Il film più celebre e imponente del cinema muto, capolavoro dell'espressionismo tedesco diretto da Fritz Lang (che era rimasto impressionato, nel suo viaggio a New York, dalla maestosità dei grattacieli e decise di inserirli nella sua visione futuristica della città-tipo) e scenografato in maniera impressionante grazie all'ausilio di modellini, ricostruzioni a grandezza naturale e una quantità incredibile di comparse (le famose “scene di massa” sono tra le più notevoli nella storia del cinema). Appartenendo all’epoca del muto è difficile oggi valutarne la godibilità oggettiva e bene ha fatto Giorgio Moroder nel 1984 a musicarne una nuova versione virata a colori che cerca di restituire...Leggi tutto la forza spettacolare che deve aver prodotto l'opera alla sua uscita. La storia è quella di una gigantesca città futuristica (dalla quale film come BLADE RUNNER e IL QUINTO ELEMENTO hanno rubato non poco) governata da un tiranno che vive ai piani superiori con i suoi collaboratori costringendo l'enorme massa di lavoratori a spaccarsi la schiena sottoterra, al piano delle macchine. L’avvento di un'agitatrice proletaria fa preoccupare il tiranno, che ordina a un bislacco inventore di dare a un robot le fattezze della giovane per diffondere tra i lavoratori il dissidio e l'ira. Sbaglia però, perché così provoca la rivoluzione e una catastrofe immane, che Lang rende bene con inondazioni, fumo, gente che scappa ovunque e un finale per l’epoca pirotecnico. Molte le immagini entrate nella storia per un lavoro imprescindibile anche se piuttosto stiracchiato (evitare le versioni da due ore, filologicamente scorrette) e, ovviamente, datato. Chi ama il cinema difficilmente non ne rimarrà comunque sempre affascinato. Marcel M.J. Davinotti jr. Chiudi
Questo film è un piccolo miracolo del 1926; una vera e propria finestra visionaria su un futuro remoto (ora un po’ meno), che Lang e Thea Von Arbou (dalla cui penna uscì il romanzo) hanno offerto ai suppongo sbalorditi spettatori di allora e a noi (ancora ammirati, almeno io). Le scenografie sono tutte da gustare, ma il film ha anche un contenuto (il dittatore che sfrutta e disumanizza il popolo, mentre il figlio, capace di amare, sarà la chiave di volta, la soluzione al tetro sistema imperante). Indimenticabile il robot. Imperdibile!
MEMORABILE: La marcia degli operai (molto più simili a robot).
Film muto di grande forza visionaria che anticipa di 50 anni il filone futurista, con scenografie e trovate sensazionali. Originale lo studio sullo sviluppo verticale della comunità, sul governo delle masse, sul rapporto caos-disordine (che doveva piacere a Hitler), sulla tecnologia che sfugge al controllo umano. Meno enfasi vien data alla descrizione dei personaggi e dei loro tormenti (a parte il figlio del despota). Nella versione da due ore (e passa) il ritmo è dilatato: ammetto che necessita dell'avanti veloce...
Eccezionale opera di Fritz Lang, figura di spicco per il cinema espressionista tedesco. Metropolis anticipa e - senza retorica - si può dire fonda, le basi per la fantascienza moderna (alcune fonti attribuiscono a Blade Runner un cospicuo debito al titolo di Lang). Il tema è in anticipo anche su Orwell 1984 ed ipotizza una società futurista (è ambientato nel 2026) suddivisa in caste, ripartite via via dall'alto sino al sottosuolo dove dimorano i reietti (quasi profetica la visione, non dissimile dall'attuale realtà) sfruttati, quanto produttivi.
Il rapporto uomo-macchina visto attraverso la condizione sociale della classe operaia in un indefinito futuro dove il divario tra ricco e povero, tra padrone e sfruttato è tale da essere tangibile. L'alienazione dei lavoratori è assoluta come la dissolutezza della classe dirigente. Alla fine il progresso partorirà l'elemento di riscatto degli oppressi. Molta retorica nella pellicola di Fritz Lang ma al contempo gioiello della storia del cinema. Gli effetti speciali precorrono i tempi di almeno 20 anni. Capolavoro.
Visivamente parlando una delle esperienze più incredibili della storia del cinema. Un profluvio di idee per quella che è una pura fantasmagoria visiva che mantiene ancora oggi fortissima ed ineguagliata la sua forza stilistica ed immaginifica che in tantissimi hanno tentato, con scarso successo, di riprendere ed a cui in molti si sono ispirati. Peccato che la sceneggiatura sia un po' squilibrata e che serva allo spettatore un finale un po' troppo ottimista che, forse, fu imposto a Lang dalla produzione. Pietra miliare della storia del cinema.
Film futurista che arriva direttamente dal passato. Fritz Lang ha idealizzato un 2026 caratterizzato da forti disuguaglianze sociali che solo l'unione fra mente e cuore può appianare. I lavoratori che vivono nel sottosuolo della città sono la forza trainante e nascosta di "Metropolis" e quando si ribellano contro i padroni le conseguenze sono disastrose poiché sono tenuti all'oscuro dei meccanismi che tengono in piedi la stessa città. Il messaggio é chiaro: le componenti sono egualmente importanti e bisogna che convivano in armonia.
MEMORABILE: Scena memorabile in cui Rottwang, lo scienziato, dà al robot che ha creato le fattezze di Maria per controllare i lavoratori.
Benché muto e girato alla fine degli Anni Venti, il capolavoro di Fritz Lang (regista tedesco considerato il padre del cinema espressionistico) non ha perso quasi nulla della sua carica simbolica ed innovativa e della geniale e metaforica visione di una società oppressiva e divisa in caste e livelli. Il film è visivamente ricchissimo, con fotogrammi assolutamente artistici, scenografia ottima ed effetti speciali sorprendenti per l'epoca.
Robot femminile costruito da uno scienziato incita gli operai alla rivolta contro i padroni in una città del futuro. Capolavoro del cinema muto e pietra miliare della fantascienza. Lang rappresenta una società futura di sopraffazione. Bellissime le scene di massa e quelle che evidenziano gli ambienti urbanistici; suggestiva la creazione del robot; insinuante, anche se ingenuo, il discorso politico (ma di certo l'elemento visionario è di gran lunga più importante di quello narrativo). Un film con parecchie scene da antologia.
Un film magniloquente, colossale, che unisce la struttura di un'opera in tre atti alla fantascienza più avanzata (per l'epoca). Lang mette in scena degli archetipi, unisce meccanicismo e romanticismo, scontro politico e psicologia, armonia e disordine in uno dei film più influenti della storia del cinema. Indubbiamente molto "sentimentale" e con poca fiducia nella scienza, ma dal punto di vista cinematografico è essenziale.
MEMORABILE: Il balletto della Morte e dei Sette Peccati; la trasformazione del Robot.
Precursore di tutti i film di fantascienza, ha il pregio di aver mantenuto una carica espressiva inalterata nel tempo. Le geometrie degli edifici si uniscono alle precise inquadrature di macchina riuscendo a creare una convincente ambientazione colossale. Ottima la scena di trasformazione da umano a robot. Negli anni 80 il film è stato riadattato in una versione colorizzata e con nuova colonna sonora perdendo gran parte della liricità originaria. Restiamo in attesa della versione integrale. Capolavoro di un regista lungimirante.
Benché visivamente tradotti in un apparato scenografico impressionante e maestoso, il simbolismo e gli elementi narrativi manipolati da Fritz Lang sono ordinari, oltreché ammantati da ingenuità parabibliche discutibili (L'Apocalisse di San Giovanni): l'anno di grazia non c'entra, perché riscontrabili anche nella produzione tarda del regista. Naturalmente ciò nulla toglie all'avanguardismo e alla modernità dell'opera, alla trascinante spettacolarità immaginifica che conduce a un'escalation sfiancante, alla composizione di un humus sci-fi recidivo, cui si attingerà almeno fino a Matrix. Titanico.
Capolavorone, monumento alla potenza e alla visionarietà del cinema, che non ha perso un'oncia di suggestione spettacolare, e sopravvive benissimo al didascalismo quando non all'ingenuità della trama: aveva capito tutto, e a caldo, il buon Luis Buñuel, che in un giudizio sfaccettato (ma quasi pendente verso la stroncatura) nondimeno ebbe a dire che Metropolis "ci stupirà come il più meraviglioso libro d’immagini che sia mai stato composto". Oggetto di culto e di un remake un po' fracassone.
Cosa dire ancora di questo film? Dividerei il commento in due punti di vista, quello puramente di invenzione filmica e quello del contenuto etico-morale. L'invenzione filmica è straordinaria e realizzata con grande maestria, ordine e caos riprodotti come riferimento per tutti i lavori futuri. Il robot rivestito di sembianze umane è semplicemente fantastico, ed è anche, delle due Marie, la mia preferita, specie quando danza. La morale è un po' più dicutibile, ma si sa che ci ha messo mano la moglie autrice, anche con un suo finale.
MEMORABILE: Il finale credo faccia riferimento al rapporto di Dio con l'uomo, Dove Gesù Cristo, figlio di Dio, fa da mediatore con il suo cuore.
Esteticamente (e per quello che dice) questo è un film del muto che ancora oggi può risultare attuale. La città con i grattacieli non è per niente passata e fa pensare ad un mondo futuro, malgrado il film sia del 1926. In più ci sono ingredienti dal sapore gotico come la cattedrale, le catacombe, la vecchia casa dello scienziato pazzo e riferimenti biblici. Uno dei grandi capolavori tedeschi del fantastico e dell'orrore espressionisti, che sono la storia del cinema e non finiranno mai di fare scuola.
MEMORABILE: Rotwang nella sua vecchia casa crea un automa.
Caposaldo della storia del cinema: inventore del cinema di fantascienza come già lo vediamo oggi, con scenografie imponenti, una grande forza visionaria e un messaggio pacifista che scorre nelle immagini non indifferente. Ha momenti di stanca dovuti al passare del tempo, ma è un film capace ancora oggi di impressionare il pubblico, anche con delle pregevoli sequenze oniriche ai limiti dell'horror. Forse il miglior film di Fritz Lang.
L’origine dello sci-fi e tutte (o quasi) le coordinate primarie di questo genere le si possono apprezzare nel bellissimo Metropolis. Puro caleidoscopio di immagini evocative e visionarie, maestosa composizione dell’immagine espressionista e distopia dell’umanità del tutto rapportabile ai giorni nostri, tra romanticismo e meccanicità, tra tirannia e altruismo, tra politica e religione. Molte le sequenze indelebili che si stampano sulla retina, ma pellicola non inattaccabile per via di una storia abbastanza confusa nonché ripetitiva. (***!)
Grande esempio di cinema. Visto oggi può non sembrare un capolavoro, ma comunque per il suo forte impatto visivo e per le tematiche che tocca, Metropolis non è assolutamente da sottovalutare. Indimenticabili sono scene dove gli operai camminano come dei robot. Da vedere.
Capolavoro di tecnica filmica: magici effetti speciali ed imponenti scenografie futuristiche con grattacieli, sopraelevate, ascensori e grigie fabbriche disegnano il paradigma di tutte le megalopoli della sci-fi a venire. A livello contenutistico gli assunti sociologici suonano ancora oggi terribilmente attuali (la Scienza serva del Potere, la massificazione del popolo, il lavoro subìto, la sperequazione del benessere), seppur svigoriti da una sceneggiatura piuttosto ingenua nei suoi eccessi melodrammatici e sdolcinati. Il tema del doppio accompagnerà Lang per tutta la carriera. Fondante.
MEMORABILE: La centrale elettrica Moloch; i movimenti degli ascensori tra le due parti di Metropolis; le danze eccitanti di Maria-robot; l’allagamento.
Incredibile capolavoro sotto tutti i punti di vista, partendo dalle inquadrature magistrali di Fritz Lang e da una scenografia che è la traduzione in film dell'avanguardia futurista fino a giungere a una prova perfetta da parte di tutti gli attori; il tutto valorizzato dalla bellissima musica che tiene alto il livello di suspense della pellicola. I temi trattati sono molteplici e di estrema attualità, su tutti l'importanza delle macchine alla quale si deve per forza aggiungere un elemento razionale. Filosofico e premonitore: sensazionale.
MEMORABILE: Mediatore fra la mente e le braccia dev'essere il cuore!
Solve et coagula di misticismo e potere operaio; il femminino reso eterno dalla robotizzazione frankensteiniana, la neo-Babalon, pre-Vertov e saette rubate al futurismo, foga espressionista sul cocuzzolo del sehensucht, romanticismo a tratti colloso, monumentalità temporale scenografica tecnica e attoriale (l’eclettica Helm in un polisemico role-play): Lang si gioca il tutto per tutto, non teme il lastrico (che arriverà) e sfida il ridicolo annidato tra le righe dello script, allagando la città-platea con plurimi stimoli visivi e intellettivi. Cinema d'altri tempi come di quelli a venire.
Oceanica (due ore e mezza), maestosa e barocca l'opera di Lang colpisce per la genialità della messa in scena, della scenografia e della gestione delle masse (meravigliosi gli ultimi venti minuti). Per il resto è un po' ingenuotta, con discutibili miscugli fra scienza, fede e lotta di classe. Un blockbusterone ante-litteram alquanto vuoto, ma gustosissimo per gli effetti visivi e per i movimenti di macchina. Reparto attoriale più che discreto. In certi frangenti (soprattutto verso la parte finale) la musica di Huppertz cita "La marsigliese".
Metropolis è uno dei più grandi capolavori della storia del cinema sotto tutti i punti di vista; in primis gli effetti speciali che lasciano a bocca aperta ancora oggi e poi le inquadrature, i volti degli attori, l'intensità della storia... Nonostante sia un film muto di due ore e mezza il film non annoia; anzi, meraviglia e appassiona. Fritz Lang ha creato il capostipite dei film di fantascienza che ha poi ispirato altri capolavori del calibro di Blade runner. Esistono varie versioni, ma la migliore è quella integrale da 148 minuti.
MEMORABILE: Il robot che assume le sembianze di Maria.
Siamo ormai alle soglie di quel 2026 ipotizzato da Fritz Lang e per certi versi non si può dire che non ci avesse visto giusto; a partire dalla forte disparità sociale di un mondo diviso in classi (tema centrale del film) fino al rapporto uomo-macchina. Le scenografie e gli effetti speciali lasciano stupefatti, soprattutto "la" robot, ma tutto il film in generale è invecchiato superbamente e parliamo ormai di un secolo. Imprescindibile per ogni cinefilo.
Si rimane sempre affascinati dalle architetture maestose e avveniristiche che fan sembrare gli umani come formiche senza identità. Oltre a ciò anche l'idea del robot, la torre di Babele e giochi visivi usati per le allucinazioni risultano di grande impatto. Recitazione accettabile in una sceneggiatura infarcita di retorica (almeno il rogo in stile Maria Antonietta è funzionale alla storia) dove anche il finale a dir poco pretenzioso fa stonare l'effetto di immagini epiche e futuriste. Musiche un filo piatte.
Versione preistorica dei moderni blockbusteroni, che mette budget sontuoso e una grande eterogeneità di figure e tematiche (società futuristica, love story, rimandi biblici, robot, mad doctor, lotta di classe) al servizio di una morale di facile presa. Grande fascino scenografico e architettonico, indubbiamente ben invecchiato e ben ritmato (di grande modernità sia montaggio che effetti speciali), ma, visto col senno di poi, abbastanza ingenuo e scontato. Cast nemmeno particolarmente incisivo.
Film stupendo che anche oggi urla tutta la sua attualità. Un domani dominato dai robot ruberà il lavoro agli umani? Oppure, un mondo senza Dio si trasformerà in una tentacolare Metropolis dove gli uomini saranno solo servitori senza speranza in balia dei pochi (ceo) capitalisti? Scenografia gotica, vertiginosa e opprimente (grazie all’“effetto Schufftan”) ombre rimarcate, inquadrature sghembe, stile esasperato, recitazione concitata, tono melodrammatico, atmosfera quasi demoniaca, allegoria sull’emancipazione cristologica che si afferma nel finale.
Gigantesca distopia antirivoluzionaria (e anticomunista) che la Harbou dissimula sotto le vesti di un misticismo cristologico (Maria, il Mediatore) e biblico-apocalittico (la torre di Babel-Babilonia). La contingenza politica non impedisce, però, l'apprezzamento simbolico dell'apologo in cui confluiscono citazioni colte (Bruegel) e inquietudini universali (il Doppio, il Golem distruttore, il Demiurgo malvagio) che lo rendono un capolavoro senza tempo. Straordinarie la scenografie, autentiche matrici auree per centinaia di film a venire.
Il significato del film poteva essere espresso in maniera non così complicata. Eppure il genio folle e visionario di Fritz Lang trova qui grande sfogo. Nonostante l'età ormai avanzata, il film non mostra segni di decadimento, anche perché ha infuso la sua linfa vitale in parecchi capolavori distopici moderni. A tratti pare di vedere una versione muta di Lynch. Grandiose le scenografie e gli effetti, stupefacenti per l'epoca. Grande anche la recitazione. Non di facile comprensione, ma da vedere.
La sintesi non è sicuramente una qualità di Lang ma il risultato lo giustifica. Opera che fa dell'espressionismo un punto di partenza e che procede esplorando diverse avanguardie: futurismo, simbolismo, tematiche sociali e cinema gotico ante-litteram nel finale con la cattedrale e il rogo inquisitorio. Un'opera complessa, con personaggi profondi, scenografie monumentali e SFX all'avanguardia, per l'epoca. Ha influenzato molti generi, fantascienza in primis. Peccato per la poca fruibilità rispetto ai suoi contemporanei (Murnau, Wiene). Monumentale.
MEMORABILE: La donna robot (praticamente un prototipo di C-3PO di Guerre stellari).
Come per altre opere del passato la valutazione fa la media tra gli indiscutibili aspetti cinematografici e il gusto personale. Certo non si può negare che gli scenari futuristici, il moloch e l'automa abbiano posto le basi per un intero universo cinematografico. La storia è tuttavia non solo prolissa e a tratti stucchevole come da stile, ma spesso dubbia. Si comprendono gli accostamenti con l'ideologia nazista: una massa di operai informe, senza identità individuali, che viene esortata a pattare con i padroni per la pace del "popolo".
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Una vittoria così clamorosa dell'Inter sarebbe davvero un evento super epico. Vedere un muto non assistito dal caro vecchio Deep non è lo stesso.. Incredibilmente in sala c'è un po' di gente... Inizia alle 18:00. Tanti giovani. Ma hanno idea di cosa vedranno??
DiscussioneGraf • 17/03/15 20:40 Call center Davinotti - 910 interventi
Didda23, secondo me i giovani vedranno (scopriranno?) qualcosa di radicalmente differente e di enormemente migliore dalle solite cose che passano in TV e, ormai, anche sul web.
E questo "qualcosa" avranno soprattutto il privilegio di vederlo sul grande schermo.
Sono andato alle 18:00. Il film contiene una marea di scene in più e la durata si avvicina alle 2 ore e trenta. I frammenti ritrovati sono in 16 mm e sono stati restaurati ma non arrivano affatto alla definizione del resto. Quindi si capisce benissimo cosa c'è in più. Credo che valga la pena vedersi questa versione che in assoluto è la più completa; addirittura vengono spiegate (in base ai documenti depositati al tempo) le scene che dovrebbero esserci e che invece sono andate perdute.
Mi ha stupito la padronanza del mezzo, la visionarietà e la gestione delle masse.
"A seguito del ritrovamento in Argentina (nel 2008) di 25 minuti di pellicola (in 16 mm) ritenuti perduti nel 2010 si è fatto un restauro completo ad opera di Friedrich-Wilhelm-Murnau-Stiftung e Deutsche Kinemathek. La colonna sonora di Gottfried Huppertz è stata ricostruita ed è eseguita dalla Rundfunk-Sinfonieorchester di Berlino diretta da Frank Strobel"
Didda23 ebbe a dire: "A seguito del ritrovamento in Argentina (nel 2008) di 25 minuti di pellicola (in 16 mm) ritenuti perduti nel 2010 si è fatto un restauro completo ad opera di Friedrich-Wilhelm-Murnau-Stiftung e Deutsche Kinemathek. La colonna sonora di Gottfried Huppertz è stata ricostruita ed è eseguita dalla Rundfunk-Sinfonieorchester di Berlino diretta da Frank Strobel" Penso che entrambe le versioni, sia quella da due ore che quella da due ore e mezza abbiano un loro valore: la prima, visivamente più omogenea, è più spettacolare e soddisfa l'intrattenimento, mentre la seconda, che a causa dei cartelli e degli inserti in 16 mm porta "fuori" dal film, ha soprattutto un valore di ricostruzione, di repero storico diciamo...
HomevideoXtron • 6/02/17 21:34 Servizio caffè - 2059 interventi
C'è il doppio dvd della CINETECA DI BOLOGNA
Cartelli in tedesco con sottotitoli in italiano
Formato video 4/3 pillarbox
Durata 2h23m37s
Extra: Viaggio a Metropolis, Metropolis ricostruita (entrambi nel dvd 2), libro di 58 pagine.
CuriositàRufus68 • 29/12/17 20:27 Contatti col mondo - 219 interventi
La citazione da Bruegel il Vecchio. Bruegel eseguì due dipinti della Torre di Babele, entrambi risalgono al 1563. Il più noto è "La grande Torre", in cui il manufatto è in via di costruzione. L'altro, noto come "La piccola Torre", quello che dell'immagine, rappresenta la Torre babilonese come quasi completata. Le somiglianze con Metropolis sono evidenti:
Vi consiglio di recuperare il bel libro omonimo di Thea Von Harbou(sceneggiatrice di Metropolis e all'epoca moglie di Fritz Lang)uscito un anno dopo il film e in cui però si manifestano già le prime avvisaglie della sua futura conversione al nazionalsocialismo.La critica fasulla al capitalismo appare chiara:il padrone di Metropolis e padre del protagonista si chiama infatti Joh chiaro riferimento al tetragramma divino YHWH,e se prendiamo per vera l'affermazione di Lenin "l'antisemitismo è il socialismo degli imbecilli", è facile arrivare a comprendere come la moglie di Lang arrivò ad abbracciare il nazismo. Allo stesso tempo infatti il libro(e il film) sono aspra critica al comunismo,che la sceneggiatrice vuole ben inquadrare con la rivolta operaia fomentata dalla falsa Maria(costruita dall'inventore Rotwang su richiesta di Joh)che distrugge le macchine e non ottiene altro nefasto risultato che allagare i quartieri proletari. Si chiarisce così (anche dal finale del film) quale era l'intento della sceneggiatrice: una esaltazione pacifista del mito cristologico e mariano occidentale con denuncia del comunismo visto come degenerazione giudaica (tutti sanno che Marx,Lenin e Trockj provenivano da famiglie ebraiche),tesi che tuttora trova numerosi proseliti.Il film è per me comunque un capolavoro anche se Lang dopo la separazione dalla moglie arrivò quasi a disconoscerlo.
Sempre a proposito della disconoscenza di Lang del film,è utile recuperare un commento apparso nella edizione della Cineteca di Bologna: "Mentre lo facevo lo amavo,poi l'ho detestato".