Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Il numero del canale si trova tra parentesi dopo il suo nome. Se non c'è, cercatelo qui: numero canale. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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Il Gobbo: Fiacca commediola dal trait d'union esile e infatti tenuta insieme con lo sputo (e l'irsuto Dalla in fase beat). Gli spunti almeno dei primi due sketches sarebbero persino audaci (si fa per dire), ma lo svolgimento è tutt'altro che sollazzevole, e il cast di contorno terrificante, al punto di far inabissare anche il solitamente irreprensibile Taranto. A visione ultimata l'allegria rimane circoscritta alle vedove.
Homesick: L'operato di Bava prorompe nella pregiata fotografia caleidoscopica, trasposizione visiva ottimale delle magiche avventure de Le Mille e una Notte, mentre la prosperosa Adam, con le sue danze in vesti semitrasparenti, diffonde la morbida sensualità tipica dei peplum; e per di più, una scena ci viene fatto intendere che è nuda... A cominciare dal buffo protagonista o'Donnell, i personaggi sono adeguatamente fumettistici, così come gli ospiti De Sica e Fabrizi che - invero molto più il primo che il secondo - partecipano divertiti nei loro simpatici camei.
MEMORABILE: La Adam appesa; La danza scatenata di O'Donnell che finge di essere un pupazzo meccanico; il duello finale tra o'Donnell e Tozzi.
Siska80: La pasticciona Allie diventa la governante di una principessina pestifera che odia la futura matrigna: scommettiamo che questo impegnativo lavoro le cambierà la vita? Versione di Cenerentola riveduta e corretta con tutti i luoghi comuni già visti altrove: ascesa sociale fortuita, ricco vedovo con prole, promessa sposa cattiva, equivoci e macchinazioni a gogò. Noioso, con un cast poco interessante (principalmente la McKellar, particolarmente sopra le righe), in definitiva evitabile.
Il Dandi: Sordi usa un escamotage della commedia degli equivoci per affrontare i drammi che minacciano la solidità delle famiglie italiane (droga compresa). Purtroppo la sua regìa è spesso approssimativa (i filmini dell'investigatore privato sono assurdamente cinematografici) e tutti gli scarti più coraggiosi vengono vanificati dal solito finale assolutorio, in cui la famiglia si riconcilia davanti all'immancabile piatto di spaghetti (cucinati per l'occasione proprio dalla figlia tossicodipendente). I fasti della coppia Sordi/Vitti sono lontani.
MEMORABILE: Isa De Bernardi che quando spiega che di eroina si muore conserva la cadenza strascicata di Fiorenza in [f=1833]Un sacco bello[/f].
Enzus79: Alla vigilia del Natale un prete e un ladro si trovano catapultati nella Palestina dell'anno zero. Commedia pensata più per far riflettere che divertire, e forse non è una colpa. Il film riesce a intrattenere, pur non essendo niente di eccezionale e scontando un finale abbastanza frettoloso e banale. Buona la fotografia di Daniele Ciprì. Colonna sonora poco attinente alla storia.
Daniela: In Non sposate le mie figlie il regista aveva preso bonariamente di mira i pregiudizi dell'alta borghese conservatrice, qui il bersaglio sono i ricchi intellettuali di sinistra che propagandano l'accoglienza a parole ma poi si trovano spiazzati alla prova dei fatti. Spunto valido ma realizzazione mediocre per eccesso di stereotipi, personaggi poco o mal delineati, gag mosce e scontate. La verve di Clavier, che aveva salvato la baracca nella precedente occasione, qui non evita la sensazione di trovarsi di fronte a un'operina cerchiobottista trascurabile, a tratti persino irritante.
Pessoa: Salce rivisita con buon successo la storica commedia militaresca dandogli contenuti meno scontati ed eliminando le situazioni triviali tipiche del filone. La trama è quasi un pretesto per costruire situazioni che divertono, grazie anche alla buona forma del notevole cast, molto affiatato. Anche dal punto di vista tecnico si nota una certa cura nei dettagli, a riprova che la firma di uno bravo come Salce non è lì per caso. Qualche passaggio a vuoto ed un ritmo non proprio vorticoso, ma la pellicola nel complesso è più che guardabile anche se non si è appassionati del genere.
(3 commenti) animazione (colore) diJohn A. Daviscon (animazione)
Fabbiu: l'autore di Jimmy Neutron questa volta propone un film di animazione in cui la grafica è ancora più curata e piuttosto valida. Nel contesto risulta piacevole e simpatico ma, purtroppo, a differenza di molte produzioni simili che riescono a coinvolgere anche i grandi, questo è molto diretto al pubblico più piccolo, con una consistente morale di fondo. Tralasciando poi una narrazione piuttosto veloce e alcune idee non troppo convincenti (le formiche che utilizzano la magia ad esempio) ricorda un po' i cartoni superati da poco. Piacevole.
Giùan: La vitalità dell'originale Monicelliano, la sua raffigurazione di una sgangherata famiglia d'elezione, quasi naturalmente "chiedeva" d'esser riproposta. Il merito di Loy, regista colto e popolare, è quello di filmare un sequel non "alimentare" che, corroborato dall'ambientazione milanese, dall'innesto di un tiratissimo Manfredi (al posto dello svanito Marcello) e dalla rilettura parodica del noir americano (testimoniato anche dal cool jazz di Chet baker), fila leggero e robusto. Meno realismo, più commedia. Gassman ingrr.. rana forte, Vicki Ludovisi divertente.
MEMORABILE: Le lezioni di guida di Manfredi a Ferribotte Murgia; la partita raccontata da Gassman.
Pinhead80: Film liberamente interpretato da alcuni racconti di Domenico Starnone. La scuola è un film che fotografa in più di una circostanza le contradditorietà all'interno dell'istituzione scolastica. Emblematica è la lunga scena che riguarda lo scrutinio, dove gli insegnanti si dimostrano peggio degli alunni stessi. La scuola fotografa efficacemente la distanza siderale che spesso esiste tra mondo di vita dello studente e quello dell'insegnante "adulto" e responsabile della sua educazione (non solo in termini scolastici). Molto bravo Silvio Orlando.
Rambo90: Un Jackie Chan particolarmente scatenato in un film dove la storia è solo un pretesto per dare vita ad alcune delle sue acrobazie più spericolate: dal combattimento nel cantiere alla fuga in carrozza, passando per uno scontro con una schiacciasassi! Divertenti anche gli inserti comici; peccato per la mancanza di un cattivo di un certo livello, perché Norton è sottotono. Buono.
Anthonyvm: Troupe di filmmaker viene invitata in una sorta di comune New Age per girare un documentario, ma l'aria si fa presto tesa e misteriosa. Quello che potrebbe inizialmente sembrare un sottoclone di The sacrament (a partire dall'espediente del found-footage), apre a un tratto le porte all'horror lovecraftiano, svelando un concept dal buon potenziale, ma inficiato dall'uso maldestro del format prescelto. Durante la prima metà non accade nulla e il crescendo di inquietudine non si fa avvertire; al momento dei "big reveal" la noia ha già avuto la meglio e il realismo non è di casa. Peccato.
MEMORABILE: La OST elettronica; Il teschio di tirannosauro che emette uno strano ronzio; Il malessere generale; Il sogno comune; L'ultimo filmato della grotta.
Rufus68: Eastwood fa tutto in famiglia e combina il buddy movie (con prostituta) al bullet ballet catastrofico ottenendo risultati non esaltanti ma di buona lega. In fondo anche questo è un classico, dagli schemi psicologici risaputi quanto efficaci (l'amico, il traditore, l'eroe solitario contro tutti), il sapore inconfondibile dell'action-poliziesco yankee-settantiano e un paio di scene memorabili: l'autobus blindato crivellato di colpi e, soprattutto, la scena a tre con la coppia protagonista e McKinney, un autentico spasso.
Tomastich: Ho sempre amato/odiato questa pellicola: amato perché "Il giorno della marmotta" riesce a esprimere le tante sfaccettature di un grande attore come Bill Murray e odiato perché è un film senza logica. D'accordo, è chiaro che tutto ruota intorno alla centralità delle buone azioni durante la vita (e il bravo Murray lo vediamo alle prese con tantissimi "recuperi in corner"), ma a mio parere manca una spiegazione lineare. Dobbiamo accettare l'irrazionale in una commedia romantica? Se la risposta è affermativa allora Ricomincio da capo è il film!
B. Legnani: Assai carino. In questo film Ale e Franz riescono sia ad essere diversi dal cliché televisivo, sia, di tanto in tanto, a scambiare qualche duetto che, per analogìa, ricorda qualche momento fra i migliori dei due sul piccolo schermo (penso all'incontro al bar). Venier si conferma regista adatto a portare sul grande schermo i divi milanesi del piccolo. Nel cast si notano faccie simpaticissime, come quelle di Citran, di Zucchi, di Marzocca e di Mathieux.
Jandileida: Il grottesco bisogna saperlo fare: Milani non lo sa fare. Si oscilla infatti tra siparietti inutili e inopportuni e presunti attimi di denuncia della malapolitica che hanno lo spessore di un tramezzo e risultano decisamente agghiaccianti nella loro pochezza. Bisio se la cava anche benino ma pure il suo personaggio dopo un po' viene a noia; per amore del cinema sorvolo sulla Smutniak, uno dei pochi personaggi che restano antipatici anche dopo la telefonata "svolta umana". Insomma, da salvare c'è poco: all'inizio un po'si ride ma si smette presto.
Redeyes: Coloratissimo cartone ballerino, questo Rio, non cerca la risata come già ne L'era glaciale, ma si adagia su quelli che rimangono gli standard Disney, piuttosto. Una bella favoletta che non ha sussulti e potrebbe averne? Il tratto, così come la storia, è piacevole e le musichette non soffocanti. Un'animazione che collocherei a metà strada fra un pubblico di bambini e uno di adolescenti. Grazioso.
Supervigno: È un bel film. Intrigante, sontuosa ed esteticamente perfetta la prima parte, ambientata nella "classica" villa di campagna inglese, emozionante e straziante la seconda, che si dipana tra Dunquerque e gli ospedali londinesi, dove la protagonista del film cerca di espiare, senza riuscirci, la colpa di aver rovinato l'esistenza alle persone che più amava. C'è qualche scena madre di troppo, a volte un che di eccessivamente studiato e poco spontaneo nella regia. Ma gli attori sono perfetti e il film è davvero coinvolgente.
Galbo: Film diretto da Richard Marquand che parte da un assunto non particolarmente originale (è un thriller che diventa un legal drama) ma è realizzato in modo estremamente professionale (alcune sequenze sono di forte impatto visivo) così da risultare estremamente credibile. Girato con grande ritmo (ottimo il montaggio), ha un'attenzione superiore alla media nei riguardi della caratterizzazione psicologica dei personaggi, specie quello dell'avvocatessa intepretata dalla brava Glenn Close.
Ciavazzaro: Non paga di aver interpretato (ottimamente) per anni il ruolo della tata nell'omonima serie tv, questa volta Fran Drescher estetista viene scambiata per istitutrice e va a lavorare da un dittatore (per tenere i suoi figli): l'amore schoccierà, ovviamente. In pratica si tratta di un episodio della tata trasformato in film (cambiano solo i personaggi), visto che lo schema narrativo è più o meno lo stesso. Quindi raggiunge la sufficienza per la bravura della Drescher e nulla di più.
Mutaforme: Inguardabile fiction che ripropone su piccolo schermo una serie infinita di banalità e situazioni ampiamente prevedibili. Come se non bastasse la trama è davvero caotica e si fa fatica a trovare un filo logico. Davvero Abatantuono aveva bisogno di girare una cosa del genere?
Hackett: Commedia abbastanza divertente basata come al solito sul personaggio-Stiller. Le ossessioni tipiche della middle class americana (sicurezza, armi, paura del vicino) si fondono in una trama abbastanza ovvia ma scorrevole e con qualche battuta azzeccata. Nulla di memorabile, ma per una visione disimpegnata può essere ideale.
Herrkinski: Come gli altri lavori recenti di Daniels, è un throwback a certo cinema action e di arti marziali dei 90s ma con un budget ancora più risicato; se all'epoca si potevano accettare certe sue sottoproduzioni in virtù della moda del periodo e delle abilità dell'attore, adesso risulta anacronistico seppur come ultra-cinquantenne abbia ancora un fisico invidiabile. I combattimenti comunque sono lenti e risentono dei limiti dell'età e la vicenda - un intrigo con scommesse clandestine in Messico - è improbabile e con buchi di script evidenti. Resta potabile per i fans del sottostimato Gary.
Fabbiu: Ottimo "legal" (non thriller, nemmeno noir, ma tendente più alla commedia, come il successo di Agatha Christie da cui è tratto) di Billy Wilder. Piace soprattutto per la caratterizzazione impeccabile dell'avvocato Sir Wilfrid Robarts (Charles Laughton) e per le dinamiche tra le arringhe giudiziarie. Anche l'inizio del film, con l'apertura del caso (l'assunzione dell'incarico) mostra un certo ritmo, fresco e dinamico. Sono simpatici gli intermezzi tra avvocato e infermiera. Forse quella suspance oggi ha perso un po' lo smalto, ma nel '57 era gran cosa.
MEMORABILE: Sir Wilfrid entra in aula a processo già iniziato: il tempo di prendere posto e subito spara una obiezione affrettata che indebolisce l'accusa.
Siska80: I sogni non sempre si realizzano appieno: lo sa bene la piccola Anabel che esprime il desiderio di avere come amica una fatina e si ritrova invece un giovane mago imbranato accanto! Film di poco conto che ha dalla sua una serie di avventure surreali che lo rendono movimentato e la simpatia dell'accoppiata Wilson/Short. Rivolto più che altro a un pubblico di giovanissimi, ma anche i grandi possono darci un'occhiata senza aspettarsi troppo.
MEMORABILE: I Nostri si ritrovano con un fucile puntato addosso.
Puppigallo: Questi film mi sembrano tutti uguali. Praticamente, cambiano solo gli attori; e devo dire che sono stati proprio quelli (soprattutto Bisio, la Finocchiaro, il panzone e il panchinaro chiamato Venezia) a farmi sopportare la pellicola, dove sfilano i soliti problemi coniugali, i figli e le solite scappatelle. Un minimo di storia c'è (la ditta di Bisio, con annessi problemi) e il calcetto rende meno piatto il tutto (nota di merito per gli Old Boys, con Tacconi, Schillaci e Rizzitelli), ma ciò non basta farlo elevare dalla mediocrità di un genere che vuole per forza essere vicino alla gente.
MEMORABILE: Il consiglio di Venezia all'amico che non tromba più: "La leghi al letto e la prendi a frustate"; L'occhialuto, che sembra il figlio di Mr Bean.
Ronax: Antesignano dei film natalizi di Vanzina e Laurenti, che trent'anni dopo ne ha licenziato uno con lo stesso titolo, è una commediola giovanilistica incentrata sulla avventure di un gruppo di insegnanti e studenti presessantottini in gita scolastica in una località montana. Le insulse storielle sentimentali, gli equivoci farseschi creati da un assegno presunto scoperto e gli intermezzi canori per fare metraggio non riescono a far sorridere neanche per un attimo. Si apprezza comunque la professionalità dei due Fabrizi (Franco e Valeria), capaci di recitare anche in questa insulsaggine.
MEMORABILE: Gli espedienti con cui La Torre cerca di far credere al preside che il direttore dell'albergo sia pazzo.
Siska80: Esattamente come accaduto ne Il regalo più bello di due anni prima troviamo una giovane (e bella, ovvio) che per organizzare un importante evento chiede aiuto a un uomo (affascinante, senza dubbio) da poco conosciuto. Qui tuttavia l'azione si svolge poco prima di Capodanno ma il percorso che porterà i due protagonisti a innamorarsi è il medesimo (prime confidenze, titubanze, quindi l'inevitabile bacio finale, anticipato persino dal titolo) e non si rilevano scene particolarmente coinvolgenti; il cast è anonimo, i dialoghi insipidi; l'unica nota positiva è la breve durata.
Puppigallo: Pellicola utile ad avere un'idea di chi fosse il più grande campione di baseball mai apparso sul diamante: un omone rimasto bambino, con alcuni difetti tipici degli adulti (strafogarsi di cibo e affogarsi di birra). Ma era anche un individuo sensibile e, all'occorrenza, faceva la cosa giusta. Goodman, stazza a parte, riesce a immedesimarsi bene nel personaggio, facendo emergere il lato bambinesco, soprattutto quando non riesce a rapportarsi con la prima moglie, o "fa i capricci" se insultato. La regia è piuttosto anonima e tutto procede senza particolari scosse, ma nel complesso non è male.
MEMORABILE: "Torna a Broadway, pallone gonfiato!". E lui indica dove sparerà la palla; Babe, il bambino, non accetta alcun rivale; Moglie di Babe vs Colonnello.
Stubby: Robinson Crusoe in chiave Fantozziana. Il film non è certamente il massimo ma presenta alcune trovate assai divertenti, soprattutto quando il nostro eroe è alle prese con i primi approcci alla vita selvaggia (due su tutte: l'apertura della noce di cocco e il boomerang). Particolare spiazzante, Venerdì è interpretato dalla splendida Zeudi Araya, che dona quel tocco di erotismo (flebile) alla pellicola. Dignitoso.
Dusso: Precinepanettone natalizio che come lo scorso anno esce a novembre. Film davvero pessimo, non si ride mai, siamo sui livelli di Natale in crociera, mentre Matrimonio alle Bahamas dello scorso anno gli era sicuramente superiore. Da evitare con molta cura: 7,5 euro buttati!
MEMORABILE: Incredibile pubblicità occulta: siamo a Miami e si sente radio 101 con Gerry Scotti!
(5 commenti) animazione (colore) di Vari con (animazione)
Claudius: Divertente parodia del genere horror che mescola pezzi d’epoca con nuove scene. Il migliore tra gli episodi è quello con Pallino e Silvestro nell’albergo (notevole anche la spiegazione del perché il gatto sia così fifone), gli altri episodi stanno un gradino più in basso ma sono lo stesso simpatici, in particolare il momento in cui si svela il "destino" di tutti. Ci può stare per una serata in famiglia
Puppigallo: Eh no, non ci siamo. Una comica al di sotto delle capacità (enormi) dei due fenomeni (persino il tic di Stanlio è piuttosto stupido). Non male però, quando Stanlio si pulisce la mano sinistra e usa la destra per stringere quella del “Tigre”. Qua e là si sorride (il professore baffuto, dal dentista), ma non tutto funziona e la pellicola si trascina un po’ troppo, con canzoncine incorporate. Appena vedibile (soprattutto per i fan).
MEMORABILE: Il volo di Ollio nella vasca, causato da uno straccio lasciato per terra da Stanlio. Ollio, per vendicarsi, lo lancerà a Stanlio, colpendo la guardia.
Caesars: Il vero problema del film è che ha poco da raccontare. La trama non riesce ad essere interessante (l'unico episodio degno di nota risulta essere quello luttuoso) raccontando una storia assai banale. Alle vicende della scrittrice non ci si riesce proprio ad appassionare, e la Zellweger (altrove assai brava) fornisce una prova incolore, limitandosi a smorfie e sorrisini per tutta la pellicola; leggermente meglio McGregor, mentre il resto del cast recita decisamente meglio. Buona la realizzazione tecnica e la fotografia, ma questo non basta a riabilitare totalmente il prodotto.
Belfagor: Magari il film fosse stato quello scandalo paventato da buona parte della critica! Ci troviamo invece di fronte ad una delle variazioni più convenzionali, finte e noiose sul tema del triangolo. Un'ulteriore prova di quanto Demi Moore si sia sprecata in film pessimi negli anni '90. Almeno Redford avrà avuto qualche dubbio su quello a cui stavano andando incontro?
Nando: Verdone realizza questa commedia corale in cui si narrano le vicende di un padre missionario in crisi che torna a Roma e trova una bizzarra situazione familiare. Intimistico e delicato, il film vede nella Bonaiuto e Giallini due macchiette efficaci ma troppo marcate rispetto al solo corpo recitativo della bambolona Chiatti. Verdone regala mimiche facciali da Oscar e la Finocchiaro mantiene il suo standard. Dignitoso.
Galbo: Autore di uno dei migliori film di genere sommergibilistico mai realizzati, Jonathan Mostow non si è più ripetuto a quei livelli. La sua parabola discendente è confermata da questo action scipito, dalla trama stravista e dai personaggi mono dimensionali. Benché accettabile nelle scene d’azione, il film è penalizzato da una coprotagonista scadente come poche attrici, mentre almeno Sam Worthington se la cava. Pessimo il doppiaggio italiano. Evitabile.
Stelio: Davvero non male questo lavoro di Segal: a metà tra il serio e il faceto, tra la parodia e una vicenda tutto sommato gradevole. La sceneggiatura fa il suo lavoro così come gli attori, in un'opera il cui spessore, pur non certo miracoloso, è molto più spesso di quanto non ci si potesse attendere inizialmente. Peccato per un buonismo finale eccessivo, così come le scazzottate esasperate al termine di una ricostruzione sportiva pure abbastanza credibile. Niente di superlativo ma sicuramente di buon livello.
Giacomovie: Sissi, nonostante una malattia, contribuisce a consolidare la credibilità del regno austriaco. Terzo e ultimo episodio della trilogia biografica di Sissi, raro esempio di doppio sequel migliore dei due film precedenti. Lo script ha il merito di non soffermarsi solo sulla monotona vita imperiale ma alterna momenti tesi ad altri evasivi. Tante le scene in bellissime location (come quella a Venezia).
Puppigallo: Donna in carriera si ritrova con una bambina di un anno non sua, che le cambierà totalmente la vita. La storia non ha nulla di particolarmente originale (la riscoperta dei veri valori, dell’amore, del bello anche nelle piccole cose, nella semplicità), ma ha il pregio di procedere con una certa ironia e di poter contare su una brava e credibile protagonista. La parte centrale è la migliore, con tutti i problemi che la donna deve affrontare, dopo essersi trasferita nella zona rurale, dove d’inverno cade molta neve e si gela. Non male, dopotutto.
MEMORABILE: L’aggiusta-tetti; ogni sua parola (pochissime), una sentenza. Lei: “Ne avrà visti di peggio, no?”. “No”. “Sì, ma sarà mica tutto da rifare?”. “Sì”.
Daniela: Poco fortunato al cinema, Barker è invece rimasto soddisfatto di questo film, alla cui realizzazione ha direttamente collaborato. Soddisfazione comprensibile: in effetti gode di belle ambientazioni, per quanto non molto originali, la storia fila e diverse sequenze sono piuttosto efferate. Se Vinnie Jones, muto, è presenza minacciosa sia nelle vesti di macellaio che in quelle di colletto bianco, il televisivo Cooper ha l'aria un pò da bischero ma funziona mentre una bella sorpresa è trovare la Shields in un ruolo tanto aguzzo.
Daniela: Film d'azione vecchio stampo, con ottime sequenze, in particolare gli spettacolari inseguimenti d'auto fra le stradine della Costa Azzurra. Punto di forza la prestazione professionale di tutto l'ottimo cast, con De Niro e qualche altra bella faccia da duro (Reno, Skarsgard e, in un ruolo per lui meno abituale, Jonathan Pryce). Meno buona la sceneggiatura che, dopo una prima parte tesa ed avvincente, si annoda su se stessa e scade nella banalità, compromettendo il risultato finale che resta comunque dignitoso grazie alla malinconia di fondo.
MEMORABILE: De Niro ferito in uno scontro a fuoco che insegna passo per passo a Reno come estrargli la pallottola dal fianco
Siska80: Da grandi poteri derivano grandi responsabilità, per cui il giovane protagonista (logicamente) entra in crisi quando scopre di possedere sorprendenti doti taumaturgiche: il problema del film non risiede certo nei toni leggeri coi quali viene affrontato un tema serio; al contrario, questo è forse uno dei pochi pregi di una commedia incapace di essere originale sino in fondo non solo nella sostanza, ma anche nella forma. Qualche momento simil drammatico/accattivante ne risolleva in parte le sorti, sebbene la faccia poco espressiva del protagonista spesso smorzi il risultato finale.
Corinne: Decisamente non all'altezza dei precedenti, con un Batman che combatte a pugni e calci contro un cattivo convenzionale e una prima parte un po' troppo tirata per le lunghe, a scapito di azione, voli in notturna tra i tetti di Gotham City e Bat-armamentari vari. Più melenso, più retorico. Gli ultimi 30-40 minuti però ne risollevano di molto le sorti: qualche sorpresina apprezzabile e il maggior spazio concesso ad altri personaggi (spianando la strada ad un sequel) lo rendono più interessante.
Viccrowley: Tratto da Sparks, quindi con coordinate ben precise che solitamente vanno a parare nel melenso, il film dell'anonimo Tillman risulta superiore alle aspettative. Tralasciando il titolo italiano, fuori luogo come spesso capita, la storia che si svolge su binari paralleli in due diverse epoche pecca per l'eccessiva durata ma riesce a coinvolgere discretamente. Buon cast con un ottimo Alda e la bellissima Robertson, pollice verso per il bietolone figlio del leggendario Clint. Tutto sommato guardabile.
Panza: Continuano le avventure del piccolo Gesù, che questa volta conosce un truffatore con cui fa amicizia. Naturalmente la storia è inventata e mescolata con il tono dei vangeli apocrifi che mostravano un Gesù che nell'infanzia già faceva miracoli. Qui ogni tanto ha pure delle visioni sul suo futuro. Il film funziona anche grazie alla regia di Rossi, un veterano del nostro cinema (dirige dal 1950). Il film sviluppa bene i suoi personaggi perdendo un po' di mordente verso il finale, tirato per le lunghe. Comunque interessante e degno di nota.
Siska80: Pellicola molto drammatica e poco sentimentale, se si considera che affronta l'elaborazione del lutto da parte di una giovane che non riesce a superare il dolore. La trama è piuttosto esile e per questo viene rimpolpata da drammi familiari che riguardano il passato; l'atmosfera che si respira è pesante, il personaggio della protagonista troppo serioso (per i motivi di cui sopra), il finale agrodolce una sorta di forzatura. Bravi Reinhart e Abrams, ma ciò ovviamente non salva il film da un giudizio inclemente.
MEMORABILE: La notte di sesso priva di sentimento.
Capannelle: Segue la classica struttura del biopic e lo fa con aplomb tutto britannico. La resa è abbastanza gradevole ma per larghi tratti prevedibile e anche didascalica, specie nella parte centrale in cui la conoscenza delle partecipanti al gruppo femminista dà vita a situazioni e riflessioni scontate. Costumi e ricostruzione degli ambienti adeguate, ma si sente il fiato corto nella varietà delle location. Significative le raffigurazioni delle vere protagoniste a fine film.
Puppigallo: Stallone ha fatto un film nello stile dei primi due e quindi di essi vero naturale seguito. Rocky, appesantito e pugile pensionato, è tornato nei bassifondi e ha aperto un ristorante italoamericano. Fa il pupazzo tra i tavoli raccontando le sue gesta ai clienti, ha problemi col figlio, Adriana è morta e Paulie, purtroppo per Rocky, no. Un po' troppo amarcord, malinconico, ma Stallone sa abilmente evitare il ridicolo almeno fino al match, dimostrando una certa classe e molta autoironia. Più che dignitoso.
Elsolina: Ancora oggi resta probabilmente il film in cui Allen mostra al meglio le caratteristiche del suo ideale di commedia. Le tematiche trattate sono quelle che poi riprenderà in molti altri lavori: l'opposizione uomo/donna, l'eterna incapacità di comprendersi e l'apatia di certi rapporti sentimentali. Il tutto condito da una leggera quanto malinconica ironia e dalla grande interpretazione di Woody Allen, affiancato da una superba Diane Keaton.
MEMORABILE: "Una relazione credo sia come uno squalo sai, che deve costantemente andare avanti o muore". "Eh... credo che quello restato a noi sia uno squalo morto".
Saintgifts: Film che non rende giustizia al romanzo di Isabel Allende da cui è tratto. La regia è piuttosto sciatta, affrettata e non valorizza occasioni che pure non mancano, oltre a mal utilizzare un buon comparto di attori tra i quali spicca la Connelly, forse unica nota di merito della pellicola. L'argomento meritava anche una diversa sceneggiatura, che rendesse al meglio tutta la drammaticità del momento storico. Banderas a fasi alterne, spesso spaesato in una parte che riesce a centrare solo nei momenti sentimentali.
Capannelle: Più filosofico e meno lineare rispetto al primo, mantiene comunque effetti e montaggio vorticosi. Certo l'effetto novità si smorza come anche la godibilità della storia. Compare la Bellucci ma senza lasciare il segno. Da ricordare il frenetico duello sull'autostrada (no-te-vo-le), il moltiplicarsi degli agenti, la festa dei ribelli nella città di Zion, l'architetto e la filosofia del reloaded. Il resto invece non è niente di che. Ottime musiche, specie nelle sequenze d'azione. Finale aperto per il terzo episodio.
Belfagor: Dopo i titoli di testa ben realizzati, parte la solita telenovela della perfetta famiglia vampiresca, che si allarga con l'arrivo della bambina di Bella e Edward. Ormai tutti gli attori recitano distrattamente, la regia è anonima e il montaggio è svogliato. La questione dell'imprinting è francamente inquietante e il conflitto con i Volturi si conclude in modo ridicolo dopo lunghe e noiose esposizioni, nonostante una battaglia potenzialmente interessante. Spesso e volentieri si cade nel trash. Meno male che è finita.
MEMORABILE: Jacob che si spoglia di fronte al padre di Bella: l'espressione di quest'ultimo è impagabile.
Greymouser: Lo dico subito: a mio parere, nell'ambito della filmografia sul nazismo, questo film di Polanski supera nettamente la lista spielberghiana. Le ragioni? qui abbiamo una maggiore attenzione al contesto storico reale, una ricostruzione più realistica delle vicende e dei sentimenti, l'assenza di rigido manicheismo. Anche qui, intendiamoci, ci sono scene crudissime e pugni nello stomaco, ma il regista non dà mai l'impressione di strattonarci per muoverci alla facile indignazione. E c'è anche tanta poesia, ma prosciugata da ogni filo di retorica.
Rambo90: Film molto semplice, quasi infantile, rivolto evidentemente a un pubblico di famiglie. L'idea di partenza è basilare, giusto un pretesto per affiancare Verdone al bambino del titolo (abbastanza spontaneo e simpatico) e dare vita a una serie di gag, alcune riuscite altre decisamente meno. Il ritmo non è molto scatenato e la parte poliziesca risibile, ma nella sua ingenuità la pellicola diverte e lascia con un sorriso. Un po' evanescenti le figure femminili.
Daniela: In una piccola città di provincia, un rapinatore mascherato mette a segno un grosso colpo in banca. Il sospettato, ferito ed in fuga, è un poliziotto con qualche scheletro nell'armadio... Thrillerino di stampo televisivo, senza infamia ma anche senza lode, che punta le sue carte su una serie di colpi di scena, senza però riuscire a intrigare e sorprendere. Piuttosto anonimo il cast, a parte Spader che però non risulta molto adatto al ruolo di "duro" capace di conquistare una donna al primo sguardo.
MEMORABILE: Credibile invece che la bionda resti conquistata dal fatto che lui abbia lavato i piatti "dopo".
Galbo: Un gruppo di pistoleri al servizio di una comunità minacciata da un ricco cercatore d'oro. Antoine Fuqua "rilegge" il classico di Sturges realizzando un film che se non raggiunge i vertici dell'originale per ritmo e compattezza, è comunque riuscito. La sceneggiatura alterna con efficacia momenti di tensione ad altri più leggeri. Buona la caratterizzazione dei personaggi affidati ad un eterogeneo e valido gruppo di attori capitanati dal carismatico Washington. Suggestiva l'ambientazione; un po' anonima la colonna sonora originale.
Paulaster: Regista mette in scena uno spettacolo tratto da Cechov. Partenza che entra subito in un registro intimista e che poteva spiegare meglio le dinamiche matrimoniali. Nel prosieguo i progressivi svelamenti hanno i tempi perfetti e danno profondità ai segreti nascosti mantenendo una calma tipicamente giapponese (pure troppo, considerati i tradimenti accettati dal marito). La chiusura teatrale è conciliatoria e senza fronzoli emotivi. Le tre ore non sempre sembrano giustificate, soprattutto nell'ambito delle prove.
MEMORABILE: Le audizioni; Il differente finale della storia sognata; Le due sigarette fuori dal tettuccio.
Magi94: L'ambientazione è fenomenale. L'idea (se ci si pensa un attimo piuttosto assurda, ma a chi importa?) di trasformare il paradiso di Manhattan in una prigione senza guardie crea un campo di battaglia perfetto dove far muovere i protagonisti della storia. I personaggi sono un altro punto di forza: una bellissima sequenza di facce perfette, da Van Cleef a Pleasance; Kurt Russell forse per assurdo è l'attore che meno lascia il segno, mentre Borgnine è adorabile. Quel che manca è più azione e movimento, per un film di questo genere.
Daniela: Fratelli pompieri per tradizione familiare, Bull e Brian non vanno d'accordo, tanto che il secondo, incaricato di indagare su una serie di incendi dolosi, giunge a sospettare del primo... Film drammatico interpretato da un cast variegato e prestigioso, non molto convincente dal punto di vista della trama e neppure nel tratteggio dei personaggi, piuttosto stereotipati (soprattutto i principali), ma certo spettacolare nelle varie sequenze dominate dal fuoco. Intrigante poi l'attribuzione al fuoco stesso di una personalità malevola che si manifesta con il ritorno di fiamma. Più che potabile.
Ryo: Simpatica commedia agrodolce, con un cast eccellente e credibile e un ottimo comparto trucchi che fa un ottimo lavoro d'invecchiamento dei personaggi. La fotografia e il ritmo registico sono i punti dolenti: le immagini sembrano alterate da un filtro stile telenovela sudamericana e le sequenze spesso si soffermano su scenette, dettagli e inquadrature di poco conto, dando un senso di riempimento. Oltre a offrire uno spaccato di vita dell'epoca, sempre interessante, il film non sembra offrire molto altro. Discreto, con un "lieto" fine; tutto qui.
Undying: Interessante esempio di cinema italiano, pur sempre ispirato (come prassi d'epoca) a titoli più celebri (qua Terminator). Martino ha buon senso del ritmo, come tema impone, e riesce a sopperire alle difficoltà di budget insistendo sull'azione e sulla presenza di attori carismatici. Purtroppo il film resta famoso per la tragedia (un incidente d'elicottero) costata la vita al bravo attore Claudio Cassinelli...
Redeyes: Aristocratica fotografia per questa aristocratica storia. La macchina da presa per certi versi si gusta la sua bravura e le immagini che cattura, di quando in quando con eccellenti risultati. Il cast funziona bene, così come la storia. Giustamente si dà molto spazio alle interazioni di una società che accettava "gli inferiori" purchè restassero dov'erano. È un po' lento e lungo, ma lo sforzo si può fare.
Von Leppe: Western-monster movie con ottime trovate come il cavallino (eoippo) e altre riciclate tipo la valle nascosta dove vivono i dinosauri (ci sono poi superstizioni zingare inedite nel genere). Notevoli la fotografia dai colori sgargianti e l'ambientazione messicana, mentre un po' annoiano i vari numeri da circo e da rodeo, ma i dinosauri riscattano il tutto. Il film, infatti, per chi ama gli animali preistorici e le creature di Harryausen, è interessante. Il finale è tipico di questi film: poco originale ma fa il suo effetto.
Rullo: Eastwood decide di narrare frammentariamente una storia che quasi sporca il famigerato patriottismo americano mostrandone il lato crudo e duro. Le scene di guerra sono estramente coinvolgenti, aggravate da una fotografia grigia e cupa (certe scene ricordano il Soldato Ryan). Più noiosi invece gli intermezzi "contemporanei", tarati male e alla lunga troppo fuori luogo. Recitazione quasi secondaria (c'è poco di fuori dal comune infatti). Toccanti la scena finale e i titoli di coda.
Il Gobbo: Cineasta senza remore, men che meno estetiche, Mattei arraffa a man salva da tre o quattro film famosi, ci mette di suo un'ambientazione veneziana più evocata che effettiva, e mette nel frullatore. Il prodotto però è indigesto: si vaga interminabilmente per il capannone, ogni tanto (ogni spesso) si urla, non c'è nemmeno un effettaccio che avrebbe fatto tanto anni '80 (in fondo appena conclusi). Una palla (il film e il voto)
Capannelle: Tre storie raccontate da Hamaguchi concentrandosi su dialoghi fitti e situazioni dove presente e passato rivelano sorprese e cambi di prospettiva. La più godibile quella centrale, pur partendo da premesse traballanti, con l'incontro tra il professore e una studentessa piuttosto ambigua. Banalotta la prima parabola, più profonda ma bisognosa di attenzione la terza. Gli attori sono generalmente ben diretti, le location e gli aspetti tecnici rivestono meno importanza. Voto largo.
Nando: Commedia allegorica incentrata sulla denuncia della corruzione e dello smaltimento dei rifiuti. I casi trattati appaiono tuttavia edulcorati e privi di spessore, nonostante il cast altisonante ma poco ispirato. Abatantuono è l'unico che regge la pericolante baracca, mentre la Buy e Orlando non incidono, anzi il secondo è più antipatico del solito.
Rambo90: Biopic sulla leggenda del baseball George Babe Ruth, che si regge sulla mastodontica (e non solo per stazza) interpretazione di un John Goodman completamente calato nel ruolo. Regia e ritmo sono buoni, la drammatizzazione non cede a patetismi e la ricostruzione d'epoca è ottima, ma a emozionare resta la performance del protagonista, carismatico e in palla come non mai. Non male la colonna sonora, belle le scene dei fuoricampo. Notevole.
Kekkomereq: Il classico film di Mattei: ci sono i soliti problemi di regia (inquadrature che tagliano le teste e persone che volano quando gli viene sparato), di sceneggiatura (scritta da Drudi e Fragasso, è stupida e il film sembra proprio un miscuglio tra Predator e l'orrenda serie di RoboCop). La nebbia è onnipresente: buoni gli effetti della decomposizione, ma brutti quelli digitali del robot. "Robowar" doveva chiamarsi "Walking in The Jungle", dato che nella prima parte si vede solo gente che cammina e cammina e cammina...
Ciavazzaro: Io non trovo pessimo questo film. Intendiamoci, non è un capolavoro, ma godibile quello sì. Gli attori si impegnano in modo discreto e il film si fa comunque seguire fino alla fine. Almeno una volta gli si può concedere la visione, a mio avviso.
Bubobubo: La vicenda qui raccontata e già dimenticata da tutti sembra appartenere a un tempo mitico, irreale. Invece è proprio sulle macerie dell'Italia del dopoguerra che, tra reciproche diffidenze di natura geografica (nord contro sud) e politica (i comunisti emiliani che mangiano i bambini), nasce questa toccante storia di mutua solidarietà che non può non farci interrogare, amaramente, su cosa siamo diventati nel giro di pochi decenni. Visione obbligatoria, specialmente per i nostri tempi, soprattutto supportata da un po' di letteratura di campo.
Noodles: Tanti bei sentimenti in questo film neorealista che di neorealismo ha davvero tanto. Sicuramente è un'opera molto rappresentativa del genere. Gli attori principali sono tutti molto bravi, compreso Henry Kinski, anche se il film si regge sulle spalle di Carlo Campanini, qui eccezionale. La storia però è molto semplice, a volte cade nello scontato ed è raccontata molto lentamente. Ci sono momenti di noia, che si elevano solamente nel finale. Potabile.
Il Dandi: Sordi usa un escamotage della commedia degli equivoci per affrontare i drammi che minacciano la solidità delle famiglie italiane (droga compresa). Purtroppo la sua regìa è spesso approssimativa (i filmini dell'investigatore privato sono assurdamente cinematografici) e tutti gli scarti più coraggiosi vengono vanificati dal solito finale assolutorio, in cui la famiglia si riconcilia davanti all'immancabile piatto di spaghetti (cucinati per l'occasione proprio dalla figlia tossicodipendente). I fasti della coppia Sordi/Vitti sono lontani.
MEMORABILE: Isa De Bernardi che quando spiega che di eroina si muore conserva la cadenza strascicata di Fiorenza in [f=1833]Un sacco bello[/f].