Eravamo bambini - Film (2024)

Quattro giovani molto diversi tra loro si ritrovano dopo tanto tempo. Sono molto diversi tra loro: un celerino, un divo pop, una giornalista ninfomane, un postino. Ma hanno un passato comune e inoltre ci sono altri due giovani che in qualche modo hanno a che fare con loro. Una storia molto dark, ben raccontata da due sceneggiatori (Martani e Bruno) che di solito frequentano la commedia, scandita al meglio nei tempi e ben interpretata, con un finale sorprendente.

All'inizio, e per una buona mezz'ora, non ci si capisce nulla. Poi, gradualmente e con continui andirivieni temporali, emerge la vicenda, peraltro poco plausibile. Trattasi dell'ennesimo revenge movie, questa volta ambientato nella profondissima Calabria. Tra gli interpreti si distingue, quando si riesce a capire cosa dice, il solo Massimo Popolizio, nella parte - senza sfumature - del cattivone della storia. La realizzazione è diligente e accurata, da produzione televisiva di fascia alta, però tutto sommato non c'è proprio nulla di particolarmente memorabile.

Il cinema di genere italiano ultimamente ha ripreso vigore, ma salvo poche notevoli eccezioni, gli manca sempre quel centesimo per fare un Euro. Questo mix tra giallo e revenge movie tratta tematiche profonde (l’amicizia, il tradimento, la vendetta, il senso di colpa), suscita parecchia curiosità all'inizio e gestisce bene l'alternanza tra presente e passato, ma quando viene svelato il fattaccio affiora una palese inverosimiglianza che si ripercuote anche sull'epilogo. Nulla da dire sugli interpreti, sul ricorso al dialetto qualcosa invece sì (ma almeno stavolta l'audio è nitido...).

Un tragico segreto che unisce cinque ragazzini che incombe nella loro esistenza anche in età adulta con conseguenze forti anche nello sviluppo delle personalità. Una buona narrazione che si conclude lasciando lo spettatore nel dubbio. Buono il cast che vede un luciferino Popolizio ben coadiuvato da Richelmy, Lapice e un sorprendente Commare. Interessanti i flashback del passato che svelano l'orrendo segreto.

Se è vero che la tensione non è sempre costante e che alcuni personaggi (il poliziotto, la donna) non reggono il confronto con altri (Cacasotto su tutti ma anche Andrea pare ben stratificato) va comunque detto che Martani sfrutta bene le varie ambientazioni (trovando un pezzo di Calabria nel basso Lazio) e i parallelismi temporali per confezionare un racconto che sa di amaro al punto giusto e che sfocia in un finale da ricordare. La sete di vendetta può apparire poco credibile in mano ai protagonisti, ma a conti fatti è ben orchestrata, forze e debolezze individuali si compensano.