Ultimo film importante per la coppia Franco Nero/Enzo G. Castellari, che formarono uno dei sodalizi vincenti nei Settanta. Si tratta di un poliziesco cui il regista cerca di regalare atmosfere e un protagonista da noir alla Marlowe (cappello compreso), pur rimanendo evidentemente legato a stilemi tipicamente nostrani. Il pezzo forte (come quasi sempre nei film di Castellari) restano le scene d'azione, che si sposano magnificamente con le musiche di Paolo Vasile e si avvalgono di eccellenti cascatori. L'ambientazione genovese conferma l’amore di Castellari per la città ligure e per location piuttosto inedite, nel panorama nazionale. Purtroppo la storia e la sceneggiatura (scritta...Leggi tutto da Aldo Lado assieme a Fabio e Tito Carpi) funzionano peggio del solito. Non riescono a dare il necessario spessore ai nemici del detective impersonato da Franco Nero e nemmeno lui, il protagonista, evita una caratterizzazione troppo caricaturale (la pallina antistress in mano e il chewing gum in bocca sono un vero tormentone) che nuoce alla credibilità del film. Sì, l'intreccio è affrontato con chiarezza, ma ci sono una quantità di passaggi a vuoto e un'eccedenza di zuffe inutili (addirittura con puntate nelle arti marziali). Manca quella dose di dialoghi studiati e di situazioni particolari che avevano reso indimenticabile LA POLIZIA INCRIMINA, LA LEGGE ASSOLVE. Non c'è grinta sufficiente e anche le parentesi con il figlio (che è poi anche nella realtà il figlio di Franco Nero) sono posticce. Castellari si concede un'apparizione durante la rissa al mercato del pesce, dove si lascia docilmente massacrare dal protagonista. Il film si lascia vedere, ha un discreto ritmo, ma il vero Castellari è un'altra cosa.
Un Franco Nero all'altezza, con un accenno del suo lato ironico che in Autostop rosso sangue è evidente. Le ambientazioni sono piuttosto variegate e contribuiscono positivamente al ritmo del film, che rimane comunque altalenante. Il difetto di questo film è che la storia non brilla assolutamente per originalità. Un thriller poliziesco non brutto ma nemmeno indimenticabile.
Un Franco Nero (Larry Stanziani) all'altezza e ben calato nella parte di un ex poliziotto dell'antidroga di San Francisco, ridotto a lavorare come investigatore a caccia di corna e cani scomparsi, richiamato ufficiosamente per catturare il suo vecchio nemico Kandinsky a Genova. Splendide le scene di azione. Forzate alcune battute comiche. Con un cameo di Castellari. Ottima la colonna sonora (di Paolo Vasile).
MEMORABILE: "Tu sei come un'enciclopedia e a me piace leggere a letto" (Nero a Sybil Danning).
Un gran bel film, un poliziesco solo nei temi e nell'ispirazione, visto che di polizia praticamente non se ne vede mai e gli inseguimenti -quando ci sono- sono fatti addirittura a piedi... Castellari infonde alla pellicola un buon ritmo ed anche la storia è interessante e ben scritta; i tratti caratteristici del personaggio di Franco Nero sono forse un po' facili, ma nel complesso funzionano bene. Tutt'altro che un film secondario nell'itinerario del regista, direi.
C'è tutto il Castellari pensiero in questo film e c'è anche la nostalgia per un cinema di genere che nel 1980 se ne sta andando. Genova è il solito (eppure sempre inedito) teatro ma sembrano passati 20 anni da La polizia incrimina. Franco Nero spinge sull'ironia anche se non è il suo forte ma riesce a risultare simpatico, talvolta malinconico. Maranzana è una spalla inedita e riuscita, la Danning statuaria e poco più; con la Lentini che si trasforma in Bruce Lee si finisce nel fumetto (divertente). La musica di Vasile fa centro.
Con il nuovo decennio Castellari allenta un po’ la presa ma si mantiene su buoni livelli dirigendo un poliziesco-noir che nel finale cita il montaggio e le pessimistiche conclusioni di La polizia incrimina... Nero diventa un dimesso detective tra Marlowe e Mike Hammer appoggiato dal vecchio eccentrico Maranzana; nelle sempre professionali scene d’azione sono coinvolti, oltre agli insostituibili Lerro, Puppo, Vanni e D’Arc, lo stesso regista e persino un’androgina Lentini. Graziosissima Stefania Girolami, figlia di Castellari.
Massiccio film d'azione targato Nero-Castellari. Il prototipo è quello tipico del noir: l'antieroe solo. La forza ovviamente non è da ricercarsi nella pur buona sceneggiatura, ma nella superba messa in scena dei momenti topici, con un paio di inseguimenti da antologia conditi da una delle più belle colonne sonore del periodo. Routine tutto il resto, ma da far rimpiangere i bei tempi andati.
Tra i film del grande Castellari è uno di quelli che preferisco meno. Il cast è il solito (i validissimi Puppo, Vanni, etc), ma la trama non è entusiasmante; oltretutto Franco Nero non regge come attore spiritoso (alcune sue battute e modi di fare ricordano un po troppo il più riuscito "volpe" de Poliziotto senza paura). In conclusione, mediocre.
Tardivo poliziesco italiano, diretto dall'energico Castellari e sceneggiato dal prezioso Aldo Lado. Non privo di momenti umoristici, caratterizzato da un taglio ibrido (azione e giallo), valorizzato dalle retoriche interpretazioni di attori sul cui volto è stata pensata la parte (il detective privato Stanziani, ossia Franco Nero) e impreziosito da inattesi squarci di violenza fumettistica ed esasperata (comprensiva di inevitabile scena castrante, vero leit-motiv del cineasta), scorre piacevolmente sullo schermo riuscendo a "rapire" l'attenzione dal primo all'ultimo minuto.
Poliziesco energico, duro e pessimista, girato a Genova (città che adoro). Franco Nero è un credibile detective privato, circondato da due bellissime donne (Sybil Danning e Licinia Lentini), che deve guardarsi da tranelli, agguati e telefonate nel cuore della notte, fatte dal suo misterioso nemico. Un b-movie italiano che mi ha sempre entusiasmato, quando passava in tv. Grande, come sempre, il caratterista William Berger, che qui ricopre il ruolo del capo de "il Cobra". Avvincente ed ingenuo.
Action-movie realizzato con il solito impegno da Castellari. Belle le scene d'azione accompagnate da un colonna sonora dal ritmo incalzante. Sceneggiatura non eccelsa ma tuttavia godibile nei vari colpi di scena. Ammalianti gli esterni genovesi. Nero in buona forma.
Ultimo poliziesco della coppia Castellari/Nero (più un inaspettato Aldo Lado come sceneggiatore), ormai agli sgoccioli del genere ma comunque ancora entrambi in grado di regalare del buon cinema. Rifacendosi ovviamente a modelli americani (Marlowe su tutti in questo caso), ma senza abbandonare il gusto tutto italiano per un certo tipo di poliziesco/noir, Castellari riesce a mantenere un buon ritmo e fotografa bene la bella location genovese. Nero è un po' macchiettistico ma almeno non strabuzza gli occhi; il resto del cast sono aficionados.
Un Castellari sottotono per questo poliziesco che non riesce quasi mai ad appassionare e che risulta assolutamente inferiore rispetto a quelli della passata decade. Anche le varie sequenze che vedono coinvolti Franco Nero (che ci mette il solito impegno di sempre) e il figlio che non vedeva da anni sono alquanto stucchevoli e spezzano ancor di più un ritmo tutt'altro che frenetico. Evitabile.
Gli ultimi fuochi del poliziottesco all'italiana ci regalano questo fantastico film di Enzo G. Castellari, che quando si affidava al maestro Franco Nero sapeva regalare sprazzi metropolitani genovesi affascinanti (ed è un mio rammarico che non siano stati girati film di questo genere nella bella Livorno). Coerenza.
Poliziesco quasi crepuscolare con un Franco Nero ironico e beffardo nei panni del classico detective scaltro e brillante. Non male soprattuto nelle scene d'azione, il film si giova anche delle bellezze femminili di Sybyl Danning e Licinia Lentini (con... sorpresa). Insomma non male per essere un film quasi "over time". Ottima la colonna sonora di Paolo Vasile.
Castellari chiude il suo ciclo poliziesco proprio dove era stato inaugurato, festeggiando questo action genovese tra scarpinate sui tetti, ruvide colluttazioni ed un gran lavoro di stunt. Nero è un investigatore alla canna del gas, quasi un Colombo merlizzato; la Lentini invece tiene a freno la sua classica prorompenza libidinosa celando sotto cotonature e vestaglie coprenti l'identità inimmaginabile di un maschione karateka (!) Troppo indisponenti però i piagnucolosi interludi sentimentali padre-figlio che lo spettatore è obbligato a sciropparsi sino all'indiscriminato repulisti finale.
MEMORABILE: Licinia/o che riempie di mazzate l'incredulo Sparanero...
Ultimo poliziottesco per Castellari, che poi si butterà nel genere post-apocalittico. Franco Nero interpreta un detective in piena crisi d'identità che torna a Genova per smascherare un losco traffico. La parte strettamente legata all'indagine (quella più action per intenderci) è molto buona, mentre l'inserimento della figura del figlio lasciato in collegio (chissà poi perchè) risulta molto debole. Spettacolare la scena di lotta (con sorpresa) nel club. Alcune cose vengono svelate solo nel finale e questo accresce il pathos. Un buon lavoro.
Poliziesco divertente, soprattutto grazie alle scene d'azione, punto forte di ogni film diretto da Castellari. La storia non è particolarmente nuova, a cominciare dal personaggio del protagonista già visto in tanti action americani, ma Franco Nero sa dargli la giusta interpretazione. Bella la colonna sonora, bravi i comprimari.
Regia sicura e svelta di Castellari, soggetto e sceneggiatura di Aldo Lado, protagonista Franco Nero. Tutto ciò è garanzia di qualità; se poi ci si aggiungono la caratteristica ambientazione genovese e una colonna sonora azzeccata, si ottiene un poliziesco di tutto rispetto, serrato pur con un tratto di ironia, sicuramente da riscoprire.
Operazione inversamente parallela a quella che qualche anno prima aveva condotto il Poliziotto senza paura Merli a Vienna. Qui infatti Castellari per riflettere (sul)la crisi del poliziesco regala a Nero il biglietto di ritorno Cisco-Genova, ritornando anche a rebours sul suo cinema. Il modello alto in verità resta Il lungo addio altmaniano, col tentativo di coniugare crepuscolarismo e autoironia che alterna convinzione professionale, colpi d’ala e clamorosi scivoloni fuoriluogo (l’inserto patetico col bimbo). Discreto ma ormai stracco e svuotato.
MEMORABILE: Licinia Lentini che si rivela un “Terribile Ivan”.
Classico film d'azione alla Castellari, anche se nella prima parte i cadaveri latitano (ma ci sarà modo di rifarsi)... Nero si ritaglia un ruolo di private eye abbastanza simpatico e riuscito. La vicenda è congegnata discretamente; ne scaturisce un godibile prodotto di genere.
Pellicola con splendida ambientazione genovese: la città, con il suo porto e le zone circostanti, gli edifici industriali, quelli lussuosi o fatiscenti danno carattere a un prodotto che ha riuscite scene d'azione girato con grande mestiere e idee cupe e pessimiste ma registicamente chiare. La tenuta dell'insieme regge bene e non mancano le trovate genuine e i colpi di scena. Come poliziesco crepuscolare (i tempi d'oro del genere sono ormai trascorsi) è dignitoso e divertente.
Castellari chiude col poliziottesco proponendo schemi ormai già visti interpretati dal gotha dei caratteristi di genere (Enio Girolami, Berger e Vanni sugli altri), ma una storia troppo intricata priva di veri e propri colpi di scena ne rallenta il ritmo e la tensione. Fastidioso l'inserimento della figura del figlio con tutta la teoria di patetismi del caso. Un film che piacerà agli appassionati del genere, avvezzi a chiudere un occhio su imprecisioni grossolane, con numerose scene di pestaggi e sparatorie di buon livello. Non per forza!
A Castellari certi registi ipercinetici d'oggi fanno un baffo. Anche questa storia, trita e ritrita, si dimostra, a distanza di anni, d'un mestiere così robusto da incutere rispetto. Nero stropicciato come Marlowe, tradimenti, inganni telefonati eppure la narrazione regge egregiamente e non sprofonda nemmeno con certi ammicchi patetico-familiari. Finale dal pessimismo risaputo, ma il luogo comune agisce positivo anche qui regalandoci un piacevole scioglimento. Buone le scene d'azione: non è una novità.
Sicuramente non siamo di fronte al miglior poliziottesco del periodo, ma il film si mantiene su livelli assolutamente accettabili per tutta la sua durata, con un buon intreccio e qualche momento veramente degno di nota, alternato però da qualche caduta nella sceneggiatura e qualche parte un po' fiacca. Il lato semicomico dato al personaggio di Franco Nero non convince totalmente, ma l'attore ci mette del suo per far portare a casa la pagnotta a una pellicola che piacerà ai completisti del poliziottesco ma potrebbe deludere alcuni. Sempre valida la regia di Castellari.
Debolissimo. Deus ex machina di rara faciloneria (tutti sanno/scoprono le cose segrete! il protagonista si materializza nei luoghi più impensati, mancando ogni sorveglianza!), faciloneria negli snodi (Nero arriva a Genova e sùbito trova la base “nemica”), tentativi umoristici pessimi, noioso rapporto padre-figlio, i rapitori più inetti del mondo. Non manca, banalmente, neppure il difetto fisico del Villain! Ultimo minuto ridicolo e immotivato. Recitato maluccio dalle donne (Danning e Lentini, meno belle che altrove). Le cose migliori: il vecchio Maranzana e la cinematografica Genova.
MEMORABILE: Un "cattivo" si chiama Kandinsky, come l’artista. Resisi conto della ridicola scelta del cognome, sul giornale lo cambiano in Kandiski...
Una trama non banale e scene d'azione realizzate con l'abituale maestria, con Franco Nero in un ruolo decisamente inedito nel suo già ricco curriculum. La vicenda si dipana tra l'America e Genova, i cascatori abituali di Castellari fanno il loro mestiere, non ci si annoia mai e Castellari (che qui mette in scena fratello e figlia) dimostra di essere un grande maestro dei film d'azione a partire dalla sequenza iniziale
MEMORABILE: L'inseguimento pre-credits sui tetti, superlativo.
Castellari fa convivere diversi generi. Tendenzialmente d’azione, anche giallo, un poco noir e qualche nota “poliziesca”, più d’atmosfera che di sostanza. Franco Nero è un detective stereotipato: piuttosto trasandato, molto scaltro, dalla vita complicata e con obiettivi da raggiungere a tutti costi. Dall’America a Genova, dove covano segreti e il sangue scorre tra i duelli e le esecuzioni mirate, senza che la Polizia si faccia vedere per contenere i danni. Bene il ritmo e la tecnica nelle riprese, con una buona fotografia della nostra Italia, qui ancora a “mano armata”.
Passa e va senza lasciare particolari tracce questa pellicola, che poteva risultare già un po' fuori tempo massimo quando era stata realizzata. Convince poco come storia, non ha un cattivo degno di nota (velo pietoso sul nome di quello sfuggente); e anche il personaggio interpretato da Nero non resterà certo negli annali. Tra scazzottate (l'investigatore le prende spesso), pistolettate e siparietti col figlioletto più buono del mondo, lì chiaramente per dare una forte motivazione finale al protagonista, si giunge all'epilogo, girato non proprio da maestro. Nel complesso, mediocre.
MEMORABILE: "Copritelo, che fa freddo". E gli rovesciano addosso cassette di pesce; Colpito da una pistolettata alle palle, vola come un ballerino acrobata...
Finiti gli anni '70 finito il genere poliziottesco, ma Castellari ci riprova con questo film a dir poco caricaturale e fallisce clamorosamente. La trama è poco credibile, l'ambientazione genovese girata al risparmio e le scazzottate non convincono. Insomma, manca quella cattiveria che ha contraddistinto il cinema di genere del periodo. Ci si annoia e non si capisce perché il regista abbia voluto chiudere così malamente il sodalizio con Franco Nero. Rimane il figliame d'arte di entrambi e il rimpianto per quei film che non imitavano se stessi.
MEMORABILE: La scena al mercato del pesce con il protagonista che, dopo essere stato menato, viene ricoperto dal pesce.
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Dvd pessimo sotto tutti i punti di vista: formato video 1,85:1 letterbox e qualità scadente, peggio di una vhs.
Molto meglio il master televisivo passato spesso sulla Rai.
CuriositàZender • 29/06/13 11:28 Capo scrivano - 48382 interventi
Dalla collezione "Sorprese d'epoca Zender" il flano del film: