Per tradurre fuori dall'Iran sei cittadini americani rifugiatisi in incognito all'ambasciata canadese dopo l'assedio a quella americana (che fruttò altri 52 ostaggi da contrattare con la restituzione al suo paese dello Scià scappato in Usa per evitare l'impiccagione) ci si mette di buzzo buono la Cia; e la "miglior cattiva idea" per risolvere il problema ce l'ha l'agente Antonio Mendez (Affleck): si fingerà che i sei (di cui nessun iraniano conosce l'identità) siano lì per i sopralluoghi di un film fantascientifico (intitolato appunto "Argo"), pronti a ripartire per il Canada come se davvero fossero cittadini canadesi arrivati lì per il film appena due giorni prima. A coordinare l'operazione sul...Leggi tutto posto sarà Mendez stesso, che dovrà spiegare ai sei il piano. Una vicenda assai complessa e ricca di sfumature psicologiche ispirata a una reale operazione condotta dalla Cia a Teheran nel 1979, organizzata con rara sfacciataggine e sfruttando il cinema come copertura. ARGO diventa così un film nel film, un'opera "reale" cui dare la maggior consistenza possibile per avvalorarne la credibilità agli occhi iraniani. Ben Affleck, alla sua terza prova dietro la macchina da presa, diventa così regista dell'ARGO che vediamo e produttore dell'Argo virtuale, entrando come Mendez in una professione che non conosce. In realtà Affleck il mestiere lo conosce eccome, perchè il suo ARGO è condotto con sapienza ed esibendo un'esemplare chiarezza che di fronte a una vicenda così sfaccettata non era facile mantenere. Si riesce a entrare nel vivo dell'azione, a empatizzare con il terrore e l'inevitabile sfiducia della troupe improvvisata, mentre durante la fase in America si fa strada una divertita satira sull'ambiente hollywoodiano attraverso le figure dei cinematografari John Goodman e Alan Arkin (bravissimi entrambi), chiamati dalla Cia a rendere credibile l'effettivo processo di lavorazione del fantafilm/copertura. La semplicità dello stile di Affleck premia l'efficacia e l'immediatezza. Manca un po' di personalità (lo stesso difetto dell'Affleck attore), ma a questo sopperiscono in parte le riprese concitate durante l'azione, che con abilità cuciono nuove scene realizzate per l'occasione a filmati d'epoca. Lo scenario storico è ricostruito con attenzione, le musiche accompagnano degnamente (con break sorprendenti che passano dai Dire Straits di "Sultans of swing" ai Led Zeppelin di "When the Levee Breaks") e, pur restando lontani dalla magniloquenza dei grandi autori, il Nostro mostra una padronanza del mezzo invidiabile. Poco importa se poi nel finale si scivola altamente nel prevedibile e nella spettacolarizzazione all'americana, perché la narrazione scorre fluida e per un film di due ore è qualità fondamentale. Si noti che quanto avvenne realmente lo si è saputo solo nel 1997, quando Clinton decise che era giunta l'ora di declassificare i documenti "top secret" relativi all'operazione.
Durante la crisi degli ostaggi del '79 un agente CIA deve liberare sei cittadini americani dall'Iran khomeinista. Affleck dirige bene e costruisce grandi scene di tensione, inserendo anche un forte citazionismo (da Star Wars al Pianeta delle scimmie) e molto umorismo. Ottimo cast con la mitica coppia Arkin/Goodman.
MEMORABILE: L'intro col vecchio logo della Warner Bros. anni 70/80: che nostalgia!
Pian piano il giovane regista Ben Affleck si sta facendo sempre più convincente; per l'attore lasciamo il giudizio ancora sospeso, anche se in questo caso la sua granitica espressione è congeniale alla vicenda. Intrigante dramma politico, incentrato su fatti realmente accaduti in Iran nel 1979, teso e ben gestito sia in sceneggiatura che in cabina di regia. Da segnalare l'irruento parossismo che ci catapulta in mezzo alla vicenda, una spasmodica partenza in media res da cardiopalma (forse, con il finale, il miglior momento del film). Promosso.
Giovani registi crescono: Affleck torna alla regia e dopo l'ottimo esordio ed il buon seguito cittadino, mostra ancora di saperci fare ed essere maturato. Incredibilmente tratto da una storia vera, il film è caratterizzato da una tensione costante e da un ritmo forsennato che non cala mai per tutte le sue due ore (i minuti finali sono davvero al cardiopalma), grazie ad una sceneggiatura avvincente e ad un montaggio di grande efficacia. Riuscite anche le spruzzate ironiche che non distolgono l'attenzione di chi guarda da quanto succede. Grande esempio di cinema di genere: ce ne fossero così!
MEMORABILE: Il protagonista: "A Hollywood per fare soldi girerebbero a Mosca con Pol Pot alla regia"
Ben diretto, ben interpretato e quasi privo di inutili pause verbose. E' questo a decretare la riuscita di una pellicola che si basa su un fatto realmente accaduto e che sa far montare la tensione minuto dopo minuto, vista la situazione a dir poco esplosiva. Ogni attore dà il suo valido contributo, disegnando il proprio personaggio in maniera convincente (c'è chi se la fa giustamente sotto, chi tenta di ragionare, chi semplicemente si attiene al piano). Verso la fine si sente un po' l'Americanità, ma in questo caso si capisce e giustifica la reazione (hurrà) dopo una simile odissea. Notevole.
MEMORABILE: Sul piano: "Sono tutte cattive idee. Questa è la miglior cattiva idea che abbiamo"; "Argo vaffanculo"; "Se volevamo gli applausi lavoravamo al circo".
Discreto come attore, Ben Affleck si conferma un ottimo regista raccontando un episodio poco conosciuto della lunga storia di tensione dei rapporti USA-Iran. Argo è un film teso e compatto, realizzato con grande senso del ritmo, senza un minimo cedimento della tensione e con un'eccellente ricostruzione ambientale. Sceneggiatura ben scritta e grande abilità nella scelta del cast. Da non perdere.
Ben Affleck si riconferma regista dalla padronanza del mezzo notevole: non perdendosi in inutili parentesi melodrammatiche, infatti, gira asservendo la propria vena alla brillante sceneggiatura che ha il vantaggio di possedere al proprio interno spruzzate ironiche che hanno un loro perchè. Bene la direzione degli attori. Nonostante sia un film davvero notevole si avverte la mancanza di un qualcosa di indefinito che avrebbe potuto rendere l'opera un autentico capolavoro. Lo stile ricorda Eastwood; mi auguro che il buon Ben possa raggiungere il maestro...
E chi se lo sarebbe mai aspettato di premiare con quattro palle tonde un film di e, soprattutto, con Ben Affleck? Io no di certo, ma sono ben contento di essermi dovuto ricredere: liberatosi dal bamboccionismo della sua prima carriera attoriale, il vecchio Ben tira fuori dal cilindro un solidissimo film di genere che riporta, con gioia, al cinema "storico-politico" USA degli anni '70. Regia classica, sceneggiatura ad orologeria e grande costruzione della tensione, sono senz'altro i punti di forza della pellicola, assieme alle prove di tutti gli attori.
La terza opera di Affleck regista è un buon film di spionaggio che rispolvera un caso che ha coinvolto l'America e l'Iran tra gli anni 70 e 80. Ed è davvero un buon risultato: ritmo tesissimo, buone prove da parte degli attori e solida sceneggiatura che non perde mai d'interesse per tutta la sua durata. Nella seconda parte si sfiora il clichè in più di una situazione, ma era prevedibile.
Affleck é un regista maturo e non piú una promessa. Il film é un ottimo concentrato di tensione e grazie a una sceneggiatura ben scritta riesce a tenere lo spettatore incollato allo schermo. Ottima la scelta degli attori, della fotografia e particolarmente ben girate le scene di massa.
Dopo The town Affleck si conferma regista dal tocco felice: questo film di spionaggio ha tutte le carte in regola per emozionare e tenere lo spettatore sulle spine grazie a un buon ritmo, un ottimo uso della tensione (soprattutto nella seconda parte) e una fotografia che ricrea perfettamente lo stile dello spionistico anni '70. Ottimo il cast, Affleck da solo si dirige molto bene ma in particolare ho apprezzato il duo Goodman-Arkin, davvero straordinario. Da non perdere.
Affleck dirige un film che è contemporaneamente certificazione e romanzo, documentario e invenzione, nel quale non si capisce cosa sia più vero, se la storia o la narrazione. Fatto della stessa sostanza di cui è fatto il cinema, Argo racconta una bugia vera attraverso una vera bugia (il cinema), traghettando lo spettatore in un film-viaggio che è esso stesso un vello d’oro che cura le ferite inferte dal reale.
La parabola di Affleck è in crescita. Da mediocre attore sta mutando in buon regista (vedi anche The town) e bravo attore. Il film è piacevole e lascia poco spazio alla romanzatura d'uopo in queste pellicole. Affleck è il vero mattatore, con un buon cast di comprimari che gli ruotano attorno senza scalfirne la leadership. Regia pulita, lineare; e non è un difetto, anzi. Bravo Affleck!
L'onestà prima di tutto: una trama lineare, un'ottima sceneggiatura, un buon equilibrio tra la drammaticità della situazione e le fasi da commedia ambientate a Hollywood. La ricostruzione è molto fedele: sui titoli di coda alcuni fotogrammi vengono accostati a foto d'epoca; perfino un eccesso di zelo ma si può perdonare. Il ritmo è così serrato che la tensione rimane alta, anche se il finale è già noto prima di guardare il film.
La vicenda (come si sa, vera) mette in luce un aspetto molto interessante: in piena crisi, fomentata da odio puro (le donne iraniane, politicizzate, fanno veramente paura), tra due nazioni distanti tra loro anni luce, il mondo del cinema riesce comunque a mantenere un legame "culturale" e a permettere un'operazione di salvataggio, altrimenti impossibile, senza spargimento di sangue. La somiglianza fisica di Affleck con Kevin Costner me lo ha fatto avvicinare a quest'ultimo anche come tipo di carriera. Sarà questo film il suo Balla coi lupi?
MEMORABILE: La formidabile coppia Arkin/Goodman, che passa in mezzo ad un set, dove si sta girando, per andare a rispondere al telefono.
L'esordio, bello e sorprendente, poteva essere dovuto alla fortuna del dilettante, il secondo ha fatto nascere il sospetto, col terzo film Affleck dimostra che, se non (ancora) "autore", è certamente un bravo regista: la vicenda non era facile da trattare, perchè il rischio della spettacolarizzazione manichea a stelle e strisce c'era tutto, ma è stato minizzato grazie ad un riuscito dosaggio degli elementi realistici, psicologici, satirici, per un risultato che informa e coinvolge senza troppe forzature. Arkin e Goodman formidabili, ma anche Affleck attore offre una buona prova.
MEMORABILE: "Se devo produrre un finto film, sarà un finto successo"
Grande spettacolo, sentimenti puri in mostra, sceneggiature d'acciaio, attori come pilastri di una costruzione incrollabile. Se a tutto ciò si aggiunge un regista ormai maturo e in grado di mantenere una tensione costante per tutta la durata e di alleggerire il clima, ironizzando acidamente su Hollywood, sfruttando alla perfezione il "gigante" Alan Arkin e John Goodman in uno dei "suoi" ruoli, la scommessa sembrerebbe vinta. Invece il lieto "lieto" fine e l'Affleck attore lasciano un po' d'amaro in bocca.
Il taglio misto tra cronicistico, giornalistico e melodrammatico permette di raccontare una storia che sulla carta sarebbe improbabile. Affleck non calca la mano e mischia bene le carte aggiungendo anche qualche battuta più leggera. Sul cast si poteva fare di meglio, perché non trasmette bene il pathos che presumo ci fosse. L’attenzione ai particolari predomina, nonostante qualche passaggio telefonato e irreale (le macchine che inseguono l’aereo).
Affleck si conferma buon regista e discreto attore. Riesce, infatti, a raccontare in maniera più che apprezzabile la vera (anche se un po' romanzata come tradizione americana vuole) storia di "Canadian Caper": il salvatggio di sei americani durante la crisi degli ostaggi in Iran. Non un capolavoro, resta un buon film, ma nulla di più.
Tra i meriti di Affleck quello di aver contenuto la retorica entro limiti accettabili e di aver reso bene il crescendo thrilling di fatti in parte già conosciuti. Certo, sorprende che Hollywood abbia aspettato tanto dal 1997 (anno in cui gli atti vennero desecretati) a sfruttare una storia così tagliata su misura e su cui gli sceneggiatori edificano una sana dose di autoironia. Ottimi tutti gli interpreti e la ricostruzione ambientale, ben girate le scene concitate di inizio e fine film. Bravo Ben continui a stupire.
Film sorprendente a cui mi sono avvicinato con scetticismo temendo prolisse cadute nella retorica a stelle e strisce, come spesso capita in questo tipo di produzioni. Argo invece si snoda con un ritmo incalzante, sobrio, asciutto, tale da trasportarti a bordo dell'operazione quasi come se si stesse vivendo la cronaca di un avvenimento in diretta. La tensione è sempre elevata, contagiosa: Affleck si dimostra super in entrambe le vesti, dirigendo un cast davvero partecipe della storia narrata. Davvero interessante.
MEMORABILE: Le tavole a fumetti della sceneggiatura del film.
Non siamo al film nel film, perché qui si parla soltanto dei presupposti della realizzazione di un film, in funzione dell'architettuta di un mirabile stratagemma volto a perfezionare una complicata, quanto emozionantissima, cosiddetta operazione di "esfiltrazione" (liberazione di potenziali ostaggi in territorio nemico). Tratto da storia vera, dove ancor più vera è la conferma di Affleck come regista di ottimo mestiere (ed anche come diafano attore) che sa imbastire una narrazione fluida e avvincente, pur alle prese con un plot non certo facile.
MEMORABILE: Il palpitante sviluppo finale; Gli ostaggi che in tempi striminziti devono "convincersi" (per convincere) a dovere della loro nuova falsa identità.
Piacevole a teso al punto giusto. Affleck si dimostra abile dietro la macchina da presa, mentre nella scrittura del film ci si attiene il più possibile alla realtà senza cadere in inutili esagerazioni (a parte le auto che inseguono l'aereo...), complice anche una storia che nella realtà sembra aver superato le più pindariche fantasie hollywoodiane. Stranamente non spicca quasi nessuna prova attoriale, tutte molto allineate. Se ne consiglia sicuramente la visione.
Film più che discreto che si lascia guardare con piacere e produce tensione. I 3 Oscar sinceramente non ci stanno e dimostrano che l'asticella della qualità si è molto abbassata, negli ultimi anni. Certamente il film è ben realizzato e Affleck si dimostra un bravo regista. L'ultima parte purtroppo vira nell'americanata più classica, in cui tutto è all'ultimo respiro (e francamente inverosimile). La battuta " v...o argo!" (purtroppo ripetuta) è sulla stessa linea e abbassa inevitabilmente il livello del film.
Una bugia nella bugia, un film (di per sé finzione) finto (!) per coprire un'operazione di salvataggio della CIA: questa in soldoni l'incredibile storia che un Affleck regista mette in scena, non senza qualche intoppo. C'è infatti come la sensazione che i tempi registici siano del tutto sballati, tra improvvise accelerate alternate a cali di ritmo di cui si poteva francamente fare a meno. Arkin e Goodman sono un incredibile valore aggiunto a un cast tutto sommato nella media. Molto buono, ma tremendamente lineare e privo di sussulti...
MEMORABILE: "Argovaffanculo!"; Le scene finali all'aeroporto, Chambers: "Vieni qui credendo di essere un padreterno per non combinare nulla: sei nel posto giusto!
Che Affleck sia migliore come regista che non come attore ormai è chiaro a tutti. Peccato che questa volta non sia ai livelli cui ci aveva abituati con Gone baby gone e The town. Anche se a dire il vero la colpa non è che sia proprio sua, visto che i punti deboli sono una sceneggiatura troppo lenta e asfittica nella prima ora e un montaggio francamente incomprensibile. Meno male che il crescendo finale ripaga abbondantemente lo spettatore della visione. Cast non altisonante ma funzionale.
Un solido thriller ispirato da un evento realmente accaduto ben diretto da Affleck che, dopo una prima parte preparatoria, ne realizza una seconda al cardiopalma con intenso ritmo e situazioni pronte a implodere in ogni istante. Ottime ambientazioni e cast appropriato, con lo scanzonato Goodman in prima fila. Validissimo.
Affleck dimostra di saperci fare dietro la macchina da presa, riuscendo a tenere il pubblico con il fiato sospeso per l’esito della vicenda; anche dal punto di vista attoriale fornisce una buona prova così come il resto del cast (semplicemente strepitoso Alan Arkin). Particolarmente emozionante risulta la parte finale ambientata in Iran, dove grazie al montaggio alternato l’adrenalina cresce esponenzialmente. Ovviamente le vicende vengono un po’ spettacolarizzate per esigenze filmiche, ma ciò non toglie nulla alla riuscita della pellicola. ***
Storia vera dell'uscita clandestina dall'Iran di sei fuggiaschi Usa, realizzata grazie a una potente arma di distrazione di massa: il cinema. Affleck gira con totale sicurezza un film dal ritmo perfetto, non c'è una sbavatura (se non nel finale, posticcio). Un thriller con pochissimo movimento ma molta tensione, anche se la fine è nota. Peccato che in tutto questo i personaggi siano meri strumenti della trama, del tutto bidimensionali. Gli unici che si ritagliano uno spazio e un ricordo sono i due "agenti per caso" di Hollywood. Il cinema meglio della CIA?
MEMORABILE: I momenti umoristici di Goodman e Arkin, ad alto rischio di squilibrio, si amalgamano invece a perfezione con la tensione dell'azione in Iran.
Pamphlet in salsa hollywoodiana imperniato sull'indulgenza di un panegirico del tollerato e confessato circus americano. Ben Affleck non gode più della wild card iniziatica e si conferma con grande audacia maestro della tensione; il suo è un serratissimo intrigo internazionale che possiede il grimaldello dell'intrattenimento pensato per il pubblico di riferimento: Persiani "strumentalizzati" con dovizia per la giusta causa. Gli ingredienti sono calibrati col bilancino e la confezione è impeccabile. Esempio indicizzante di thrilling. ***
Notevole. Strepitosa la ricostruzione dell’epoca, perfetto il cast nella sua interezza (anche se Affleck è meglio come regista), ma a colpire è soprattutto il crescendo di tensione emozionale che coinvolge lo spettatore senza un attimo di tregua, nonostante molti, come nel mio caso, sapessero già l’esito della vicenda. In più, né il finale “americanissimo” né i siparietti tra Goodman e Arkin stonano nello spartito, fondendosi nel dramma per magia. Non so se l’Oscar sia giusto, ma la candidatura di certo sì.
Fin dall'esordio di Gone baby gone il cinema di Affleck mostra una peculiare tendenza bipolare, scisso com'è tra aderenza a una classicità "eastwoodiana" e una sotterranea tendenza a divagar verso sentieri più ambiguitortuosi. Nel film tale divaricazione, pur ancora presente (nella paradossale vicenda metacinematografica), si attenua considerevolmente, essendo troppo preponderante (necessariamente) la vicenda reale da cui prende le mosse. Resta un film solidissimo, ottimamente recitato, ben calibrato nei suoi vari registri, ma pure un'occasione in parte persa.
MEMORABILE: La sequenza al mercato di Teheran; Le battute di Alan Arkin.
La fine degli anni '70 in Iran sono stati un incubo per gli americani; questo film parla di come un funzionario della CIA abbia tirato fuori sei connazionali da quell'inferno spacciandosi per un produttore di film fantascienza. Ben Affleck è sempre e comunque la solita faccia inespressiva, ma il film è ben girato, con parecchie scene tese, specie quelle finali. Bryan Cranston, Alan Arkin e John Goodman sono i migliori del cast. Bello il bluff del falso film di fantascienza: ci sarei cascato anch'io! Ottima tensione.
Bisogna ammettere che Affleck sa il fatto suo alla regia, però per fare un buon film bisognerebbe osare un po' di piu: qui non ci sono elementi fuori posto, però si riduce tutto alla solita tiritera dei moderni film americani di spionaggio. Aspettatevi quindi un turbinio di battute e risposte sagaci da uomini dei servizi segreti tutti d'un pezzo, telefonate al presidente all'ultimo secondo, il finale per il rotto della cuffia.
Un bel film, che provoca nello spettatore il giusto mix di interesse e di tensione (l'ottimo finale in aeroporto ma anche la visita alla città tra la folla); Affleck va benissimo per il ruolo, ma la cosa migliore è la coesione, grazie alla quale tutto fila liscio senza esagerazioni. Positiva poi l'assenza di effetti speciali.
Non avrei mai pensato che Affleck potesse girare una pellicola del genere. E lo ha fatto anche bene! Siamo a Teheran nel 1979: durante la rivoluzione i manifestanti invadono l'ambasciata americana, ma sei funzionari riescono a nascondersi. Per tirarli fuori dall'Iran si produrrà addirittura un (fake) film. La storia intriga e appassiona e il ritmo è adeguato, segno che Affleck si muove meglio dietro la camera che davanti. Le critiche alla veridicità dei fatti hanno poco peso: la storia è sui libri; il cinema è finzione.
Chi dice che il cinema non serve a niente si accomodi davanti a un film che dimostra come possa addirittura salvare vite e bypassare corto-circuiti diplomatici. Con disinvoltura che ha dell'incredibile, Affleck sublima narrativamente quanto della geo-politica e della cosiddetta storia internazionale poteva essere pericoloso peso morto e farragine, riuscendo a renderli periferici e funzionali al contempo, al soldo di un senso del ritmo che sembra in lui congenito. Risultato: riesce ancora una volta a trasformare materia non facile in ordigno tensivo costruito leggendo The Anarchist Cookbook.
Un film interessante e avvincente sulla rocambolesca liberazione dei sei ostaggi americani dall'ambasciata canadese di Teheran nel 1980. La ricostruzione degli ambienti e dei costumi è davvero notevole e il gruppo di attori ha volti molto somiglianti agli originali (che appaiono nei titoli di coda). La vicenda ha dell'incredibile e lascia qualche dubbio sul reale svolgimento dei fatti, considerato soprattutto un finale che eccede in spettacolarità. L'imperturbabile Affleck si conferma un talento anche alla regia.
Efficace nella ricostruzione del momento storico, lo è anche sul piano narrativo sia pure a corrente alternata: al promettente incipit segue qualche ripetitività di troppo, ma l'ultima parte fa registrare una notevole impennata di ritmo e tensione. Affleck dirige correttamente (ma nei due thriller precedenti aveva fatto ancora meglio), le interpretazioni sono buone e in definitiva si tratta di un prodotto piacevole, ma i tre Oscar vinti (tra cui addirittura quello per il miglior film) mi sembrano davvero troppa grazia...
Il buon Affleck dallo sguardo dimesso oltre a fornire un'altra interpretazione "raccolta", dirige il racconto di un episodio piuttosto clamoroso nella storia della CIA, mettendoci tutta l'onestà possibile. Ne risulta un film che pur privo di pretese documentaristiche, riesce a informare, mantenendo la tensione che lo consegna di buon diritto al genere thriller. Qui sta anche il suo limite: quello di perdere in più occasioni chiarezza in favore del ritmo (i sottotitoli sfilano via in fretta, alcuni dialoghi accennano più che approfondire). In ogni caso un buon lavoro.
Sinceramente sopravvalutato, si tratta di un film abbastanza innocuo. L'episodio raccontato era di per sé curioso ma lo svolgimento è quanto di più politicamente corretto ci si possa aspettare. La riflessione sul rapporto tra cinema e realtà non è particolarmente sottolineata e anche il finale con il rientro in famiglia del protagonista lascia perplessi. Suspence piuttosto moderata, tanto che è difficile ascrivere la pellicola al genere thriller. Comunque ideale per gli Ooscar. Sinceramente di Affleck regista preferisco The town.
Ben Affleck realizza senza dubbio un buon film, in grado di coinvolgere senza mostrare più di quello che dovrebbe essere mostrato. Nulla è superfluo, ma allo stesso tempo non sembra esserci un elemento cinematografico in grado di innalzare il livello del film. Qualche piccola idea, dal punto di vista della regia, c'è, ma non è abbastanza.
Non si può negare la capacità registica di Affleck (è come attore che semmai...). Traendo spunto da un fatto realmente accaduto, la cosiddetta "Canadian Caper", Affleck riesce a costruire una sorta di finto documentario che, seguendo le regole di un qualsiasi thriller, tiene viva l'attenzione dello spettatore fino al teso (a liberatorio) finale. Tre premi Oscar.
Ben Affleck riesce a ricavare da una storia vera un buon thriller che dà il meglio di sé nella parte ambientata all'aeroporto. Il contesto storico viene egregiamente riprodotto sfruttando l'alternanza tra immagini di repertorio e immagini ricostruite. Nella prima parte si fa un po' di fatica a seguire il tutto, perché il ritmo è lento e bisogna capire bene le dinamiche politiche del tempo, ma una volta entrati nella storia e nei personaggi le emozioni sono assicurate.
Altro centro per il Ben Affleck regista, che nonostante uno script prevedibile (del resto racconta fatti piuttosto noti) mette in scena un thriller ad alta tensione, soprattutto nella seconda parte. Perfette scenografie, costumi e acconciature che ricostruiscono meticolosamente il periodo storico, ottimo Bryan Cranston, purtroppo un po' sacrificati Goodman e la DuVall. Successo di critica e di pubblico del tutto meritati, un film solido ed elegante, per una volta privo della solita retorica patriottica a stelle e strisce. Meritevole.
Tratto da fatti realmente accaduti e da un romanzo. Storia non facile da portare sul grande schermo per la sua complessità e che, grazie a una sagace sceneggiatura, riesce a coinvolgere per il buon dosaggio di suspense e tensione che si evidenzia nella parte finale. Ottimi il montaggio e la fotografia. In un buon cast spiccano sugli altri John Goodman ed Alan Arkin.
La famiglia Affleck ha dato molto al cinema, al di là degli aspetti caratteriali del primogenito Ben, che tra un eccesso e l'altro ha comunque dimostrato di essere un eccellente attore ma soprattutto un grande regista. "Argo" è il punto più alto della sua carriera in entrambi i sensi. Film difficile da non far scadere nell'agiografia e nel revisionismo storico e che invece viene girato come un autentico thriller, commisto a elementi tipici di una spy story, quale è in effetti e che può valersi anche di momenti di forte umorismo a spezzare la tensione narrativa. Oscar meritatissimo.
MEMORABILE: "La mia storiella è l'unica cosa tra voi e un'arma alla testa".
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Ruber ebbe a dire: Mco ebbe a dire: Dal 21 Febbraio 2013 in BLU-RAY per Warner Home Video.
ma è da prendere in br o in dvd?
Esiste anche l'edizione in DVD, sebbene l'uscita non sia stata parimente reclamizzata, come oramai è di uso comune per le case distributrici, le quali si affidano maggiormente al merchandising del disco blu.
Le specifiche del dvd sono:
- Schermo panoramico
- Audio Inglese (Dolby Digital 5.1), Italiano (Dolby Digital 5.1), Francese (Dolby Digital 5.1)
- Formato 16:9
Stessa cosa per il blu disc, con aggiunta di qualche dato in più relativamente all'audio: Ungherese (Dolby Digital 5.1), Turco (Dolby Digital 2.0), Italiano (Dolby Digital 5.1), Polacco (Dolby Digital 5.1), Russo (Dolby Digital 5.1).
Spero di esserti stato d'aiuto.
Mco ebbe a dire: Ruber ebbe a dire: Mco ebbe a dire: Dal 21 Febbraio 2013 in BLU-RAY per Warner Home Video.
ma è da prendere in br o in dvd?
Esiste anche l'edizione in DVD, sebbene l'uscita non sia stata parimente reclamizzata, come oramai è di uso comune per le case distributrici, le quali si affidano maggiormente al merchandising del disco blu.
Le specifiche del dvd sono:
- Schermo panoramico
- Audio Inglese (Dolby Digital 5.1), Italiano (Dolby Digital 5.1), Francese (Dolby Digital 5.1)
- Formato 16:9
Stessa cosa per il blu disc, con aggiunta di qualche dato in più relativamente all'audio: Ungherese (Dolby Digital 5.1), Turco (Dolby Digital 2.0), Italiano (Dolby Digital 5.1), Polacco (Dolby Digital 5.1), Russo (Dolby Digital 5.1).
Spero di esserti stato d'aiuto.
si ma quello che volevo dire e che secondo te e un film da prendere in br o dvd come qualità?
Ruber ebbe a dire: Mco ebbe a dire: Ruber ebbe a dire: Mco ebbe a dire: Dal 21 Febbraio 2013 in BLU-RAY per Warner Home Video.
ma è da prendere in br o in dvd?
Esiste anche l'edizione in DVD, sebbene l'uscita non sia stata parimente reclamizzata, come oramai è di uso comune per le case distributrici, le quali si affidano maggiormente al merchandising del disco blu.
Le specifiche del dvd sono:
- Schermo panoramico
- Audio Inglese (Dolby Digital 5.1), Italiano (Dolby Digital 5.1), Francese (Dolby Digital 5.1)
- Formato 16:9
Stessa cosa per il blu disc, con aggiunta di qualche dato in più relativamente all'audio: Ungherese (Dolby Digital 5.1), Turco (Dolby Digital 2.0), Italiano (Dolby Digital 5.1), Polacco (Dolby Digital 5.1), Russo (Dolby Digital 5.1).
Spero di esserti stato d'aiuto.
si ma quello che volevo dire e che secondo te e un film da prendere in br o dvd come qualità?
Ardua quaestio caro amico mio.
Se hai un impianto home video adeguato e ami il massimo della resa audio-visiva vira sul blu disc, altrimenti puoi risparmiare qualcosina e goderti comunque un buono spettacolo mercé il DVD, in quanto la Warner ha una rispettabile qualità di offerta.
DiscussioneDaniela • 9/01/14 13:22 Gran Burattinaio - 5942 interventi
Interessante la lettura della voce Canadian Caper nella Wikipedia inglese, sulla vicenda che ha ispirato il film, piuttosto fedele ai fatti.
In precedenza, la stessa vicenda era stata raccontata nel film tv americano Escape from Iran: The Canadian Caper, diretto nel 1981 da Lamont Johnson - dato che l'operazione della CIA non era stata ancora resa nota, il film tv si concentra quasi interamente sulla segregazione dei sei americani all'interno dell'ambasciata canadese e sulla figura dell'ambasciatore Ken Taylor
Per Didda23:
sì il film mi è piaciuto. E' fatto bene e tiene sulle spine, anche se già si sa (essendo storia vera) come andrà a finire.
DiscussioneDaniela • 9/01/14 16:33 Gran Burattinaio - 5942 interventi
Caesars ebbe a dire: Per Didda23:
sì il film mi è piaciuto. E' fatto bene e tiene sulle spine, anche se già si sa (essendo storia vera) come andrà a finire.
Anche per me questo "tenere sulle spine" è forse l'aspetto più riuscito del film: si sa bene come è andata a finire ma nelle scene all'aeroporto ti fa restare lo stesso col fiato sospeso... Nella realtà, pare che le cose siano andate più lisce, ma cavolo, non è mica un documentario, bene ha fatto Affleck a movimentare la faccenda, dato che è riuscito a comunicare agli spettatori un poco di quell'ansia che avrà comunque attanagliato gli stomaci dei veri protagonisti.