un'irritante rimpatriata tra amici.
Il difetto maggiore è forse quello di dare per scontato che tutti gli spettatori abbiano visto il precedente, con l'aggravante di una discreta confusione nella sceneggiatura. Confusione che sembra voluta per dare una patina più interessante a un lavoro cui avrebbe giovato una maggiore linearità. Buono invece il cambio di location, dove l'Italia ha il primo posto con Roma e una villa sul lago di Como. Troppo tempo dedicato alle questioni personali dei protagonisti (del resto il colpo è poca cosa).
Di sicuro Soderbergh si è divertito parecchio, così come il cast, se possibile più altisonante di quello del primo episodio. Si ride (o sorride) ancora parecchio, soprattutto per gli scambi di battute fra Damon e Pitt, incredibilmente affiatati, ma il "colpo" stavolta convince meno. Interessante invece il ruolo di Cassel, che ha un personaggio cucitogli su misura e simpatico l'intervento di Willis. Della trilogia originale (escluso dunque lo spin-off femminile) è il più debole ma resta comunque godibile. Regia e montaggio impeccabili.
Il livello di questo sequel è di gran lunga più basso del suo predecessore. Il boss dei casinò che è stato truffato rintraccia gli undici e rivuole il malloppo con gli interessi entro due settimane. Un paio di nomi in più di tutto rilievo nel cast e poco altro. L'azione scarseggia, così come rari sono i momenti comici che in una commedia di questo genere fanno la differenza. Sceneggiatura scarsa e poco curata. Un bel passo all'indietro.
Sequel al limite del fastidioso in cui ormai si è dissipata l'originalità (anche il piano è pasticciato e non proprio geniale) e gli stessi attori sembrano dare vita a una performance anabolizzata. C'è ben poco di realmente interessante; tutto sembra più colorato fumo negli occhi, con contorno di blabla riempiorecchie ma che si ferma quasi sempre lì, non superando il padiglione auricolare, se non per mantenere un minimo il filo del piano escogitato. Evitarlo non è certo un dramma.
MEMORABILE: Come superare la griglia dei laser (pagliacciata ma simpatica).
La banda degli undici di Danny Ocean deve fare un colpo per ripagare il derubato Benedict. Sequel in cui la componente glamour dei protagonisti crolla e solo i ruoli a contorno risollevano il clima. La migliore risulta proprio la Zeta-Jones e anche Cassel si fa notare. Willis ha il cameo più simpatico, col contraltare negativo della Roberts che fa malamente sé stessa. Le ambientazioni sarebbero sfarzose, ma Roma viene sfruttata poco e la villa di Clooney sul lago di Como ha poco appeal.
MEMORABILE: La negoziazione; I salti tra i laser; L'uovo Fabergé come ologramma.
Ocean riunisce il suo gruppo per "risarcire", con interessi, Benedict. Film frizzante quanto intricato e intrigante. Intrattiene, ma si ha la sensazione che a una visione ulteriore il giudizio possa scemare. Forse poteva durare meno. Cast stellare e convincente. Regia di Steven Soderbergh più che efficace, così come la fotografia. Molto apprezzabile la colonna sonora.
Seguito che corrompe, degenera e deprava l'originale, testimoniando la distanza misteriosa eppur abissale che separa un divertissement, capace di coinvolgere la troupe senza perdere di vista l'interesse di chi dello spettacolo fruisce, da un solipsistico intermezzo di aberrante, ombelicale tedio pseudo umoristico. Il tutto è tanto pertinacemente ostentato che vien voglia d'immaginare, vista l'intelligenza anticonformista di Soderbergh, che a girarlo sia stato (proprio come accade alla Roberts del film) un sosia e invece è solo un buco nell'oceano, ma per fortuna arriverà il thirteen.
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Il gruppo svaligia la casa del riccone olandese, che ascolta ogni sera il Finale: Allegro Molto Poco Andante dalla Sinfonia n. 3 "Eroica" di Beethoven.
Al minuto 44:43 viene trasmesso il brano dei Gotan Project "El Capitalismo Foraneo"
DiscussioneRaremirko • 25/09/15 23:58 Capo call center Davinotti - 3861 interventi
Presenti pure Adriano Giannini, Danny Mendez e Albert Finney.
DiscussioneRaremirko • 26/09/15 00:32 Capo call center Davinotti - 3861 interventi
Mi va di dire che credo sia paradossale che un film (come il prequel, del resto) uscito palesemente per divertire ed intrattenere senza dare chissà quali messaggi risulti ostico proprio riguardo alla comprensione (con buchi di script, spiegazioni poco credibili, ecc.).
Piacevole quanto si vuole, ma almeno a tratti discutibile.