Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Il numero del canale si trova tra parentesi dopo il suo nome. Se non c'è, cercatelo qui: numero canale. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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Noodles: Il grande difetto delle commedie sexy di ambientazione siciliana è che sono fondamentalmente tutte uguali. Stessi stereotipi, stessi spunti di partenza, stesso andamento. Anche qui abbiamo l'ennesima vedova procace, l'ennesima mamma arguta e trafficona, gli ennesimi riferimenti alla mafia e poco di nuovo. Aggiungiamoci che, a parte qualche buon momento col buon Carlo Giuffré, non si ride neanche per sbaglio. Bellissima Edwige Fenech, ma quando viene doppiata con accenti regionali è terribile. Il cast ci prova mirabilmente, ma il film è noioso e difficile da portare a termine.
Galbo: Dopo il San Valentino e il Capodanno, il regista Garry Marshall dedica un’altra commedia corale ad una festività riunendo come nelle altre occasioni un cast di volti noti ma non aumentando la “consistenza” artistica del prodotto. Le storie che si incrociano tra loro sono banali vicende familiari legate ovviamente alla figura materna, accomunate da toni sdolcinati e gravate dall’inevitabile lieto fine. Gli attori si impegnano per il minimo sindacale e prevale la recitazione “di mestiere”. Evitabile.
Chi accetterebbe di flirtare con un tizio che ti guarda così e a cui daresti del mentalmente disturbato dopo pochi minuti di conversazione? Però Peg (Trickey) è dieci anni che non esce con un uomo; dopo la morte del padre delle sue due figlie ha bisogno di affetto, di un sostegno... Dello sguardo un po' inquietante di Richard (McNamara) nemmeno se ne accorge troppo. E' soprattutto la figlia maggiore, Maggie (Deveaux) a trovarlo insopportabile, e l'idea di avercelo tra i piedi anche nel prossimo futuro per lei rappresenta comprensibilmente un mezzo incubo. La più...Leggi tutto piccola, Lizzie (Lee Brown), pensa invece che se mamma è felice perché non dovrebbe esserlo anche lei? Due adolescenti molto legate, educate, che reagiscono in modo diverso al nuovo "intruso", il quale pare avere nei loro confronti le migliori intenzioni ma...
Un thriller televisivo un po' più articolato del consueto, che non si aggrappa alla solita trovata dello stalker o della donna in pericolo e azzarda proponendo più protagonisti. E' importante la figura della madre, ma lo è anche quella del suo spasimante e soprattutto di Maggie, che comincia presto a non vederci chiaro in Richard. Se ne vanno tutte insieme a vivere nella splendida villa con piscina di lui, ma non è coi soldi che l'uomo può rendersi simpatico. E succede molto, nell'arco della consueta ora e mezza scarsa: Richard svelerà un lato apparentemente insospettabile di sé (d'accordo, non per chi bazzica frequentemente il genere) e la stessa Maggie reagirà in modo piuttosto inatteso, prendendo in un certo senso il largo... Certo, poi si ricorre al solito amico nerd (Enriquez) aspirante hacker e maghetto del computer e il finale scade nelle banalità tipiche del filone, ma intanto un briciolo di tensione si avverte e una storia da seguire esiste.
Si gioca molto sulla credibilità dei personaggi, come sempre, e tutto sommato, nel cast femminile (ampiamente preponderante), tutte recitano discretamente, con Paula Trickey che riesce a rendere sufficientemente bene le preoccupazioni di una donna ansiosa di rinascere a nuova vita. Non che ci si elevi tuttavia dagli standard a cui la tv statunitense di questi anni ci ha abituati, con una fotografia modesta, scarsa attenzione per le musiche, personaggi inevitabilmente stereotipati... Fa anzi sorridere la totale incapacità del povero Richard di mostrarsi complice agli occhi delle figlie, ridotto parzialmente a macchietta da atteggiamenti tipici da americano medio (il baseball, la boxe in tv, il cappello da giovane esploratore al campeggio...) che cozzano con le caratterizzazioni maggiormente attente delle tre donne. Cionostante, il soggetto più vario del previsto concede al film (il cui titolo originale fa riferimento alla fuga di Maggie) un grado di guardabilità leggermente superiore alla media, anche se in realtà non c'è nulla che possa restare impresso nella nostra memoria.Chiudi
Uboz: Il titolo è più che azzeccato, intrighi e complotti continui da parte della famiglia al completo. Al centro un Montagnani in gran spolvero che regala comicità a ogni battuta. Il resto del cast femminile si fa apprezzare con una buona dose di erotismo in alcuni momenti anche un po' spinto. Finale prevedibile.
MEMORABILE: La bellezza della Fenech in giardino, Montagnani seduce Navarro mentre il marito Ballista dorme, Montagnani sul canotto al largo con la Fenech.
Galbo: Commedia spionistica per famiglie, rappresenta l'ennesimo esempio dell'interazione di una star cinematografica con bambini ostili (in questo caso al matrimonio della madre). Di per sé non mal realizzato (Jackie Chan è abbastanza simpatico e credibile), non risparmia alcuno dei luoghi comuni dei film del genere e paga la scarsissima simpatia dei piccoli protagonisti. Il regista (l'esperto Levant) cerca di "dosare" sapientemente gli ingredienti (azione, comicità, buoni sentimenti), ma esaurita la curiosità iniziale, prevale la noia.
Nicola81: Tutto sommato un buon film, ironico al punto giusto e con una prima parte piuttosto intrigante in cui è ancora mistero sul passato della protagonista. Una volta svelato l'inghippo, si vira verso i canoni del cinema d'azione all'americana con il consueto corollario di esagerazioni, ma il tema dell'amnesia garantisce un certo approfondimento psicologico. Jackson scalcinato investigatore privato ovviamente funziona, ma a sorprendere è la Davis, convincente sia come tranquilla madre di famiglia che come spietata assassina; peccato non averla più vista impegnata in pellicole del genere.
Puppigallo: Più che un film è un delirio, con un bigfoot alto minimo sei metri!, palesemente schizofrenico, che cammina bipede, ma poi decide di essere un gorilla e cambia postura. In più, ogni volta che calpesta il terreno, sembra che esplodano delle bombe a mano; e c’è chi vuole proteggerlo anche dopo che ha staccato una trentina di teste a morsi. Non ce n’è uno normale; sono tutti dementi riuniti in una sola cittadina (un record). Ridicolo, con dialoghi penosi e effetti pietosi (il mostro fa movimenti assurdi). Così mal concepito che un’occhiata, magari…P.S. Turbigfoot corre come un treno.
MEMORABILE: Alice Cooper calciato via dal palco dal bigfoot, dopo che gli ha urlato "Fatti sotto!"; Il finale sul monte Rushmore in "stile" King Kong...
Schramm: Del successo è difficile stabilire se pesa più quando arriva o quando scema riconnettendoti con un'imposta mediocrità. Più problematico ancora, come si accorgerà un Solfrizzi mai così monoespressivo, è quando lo si commemora a scoppio ritardato per i motivi sbagliati. Parabola sul riscatto e sul reinventarsi con tutti i peggiori crismi mediasettari: nonostante (o in funzione di, fate voi) una Belen finto-cinica, parla senza vergogne come un bigliettificio dei baci Perugina, dispensa barrique di ricatto emotivo e di banalità tracannando latte di Capra, facendolo arrivare alle rotule.
MEMORABILE: Io te e il mare con effetti video da locale anni 80; Caduta.
Furetto60: Film dal canovaccio sfilacciato, una serie di episodi connessi più che altro dalla figura di Totò cercando di sfruttare i duetti con gli altri comici. Ne deriva un lavoro simpatico connotato da una comicità garbata e che, pur non risultando un capolavoro, ottiene un risultato sostanzialmente godibile.
Berto88fi: Wes, detective ambiguo, tormentato, ama le figlie ma anche le prostitute, cerca di scoprire un killer pervertito che a tratti gli assomiglia; di sfondo, una New Orleans cupa e squallida e una malinconica atmosfera hard-boiled. Ritmo blando e tensione poco sostenuta, ma il difetto maggiore risiede nella poca credibilità delle gesta dell'assassino, sempre indisturbate. Manca una colonna sonora adeguata; buono invece il finale, anche se ampiamente prevedibile.
Il ferrini: Tutto vero ciò che mostra il film, e sarebbe meglio di no, ma il rischio del taglio didascalico e documentaristico è sventato dalla prova di un cast davvero notevole, a partire ovviamente dai due protagonisti. Non scopriamo qui che Bush non avesse alcuna prova tangibile della reale pericolosità dell'Iraq, ma fa bene rammentarlo e raccontarlo a chi era troppo giovane. Il film funziona, fa riflettere, a trattianche arrabbiare ma è giusto così. Non male.
Reeves: Modestissima fiction calcistica pensata per Netflix ma che sembra invece un prodotto di Raiuno, tant è "perbene" e "pulita". L'unica perla di genialità è Carletto Mazzone interpretato da Martufello nella migliore interpretazione della sua carriera, capace di rendere la popolarità e l'unicità di quel grandissimo allenatore. Per il resto tante omissioni, situazioni scontate e un po' di retorica della quale si sarebbe volentieri fatto a meno.
Mco: Gran ritorno sulle scene di Robert McCall, di stanza a Boston e alla ricerca di una chimerica serenità. La macchina che lui guida mangia l'asfalto, sbatte contro portiere e macina chilometri, sempre sospinta da una sola idea possibile, quella del trionfo della giustizia. L'equilibrio lo gestisce Washington, che spara, sgomita e mena come un fabbro ma riesce altresì a trovare il tempo per un po' di sentimentalismi (l'affetto nei riguardi del giovane Miles). Il redde rationem mentre imperversa un uragano è quid prelibato, ciliegina sulla torta di un film molto avvincente.
MEMORABILE: Il nascondiglio casalingo; Il duello sulla torre dell'acquedotto.
Cloack 77: L'inizio è quasi folgorante: due rapinatori in fuga con maschere da clown, uno moribondo l'altro in overdose di adrenalina, lanciati in un inseguimento automobilistico con polizia a seguito, sfondamento del confine e presa in consegna, insieme al cospicuo bottino, dalla polizia, più corrotta dell'altro stato. L'evasione è invece un colpo mortale, semplicistica, consueta nel suo rapido paventarsi, troppo moraleggiante. Il finale conclude la favoletta dai buoni sentimenti evitando il "mulino bianco" solo come set.
Anthonyvm: Storie di patrigni cattivi e di testimoni oculari che devono essere tenuti a bada non possono certo contare sul fattore novità, così il professionale Becker punta tutto sul reparto attoriale e sulle meccaniche narrative della tensione. E se sul versante del cast ottiene buoni risultati (convincenti Vaughn e Travolta, decoroso l'intervento di Buscemi), non va oltre una scontata mediocrità quando mette in funzione le turbine thrilleriche, fra sospetti, incredulità, minacce reciproche e indagini private. Sbrigativo anche il climax finale casalingo. Più o meno un TV-movie ad alto budget.
MEMORABILE: Gli attriti "sportivi" fra Vaughn e il figliastro; L'omicidio e il forno crematorio; L'incendio doloso; Lo scontro decisivo con esito elettrizzante.
Rambo90: Due amici fanno rapine in banche cambogiane per conto di un contatto che li ricatta. Peccato che i soldi appartengano a un boss importante e che questi reclami vendetta. Action a basso costo, ma dalla confezione decente, tra sparatorie ben girate e una fotografia che valorizza abbastanza le location. La trama però è già vista e a volte annoia, colpa anche di un protagonista poco carismatico. Seagal per una volta fa il villain e funziona, White invece fa poco più di un cameo. Finale più coraggioso del previsto.
Capannelle: Sono arrivato provato alla fine e mi dspiace che due attori bravini come Cage e la Cruz siano stati impiegati in un film melenso come pochi. Qualche inquadratura suggestiva, ma era il minimo. Dialoghi banali e situazioni poco approfondite, ancorchè spunti ce ne sarebbero stati. Rappresentazioni tipiche degli italiani, romanticoni e tutti Pavarotti in erba, ad uso e consumo della massa beota. E dire che Cage aveva interpretato un bel personaggio italoamericano in Stregata dalla luna.
Graf: Neruda-Pigmalione guida un candido ma incolto postino verso la comprensione dell’arte poetica. Il Postino è un film che articola un dialogo confidenziale e quasi informale con lo spettatore sui temi fondamentali dell’amore, dell’amicizia e dell’incanto dei sentimenti umani, immergendolo nella magia di una natura mediterranea rallegrata dai colori estivi e da luci calde e morbide. Peccato che stile sommesso e allusivo del regista Radford si modifichi presto in indecisione narrativa e la commossa malinconia di fondo in ristagno drammatico.
MEMORABILE: Troisi sublima la sua evidente sofferenza fisica in una recitazione asciugata e spiritualizzata.
Scarlett: Una favola adatta a tutti, girata con intelligenza. Grazie agli animatronics come effetto speciale si riescono a rendere quasi realistiche le sequenze aumentando l'impatto visivo con i già meravigliosi sfondi verdeggianti dell'Australia. La storia è molto educativa e trasmette un messaggio percepibile. Gli attori umani (nella fattispecie il fattore) sono molto credibili. Notevole.
Ale nkf: Buon episodio, non fra i migliori, certamente interessante per come avviene l'omicidio che pone lo spettatore dinnanzi al mondo della magia. Belli i momenti di "evasione" che ci regala l'assistente di Mason, questa volta accompagnato da una bella donna che lo aiuterà a far luce sull'omicidio. L'episodio è piuttosto variegato e i 90 minuti scorrono piacevolmente.
Ultimo: Una commedia più che discreta firmata da un Pieraccioni piuttosto ispirato e in forma. I momenti divertenti sono parecchi, specie quando entra in scena il "piccolo" Davide Marotta. Il film scorre con piacere, grazie a un buon cast di contorno e a ottime location. Ci si perde un po' nell'ultima parte, ma alla fine si è soddisfatti. Non il miglior Pieraccioni di sempre, ma uno dei prodotti migliori degli ultimi anni firmati dal regista toscano.
Il ferrini: Chi ama il fanta-catastrofico ci troverà tutti i classici ingredienti del genere: la tragedia imminente, il sindaco che vuole minimizzare perché è sotto elezioni, il reparto militare inefficiente, il solito emarginato - creduto pazzo - che invece ha la soluzione. CGI non sempre credibile ma con un suo fascino, la Statua della Libertà che perde un braccio si ricorda. Buona la recitazione, regia dinamica e montaggio veloce, lo script invece è quel che è.
MEMORABILE: La discesa per le scale con i tappeti isolanti per salvarsi dalla tempesta elettrica.
Siska80: Due amiche vengono separate in maniera inattesa quando cade il muro di Berlino: ce la faranno a ricongiungersi? Poco contano l'assoluta mancanza di tridimensionalità e il design fumettistico: storie come questa, ampiamente educative, riescono a trasmettere non solo l'atmosfera claustrofobica e desolante che si respirava all'epoca, ma anche la voglia di lottare per i propri ideali e di credere nella possibilità di un domani migliore. Empatico il personaggio della ragazzina protagonista, tenera e determinata (e con la pessima ma spesso utile abitudine di origliare dietro le porte).
Bruce: Film d'animazione visto al cinema con mia figlia e poi rivisto, innumerevoli volte, in casa, perché realmente bello e pieno di positività. Sorretta da una notevole colonna sonora di Carly Simon il film insiste in modo simpatico su di un tema forte, teso com'è alla scoperta e all'accettazione di chi non si conosce e da cui, normalmente, i grandi insegnano a diffidare. Protagonisti sono il piccolo ed intrepido Ro, il divertente Effy e la loro straordinaria amicizia. Winnie Pooh e i suoi consueti amici questa volta sono di contorno.
Nando: Probabilmente didascalica ed eventualmente stilosa, è una pellicola di elevato livello in cui la lunga durata non appare mai disturbante; si osserva una valida narrazione verbosa che mostra la situazione del periodo. Ottima ricostruzione dell'epoca, sempre meraviglioso Hanks nonostante un doppiaggio non del tutto convincente. Finale americano, ma d'altronde chi è il regista?
Thedude94: Classica commedia con Jim Carrey, diretta con modestia dal solito Shadyac, che ha in sé tutto ciò che è stato il questo tipo di cinema negli anni '90: slapstick, famiglia separata con figli, classico americano borghese che vuole avanzare di carriera. Un mix che per il pubblico è sicuramente vincente; difatti non mancano le scene esilaranti, tipiche del nostro Jim, ma nemmeno i momenti in cui la famiglia deve ritrovarsi e quindi ci si attacca al sentimentalismo più puro e classico. Il resto del cast fa il suo dovere, ma si vede che tutto il lavoro è per l'attore canadese.
Mutaforme: Cinepanettone buonista che tenta di abbracciare temi insoliti per un film del genere quale ad esempio l'attenzione verso i disabili. L'idea sarebbe buona, ma il contorno è davvero mediocre (tutte le altre mini storie sono a dir poco ridicole). A guardar bene la prova del disabile Raul Bova è forse l'unica cosa degna di nota di tutto il film. Per quanto il suo personaggio possa risultare poco credibile, almeno ci fa dimenticare i soliti siparietti di corna e simili e offre spunti di riflessione.
Hackett: Film molto atteso che ha regalato più delusioni che gioie. Il romanzo di Dan Brown, pur con le sue facilonerie, aveva un ritmo serrato ed uno scorrevolissimo stile narrativo, e sono proprio queste le cose che mancano al film. Nel tentativo di descrivere tutto Ron Howard esita e tentenna, fa ristagnare scene e dialoghi, rallenta la storia privandola di fascino. Discutibili le scelte di alcuni attori.
Pessoa: Ultimo capitolo della collaborazione fra il protagonista Murphy e il produttore Gordon Key, che risente della svogliatezza da fine serie. Il lassismo si riflette soprattutto nella sceneggiatura, che sembra aver poco da dire e propone la solita caccia all'uomo in una storia che fa parecchia acqua. Anche il protagonista non sembra particolarmente coinvolto, ma la buona prova di alcuni comprimari e soprattutto il mestiere di Bellamy, un decano del genere, emerge nella seconda parte, ricca di notevoli scene d'azione che riescono in qualche modo a portate a casa il prezzo del biglietto.
Rigoletto: Quando ero bambino, oltre alla classica domanda su cosa avrei fatto da grande, mi fu chiesto anche cosa non avrei fatto, e io risposi: "Stare in un sommergibile". Facile immaginare la poco confortevole sensazione nel guardare questo film. Se a questo aggiungiamo che il sommergibile è nucleare... Però a conti fatti mi ha portato a capire quello che avrebbe potuto essere lo stato di angoscia dei protagonisti. Ottimi Neeson e Ford, ma tutto il film funziona pur nella limitatezza dello spazio a disposizione. Bello e triste il finale.
Chi accetterebbe di flirtare con un tizio che ti guarda così e a cui daresti del mentalmente disturbato dopo pochi minuti di conversazione? Però Peg (Trickey) è dieci anni che non esce con un uomo; dopo la morte del padre delle sue due figlie ha bisogno di affetto, di un sostegno... Dello sguardo un po' inquietante di Richard (McNamara) nemmeno se ne accorge troppo. E' soprattutto la figlia maggiore, Maggie (Deveaux) a trovarlo insopportabile, e l'idea di avercelo tra i piedi anche nel prossimo futuro per lei rappresenta comprensibilmente un mezzo incubo. La più...Leggi tutto piccola, Lizzie (Lee Brown), pensa invece che se mamma è felice perché non dovrebbe esserlo anche lei? Due adolescenti molto legate, educate, che reagiscono in modo diverso al nuovo "intruso", il quale pare avere nei loro confronti le migliori intenzioni ma...
Un thriller televisivo un po' più articolato del consueto, che non si aggrappa alla solita trovata dello stalker o della donna in pericolo e azzarda proponendo più protagonisti. E' importante la figura della madre, ma lo è anche quella del suo spasimante e soprattutto di Maggie, che comincia presto a non vederci chiaro in Richard. Se ne vanno tutte insieme a vivere nella splendida villa con piscina di lui, ma non è coi soldi che l'uomo può rendersi simpatico. E succede molto, nell'arco della consueta ora e mezza scarsa: Richard svelerà un lato apparentemente insospettabile di sé (d'accordo, non per chi bazzica frequentemente il genere) e la stessa Maggie reagirà in modo piuttosto inatteso, prendendo in un certo senso il largo... Certo, poi si ricorre al solito amico nerd (Enriquez) aspirante hacker e maghetto del computer e il finale scade nelle banalità tipiche del filone, ma intanto un briciolo di tensione si avverte e una storia da seguire esiste.
Si gioca molto sulla credibilità dei personaggi, come sempre, e tutto sommato, nel cast femminile (ampiamente preponderante), tutte recitano discretamente, con Paula Trickey che riesce a rendere sufficientemente bene le preoccupazioni di una donna ansiosa di rinascere a nuova vita. Non che ci si elevi tuttavia dagli standard a cui la tv statunitense di questi anni ci ha abituati, con una fotografia modesta, scarsa attenzione per le musiche, personaggi inevitabilmente stereotipati... Fa anzi sorridere la totale incapacità del povero Richard di mostrarsi complice agli occhi delle figlie, ridotto parzialmente a macchietta da atteggiamenti tipici da americano medio (il baseball, la boxe in tv, il cappello da giovane esploratore al campeggio...) che cozzano con le caratterizzazioni maggiormente attente delle tre donne. Cionostante, il soggetto più vario del previsto concede al film (il cui titolo originale fa riferimento alla fuga di Maggie) un grado di guardabilità leggermente superiore alla media, anche se in realtà non c'è nulla che possa restare impresso nella nostra memoria.Chiudi
Luras: Banale ed ennesima storia a sfondo catastrofista, in cui davvero tutto è già stato stravisto innumerevoli volte: gli asteroidi che piovono dal cielo e che prima di essere fermati distruggono mezzo pianeta, lo scienziato bistrattato dai colleghi e malvisto da moglie e figlio con cui però si riappacificherà nel finale e un abbozzo di storia romantica con la consueta bella giornalista. Tra l'altro non si capisce perché per la versione italiana si sia deciso di anglicizzare il titolo originale.
Mutaforme: Commedia sentimentale godibile e caratterizzata da un buon ritmo, tuttavia tremendamente scontata per via della trama che si basa interamente su equivoci già visti e rivisti. Buona comunque la prova di Uma Thurman; se la cava anche il resto del cast.
Siska80: Doraemon e Nobita partono alla volta del pianeta Pirika per aiutare un alieno umanoide di piccole dimensioni. Quanto a grafica e animazione siamo più o meno ai livelli degli Anni Ottanta (molto probabilmente si tratta di una scelta voluta al fine di non snaturare un anime tanto celebre), ma si tratta comunque di una produzione indirizzata a un pubblico eterogeneo capace di intrigare, colorata, carica di adrenalina, con personaggi simpatici (tenero l'extraterrestre) e una trama che, nonostante la scarsa originalità, si segue con piacere valorizzando il potere dell'amicizia. Buono.
Rambo90: La vera storia di due sfaccendati che s'improvvisano trafficanti d'armi durante la guerra in Iraq. La mano di Phillips si riconosce soprattutto nei tocchi ironici e volgari, piazzati qua e là, ma il film non è affatto una commedia; anzi, affronta un tema anche importante, ma senza mai incidere davvero, con un ritmo troppo piatto e personaggi spenti. Nella seconda parte ingrana leggermente ma è un fuoco di paglia, perché a fine visione è tutto dimenticato. Così così i due protagonisti, Cooper sprecato.
Saintgifts: "Il posto dove andavamo a vedere gli aeroplani". C'è la voglia di scappare da una triste realtà, da una vita degradata come i posti che, dopo avere vissuto momenti sfolgoranti, sono abbandonati a un declino irreversibile. C'è anche il giudizio comune, il gene che contamina, tale padre tale figlio, con in mezzo l'eccezione che in un qualche modo farà giustizia. A volte la sensazione che ci sia svogliatezza da parte di De Niro e di una regia piuttosto piatta fa più che capolino, come pure sono tirate via alcune scene (l'attentato a De Niro).
Galbo: La seconda prova da regista per Enrico Vanzina è una commedia “vacanziera” balneare ambientata al Circeo, ripreso da una fotografia particolarmente solare. La trama è esilissima e i momenti migliori vengono dalla discreta caratterizzazione dei personaggi e dalla performance degli attori che li impersonano. Funzionano in particolare i personaggi affidati a Troiano e alla Francini. La sceneggiatura mostra debolezze legate sopratutto ai dialoghi, davvero mediocri. Vedibile ma nel complesso debole.
Digital: Il ragazzino Yao, appassionato di libri e propenso all’avventura, scappa dal suo piccolo villaggio del Senegal per incontrare un celebre attore francese. Riuscirà nel suo intento e tra i due si instaurerà un bel rapporto di amicizia. Il film trova la sua freccia più acuminata nell'alchimia che si crea tra un giovane ma già bravo Lionel Louis Basse e Omar Sy. Le note positive si estendono ai bellissimi paesaggi africani e a una regia capace di imprimere un buon ritmo al girato. Schematico e dalla morale sempliciotta; non male dopotutto.
Siska80: Prodotto indirizzato ai bambini in cui grafica e animazione sono pienamente sufficienti, mentre il resto non è affatto originale né tantomeno coinvolgente, a partire dalla trama scontata nella quale un indomito porcospino femmina si mette sulle tracce di chi ha provocato una grave siccità nella foresta. Immancabili il compagno di avventure (qui uno scoiattolo), gli alleati, i pericoli da affrontare e il nemico da sconfiggere (ma l'happy end è garantito, com'è ovvio); detto in parole povere, si può evitare senza alcun rimpianto.
Camibella: Una bambina vive da sola con il padre. Quando arriva in casa la fidanzata del papà e la sua odiosa figlia, la piccola cercherà nei sogni la sua rivincita. Bel film d'animazione danese di un regista e il suo team che, evidentemente, hanno visto e rivisto i capolavori Pixar seguendone infatti abbastanza similmente i tratti caratteristici. Una favoletta deliziosa a metà tra Toy story e Coco, ben disegnata e con una trama commovente. Un film da vedere, emozionandosi, con i propri figli.
Paulaster: Documentario sulla vita sportiva di Ayrton Senna che non scade nell'agiografico e con molti contributi personali ad accompagnare gli eventi. Qualche immagine in più dei primi tempi del kart si sarebbe fatta preferire alla lunga diatriba con Prost, a cui viene dato troppo spazio (soprattutto per le dichiarazioni del francese). Il lato umano prevale, anche se si parla di motori, e giustamente la vita privata ha solo dei brevissimi accenni. Divenuto eroe per i brasiliani, si coglie in pieno il sentimento che ha creato col suo popolo.
MEMORABILE: I tre secondi al giro a Montecarlo a Prost; Il cambio bloccato in sesta marcia; Il video della gimcana saltata dagli altri piloti.
Gabrius79: Riccardo Milani fa un piccolo passo indietro rispetto al precedente film ma ci offre comunque una ghiotta occasione per ridere e divertirsi senza troppi problemi grazie a Paola Cortellesi (che si conferma ancora una volta una valida attrice) ma anche al cast di contorno, dove spiccano la Signoris, Fresi e la Pandolfi. La pellicola è piuttosto ritmata, ma va ad arenarsi nel lungo sketch (a tratti noioso) in Marocco.
Hackett: Un Russell Crowe visibilmente appesantito (non per la parte) è l'efficace protagonista di questo thriller ben riuscito che ha dalla sua una discreta tensione e una buona sceneggiatura. La storia è avvincente e resta per l'intera durata appesa a un filo. Crowe è credibile nella sua difficoltà (da profano) a organizzare un'evasione e la storia tiene, anche se nel finale alcune situazioni sono portate al limite (l'auto in testacoda con la moglie mezza fuori è roba alla Transporter). Cameo per Neeson.
Siska80: Ci si augura che il libro sia migliore di questo film mediocre, sia a livello contenutistico (e non è il problema più grave), sia in merito al cast nel quale a distinguersi dalla media c'è Alessandra Mastronardi, abbastanza attenta nel riprodurre la gestualità imperiale dell'eccelsa Fracci (sebbene non ne possegga la vividezza e la curiosità dello sguardo). Insomma, una storia di successo come tante per giunta raccontata senza mordente privando altresì lo spettatore di scene di ballo degne di nota (cosa inaccettabile, in un caso del genere).
MEMORABILE: Le immagini della vera Carla nel finale.
Galbo: Film d'azione ma anche (sulla falsariga di Leon e non a caso con lo stesso attore protagonista, il bravo Jean Reno) sui rapporti tra il mondo adulto e quello adolescenziale sullo sfondo di una società per molti versi straniante per la mentalità occidentale come quella del Giappone.Trama non particolarmente originale e regia piuttosto anonima ne fanno però un'opera non totalmente riuscita benchè con momenti apprezzabili.
Capannelle: Alla fine due ore e passa di caricatura risultano eccessive e minano quella che poteva essere un'analisi più approfondita dell'ascesa e caduta dei due telepredicatori. Soprattutto Garfield rimane prigioniero di un personaggio bidimensionale mentre la Chastain ha modo di emergere, trascinare il racconto e andarsi a prendere un meritato Oscar. Menzione anche per la Jones, pur limitatata a una parte tutto sommato prevedibile. Sfarzo di trucchi e costumi d'epoca, regia ordinata senza particolari guizzi.
Markus: Una giovane e piacente avvocatessa newyorchese eredita dallo zio metà di un campo di vigna; l'altra metà, invece, viene data... al suo "ex"! Fianco a fianco, con i dissapori addosso, dovranno portare avanti la casa vinicola. La pellicola di Bradford May offre il classico incontro/scontro tra ex fidanzati; si rinnova così sterilmente un distensivo sentimentale dal taglio televisivo, che nulla aggiunge alla folta filmografia di questo genere. Un film di scarso valore artistico, recitato con i "crismi" di una telenovela.
Daniela: Incorniciato da un prologo ed un epilogo dai toni favolistici, un altro curioso caso: Adaline da 60 anni è congelata in una perpetua giovinezza che la obbliga alla fuga e alla rinuncia all'amore, anche quando incontra l'uomo perfetto... Confezione elegante, così come è elegante l'algida Lively, ma, a parte le premesse, l'andamento della storia non si discosta poi molto da quella del solito amore complicato da barriere apparentemente insormontabili. Qualche forzatura di troppo ed un finale accomodante completano un film gradevole ma poco incisivo e a rischio melensaggine.
MEMORABILE: Giovane, bello, colto, ricco, romantico, pure filantropo... gli manca solo l'aureola: troppa grazia Sant'Antonio!
Ciavazzaro: Decisamente superiore ai precedenti, anche perché in questo caso Mason fa davvero l'avvocato del diavolo difendendo
un criminale incallito (mafioso) ma che non ha comunque ucciso la persona per cui lo accusano. Molto bravo Mason Adams. Da notare il finale triste.
Galbo: Discreto come attore, Ben Affleck si conferma un ottimo regista raccontando un episodio poco conosciuto della lunga storia di tensione dei rapporti USA-Iran. Argo è un film teso e compatto, realizzato con grande senso del ritmo, senza un minimo cedimento della tensione e con un'eccellente ricostruzione ambientale. Sceneggiatura ben scritta e grande abilità nella scelta del cast. Da non perdere.
Galbo: Film australiano a cui la definizione di thriller sta un po' stretta; forse meglio sostituirla con dramma esistenziale ed ennesima rappresentazione della banalità del male. Il regista non mostra quasi nulla ma riesce a creare sullo schermo una tensione quasi insopportabile, con il protagonista (il bravissimo Joel Edgerton, ma Sean Harris non gli è da meno) quasi logorato dalla "convivenza" con un possibile omicida. Ottima e funzionale alla trama, in quanto accentua la solitudine e l'estraniamento dei personaggi, anche l'ambientazione australiana.
Ira72: Non male nel complesso. Peccato per il finale, un po' affettato e affrettato in un film tutt'altro che sbrigativo. Decisamente brava la Huppert che sostiene l'intero film risultando sgradevole, fredda, cinica e determinata quel tanto che basta per non diventare insopportabile. Non manca nulla: la storia d'amore, la storia di solo sesso, il triangolo, la carriera, la suspense tipica dei thriller e il rapporto genitoriale, spesso conflittuale, talvolta inesistente, comunque intromissivo. Memorabile? No!
Stubby: Un film un po' particolare, una commedia noir a sprazzi abbastanza divertente ma solo quando compare lo spiritello-porcello (così come è stato ribattezzato in Italia). In sua assenza (quindi per buona parte del film) si ride poco e ci si annoia un po'. Se andiamo ad analizzare il cast è sicuramente di tutto rispetto, ma non basta (eccezion fatta per Michael Keaton).
Daidae: Film biografico sul famoso padre cappuccino girato dal valido Giulio Base, ben realizzato contando che si tratta di un prodotto realizzato per il circuito televisivo. Dura quasi tre ore ma non si sentono. Bene la prova degli attori principali, sicuramente merita un'occhiata.
Saintgifts: Storia di vendetta basata sulla leggenda dei Fortyseven Ronin. L'azione che riempie tutta la seconda parte spettacolarizza combattimenti che mediano tra una visione orientale e occidentale, come pure i costumi e i personaggi, collocati in una dimensione spazio-temporale non ben definita. L'impronta del regista giapponese è fortemente sentita anche nella serietà dei protagonisti privi di sfumature, con alto senso dell'onore e di rispetto verso il comando supremo, accettato senza obiezioni. Notturno e cupo, discretamente interpretato.
Piero68: Dal primo romanzo di Fleming, finalmente un Bond con la faccia giusta e il fisico adatto. A mio avviso una delle migliori pellicole tra le 23 esistenti su 007. Intanto perchè c'è una sceneggiatura davvero avvincente che non ricorre ai soliti gadget eccessivi. E poi perchè regia e sceneggiatura riescono a tenere l'azione del film esclusa dal tempo. Se non fosse per i cellulari sembrerebbe di stare negli anni 60-70. Bravo Craig, molto più umano nonostante la faccia da duro e bene il cast in generale. Meno bene invece la Green.
Capannelle: Forse autobiografico e condotto con la caratteristica vena surreale dalla Bruni Tedeschi, ha il difetto di mettere troppa carne al fuoco (evitabili certi personaggi) e di essere prevedibile nella prima parte. Piazza qualche colpo e dimostra una certa qualità di scrittura; anche come musiche osa con soluzioni non banali. Certo non brilla come capacità di sintesi né come fluidità e può apparire come l'ennesimo manifesto troppo autoreferenziale sulla borghesia annoiata.
Cangaceiro: Sicuramente un grande film, che sa rimanere incredibilmente in equilibrio tra dramma (protagonisti due malati terminali, peggio di così...) e commedia, senza lesinare qualche perla di saggezza tanto semplice quanto sacrosanta. Un mix perfetto che arriva dritto al cuore, facendo sorridere, commuovere e riflettere allo stesso tempo. Visto il doloroso tema trattato un'altro grosso merito è il secco rifiuto del facile pietismo da lacrima-movie, qui fortunatamente assente. Nicholson e Freeman, molto affiatati, sanno emozionare con la loro bella performance.
MEMORABILE: Nicholson sfiancato dalla chemio: "Invidio chi in questo momento sta morendo d'infarto!"; Il lancio col paracadute.
Stelio: Estremamente scadente, anche se ben diretto. Non è mai facile interpretare un protagonista della contemporaneità e la Watts fallisce nella stereotipizzazione positiva di Diana, sorretta da una sceneggiatura non solo fantasiosa (in fin dei conti non è un difetto scrivere una storia vagamente ispirata a un personaggio esistito) ma pure decisamente debole e banale, priva di spunti seri di approfondimento. Si salva una regia abbastanza buona nella prima parte del film (già nella seconda in visibile calo).
Reeves: Come ormai è provato, invecchiare è la cosa che spaventa di più i protagonisti del cinema italiano. In questo caso Fausto Brizzi mette in scena le fobie dei personaggi interpretati da Sabrina Ferilli e Fabrizio Bentivoglio con una certa arguzia, anche se quelli che svettano veramente sono Stefano Fresi e Lillo. Ci si diverte e qualche situazione non è scontata. Non resterà nella storia del cinema, ma il suo compito lo svolge.
Cotola: L'idea di fondo è davvero agghiacciante: attaccare l'uomo quando dorme e cioè nel momento in cui è più debole e non può difendersi. Poi c'è la regia di Craven che sa fare benissimo il suo mestiere e ci regala un film davvero molto bello grazie ad uno stile visivo non certo banale e ad una sceneggiatura che riesce a intrecciare alla perfezione, cosa che non accade spesso in questo tipo di film, i diversi piani temporali. Belle anche le musiche e buone le prove degli attori con Englud, ovviamente, una spanna sopra tutti.
Ryo: Bella prova di Sammo Hung, che abbandona la scena davanti alla macchina da presa (non del tutto, visto che non ha resistito e si è ritagliato un piccolo ruolo da comparsa nei panni di un ciclista) per dirigere il collega e amico Jackie Chan in un'incursione cinematografica americana. L'ironia e il carisma del protagonista la fanno da padroni, spettacolari coreografie dei combattimenti e divertenti alcune trovate. Stonano un po' i ralenti piazzati a caso.
MEMORABILE: Lo scontro nel cantiere (la sega circolare era vera! Guardate i bloopers dopo il film!)
Taxius: Divertente commedia on the road che ha come protagonisti quattro semisconosciuti che fingono di essere un'allegra famiglia per passare inosservati il confine col Messico allo scopo di contrabbandare una grossa partita di droga. Il film funziona e diverte puntando sull'assurdo e il demenziale senza essere mai volgare o eccessiva. Ovviamente si parla di un film da intrattenimento puro, ottimo per rilassarsi e per quando non si ha voglia di impegnare il cervello. Commedie americane di questo tipo ce ne sono tante, ma questa sta sopra la media.
Siska80: Ritorna il tema dell'amicizia tra bimbi appartenenti a fazioni rivali; eppure qui si è più vicini ad un prodotto disneyano non solo per la giovane età dei protagonisti, ma soprattutto per la trama toccante quanto inverosimile: nonostante l'ambientazione nel terribile periodo del Secondo Conflitto, si tratta in realtà di una fiaba moderna la cui visione è consigliata a un pubblico vario per ricordare, imparare e riflettere su come certi adulti che si credono invincibili perché sottomettono gli altri con la violenza siano minuscoli dinnanzi a piccoli eroi che seminano amore e pace.
MEMORABILE: I quattro bravissimi interpreti principali.
Rigoletto: Quando si pensa alla "maestosità" nel cinema non può non venire in mente "Lawrence d'Arabia" che, al pari di altri Kolossal del periodo, impressiona lo spettatore con un potenza rara, dalle musiche alla sceneggiatura passando per le grandi interpretazioni del cast unite a paesaggi spettacolari, resi ancor più preziosi da Re Mida Lean, la cui carriera d'artista meriterebbe di essere studiata. Un cinefilo dunque non può prescindere da questo titolo la cui visione però richiederà impegno e resistenza non comuni (220 minuti di film).
MEMORABILE: "Tua madre si è accoppiata con uno scorpione".
Enzus79: Tratto da una storia vera, quella dello scacchista Bobby Fischer e del suo incontro contro il sovietico Spasskij. Film interessante (con alla sceneggiatura uno dei migliori specialisti in circolazione: Steven Knight), e pur essendo meno introspettivo di quello che ci si potrebbe aspettare coinvolge, grazie anche a una notevole interpretazione di Tobey Maguire. Colonna sonora superlativa.
Katullo: Il perché del film di Marazziti è appena rintracciabile in una morale attualissima, un auspicabile ritorno di buon senso che si riflette sul millennio appena iniziato alla mercé della dipendenza tecnologica, un j'accuse inequivocabile nei confronti della "cultura social", figlia di una oramai schizofrenica (altro che il buon Palmiro) e incontrollata globalizzazione. Gli esami di coscienza sono quelli più difficili da preparare, roba intima, che andrebbe rispolverata più spesso. Tuttavia l'intento comedy è debolissimo, giusto Memphis, discutibile quindi la scelta del ruolo di Fresi.
MEMORABILE: "In Siberia ho fatto partorire molte vacche"; A scacchi: "...e la Regina?" "...la Regina è donna" "Quindi?" "Fa come c.... je pare".
Gottardi: Attentato a un traghetto causa decine di vittime; agente scopre che esiste una tecnologia di sistemi spia satellitari capace di ricostruire il passato e intervenirvi. Con la dovuta dose di sospensione dell’incredulità, è un film che si vede con partecipazione grazie all’incalzare degli avvenimenti e al solito monumentale Washington, che da solo vale un punto in più al film. Va concessa la farraginosa spiegazione del meccanismo, del resto si parla di film di fantasia. Peccato per Kilmer, come attore e fisicamente in caduta libera. Bella sorpresa invece Goldberg.
MEMORABILE: La scena dell'attentato col traghetto che esplode.
Gestarsh99: Dopo un serioso decennio di testamenti drammatici e drammi testamentari, Gibson dimentica finalmente tribolazioni e cupe sofferenze e rinfila la sua vecchia casacca autoironica da scavezzacollo "armato e letale", proiettandosi a tutta birra oltre i confini del Messico più corrotto, feccioso e graveolente, in un adventure carcerario copiosamente pulpizzato dal tortilla-style rodrigueziano (avvisaglie di Machete kills) e da un corollario di degrado e violenza squallidamente "favelistico" (City of God... Viaggio in Paradiso...). Tra refurtive nascoste, minori in pericolo e spassose bastardate il film fa sempre pieno centro.
MEMORABILE: Gibson che rapina un carcerato durante una tranquilla "seduta di gabinetto"...
Festo!: Ci sono saghe (come questa!) che non dovrebbero avere neppure un seguito ma, per motivi sconosciuti a noi comuni mortali, ottengono persino un terzo capitolo. Tutto è estremamente banale, con gag che definire puerili è un complimento e una sceneggiatura che non tarda ad annoiare. L'unico espediente capace di tenere in vita questo genere di pellicole, il travestimento (di Jackson, perché quello di Lawrence fa proprio schifo/pena) viene sfruttato nel modo peggiore possibile. Già Big Mama non aveva niente da dire, figuriamoci questo… Da evitare!
Ronax: Autentico Zelig del cinema italiano di genere, in mezzo secolo di attività Bianchi Montero non ha risparmiato incursioni in nessun genere barcamenandosi fra budget modestissimi e confezionando prodotti oscillanti fra il basso e l'infimo. Alle prese con la commedia erotico-provinciale, partorisce, fra gli altri, questo sotto-Malizia che contamina la rituale ambientazione siculo-mafioso-pugliese con lo spiccato accento veneto della cameriera di cui al titolo. Sceneggiatura, regia e recitazione valutabili unicamente utilizzando i numeri negativi.
MEMORABILE: A parte alcune suggestive inquadrature del lato B di Daniela Giordano, che fanno salire di mezzo punto il pallinaggio, proprio nulla.
Pessoa: Quasi un sequel del film di Simonelli dell'anno prima, di cui riprende la struttura a episodi collegati fra loro e una parte del cast. Gli innesti illustri di Peppino De Filippo e Fabrizi non giovano particolarmente alla pellicola anche a causa della sceneggiatura, che riesce ad essere ancora più evanescente del capitolo precedente relegando gli episodi in flashback piuttosto pretestuosi pressoché privi di interesse. Si registrano una confezione piuttosto curata e una buona forma del cast, ma in questo caso non sono elementi sufficienti a consigliarne la visione, a tratti noiosa.
Domino86: Si può tranquillamente dire che l'unica cosa piacevole all'occhio in questo film ambientato in un futuro post-apocalittico è un giovane e in piena forma Jean-Claude Van Damme. Molte scene risultano veramente assurde e con una totale mancanza di credibilità. Bocciato.
Il Gobbo: Cinema classico, quello che Spielberg sa fare quando tiene a bada il suo nefasto Fanciullino. Film ben scritto, ben recitato, ben diretto, asciutto, solido, equilibrato senza essere (sarebbe stato stupido) equidistante. E ovviamente di rigore per i nostalgici della Guerra Fredda, quorum ego. Perfetto per la dicitura dei tre pallini.
B. Legnani: Delle commediole familiari di Baldanello è forse la meno scalcinata. Qualche ideuzza c'è, qualche personaggio è abbozzato decentemente, Vargas quando si arrabbia è sempre divertente per la sua esuberante eleganza. Il problema sta nei due protagonisti, qui mediocrissimi (Nova è alla sua unica esperienza, da accreditato almeno) e in una seconda parte che si perde. Azzeccate le facce di contorno, da Chirizzi alla deliziosa Grassini. Induce all'indulgenza anche il fatto che il montaggio della copia circolante presenta qualche incongruenza che è difficile giudicare come colpa originale.
Daniela: Come Wyler nel contemporaneo I migliori anni della nostra vita, anche Dmytryk affronta il tema del difficile reinserimento dei reduci nella vita quotidiana, concentrandosi in particolare sulla relazione fra il protagonista interpretato da Madison ed una giovane vedova di guerra. Questa scelta in chiave sentimentale toglie però spazio agli altri personaggi, a partire da quello interpretato da Mitchum, vittima di una menomazione che può costargli la vita in ogni momento, per cui il film, pur dignitoso e bene interpretato, risulta meno interessante di quanto le premesse lasciassero prevedere.
MEMORABILE: Padre e madre entrano nella stanza del figlio che finge di dormire
Panza: Il discorso su come la Germania abbia gestito la spinosa eredità del nazismo è poco convincente, affrontato ricorrendo a una ricostruzione del processo di Francoforte in cui un avvocato si lancia in una lunga e retorica arringa mentre scorrono immagini documentaristiche. Più centrato e meno logorroico invece il tema dell'alienazione (di pochi anni prima era la trilogia di Antonioni), affidato alle riflessioni epistolari della fidanzata del protagonista. Moscio Paride Calonghi, buona la fotografia in bianco e nero, soprattutto negli interni. Confusionario talvolta il montaggio.
Un thriller televisivo un po' più articolato del consueto, che non si aggrappa alla solita trovata dello stalker o della donna in pericolo e azzarda proponendo più protagonisti. E' importante la figura della madre, ma lo è anche quella del suo spasimante e soprattutto di Maggie, che comincia presto a non vederci chiaro in Richard. Se ne vanno tutte insieme a vivere nella splendida villa con piscina di lui, ma non è coi soldi che l'uomo può rendersi simpatico. E succede molto, nell'arco della consueta ora e mezza scarsa: Richard svelerà un lato apparentemente insospettabile di sé (d'accordo, non per chi bazzica frequentemente il genere) e la stessa Maggie reagirà in modo piuttosto inatteso, prendendo in un certo senso il largo... Certo, poi si ricorre al solito amico nerd (Enriquez) aspirante hacker e maghetto del computer e il finale scade nelle banalità tipiche del filone, ma intanto un briciolo di tensione si avverte e una storia da seguire esiste.
Si gioca molto sulla credibilità dei personaggi, come sempre, e tutto sommato, nel cast femminile (ampiamente preponderante), tutte recitano discretamente, con Paula Trickey che riesce a rendere sufficientemente bene le preoccupazioni di una donna ansiosa di rinascere a nuova vita. Non che ci si elevi tuttavia dagli standard a cui la tv statunitense di questi anni ci ha abituati, con una fotografia modesta, scarsa attenzione per le musiche, personaggi inevitabilmente stereotipati... Fa anzi sorridere la totale incapacità del povero Richard di mostrarsi complice agli occhi delle figlie, ridotto parzialmente a macchietta da atteggiamenti tipici da americano medio (il baseball, la boxe in tv, il cappello da giovane esploratore al campeggio...) che cozzano con le caratterizzazioni maggiormente attente delle tre donne. Cionostante, il soggetto più vario del previsto concede al film (il cui titolo originale fa riferimento alla fuga di Maggie) un grado di guardabilità leggermente superiore alla media, anche se in realtà non c'è nulla che possa restare impresso nella nostra memoria. Chiudi