Probabilmente se al posto di Ray Walston ci fosse stato (come doveva esserci) Peter Sellers, il film sarebbe uscito molto meglio: la misura e il talento di Sellers non si rispecchiano affatto in Walston che al contrario è costantemente sovreccitato e sopra le righe. E dal momento che il protagonista, il personaggio attorno al quale ruotano volenti o nolenti tutti gli altri, è lui, il risultato ne risente inevitabilmente. Walston impersona un compositore che sogna di diventare, insieme al suo paroliere di fiducia (il meccanico del paese!) un idolo pop, proprio come Dino (Dean Martin, che un paio di canzoni ce le piazza sempre), un noto singer finito per caso da quelle parti. Walston e il “socio”...Leggi tutto lo bloccheranno in paese con vari stratagemmi sperando di fargli sentire le loro canzoni. Per farlo, il primo assumerà una prostituta locale (Kim Novak, insopportabile quando si soffia continuamente il naso senza che l’intreccio lo richieda) spacciandola per sua moglie e offrendola in pasto allo sciupafemmine Martin, mentre la moglie vera (Felicia Farr) viene spedita dalla madre con una scusa. Una storia simile l'aveva girata da pochissimo Comencini con Sordi e la Mangano: è un episodio del film LA MIA SIGNORA intitolato ERITREA. Che è più divertente e più vero, perché KISS ME, STUPID! (è la frase che chiude il film), benché naturalmente ben diretto, tende a ripetersi all'infinito, con una coda inutilmente prolungata (si superano di poco le due ore) e annacquata. Qualche momento divertente c'è, ma non coinvolge e l'eccesso di smorfie e mossette americane infastidisce. All'epoca scandalizzo, oggi non potrebbe proprio mai.
Tratto dall'opera letteraria italiana "L'ora della fantasia" (di Anna Bonacci), è all'apparenza un film innocuo in cui il regista sfrutta tutti i classici meccanismi della commedia degli equivoci, sfruttando da grande maestro ritmi e meccanismi brillanti del genere. Dietro tale apparenza è racchiusa una pungente critica morale della società moderna, come di consueto accade nel cinema di Wilder. Vengono in particolare prese di mira le fobie sessuali dell'americano medio attraverso il tema del doppio adulterio. Buono il cast.
Strepitoso film di Wilder che all'apparenza sembra essere la solita e semplice commedia degli equivoci, ma che in realtà si rivela essere un opera ben più complessa, intrisa di amari umori satirici attraverso i quali il grande regista americano fustiga, con rara maestria ed efficienza, due dei pilastri su cui si regge la società americana: la fedeltà coniugale ed il successo. Il tutto con grande malizia, una sana dose di "amoralità" e senza buonismi. La Novak, prostituta con un diamante incastonato nell'ombelico, è semplicemente indimenticabile.
Irrinunciabile commedia degli equivoci – uno dei vertici nella produzione del regista – costruita su una sceneggiatura smagliante e macchinosa (I.A.L. Diamond docet) perfettamente funzionale nello scandagliare e smascherare i pruriti inconfessabili sepolti negli anfratti segreti della coppia. Dirompente - per quanto non esilarante - caustica, avanti anni luce, senza tema di bigotti e bacchettoni, è una rigenerante boccata d'ossigeno contro l'asfittica morale in auge: chi gode ci guadagna e vive meglio. Al botteghino fu un vero fallimento. Eloquente e liberal.
MEMORABILE: Gli enormi cactus "fallici" davanti alla villa. "Se hai tutto ciò che serve, prima o poi verrà qualcuno a chiederti ciò che hai". L'ombelico.
Commedia degli equivoci in cui Wilder realizza ciò che per Quando la moglie in vacanza la censura gli aveva bloccato: intaccare la fedeltà matrimoniale e mostrare il tradimento e l'adulterio, dai quali entrambi i coniugi traggono persino utilità. Tutto con estrema naturalezza. Lo spumeggiante quartetto di interpreti è trainato da Martin, divo spocchioso e donnaiolo, e dalla splendida e tremendamente sexy Novak, che fa la sua comparsa con uno psuedo-piercing all'ombelico e sgambetta in un'etilica danza casalinga.
Feydeau all'arsenico nel deserto californiano. Il Maestro Wilder come sempre prende un genere, la pochade, con cui finge di raccontare una storiella salace di corna, mentre castiga ridendo la morale perbenista e maschilista del suo tempo e mette alla berlina gli uomini, vanagloriosi come Martin o stupidamente ambiziosi come Walston. Ma le donne la sanno molto più lunga. Corrosiva, intelligente e modernissima. I personaggi femminili dominano la scena. Da far vedere ai corsi prematrimoniali.
Commedia degli equivoci tipicamente Wilderiana, che parte in quarta, con le divertenti peripezie del protagonista, in preda alla più esagerata gelosia nei confronti della moglie. Peccato che si concluda un po' frettolosamente, con il trionfo dei buoni sentimenti, al contrario di una parte centrale sin troppo diluita. Non la migliore commedia di Billy, rimane comunque un prodotto piacevole. ***
L'intreccio è da classica pochade, la commedia tirata per le lunghe, gli interpreti non tutti all'altezza (Novak in particolare è lagnosa oltre il sopportabile) ma la zampata di Wilder è comunque inconfondibile nel doppio adulterio e soprattutto negli esiti imprevedibili dello stesso. Ci poteva anche stare la scappatella del maritino con la prostituta dal cuore d'oro, ma quale altro regista hollywoodiano avrebbe consentito alla Farr di coronare il sogno della sua adolescenza senza pentimenti né conseguenze catastrofiche?
Ebbene, sì! Le corna sono inevitabili. Perfettamente d'accordo: è un evento del tutto naturale, per chi ha "vissuto" realmente. Come dice quel personaggio de Le Mille e Una Notte, "quando donna vuole... né marito, né fidanzato, né amante, riusciranno a impedirgli di tradire". Ma questo accade anche quando il "caso" ci mette lo zampino e malgrado gli accorgimenti di patetici mariti gelosi. Film odiatissimo dagli americani. Io l'adoro, per me è il miglior Wilder in assoluto. Cult-movie evergreen.
A volte titoli di una pellicola calzano a perfezione per un'altra. Questo brillante film si sarebbe potuto titolare "Adultero lui, adultera lei", con la parabola dell'adulterio messa in scena in modo così apparentemente innocuo per far divertire, ma anche per divertirsi a lanciare frecciate graffianti sul rapporto fra i sessi e alla morale ad esso associata, tanto che il finale risulta quasi più "diabolico" di quello de I diabolici. I briosi equivoci sembrano semplici ma derivano da un'abile scrittura a mosaico. Spiritosi i dialoghi. ***!
Stupenda commedia degli equivoci che nasconde al suo interno una critica verso i facili costumi e la falsa moralità della società americana. Sono tante le battute che vanno felicemente a segno e molte le situazioni divertenti. Dean Martin è strepitoso, la Novak incantevole con quel diamante incastonato nell'ombelico, mentre Walston è simpatico ma un po' troppo sopra le righe. Un film da vedere assolutamente.
L'adulterio in simultanea tra moglie e marito funziona, senza conseguenze, solo se è la moglie ad essere la sola a sapere tutta la storia. Wilder ama la donna e lo ha fatto capire in tanti suoi lavori, ma in questo Baciami stupido (titolo rispettato nella traduzione), ne fa un monumento di buon senso e intelligenza. Tempi abbastanza rispettati, anche se nel mezzo Wilder suole perdersi un po', interpreti condotti bene e ben scelti, specie quelli femminili, suocera compresa.
MEMORABILE: Le barzellette di Dean Martin. Le galline che becchettano nel deserto. La "seicento" da 495 dollari (new tires), "guadagnati" piacevolmente.
Una graziosa commedia degli equivoci, frizzante e piena di ritmo, le cui ingenuità risiedono soprattutto nella caratterizzazione delle donne protagoniste (la moglie devota, la prostituta dal cuore d'oro che aspira a fare la casalinga). Ray Walston - sebbene un po' legnoso - recita bene la parte del marito gelosissimo che innesca la serie di eventi a catena. Un po' più difficile credere che sia il tipo di marito a cui aspiravano (allora) tutte le donne.
Deliziosa commedia degli equivoci che sotto l'apparenza della pochade cela un caustico sberleffo ai miti paternalistici e ipocriti della società americana, rivelando al contempo la vera natura di quest'ultima: la fedeltà coniugale è solo un'illusione, l'adulterio è onnipresente, il successo non nasce dal merito. La durata diluisce il potere vitriolico della trama, ma in compenso il quartetto di protagonisti ha un'ottima sinergia. In particolare Martin è deliziosamente detestabile e la Novak è incantevole con il diamante all'ombelico.
Amo Wilder, il Re della commedia, ma questo film non è tra i miei prediletti, sebbene sia spesso piazzato tra i suoi top titles. Ho sempre trovato un po' povera la sceneggiatura, che in fondo si basa solo su un gioco di scambi e malintesi; non però il finale che effettivamente, col suo "mettere a posto" le cose, è sagace. E anche l'apparizione in corpore vivi di Martin è un tocco di genio. Per il resto le solite classiche figurine di contorno alla Wilder. Novak perfetta e ben in carne per il ruolo, al contrario che in Vertigo (che però è un capolavoro).
MEMORABILE: Il bar dell'ombelico con le sue molto ex reginette di bellezza; Il sedere della Novak, sontuoso.
Buona commedia diretta dal maestro Wilder. Certo, la trama è quella tipica del gioco degli equivoci e il film è tirato un po' troppo per le lunghe (soprattutto nella seconda parte), però la mano del grande regista si vede, con numerosi momenti divertenti. L'adulterio consumato dalla mogliettina per l'epoca è davvero un colpo di scena e la critica alla morale di "facciata" della società (americana e non) è pungente. Adeguato il cast attoriale, anche se Kim Novak appare più bella che brava. ***
Onestamente un buon film che pecca sostanzialmente nella poca verve del protagonista (un impalpabile Ray Walston), che non è altezza del personaggio. La sceneggiatura poggia su dialoghi brillanti, pescando nei crismi della commedia degli equivoci con situazioni spesso spassose. La regia elegante di Wilder unisce con profonda maestria le varie scene madri, imprimendo il ritmo giusto. Anche se lo considero "un minore" nell'esaltante filmografia del regista, sarebbe un peccato lasciarselo sfuggire. Gigionissimo Martin e bravissima la Novak.
Oltre 50 anni per questo Wilder che non riesce a nascondere la sua età. Le coincidenze incredibli non si adattano al genere comico che dovrebbe calarsi nella realtà (anche esasperata ma pur sempre realtà). I personaggi sono tutti odiosi (primo fra tutti il benzinaio), appartenenti a un modo passato di fare cinema che non si rimpiange e nel quale possiamo inserire anche le parossistiche espressioni del cast poco abile. Si salvano la regia di Wilder e qualche buona battuta, ma oltre a questo forse niente. Dimenticabile.
Divertente e preciso meccanismo alla Wilder; profondo con leggerezza. Una specie di teorema sul desiderio, su cosa lo muove e cosa può soddisfarlo, senza ipocrisia, sentimentalismi, moralismi e giochi a nascondino con se stessi e con gli altri. Un modo pratico di intendere la vita. Formalmente prefetto, è ancora oggi modernissimo; non ha una ruga e colpisce nel segno.
Ray Walston è memorabile e se Felicia Farr è incredibilmente sexy, Kim Novak toglie semplicemente il fiato. "Dino Martino" fa il suo senza infamia e senza lode con un personaggio cucitogli addosso, mentre Cliff Osmond, qui benzinaio con ambizioni da autore di testi per canzoni, giganteggia, ancor più che in Non per soldi... ma per denaro. La sceneggiatura è solida, ricca di gag e solo apparentemente leggera, infatti Wilder - ancora una volta - mette a nudo la mediocrità americana e l'ipocrisia dello star system. Molto divertente.
MEMORABILE: "Ma io amo mia moglie! La venero!" "E non ti fidi di lei?" "No".
Commediaccia di critica sociale da parte del terribile outsider (ebreo austriaco) Billy Wilder, detto anche "il Dino Risi americano" (o viceversa). Dean Martin e Kim Novak sono due forze della natura, personaggi pagani che irrompono nella società bigotta della provincia americana. Oggi sarebbe difficile muovere critiche del genere, segno che la tendenza ha percorso la sua parabola. Il film è divertente, ben architettato, con un buon ritmo moderato, dove tutto succede a suo tempo.
MEMORABILE: Polly la Bomba che si intenerisce al dover far la parte della moglie e la compie fino in fondo.
L’opera più cinica e incompresa di Wilder che trasferisce l’italianissima Ora della fantasia nel deserto del Nevada trasformandola in una feroce parabola che demolisce i miti della fedeltà coniugale e del successo. Scambi di coppia e di persona, menzogne e tradimenti, orchestrati come sempre con tempi comici perfetti, sono alla base di un dissacrante ritratto della vita di provincia e del mondo dello spettacolo. Coraggioso Martin nel profanare la propria figura di star e indimenticabile la Novak appetitosa prostituta perennemente raffreddata.
MEMORABILE: Il diamante nell'ombelico; La pacca sul sedere nella doccia; Gli improbabili motivetti composti da Orville e dall'amico meccanico; "Baciami stupido!".
Quando si usa il luogo commune di "commedie di una volta" è proprio per film del genere, in grado di usare una certa voglia di pungere con una grazia splendide per creare un film piacevolissimo che scorre via benissimo senza mai annoiare. Senza eccellere in nulla, è una commedia con ingranaggi che scorrono al meglio, una buona scrittura, regia briosa e attori in parte. Dean Martin si mette in gioco in un ruolo molto più ambiguo del solito mentre Kim Novak è deliziosa e di un fascino unico.
Cantante famoso passa per caso in una cittadina di periferia. Classica commedia degli equivoci, basata sul tradimento coniugale, in cui la regia di Wilder ha i tempi perfetti. In qualche circostanza le varie avances sono un po’ troppo accentuate e nel prosieguo si cerca di ripristinare i buoni sentimenti. La conclusione non è banale in quanto è presente una vena caustica nel comportamento della moglie. Martin diverte quando gigioneggia come un crooner e la Novak fa la grezza quel che basta per non apparire volgare.
MEMORABILE: Il vino nella scarpa; La canzone melodica al piano; I cinquecento dollari per la prestazione.
L'impressione è quella di trovarsi di fronte a un film di almeno dieci anni prima, a partire da un'ambientazione provinciale angusta negli spazi in cui si muovono personaggi tipicizzati e dalla recitazione scolastica (Waltson in particolare) su uno sfondo pseudo-pruriginoso già demodé negli anni '60. Anche le due star, Dean Martin e Kim Novak, possono ben poco di fronte a un plot da teatro di provincia che oltretutto esaspera per l'eccessiva lunghezza spesso pretestuosa e piena di inutili siparietti. Un Wilder appena appena riconoscibile rispetto a tanti lavori precedenti. Superato.
Adattando molto liberamente una commedia di Anna Bonacci su cui aveva già lavorato Camerini, Wilder dipana l'intreccio amorale del film sui canoni d’una certa elementare "italianità" (vi tornerà nella parentesi ischitana) con cui in qualche modo rende tanto più essenziale quanto feroce il suo discorso sulla sempiterna società maschilista (la gelosia, l'ansia del successo, le canzonette, Dino Martin, la provincia, la moglie che si prostituisce e la prostituta santa). Non brilla per scorrevole asciuttezza e Walston non ha la grinta del ruolo ma resta opera inquietantemente ammonitrice.
MEMORABILE: L'ombelico della Novak; Felicia Farr; L' "aitante" Cliff Osmond.
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HomevideoRocchiola • 11/08/19 09:53 Call center Davinotti - 1281 interventi
Il vecchio DVD della MGM presentato nel corretto formato panoramico 2.35 offre un'immagine discreta per un supporto SD. Tuttavia la pellicola non è stata restaurata e per tutta la durata persistono piccoli difetti(puntinature e graffi) che in ogni caso non disturbano più di tanto la visione. L'audio italiano mono è discreto non potentissimo ma chiaro. Certo sul fronte bluray abbiamo l'edizione americana della Olive e francese della Rimini che pur non avendo l’audio italiano sono comunque ragguardevoli di segnalazione per la superba qualità video stando alle recensioni disponibili sul web.
DiscussioneRocchiola • 11/08/19 09:58 Call center Davinotti - 1281 interventi
In questo sottovalutato capolavoro del grande Billy Wilder, Dean Martin offre un’autoironica parodia di sé stesso nei panni del famoso showman play-boy e sessuomane. Il suo vero nome di battesimo era infatti Dino Crocetti come il personaggio interpretato nel film Dino.