In assoluto forse il punto più basso dell'intera produzione vanziniana (padre Steno compreso) e uno dei tanti (troppi) film insulsi dell'ultimo Paolo Villaggio. Spiegare il relativo successo del precedente IO NO SPIK INGLISH (prima collaborazione Villaggio-Vanzina) era arduo, vista la discutibile qualità della sceneggiatura; se però lì almeno c'era il tentativo di creare per l’attore genovese un personaggio lievissimamente nuovo, qui lo stesso personaggio (sempre l'assicuratore Sergio Colombo, schiavizzato dal direttore Antonio Ballerio) cede all'intento di proporre una comicità...Leggi tutto pura, abbandonando quindi anche vaghe congruenze con la realtà. BANZAI, fin dalle frasi di lancio che lo reclamizzavano, voleva essere proprio così: un ritorno alla comicità semplice, dei Totò e dei Franco Franchi; in verità è solo una stanchissima sfilata di mascheramenti villaggeschi: trovata l'idea dell'assicuratore che finisce a Bangkok invece che a Vancouver, si comincia con il nostro che, per sfuggire ai soliti gangster maldestri (rivogliono la sua valigia, con dentro la droga) si traveste da geisha, lottatore di sumo, fattorino, per finire poi a partecipare a una roulette russa (la scena del CACCIATORE è tra le più parodiate del cinema), a farsi massacrare da una “specialista in massaggi” e via dicendo. I Vanzina, tra una sciocchezza e l'altra, inseriscono le più vecchie gag fantozziane (la reazione al peperoncino “bollente”, l'urlo ritardato, la testata in seguito a stretta di mano, l’ovvissimo inglese ipermaccheronico) e scenette da cinema muto (la caduta sul pavimento incerato, la vecchia che vola e finisce sulla torta nuziale, il volo dalla finestra...) per un risultato agghiacciante. Non si ride mai, Villaggio è l'ombra di se stesso (quando scompare di scena è un sollievo) e nemmeno la presenza “trash” della rediviva Francesca Romana Coluzzi, con un seno strabordante (è Ilaria), salva il film. Meritato ed epocale flop al botteghino.
Uno dei peggiori Vanzina Movies di sempre. Seguito di Io No Spik English, che già di suo non era un capolavoro (tutt'altro...), non rimane certo nella storia nè per la sua originalità nè per la freschezza delle sue (riciclatissime) gag nè per movimenti di macchina epocali. E non rimarrà nella storia neanche per la prova del suo ormai finito
attore protagonista. Villaggio ha dato il meglio di sè in altre situazioni. Noioso.
Villaggio, ormai, ha dato. Sono lontani i tempi di Fantozzi e di Fracchia. E quel che rimane, nella filmografia conclusiva del simpatico comico genovese (più che altro, dopo, lavora per la TV) non è particolarmente significativo. "Banzai" qualche momento di felice ironia riesce a proporlo, ma è poca cosa di fronte alla durata complessiva. Una pellicola permeata da un senso di disagio generato dalla visione di un grande attore ormai alla deriva...
Seguito se possibile ancora peggiore del già assai mediocre Io no spik english, questa trasferta nipponica rappresenta probabilmente il punto più basso raggiunto dai Vanzina come sceneggiatori e registi e da Paolo Villaggio come attore. La stantia ripetitività delle situazioni e l'assoluta assenza di idee, producono un film dalla bruttezza imbarazzante dove sempre troppo tardi giungono i titoli di coda a liberare lo spettatore dal tedio. Terribile.
È il seguito di Io No Spik Inglish, anche se di uguale rimane solo il personaggio interpretato da Villaggio. La storia si sposta da Londra a Tokyo e mette insieme una serie di gag a raffica abbastanza divertenti. Certo non è un capolavoro e non gode di quella freschezza del film precedente (ma Villaggio lì non era meno cretino?) ma si ride lo stesso. Forse uno degli ultimi prodotti guardabili con l'attore.
Triste come pochi altri interventi di Villaggio in versione "ho bisogno di soldi", questa orrenda pellicola è da macero. L'idea di spostare velocemente il protagonista in giro per il mondo non è nemmeno male, ma qui manca qualsiasi spunto. Non è un film, non sono attori, dietro a questa spazzatura non c'è niente.
Già l'accoppiata Vanzina/Villaggio e i titoli di testa cartooneschi (con musica dance anni '90) facevano temere il peggio; in effetti il risultato è più o meno quello. Tuttavia avendo avuto aspettative bassissime non l'ho patito più di tanto, riuscendo anche a ridere qua e là. In fondo non è tanto peggio di alcuni degli ultimi Fantozzi, anzi, forse è anche un filino più divertente. Poche comunque le gag riuscite, molte quelle riciclate; l'atmosfera è quella da film TV, con un Villaggio ormai visibilmente stanco. Solo per completisti dell'attore.
Una specie di Fantozzi trasferito nel Sol Levante; gaffe e goffaggini di ogni tipo non mancano, ma la colpa della scarsa riuscita è di una sceneggiatura povera di contenuti e di un attore ormai in pieno declino (questo è il suo ultimo film da protagonista fuori dal giro dantozziano) che il meglio lo ha già dato da un bel po'; almeno il vanziniano film precedente aveva spunti molto divertenti e Paolo era riuscito a rendere bene, data la freschezza del soggetto. Qui si ride poco e male; solo per i fan di Villaggio.
MEMORABILE: Ad una roulette russa Villaggio incontra un tizio e gli chiede: "Italiano?" L'altro, con accento siculo, risponde: "No... Siciliano!!!"
Riprendendo Io No Spik Inglish Vanzina realizza questa miserevole commedia del 1997 con Villaggio stanco e fuori parte che ripete stancamente se stesso (in molte scene si riprendono letteralmente Fantozzi e i suoi seguiti). La sceneggiatura è piena di buchi che nemmeno Villaggio riesce a coprire (i travestimenti potranno ricordare il peggiore Franco e Ciccio). Tra gli slapstick più esagerati e assurdi, come quella della torta degli sposi. Musiche tamarre quanto oriantaleggianti.
Un seguito sbiadito e scialbo di Io no spik inglish in cui si cerca di sfruttare gag stantie per tirare avanti fino alla fine. Paolo Villaggio oramai non ha più nulla da aggiungere, anzi qui riesce addirittura a peggiorarsi ripetendo il suo solito canovaccio. Spiace anche vedere due caratteristi come Francesca Romana Coluzzi e Francesco De Rosa ridotti a macchiette deludenti. Carlo Vanzina in uno dei suoi punti più bassi.
Devastante. Ignorando ogni regola cinematografica e di buon gusto, il duo Vanzina/Villaggio vola talmente basso da sfracellarsi a terra come un kamikaze nipponico: in tal senso il titolo è geniale nel riflettere lo spirito suicida dell'impresa. Basandosi su un canovaccio più che su una trama i nostri mettono in scena una serie di sketch imperniati su una comicità talmente "bassa" che si ride per incredulità: esiste, lo sto guardando, lo hanno girato veramente, non è un sogno (o un incubo). In fondo, meglio lo sbando totale che la mediocrità!
MEMORABILE: In alcuni passaggi l'espressione di Villaggio denota quasi incapacità di intendere e di volere: impagabile.
Seguito un po' pretestuoso del culto personale Io no spik english, non riesce però a eguagliarne il medesimo "valore poetico" che lo contraddistingueva. Un film meramente di consumo, con battute e situazioni inconsapevolmente sconcertanti sia per Vanzina che per lo stesso Villaggio (ormai ridotto a macchietta di se stesso). La pellicola, volente o dolente, costringe lo spettatore a trovare una “via d’uscita” nel totale disimpegno. In questo senso Banzai è ineccepibile.
Nuove avventure per l'assicuratore Colombo, inviato in Canada per stipulare un contratto importantissimo; ma lo scambio di carte d'imbarco gli complica non poco i piani. Ci si diverte a inseguire, con il protagonista, la salvezza lungo una strada piena di insidie in quella che sembra quasi una fiaba. Qualche reminiscenza fantozziana non manca ma la simpatia delle situazioni è innegabile (per tutte l'incontro di sumo). Adeguata la scelta delle musiche da parte di Federico de Robertis. Ottanta minuti di disimpegno.
Nefanda commedia e meritato fiasco al botteghino. Spiace dirlo ma è uno dei punti più bassi di Villaggio il quale tenta di salvare la baracca (e qualche sprazzo discreto, vedi l'inizio o la lotta di sumo, c'è); il problema è che la comicità del comico ligure ormai è già stata ampiamente spremuta e mancano gag originali. Almeno nel primo film si ridacchiava, qui nemmeno questo.
Dopo Io no spik inglish continuano le avventure di Sergio Colombo, assicuratore imbranato che si trova a Bangkok anziché a Vancouver, dove doveva firmare un sontuoso contratto. Si ride assai poco e con trovate ovviamente in salsa fantozziana, in questo filmetto che se non altro ha il pregio di durare assai poco (80' scarsi). Da vedere per una serata proprio spensierata. Piccole apparizioni per Francesca Ventura (la Tisini dei Ragazzi della III C) e per Francesco De Rosa (Febbre da cavallo). Nel cast anche Francesca Romana Coluzzi.
MEMORABILE: Gli inseguimenti, con i vari travestimenti di Colombo.
Seguito di Io no spik inglish, ha il suo difetto peggiore nel continuo "replicare" le scene di precedenti film del grande Paolo Villaggio (il peperoncino, il pestaggio dei ciclisti che riprende quello del primo Fantozzi, la caduta tre volte sulla torta che ricorda la triplice caduta nella mitica trattoria al Curvone). Nonostante questo alla fine il film diverte e si lascia guardare. Nel cast fa una piccola parte anche Francesca Romana Coluzzi, in una delle sue ultime apparizioni al cinema.
Villaggio ha dato il meglio di sè con Salce e Neri Parenti, i Vanzina non riescono invece a farlo decollare. Trama pretestuosa, viaggio esotico databile vent'anni prima, utilizzo dei caratteristi esteri di casa nostra (c'è anche Hal Yamanouchi, giapponese di Roma nel ruolo di un poliziotto), battute scontate e un protagonista decisamente svogliato. Uno dei pochi film dei Vanzina che non funziona mai, salvo per la breve apparizione di Francesca Romana Coluzzi in uno dei suoi ultimi film.
MEMORABILE: Lo spogliarello di Francesca Romana Coluzzi sulle note dell'inno della Sampdoria.
Anche se sulla carta Paolo Villaggio non sta interpretando il ruolo di Fantozzi, in realtà tutte le smorfie e le trovate comiche sono di quel personaggio. Peccato che Vanzina non abbia capito che ormai si era spremuto l'impossibile da questo soggetto e quindi il risultato è un fiasco totale. In tutto il film non c'è nemmeno un solo momento veramente divertente, che possa distinguersi dal piattume generale. Tutto è stato già visto e rivisto decine di volte e per di più mancano caratteristi adeguati a sostenere il protagonista. Pessimo.
Non così male, ma è evidente che in questo ennesimo film di Villaggio le idee continuino a mancare e ci si affidi in gran parte alla verve comica del protagonista. La trama, seppur movimentata, offre rare spunti interessanti; da ricordare la simpatica presenza del compianto Francesco De Rosa, che ricalca il losco personaggio già visto in Piedone a Hong Kong.
Agente d’assicurazioni imbranato deve recarsi a Vancouver per chiudere un affare milionario ma sbaglia aereo e si ritrova prima a Bangkok e poi a Tokio. Accozzaglia riciclata di gag già viste milioni di volte tra Fantozzi e Fracchia, il resto sono sciocchezze noiose. Il film ha il pregio di durare poco, del resto idee non ce ne sono. Il grandissimo Villaggio purtroppo ogni tanto soleva ripetersi stancamente, e qui lo fa nel peggiore dei modi.
MEMORABILE: La Coluzzi che fa lo spogliarello sulle note dell’inno “Alè Sampdoria”.
Per quanto Villaggio stesse purtroppo vivendo la sua parabola discendente, la riproposizione di Sergio Colombo riesce bene perché, per quanto vengano riproposti i soliti cliché villaggeschi, la trama è scorrevole e la durata del film non viene forzata per raggiungere il metraggio dei 90 o 105 minuti. La Coluzzi è straordinaria nel suo cameo, mentre De Rosa (purtroppo scomparso qualche anno dopo) tutto sommato funziona.
MEMORABILE: Lo striptease della Coluzzi con il sottofondo di ''Sampdoria olè!''; ''The paviment it's bagnat!''; La guida digitale all'aeroporto di Tokio.
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DiscussioneCangaceiro • 16/07/09 21:27 Call center Davinotti - 739 interventi
Mi son sempre chiesto se la scelta di affidare il ruolo del gabbamondo in quel di Bangkok al compianto Francesco De Rosa sia stata grosso modo casuale oppure dettata da un preciso omaggio dei Vanzina a loro padre,che lanciò l'attore napoletano 22 anni prima in un ruolo(quasi)identico e nella stessa città in Piedone a Hong Kong.
DiscussioneZender • 17/07/09 10:20 Capo scrivano - 48345 interventi
I Vanzina queste cose di solito non le fanno a caso e stanno molto attenti, quindi credo proprio che si tratti di omaggio guarda.
DiscussionePanza • 15/02/13 14:18 Contratto a progetto - 5238 interventi
Il titolo originale si può togliere. Inoltre i film Io no spik inglish e Banzai sono consecutivi raccontando sempre la storia di Sergio Colombo. Quindi a Io no spik inglish va il quadrato verde e a Banzai quello arancione.
DiscussioneZender • 15/02/13 14:20 Capo scrivano - 48345 interventi
Ma potrebbe anche essere un omonimo scelto tanto per scegliere un nome che aveva funzionato. Come si fa a dire che sia davvero lo stesso personaggio?
DiscussionePanza • 15/02/13 14:28 Contratto a progetto - 5238 interventi
Zender ebbe a dire: Ma potrebbe anche essere un omonimo scelto tanto per scegliere un nome che aveva funzionato. Come si fa a dire che sia davvero lo stesso personaggio?
Nei film Colombo è un assicuratore. All'inizio di Banzai si vede una telefonata di sua moglie Paola (quella del primo film) da cui si è separato.
DiscussioneZender • 15/02/13 15:01 Capo scrivano - 48345 interventi
Film orrendo a dire poco! Credo che questo insieme al forse ancora più mediocre "E adesso sesso" siano il gradino piu baasso della storia dei Vanzina.
Ma se almeno nel film a episodi sul tema sesso, avevano un cast quasi amatoriale (tolti i piccoli cameo di Burruano e Fassari) per non dire di più... con un budget probabilmente ridotto all'osso (il grosso lo avranno dato tutto all'allora starlette del porno Eva Henger), nel film Banzai avevano un mostro come Villaggio, certo magari svogliato in quell'occasione, e non al massimo delle sue potenzialità, anche se se credo che Villaggio abbia girato il film per meri contratti firmati senza credere un briciolo nella sceneggiatura e per un mero discorso economico...
Credo che “Adesso sesso” sia il vero gradino più basso della filmografia dei Vanzina, questo lo giudico un semplice abbaglìo, e nulla più e ha anche alcuni momenti in cui riesce a strappare qualche risata anche se denti stretti.