Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Il numero del canale si trova tra parentesi dopo il suo nome. Se non c'è, cercatelo qui: numero canale. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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Fabbiu: Modesta commedia che verte sullo spunto dei soldi che, promessi a un gruppo di fratelli come eredità, comporteranno una serie di strane dinamiche. Qualche gag simpatica, tante sviolinate come si usava all'epoca (specie quando sono in scena Raimondi con la presunta zia), un gioco di equivoci davvero tirato (l'identità confusa tra zia e notaio). Tutti bravi attori nell'ombra però degli immensi Sordi e Pandoflini, rispettivamente un personaggio cinicamente comico e il suo servo trattato come un cane (lo chiamano sorcio), che sino alla fine è l'elemento più spassoso di tutto il film.
Stefania: Le commedie balneari con protagonisti adolescenti, o almeno giovani, possono essere stupide, melense, mal riuscite...ma non tristi. Quelle con protagonisti maturi, come questa, sono invece decisamente tristi, a prescindere dalla qualità della sceneggiatura, che comunque, qui, è mediocrissima. Infatti, l'unico a emergere indenne dalla generale mestizia è Pozzetto, che giovanissimo non è, ma ha una mimica (e un ruolo) da bambinone, oltre a recitare nell'episodio dallo script appena più originale e meglio elaborato. Villaggio si auto-scimmiotta, Banfi non ha alchimia con l'Antonelli, e si vede...
MEMORABILE: La "gamba" di Pozzetto; il duetto di Banfi con la Vukotic che da' una spiegazione psicanalitica del malessere dell'Antonelli.
Ci risiamo coll'evaso: soprattutto in tv è tema che funziona da sempre e qui, già dalle prime immagini di fuga nel bosco, sembra svolgersi seguendo il più tradizionale degli schemi. Luois (Olejnik) se n'è scappato di prigione con altri due: uno l'han fatto fuori e l'altro catturato. La polizia contatta subito Diana (Booth), la donna a causa della cui testimonianza l'uomo venne condannato: il processo stabilì che Louis le uccise il padre e il fidanzato nel garage della lussuosa villa dove lei ancora abita e dove lui lavorava come giardiniere. Fu la testimone chiave perché lo trovò a fianco...Leggi tutto dei due cadaveri con le mani ancora sporche di sangue. L'uomo è evaso a centinaia di miglia da lì e la polizia sostiene che quello sarebbe proprio l'ultimo posto in cui andrebbe ma... indovinate un po'? La sera stessa Louis s'introduce in casa della donna e a pistola spianata la lega alla sedia! Tuttavia, e qui sta la relativa novità, si proclama da subito innocente, relativamente al doppio omicidio di cui sopra. Pretende di vedere i filmati della telecamere di sorveglianza che lei in tanti anni non aveva degnato di uno sgurardo, di tornare sul luogo del delitto... Ci si chiede quindi se sia davvero lui il vero assassino o se la giustizia abbia preso una di quei colossali granchi che nella fiction sono la regola. Attorno a questo interrogativo gira il film, inizialmente davvero inconsistente nonostante una recitazione accettabile da parte dell'intero cast. La suspense è inoculata a forza, l'evaso non ha affatto l'aria minacciosa ma solo due occhi che fin dalla prima immagine al telegiornale sembrano uscirgli dalle orbite e il rapporto tra i due protagonisti è meno convenzionale del previsto. Quanto agli altri personaggi (il fratello di lei con relativa moglie, l'avvocato e qualche poliziotto in funzione di comparsa o poco più) riempiono un po' la trafila dei possibili sospetti giusto per farci capire che non siamo in un dramma ma in un thriller che potrebbe riservare qualche sorpresa. Che in effetti, volendo chiudere gli occhi sulle incongruenze e l'implausibilità di molte circostanze, arriva. Diciamo che il tutto si basa su un paio di simpatiche idee riguardo alla soluzione (il cellulare...) e che il resto è stato costruito senza fantasia per supportarle. Per questo la fase migliore è sicuramente l'ultima, in cui la tensione a suo modo monta e si assiste allo sperato colpo di scena. Il risultato, insomma, questo EYEWITNESS (premio al titolo meno originale dell'anno) lo porta a casa, senza che d'altro canto ci si possa felicitare granché... Craig Olejnik, noto per la serie THE LISTENER, è un carcerato meno invadente o brutale del previsto e in questo caso all'orecchio predilige l'occhio.Chiudi
Redeyes: Adoro la delicatezza di Jeunet e la stessa non posso non percepirla in questa favoletta del Montana, eppure alla fine del racconto non provo la stessa leggerezza dei suoi precedenti lavori. A tratti, vuoi per un ritmo tutt'altro che serrato vuoi per una certa percezione di deja-vù, ci si stanca di questo piccoletto cresciuto in una stramba famiglia americana e si agogna la fine. Non voglio pensare che la vena creativa del regista vada sfumando, ma questo film appare un po' troppo debitore dei suoi lavori precedenti. Peccato.
Fabbiu: E' difficile parlare di "seguito" ed è molto più facile parlare di un altro film comico italiano sui pompieri. Teocoli decisamente inutile ma De Sica non è da meno. Boldi è ancora piuttosto inesperto, Villaggio troppo ripetitivo, scontato e prevedibile. Proprio per questo il film è qualche gradino inferiore al primo, ma per fortuna Lino Banfi non si smentisce mai e con le sue doti espressive riesce sempre a strappare qualche risata. Decisamente trash la didascalia anti-offesa per i pompieri.
Redeyes: Nient'affatto male questo action-movie con Sly protagonista. La tensione innescata fin dalle primissime scene (ben girata la sequenza con il guanto che resta in mano a Stallone) tiene bene fino alla fine. Evidentemente è difficile notare possibili appigli di veridicità alle azioni varie (nota da applicarsi anche ai vari Die Hard per esempio), ma vuoi per la location (Rocky Mountains), vuoi per una inferiore quantità di scontri a fuoco, il film è piacevole. Buone dosi di adrenalina.
Rambo90: Un bellissimo episodio della serie. L'intrigo è misterioso, svelto, pieno di indizi che si affastellano e che coinvolgono lo spettatore fino a una spiegazione imprevedibile (anche se leggermente esagerata). Rivedere Fraser, Jackson e la Moran è piacevole; in particolare affiancare nuovamente Poirot a Japp rende il ritmo molto più veloce e indubbiamente l'ispettore è una spalla molto più efficace rispetto alla scrittrice Oliver vista negli ultimi episodi. Gran lavoro da parte del cast. Notevole.
Ruber: Questa fiction sulla ballerina più brava al mondo è, a differenza di altre tratte da biografie, realizzata con cura e sicuramente la supervisione della Fracci stessa alla sceneggiatura è stato un vantaggio non da poco; inoltre si nota una certa cura nei particolari, sopratutto nella scenografia. La Mastronardi si rivela una scelta azzeccata: la sua interpretazione va al di là delle più rosee aspettative. La regia di Imbucci è attenta a non scivolare troppo nel sentimentale, tuttavia alcuni momenti sono un po’ troppo condensati. Meritava una divisione in due parti.
MEMORABILE: Le musiche che accompagnano I momenti di danza.
Piero68: Produzione multi nazione (USA-Ita-Fra-Ger) praticamente disastrosa. La sceneggiatura di questo finto thriller poteva anche essere passabile, ma la realizzazione è semplicemente pietosa. Inizia pure discretamente, ma quando nella hall del (presunto) Hotel Danieli appare il primo dei tanti camei italiani (Marcorè) si capisce che non c'è film credibile ma solo una lunga boutade insopportabile. Mi domando perché la produzione italiana abbia scelto solo attori per lo più comici: Frassica, De Sica, Scarpa... Autolesionismo?
Fromell: Clint Eastwood si è sempre distinto per lo spiccato rigore registico, e "Sully" non fa eccezione anche se viene a mancare una caratteristica peculiare del cinema americano, ovvero l'immedesimazione emotiva col personaggio principale. Il fatto che Sully funzioni solo a metà sta nel fatto che da spettatore non dubiti un secondo della sua rettitudine morale e professionale di pilota. Sai già che è un uomo senza macchia e come andrà a finire la sua vicenda. Al di là della cronistoria dell'ammaraggio, quindi, il film è freddino come un documentario e non vibra di particolari emozioni.
Daniela: Agente segreto in pensione, impegnato in una relazione sentimentale con una bella vicina di casa complicata dal fatto che i tre figlioletti di lei lo detestano, deve tornare in azione per combattere i piani di una ridicola banda di criminali russi. Avvicinandosi ai 60 anni, Jackie conserva la sua faccetta da bambino buffo e una discreta forma fisica, ma questa commediola per famiglie è davvero modesta, essendo basata soprattutto sulle solite scontate gags dell'action man alle prese con piccole pesti
Nando: Commediola con venature buoniste in cui si susseguono gag e situazioni di bassa lega (vedi i momenti al parco acquatico). Girato in modo raccogliticcio, appare più una sit-com che un film vero e proprio. I due protagonisti sembrano abbastanza affiatati, ma mentre Salvi appare ripetitivo nel ruolo del solito coatto, Battista, nella sua semplicità, mi è parso migliore. Finale pessimo come l'autista del taxi.
Siska80: Prodotto indirizzato ai bambini in cui grafica e animazione sono pienamente sufficienti, mentre il resto non è affatto originale né tantomeno coinvolgente, a partire dalla trama scontata nella quale un indomito porcospino femmina si mette sulle tracce di chi ha provocato una grave siccità nella foresta. Immancabili il compagno di avventure (qui uno scoiattolo), gli alleati, i pericoli da affrontare e il nemico da sconfiggere (ma l'happy end è garantito, com'è ovvio); detto in parole povere, si può evitare senza alcun rimpianto.
Galbo: Film bellico diretto da Kevin Reynolds in una delle sue prove migliori da regista. Il film si occupa della resistenza della popolazione afghana nei confronti dell'invasione russa ed è innegabile un fondo di propaganda nel tratteggiare i crudeli sovietici contrapposti ai prodi e valorosi resistenti. Tuttavia il film è dotato di un indubbio impatto emotivo, oltre che di un efficace caratterizzazione ambientale. Buona la prova del cast.
Daniela: Terzo capitolo incentrato sul personaggio di un ispettore di polizia ex pugile dallo sganassone facile e dai metodi poco ortodossi interpretato da Ma Dong-seok, questa volta alle prese con una specie di caccia di tesoro, una borsa piena di droga sintetica su cui cercano di mettere le mani sia gli spietati membri di una banda Yakuza in trasferta che un gruppo di poliziotti sudcoreani corrotti non meno spietati. Come nei capitoli precedenti, ci sono tanti morti e tante botte da orbi, ma la scarsa fantasia nell'intreccio e nei personaggi di contorno rendono il prodotto meno godibile.
Cotola: Il capolavoro di Fitzgerald naufraga in questo tamarrissimo fumettone che Luhrmann dirige nel suo stile: curato, nella forma che presenta colori vivaci e sgargianti (anche troppo) ed in cui spiccano vestiti e particolari di ogni tipo (tutto sempre abbastanza, per non dire molto, pacchiano); al tempo stesso è poi eccessivamente esibizionista e videoclipparo: la macchina da presa non sta quasi mai ferma (ogni tanto qualche inquadratura più ad ampio respiro non farebbe male). La storia si lascia seguire, pur con un po' di noia, mentre gli attori sono bravissim: Di Caprio su tutti.
Greymouser: Il Codice da Vinci era un mediocre instant-film concepito per sfruttare il successo planetario del romanzo di Dan Brown. Con "Angeli e demoni" siamo su un livello ancor peggiore. Qui Howard, regista a mio parere sopravvalutato, dirige un altrettanto sopravvalutato Tom Hanks, che nella fattispecie è anche particolarmente svogliato, visto che fornisce nella sua prova un repertorio di non più di due o tre espressioni facciali. Della serie: "raschiamo il fondo del barile".
Lucius: Emozionante come mai è stato un film di guerra, caratterizzato da una regia impegnata socialmente e pregno di amor per la patria, De Santis realizza un altro dei suoi capolavori. La sequenza della ragazza tra i girasoli in corsa in contro direzione ai soldati fa venire la pelle d'oca e basterebbe da sola ad ergere la pellicola tra le opere cinematografiche degne di stare in un ipotetico museo del neorealismo. Antieroico e cameratesco.
Gabrius79: Omaggio decisamente sottotono e poco riuscito dedicato a Roberto Baggio. Il film scorre lentamente e si riprende giusto quando si parla dei mondiali di calcio del 1994 e del passaggio del Divin codino al Brescia. Arcangeli ce la mette tutta ma la recitazione non è così carismatica, mentre abbiamo un ottimo Pennacchi che illumina la pellicola ogni volta che appare. In sostanza un’occasione gettata alle ortiche che poteva essere svilippata meglio e con più mordente.
Markus: Una scrittrice di successo non ne ha altrettanto in amore. Un trasferimento in una località di campagna la farà imbattere in un vedovo locale niente male... Sentimentale per cinquantenni: qualche ruga e la micidiale ricrescita argentata del capello a far capolino, ma dentro c'è l'ardore della gioventù da tempo passata. Pellicola volta a uno svago dal sapore già assaporato e visto più volte, tuttavia supportato dalla professionalità del cinema yankee. Chiaramente un film senza alcuna pretesa.
Markus: Prendi i "sessantiani" I mostri e La famiglia Addams e fanne una commedia all'italiana di moderna concezione per famigliole in periodo di Halloween. Questa dev’essere stata l'astuta mossa di marketing che deve aver spinto un'operazione di questo genere. Film che al netto della scarsa originalità può contare sulla scorrevolezza e l'apporto comico/espressivo delle più tipiche battute e calembour romanesche/coatte che sappiamo essere di facile presa. Chiaramente una pellicola rivolta a un pubblico senza pretese che cerca in queste visioni un sano momento di svago.
Supervigno: Proprio perché qui si è grandi fans delle Winx, il film ci ha molto deluse. La trama è stiracchiata per arrivare a 90 minuti, l'animazione è pessima e anche il disegno, già discutibile nella fase di trasformazione Sirenix, non migliora sul grande schermo. Restano le trasformazioni, sempre spettacolari e l'indubbia simpatia delle protagoniste. Alle bambine comunque generalmente piace, e, in fondo, visto che è stato creato per loro, va bene così.
Ciavazzaro: Senza dubbio immortale. A cominciare dal cast: la meravigliosa De Havilland, la regale Leigh, Gable, Mammy (la prima attrice di colore a vincere un oscar, non è cosa da poco). Nonostante nella sua lunghezza per alcuni possa risultare un mattoncino, è da vedere perché è il cinema.
MEMORABILE: "Domani è un altro giorno" ovviamente!
Rambo90: Grossa delusione. Un cast enorme sprecato in una sceneggiatura che mischia malamente effetto nostalgia e heist-comedy. Era meglio forse sfruttare uno solo dei due filoni ma dotandolo di personaggi più strutturati e di dialoghi più efficaci. Invece Brizzi si affida unicamente all'estro degli attori, con De Sica-Ghini-Abatantuono che almeno strappano sorrisi con i loro classici modi di fare e la coppia mal assortita Finocchiaro-Rossi mai così spaesata e fuori parte. L'unica cosa riuscita è il repertorio canoro dei Popcorn, davvero evocativo.
Ci risiamo coll'evaso: soprattutto in tv è tema che funziona da sempre e qui, già dalle prime immagini di fuga nel bosco, sembra svolgersi seguendo il più tradizionale degli schemi. Luois (Olejnik) se n'è scappato di prigione con altri due: uno l'han fatto fuori e l'altro catturato. La polizia contatta subito Diana (Booth), la donna a causa della cui testimonianza l'uomo venne condannato: il processo stabilì che Louis le uccise il padre e il fidanzato nel garage della lussuosa villa dove lei ancora abita e dove lui lavorava come giardiniere. Fu la testimone chiave perché lo trovò a fianco...Leggi tutto dei due cadaveri con le mani ancora sporche di sangue. L'uomo è evaso a centinaia di miglia da lì e la polizia sostiene che quello sarebbe proprio l'ultimo posto in cui andrebbe ma... indovinate un po'? La sera stessa Louis s'introduce in casa della donna e a pistola spianata la lega alla sedia! Tuttavia, e qui sta la relativa novità, si proclama da subito innocente, relativamente al doppio omicidio di cui sopra. Pretende di vedere i filmati della telecamere di sorveglianza che lei in tanti anni non aveva degnato di uno sgurardo, di tornare sul luogo del delitto... Ci si chiede quindi se sia davvero lui il vero assassino o se la giustizia abbia preso una di quei colossali granchi che nella fiction sono la regola. Attorno a questo interrogativo gira il film, inizialmente davvero inconsistente nonostante una recitazione accettabile da parte dell'intero cast. La suspense è inoculata a forza, l'evaso non ha affatto l'aria minacciosa ma solo due occhi che fin dalla prima immagine al telegiornale sembrano uscirgli dalle orbite e il rapporto tra i due protagonisti è meno convenzionale del previsto. Quanto agli altri personaggi (il fratello di lei con relativa moglie, l'avvocato e qualche poliziotto in funzione di comparsa o poco più) riempiono un po' la trafila dei possibili sospetti giusto per farci capire che non siamo in un dramma ma in un thriller che potrebbe riservare qualche sorpresa. Che in effetti, volendo chiudere gli occhi sulle incongruenze e l'implausibilità di molte circostanze, arriva. Diciamo che il tutto si basa su un paio di simpatiche idee riguardo alla soluzione (il cellulare...) e che il resto è stato costruito senza fantasia per supportarle. Per questo la fase migliore è sicuramente l'ultima, in cui la tensione a suo modo monta e si assiste allo sperato colpo di scena. Il risultato, insomma, questo EYEWITNESS (premio al titolo meno originale dell'anno) lo porta a casa, senza che d'altro canto ci si possa felicitare granché... Craig Olejnik, noto per la serie THE LISTENER, è un carcerato meno invadente o brutale del previsto e in questo caso all'orecchio predilige l'occhio.Chiudi
Markus: De Blasi riassembla il cast de La famiglia mostruosa (escluso Lillo, che viene sostituito da Greg) per un seguito che poggia le basi sull'ottima forma del comparto attoriale. Bisogna persino dire che la non felicissima scrittura del film viene se non altro compensata da alcuni buoni siparietti comico/demenziali che strappano almeno qualche ghigno qua e là. Certa romanità funziona sempre, perfino quando un film è alla base stantio ma, incredibile a dirsi, pare che questo secondo capitolo sia a conti fatti migliore del primo.
Pinhead80: Una famiglia si riunisce per festeggiare assieme il Natale. C'è chi porterà a conoscere il nuovo compagno e chi cercherà di ricevere un riconoscimento e un affetto che non ha mai avuto. Divertente commedia che strizza più di un occhio al film di Kramer cambiandone però l'oggetto della resistenza all'accettazione attraverso l'elemento della disabilità. Il film viaggia bene per circa un'ora, ma quando i nodi devono venire al pettine la trama si sfilaccia in favore di un buonismo scontato e stucchevole che gratifica lo spettatore in cerca di rassicurazioni ma che risulta poco credibile.
Daniela: Sceriffo che da anni non porta la pistola deve rivedere le proprie abitudini quando in città arriva una banda di motociclisti violenti... Non si può neppure definire brutto, perché significherebbe attribuirgli un certo carattere, invece questo action simil western è indefinibile per quanto amorfo, se si esclude l'epilogo forcaiolo: derivativo nei contenuti, sciatto nella messa in scena, interpretato in maniera mediocre da un cast anonimo, a parte Pearce che dispiace ritrovare impelagato in una produzione di serie C come questa.
MEMORABILE: La barista: un fisico da top-model e una faccia che somiglia a quella di Steven Seagal quando è ingrugnato (tanto Seagal lo è sempre).
Jandileida: Appassionante e ricco di sorprese per l'elettore medio del Dakota che forse si è fatto venire qualche dubbio sul suo sostegno a W.; un po'meno elettrizzante per noi vecchi europei che con le ambiguità e le menzogne del potere ci facciamo i conti almeno dai tempi di Pisistrato. Intenzione comunque nobile e coraggiosa quella di fare giustizia sulle vicende che portarono alla creazione del casus belli iracheno. A tratti retorico e mancante di ritmo, il film sembra spegnersi lentamente ma è salvato dalla professionalità di Penn e della Watts.
Bruce: Film d'animazione visto al cinema con mia figlia e poi rivisto, innumerevoli volte, in casa, perché realmente bello e pieno di positività. Sorretta da una notevole colonna sonora di Carly Simon il film insiste in modo simpatico su di un tema forte, teso com'è alla scoperta e all'accettazione di chi non si conosce e da cui, normalmente, i grandi insegnano a diffidare. Protagonisti sono il piccolo ed intrepido Ro, il divertente Effy e la loro straordinaria amicizia. Winnie Pooh e i suoi consueti amici questa volta sono di contorno.
Siska80: Due amiche vengono separate in maniera inattesa quando cade il muro di Berlino: ce la faranno a ricongiungersi? Poco contano l'assoluta mancanza di tridimensionalità e il design fumettistico: storie come questa, ampiamente educative, riescono a trasmettere non solo l'atmosfera claustrofobica e desolante che si respirava all'epoca, ma anche la voglia di lottare per i propri ideali e di credere nella possibilità di un domani migliore. Empatico il personaggio della ragazzina protagonista, tenera e determinata (e con la pessima ma spesso utile abitudine di origliare dietro le porte).
Rambo90: Un Jackie Chan particolarmente scatenato in un film dove la storia è solo un pretesto per dare vita ad alcune delle sue acrobazie più spericolate: dal combattimento nel cantiere alla fuga in carrozza, passando per uno scontro con una schiacciasassi! Divertenti anche gli inserti comici; peccato per la mancanza di un cattivo di un certo livello, perché Norton è sottotono. Buono.
Ultimo: Una pellicola biografica niente male firmata Sergio Rubini, abile nel complesso a narrare gli anni giovanili dei tre famosi fratelli De Filippo. Buona la prima parte, in cui emerge la personalità e l'egoismo del vero padre Scarpetta (vedere per credere la scena dal notaio...), un po' più lenta la seconda, con qualche lungaggine di troppo. Resta comunque un prodotto guardabilissimo, interpretato più che discretamente e adatto a un pubblico eterogeneo. Nel suo genere riuscito.
Nando: Un interessante affresco siciliano in cui un battagliero e coraggioso pretore cerca di sconfiggere l'ordine precostituito. Brulli scenari inframmezzati da neorealismo con il tipico tocco di melodramma del periodo. Il finale può apparire ambiguo e fu fonte di critiche: tuttavia Germi si mostra sempre un attento quanto veritiero narratore.
Homesick: Si presenta come una tipica storia per famiglie, con la maturazione interiore di un'adolescente a contatto con la natura del selvaggio Wyoming e di una bellissima cavalla mustang nera, indomita come l'animo della testarda protagonista. Paesaggi sterminati, animali, cenni allo spirito libertario dell'America dei pionieri, problemi familiari, snodi da favola strappalacrime, l'immancabile lieto fine e una Alison Lohman che, a quasi 27 anni, ne dimostra dieci di meno e può spacciarsi facilmente per la figlia di Maria Bello, di appena dodici anni più grande. Ippofilo. **/**!
MEMORABILE: «La storia del West l'hanno scritta i cavalli. Dovunque un pioniere lasciasse la sua impronta, lì c'era anche l'impronta di un cavallo»; Il rodeo.
Giacomovie: In una scuola si susseguono equivoci comici banali ma simpatici, specie dopo l'arrivo di una nuova insegnante. Il cast è affiatato ma in questa occasione non si esprime al meglio, il lato sexy è assicurato (anche se ridotto rispetto ad altri film dello stesso filone) ma non si va oltre la simpatia verso un prodotto di semplice evasione demenziale.
Parsifal68: Considerato da alcuni (giustamente) uno dei cinque horror più belli di sempre, Nightmare ha goduto di un immenso successo grazie all'originale idea di rappresentare in carne e ossa gli incubi notturni di alcuni ragazzi, indifesi proprio perché aggrediti durante il sonno. La maschera di Freddy Krueger, con il suo cappellaccio, la mano artigliata e la faccia bruciata sono un cult rimasto nella storia del cinema e che purtroppo ha generato diversi sequel, non tutti da ricordare. Robert Englund è rimasto per sempre imprigionato nel ruolo.
MEMORABILE: È mezzanotte e questa è Tele Krueger che vi dà la buonanotte (Freddy).
Daniela: Il miglior film del regista, insieme a Cliffhanger, ed anche il più sottovalutato. Il merito è soprattutto di una storia intrigante, nonchè di una coppia d'azione coi fiocchi: Samuel L. Jackson e la tostissima Geena Davies, killer spietata che, a seguito di una amnesia, è diventata una casalinga di provincia. Il ritorno della memoria si rivelerà provvidenziale per affrontare i fantasmi del passato e salvare la figlioletta rapita dai fetenti di turno. Eccessivo e pirotecnico, con ottime scene d'azione.
MEMORABILE: Geena scopre la propria abilità nell'affettare le verdure - il salto di Geena e Jackson dalla finestra.
Puppigallo: Il fatto che i protagonisti, robotici e non, siano sopportabili e che la durata, visti i precedenti, sia quasi accettabile, fa sì che questo ennesimo capitolo dei robottoni trasformanti sia se non altro vedibile fino all'epilogo. Certo, la sceneggiatura è quel che è e ormai le idee sono risicate (qui si scomoda il Perù con le sue credenze con l'aggiunta di un Parallax 2 mangiapianeti). Ma se ci si concentra su qualche discreta battuta, sugli scontri e si riesce (a fatica) a sopportare i vari "Io", un'occhiata senza pretese gliela si può dare.
MEMORABILE: Devastazione fuori e dentro il museo; Il transformer Mirage, più relazionante col protagonista; L'inseguimento stradale.
Ryo: Ottima accoppiata formata da un mostro sacro come Nicholson e un eccellente Freeman, che interpretano un ottimo film sull'amicizia toccando bene le corde emotive. Non disturba il fatto che sia un po' irrealistico: è una buona fiaba felice che la maggior parte della gente comune sognerebbe prima di morire; i tipi di personaggi interpretati da Nicholson e Freeman lo rendono credibile, divertente e commovente nei momenti giusti.
Galbo: Per questo film è stata sviluppata una storia contenuta nel libro del noto neurologo Oliver Sacks sugli effetti della somministrazione della Dopa a pazienti con encefalite letargica. Il film è tutto basato sul rapporto tra medico e paziente ma il risultato è parecchio deludente. I due attori principali fanno bene il loro mestiere ma non riescono a risollevare le sorti di un'opera che è un campionario di tutti i luoghi comuni riguardanti i film di ambientazione ospedaliera e gravata da una lunghezza eccessiva.
Minitina80: Creasy è uno dei tanti uomini decaduti che trovano il riscatto nel momento in cui la speranza è venuta meno. Ovvio che le sue capacità distruttive siano esagerate, avvicinandosi al più celebre Rambo per la furia espressa. Particolare che rappresenta un limite poiché esagera spesso e volentieri. Si ravvisa un abuso del montaggio frenetico dei momenti topici e una scrittura a grana grossa che non fa che aumentare la zavorra. La sostanza è meno di quello che sembra e la durata eccessiva non è giustificata da quello che propone sullo schermo.
Panza: Un film demycentrico con la bellissima e statuaria attrice che copula con tutti gli ospiti della sua villa essendo praticamente l'unica attrice del film. Le scene hot sono molto spinte e succulente, ben realizzate da una regia ben sopra la media di questo genere, al rischioso confine tra hard e soft. La trama è striminzita, quasi inesistente, ridotta al tratteggiare i protagonisti e a qualche evitabile flashback sulla vita nella casa di piacere del titolo. Decenti la ricostruzione storica e d'effetto la location principale.
Piero68: Credevo di poter guardare uno dei tanti biopic sportivi di gran moda nel cinema ultimamente, mi sono ritrovato invece a guardare una sorta di Holly e Benji con inserti di vecchie pubblicità della Nike e infarcito poi della solita retorica imbarazzante. E' davvero triste scoprire che il massimo che il cinema riesca a fare sul calciatore più forte di sempre è questo filmetto dai toni improbabili e quasi patinati, nonostante la miseria da cui proveniva il calciatore. Buonista oltremodo; è apprezzabile solo una certa aderenza storica.
MEMORABILE: La rivalità con Altafini; Il palleggio dall'albergo al faro passando per le cucine che ricorda vecchie pubblicità della Nike.
Daniela: Si amano, si sposano: un atto semplice che in Virginia negli anni '50 è reato per una legge razzista. Nel raccontare questa vicenda, passata alla storia come il caso "Loving contro Virginia", il regista sceglie un profilo intimistico, senza forzature spettacolari di sorta, tutto incentrato sul legame della coppia. Questo costituisce un limite (in certo momenti, piacerebbe veder allargare il quadro), ma anche un pregio, in quanto l'ordinarietà delle persone fa ancor più risaltare l'assurdità della situazione. Ottima Negga, mentre Edgerton è penalizzato da un trucco che ne limita l'espressività.
MEMORABILE: L'incontro con il fotografo di "Life", interpretato da Michael Shannon
Teddy : Sequel ipertrofico che getta nel calderone del “MonsterVerse” pure un inutile quanto didascalico quadretto familiare. Fortunatamente il film di Dougherty è talmente saturo di azione e creatività da rendere quasi del tutto decorativi gli umani e le loro interazioni. Vincono i mostri, in una travolgente definizione dei caratteri estetici in cui spiccano Mothra - falena gigante e dai colori fluorescenti - e Ghidorah - monumentale drago a tre teste.
Didda23: Semplicemente brutto e purtroppo non fa nemmeno parte del calderone "brutto che piace" tanto amato dal sottoscritto (soprattutto in chiave trash). Dialoghi di un'inconsistenza fuori dal comune e una regia nemmeno degna dell'etichetta "televisiva" rendono Smiley una vaccata fuori dal comune. Lo svolgimento narrativo insulso si sublima in un finale di rara inefficacia. Non si salvano nemmeno le uccisioni. Postilla: gli insegnamenti del professore universitario ti fanno venire voglia di bruciare il televisore. Orrendo.
Nando: Commedia erotica che si avvale di uno sviluppo narrativo ricco di intrighi e alleanze per ottenere una famigerata eredità; il tutto in salsa comica e ben gestito da uno scatenato Montagnani. Cast femminile di grande richiamo per il genere con menzione speciale per la solita Fenech e la conturbante De Santis (anche se le altre non demeritano affatto). Finale abbastanza prevedibile, ma nel complesso è forse il miglior film di Laurenti.
124c: Pure Seth MacFarlane cade nella trappola della commedia western; era riuscita a metà a Zemeckis con Ritorno al futuro III, viene a metà anche al creatore di Ted. Insomma, si ride a sprazzi, ma anche se si ride politicamente scorretto Mel Brooks rimane imbattuto e persino il nostro Trinità, c'è poco da fare. Fra tizi baffuti che la fanno nel cappello degli altri durante un duello e le apparizioni di Christopher Lloyd e Jamie Foxx, si consuma il solito triangolo lui, lei e l'altro, dove l'altro è Liam Neeson. Troppo lungo, gli sbadigli imperano.
MEMORABILE: L'amico del protagonista ha una fidanzata prostituta nel saloon che la dà a tutti tranne che a lui (che è pure religioso).
Ale nkf: Buon episodio, non fra i migliori, certamente interessante per come avviene l'omicidio che pone lo spettatore dinnanzi al mondo della magia. Belli i momenti di "evasione" che ci regala l'assistente di Mason, questa volta accompagnato da una bella donna che lo aiuterà a far luce sull'omicidio. L'episodio è piuttosto variegato e i 90 minuti scorrono piacevolmente.
Jandileida: Filmetto senza infamia e senza lode, altamente prevedibile fin dalle prime battute. La storia della bambina che diventa la dama più desiderata della città è risaputa e già vista e oltretutto la storia d'amore è stucchevole e senza slancio. Anche dal punto di vista storico il film lascia molto a desiderare con nulla che lasci trasparire la cultura giapponese, sacra e millenaria, che si cela dietro i rituali e la vita delle geishe. Buon vecchio Spielberg non mente...
Stuntman22: Malgrado la consueta tendenza alla diluizione, la classe di Scorsese è come al solito innegabile e si concede anche qualche parata di squinzie ben poco vestite e appaganti per gli occhi. Magnifici costumi, anche se gli abiti maschili (stupendi), più che anni Ottanta hanno uno stile da anni Duemila (eccezion fatta per i pantaloni con tripla pince). Grande DiCaprio, ma troppo stiracchiata e interminabile la scena delle convulsioni al club. Vedibile senza noia e con appagamento.
Saintgifts: "Il posto dove andavamo a vedere gli aeroplani". C'è la voglia di scappare da una triste realtà, da una vita degradata come i posti che, dopo avere vissuto momenti sfolgoranti, sono abbandonati a un declino irreversibile. C'è anche il giudizio comune, il gene che contamina, tale padre tale figlio, con in mezzo l'eccezione che in un qualche modo farà giustizia. A volte la sensazione che ci sia svogliatezza da parte di De Niro e di una regia piuttosto piatta fa più che capolino, come pure sono tirate via alcune scene (l'attentato a De Niro).
Siska80: In questo episodio il detective Ma Seok-do deve vedersela contro il temibile capo di un'organizzazione illegale di gioco d'azzardo. Rispetto all'precedente si è compiuto un passo avanti, almeno per quanto attiene alla messinscena (valida) dei vari corpo a corpo, che assicurano un ritmo costante e una certa soddisfazione nel vedere i nemici messi ko da quella massa di muscoli che è il protagonista. A livello recitativo, invece, si percorrono ancora i binari della mediocrità e la fotografia lascia a desiderare, ma nel complesso il gioco vale la candela perché ci si diverte.
Soga: Il mio commento è sicuramente inquinato dal fatto che sono un grande appassionato del libro di Tolkien. Il lavoro di Peter Jackson è un’ottima riduzione dell’opera letteraria: è riuscito a trasmetterne i nodi principali, spettacolarizzandoli ma senza stravolgerli. E questo primo episodio è forse quello più fedele. Ottimamente realizzato, con una incantevole colonna sonora e maestosi effetti speciali, forse le battaglie sono troppo cartoonesche e poco sanguinose. Lento, ma lo richiedeva la fedeltà al testo.
MEMORABILE: La caduta di Gandalf nelle Miniere di Moria.
Noodles: Il grande difetto delle commedie sexy di ambientazione siciliana è che sono fondamentalmente tutte uguali. Stessi stereotipi, stessi spunti di partenza, stesso andamento. Anche qui abbiamo l'ennesima vedova procace, l'ennesima mamma arguta e trafficona, gli ennesimi riferimenti alla mafia e poco di nuovo. Aggiungiamoci che, a parte qualche buon momento col buon Carlo Giuffré, non si ride neanche per sbaglio. Bellissima Edwige Fenech, ma quando viene doppiata con accenti regionali è terribile. Il cast ci prova mirabilmente, ma il film è noioso e difficile da portare a termine.
Daniela: Commedia amara in cui c'è davvero poco da ridere, in quanto la situazione paradossale - la famigliola che si installa nel pianettolo del proprio appartamento occupato abusivamente - parte dall'osservazione di una realtà drammatica. Da Totò cerca casa le cose non sembrano cambiate in meglio, a parte l'irruzione della multietnicità e la maggior cattiveria. Riconosciuti i meriti dello spunto, la commedia non convince del tutto per l'eccesso di macchiettismo (il nonno), le incertezze di scrittura e direzione, la prova diseguale del cast, ma l'esordio alla regia di Ravello è da incoraggiare.
Puppigallo: Buon dramma, che sembrerebbe puntare tutto su un ragazzino motivato e cocciuto e su un ex soldato, ora pastore errante. In realtà l'implacabile inseguitore, che schiavizza coloro che vivono sulle sue terre, risulta più incisivo dei due, aiutato dal suo carattere, che denota imprevedibilità e una vera e propria ossessione morbosa per il giovanissimo fuggitivo. Qua e là la vicenda sembra mancare un po' di spinta, procedendo su un binario abbastanza prevedibile, ma è comunque supportata da un'apprezzabile prova del cast (non male anche la figura del vecchio inseguitore).
MEMORABILE: "In quel corpicino c'è più nobiltà che in tutti voi inutili beoni"; L'uomo a rotelle fa il passo più lungo delle gambe che non ha.
Il Gobbo: Ciofecone patinatissimo (di patinato anni '80, del resto minacciato fin dai titoli che annunciano "abiti di Giorgio Armani"), co-prodotto da Rizzoli e dal Berlusca, reso ancor più pesante dalle estenuate, onnipresenti musiche di Badalamenti, e da una regia didascalica e senza nerbo. I dialoghi (di Pinter) tengono luogo delle torture che nel libro pare vengano inflitte ai protagonisti, solo che qui i torturati siamo noi. E sull'uso e abuso di Venezia come location ci vorrebbe una legge. Penale.
Galbo: Un avvocato rimasto vedovo viene portato in tribunale dalla consuocera di colore per l’affidamento della nipote. Autore di un bel film sugli psicodrammi post torri gemelle, il regista affronta il tema delle famiglie allargate e dei (non tanto) larvati contrasti razziali. Benché fortemente a rischio di lacrimevoli sdolcinature, la sceneggiatura è abbastanza equilibrata nell’affrontare la storia, anche aiutata dalla convincente prova di Costner in uno dei ruoli migliori degli ultimi anni. Buona anche la prova del cast di supporto.
Myvincent: Una parte della vita del geniale artista toscano, durante il delicato passaggio papale dai Della Rovere ai Medici, che tanto infierì sulle sue sorti. Michelangelo viene descritto come una sorta di disadattato, in bilico fra diverse istanze: quelle materialistiche, altre più spiritualmente elevate. Un quadro complessivo che ben caratterizza la tempra dei geni. Belle e maestose le ricostruzioni dei lavori alle cave di Carrara, ma tutto il progetto ha il sapore della ennesima biografia teleromanzata, che accontenta soprattutto i palati meno raffinati.
Reeves: Ennesima commedia erotica in costume con Montagnani e Lionello che si contendono il ruolo da protagonista, alcune belle ragazze e una discreta folla di comprimari. Il pelato Puccio Ceccarelli è confinato in un piccolo ruolo ma si fa notare, proprio come il mostruoso Salvatore Baccaro. Per il resto poche idee, pochi mezzi e una regia piuttosto sciatta rendono il film dimenticabile.
Capannelle: Da una parte c'è la curiosità di vedere Gassman interpretare un personaggio insolito per lui e bisogna dire che l'attore romano se la cava discretamente e beneficia di un minimo di coreografie e scene decenti. Ma il resto dei caratteri appare prevedibile e l'insistere su ambienti cupi e situazioni prese in prestito dagli action americani non è una gran scelta, confermando che andare su quel genere non è un compito facile, se non hai sufficiente personalità. Film che si accontenta di essere godibile ma che ci riesce solo in parte.
Ale nkf: Andando dritti al punto devo ammettere che sinceramente mi aspettavo di più, da un tale parterre. Resta un film di tutto rispetto soprattutto grazie al protagonista (DiCaprio, che riesce a dare al suo personaggio quel tocco di mistero indispensabile) e a un'ambientazione d'epoca particolarmente riuscita. D'altra parte la trama è troppo povera di contenuti, con pochi risvolti narrativi e finisce col trainare più di due ore di pellicola a stento.
MEMORABILE: La gara sulle auto; Le feste in casa Gatsby.
Herrkinski: Commedia scollacciata, in realtà abbastanza castigata rispetto ad altri esemplari d'epoca, che sfrutta il solito e collaudato canovaccio: onorevoli, amanti, equivoci, botte, capitomboli, sotterfugi e tutto l'armamentario tipico del genere; il cast è altrettanto prevedibile, con un Banfi decisamente in forma e delle buone spalle come Vitali, Teocoli e addirittura Reder, più le gettonate (all'epoca) Agren e Del Santo. Si ride abbastanza, specialmente nel secondo tempo e nella parte in treno, anche se sia Banfi che Laurenti han fatto di meglio.
Pinhead80: Gloria è una giovane materassaia che ha la grande passione per la disco dance e che dopo essere stata molestata sul lavoro viene licenziata dal suo datore di lavoro. Film cucito su misura su Gloria Piedimonte, che sfrutta il grande successo ottenuto grazie a Discoring e Boncompagni. Sfortunatamente però l'opera è tremenda: la sceneggiatura si limita a mostrare a ripetizione balletti tutti uguali uno all'altro della protagonista e di "Truciolo" Avallone. Crocitti, a cui è assegnato il compito di portare brio e risate, viene relegato alla parte dell'amico sfigato "friendzonato".
Almicione: All'introspezione psicologica e all'analisi sociale di una popolazione distrutta moralmente e fisicamente dalla seconda guerra mondiale – elementi tipici del neoralismo e del cinema di Rossellini – qui si associa una dura critica alla borghesia italiana del dopoguerra, così frivola, così perbenista, così insensibile alla misera condizione dei suoi concittadini proletari con cui condividono le strade. La drammaticità, a tratti eccessiva, risulta difficilmente suggestiva per un pubblico odierno, ma ci si riesce comunque a godere la pellicola.
Puppigallo: Discreta pellicola in cui l'elemento maschile è una sorta di contorno, come le patate. Qui tutto il lavoro, anche sporco, lo fanno le tre protagoniste, in primis la tormentata Rachel, intrappolata in un doloroso limbo fatto di alcol, invidia e dolore per ciò che ha perso. Purtroppo la pesantezza si sente; e alcuni passaggi appaiono superflui, creando un po' di confusione e minando non poco il ritmo di una vicenda che sì non fa dell'azione e dell'adrenalina il suo punto di forza, ma alla quale avrebbe giovato un po' più di ossigeno, per non rischiare di mandare in apnea lo spettatore.
MEMORABILE: La performance della protagonista, tra il patetico, l'obnubilato e il cocciuto; Come essere sicura di farsi ammazzare; Il colpo di grazia.