Laccatissima trasposizione del romanzo di lan McEwan, il film di Joe Wright trova, nella raffinata fotografia abbinata a quella lentezza di fondo che pare non poter mancare a certi film d'autore, la sua stessa ragion d'essere. Per affascinare con le immagini o con la tecnica (il piano sequenza di ben cinque minuti sulla spiaggia di Dunkerque lascia effettivamente sbalorditi per la perizia della messa in scena), per colpire dove fatica a farlo solo con la forza della sceneggiatura. E se la prova corale del cast (Keira Knightley compresa) si rivela impeccabile, con un James McAvoy sugli scudi fin dai primi minuti, altrettanto non si può dire della regia imbalsamata di Wright, che pare perdersi...Leggi tutto dietro ogni paesaggio senza mai riuscire a essere ficcante come vorrebbe. L'origine inglese del film è evidente fin da subito; musiche, natura e costumi restituiscono bene il clima dell'epoca (l'azione comincia poco prima della Seconda Guerra Mondiale), la delicatezza dei sentimenti (nonostante la lettera "oscena" consegnata per errore) traspare in tutta la prima parte, meno banale e vacua della seconda, in cui invece la guerra fa da sfondo al classico "amore a distanza" condito da corrispondenza strappalacrime. Il finale (in cui compare la sempre magnifica Vanessa Redgrave) sarebbe anche un'ottima chiusura, ma ancora la regia ne mina l'efficacia appesantendolo con inutili farragini. Il lavoro degli autori finisce con l'agire solo in superficie.
Conquistante, commovente. Parte più bello che buono, con spiazzanti recuperi all'indietro di quanto successo. Ma col fattaccio prende quota e non la perde fino al finale, sorprendente per come irrompe e per ciò che contiene, con la Redgrave. Piano sequenza indimenticabile sulla spiaggia di Dunkerque. Eccellente McAvoy, ottima la Knightley. Unici nei (dovuti al romanzo?) l'inattesa esplosione del fuoco erotico e lo stravisto scambio cartaceo (pure in Divorzio all'italiana): perdonàti, visto che originano un film notevolissimo.
MEMORABILE: Oltre ai citati (e fra i tanti), la seconda versione dell'arresto.
Vedere questo film è come ingoiare un mattone. È veramente esageratamente pesante, ma in questo forse risiede la sua principale qualità: una perfetta trasposizione cinematografica del romanzo. A volte sembra di leggere più che guardare. Ottima ricostruzione dell'epoca, bravi gli attori: nonostante questo un film che sicuramente non riguarderò (a parte gli indimenticabili 7 minuti finali con la Redgrave, fra l'altro ottimamente doppiata). Parafrasando un famoso critico cinematografico: un capolavoro per molti, sicuramente non per me.
MEMORABILE: Commento di uno spettatore "A metà film desideravo morire, pur di mettere fine a questo strazio".
Temevamo il nomen-omen, invece non è male l'inizio, che promette senza mantenere una classica storia inglese di nequizie e lotta di classe; purtroppo segue trombonata bellica, peccato. Meglio sarebbe stato se il regista non fosse caduto con tutte le scarpe nella trappola del calligrafismo, dalle riprese subacquee (da L'Atalante - esclusa - in poi sicuro annuncio di kitsch) al flou all'imperdonabile corsa dietro l'autobus... La necessità poi della scomposizione temporale sfugge, e genera qualche problema con le date storiche.
È un bel film. Intrigante, sontuosa ed esteticamente perfetta la prima parte, ambientata nella "classica" villa di campagna inglese, emozionante e straziante la seconda, che si dipana tra Dunquerque e gli ospedali londinesi, dove la protagonista del film cerca di espiare, senza riuscirci, la colpa di aver rovinato l'esistenza alle persone che più amava. C'è qualche scena madre di troppo, a volte un che di eccessivamente studiato e poco spontaneo nella regia. Ma gli attori sono perfetti e il film è davvero coinvolgente.
Da un romanzo di Ian McEwan, è una storia di verità alterate che cambiano le vite dei protagonisti e alle quali si cercherà di rimediare con la letteratura. Tema intrigante dal quale deriva un film interessante ma un po' freddo. Tutto sembra succedere senza grandi partecipazioni emotive, con attori certamente bravi ma poco partecipi. Bello ed efficace l'impianto scenografico che ne fa un film tipicamente inglese. È un film discreto, ma poteva essere molto di più.
Usuale drammone sentimentale, ricco di tutti i soliti ingredienti per cercare di sbancare il botteghino e magari portare a casa qualche Oscar. La confezione è sicuramente buona, mentre la regia è piuttosto fredda e sciapa. La sceneggiatura poi è davvero poco equilibrata, soprattutto nella parte centrale, inutilmente violenta e piena di scene madri del tutto gratuite. Per giunta a tratti è anche non poco kitch! Insomma, si lascia guardare, ma nulla più.
Furbesco polpettone confezionato su misura per l'Academy, per il grande pubblico e anche per i più esigenti. Nonostante alcuni ingredienti di prim'ordine, sempre indigesto rimane. Non basta dare una sovrastruttura metalinguistica per salvare la baracca e fare appello agli spocchiosi: sempre falsità e bugie rimangono. Parte come un mattone in costume, poi si frantumizza in un bellico alla Pearl Harbor e nella parte finale tenta di riesumare addirittura Truffaut. Rimangono il bel piano sequenza, il ticchettio della macchina per scrivere e la Redgrave.
Da un romanzo che ho molto amato, una trasposizione che non mi ha deluso, nonostante il calligrafismo nella prima parte (campagna inglese, tappezzerie fiorite, case di bambola, il figlio della serva che viene fatto studiare ma deve restare al suo posto), indugi eccessivi negli intermezzi al fronte (anche troppo "belli" da vedere), interpreti discreti (soprattutto McAvoy) ma non esaltanti. È l'apparizione nel finale di Vanessa Redgrave a far tornare i conti, suscitando una struggente malinconia per il tempo perduto.
Inglese sino al midollo, l'affresco di Wright, le cui pennellate morbide sono perfette per la prima parte ma forse meno per la seconda, anche se per una storia di verità alterate o nascoste è scelta tutto sommato corretta puntare sullo spaesamento. Con una regia meno asettica (ma evitando qualche facile cliché) avrebbe probabilmente avuto le stimmate del grande film: anche perché il cast c'è tutto, col bravo McAvoy, la bella con anima Knightley e la carismatica Redgrave; si fa notare pure la giovanissima Ronan.
MEMORABILE: Il piano sequenza a Dunkerque, unico squillo registico.
Aristocratica fotografia per questa aristocratica storia. La macchina da presa per certi versi si gusta la sua bravura e le immagini che cattura, di quando in quando con eccellenti risultati. Il cast funziona bene, così come la storia. Giustamente si dà molto spazio alle interazioni di una società che accettava "gli inferiori" purchè restassero dov'erano. È un po' lento e lungo, ma lo sforzo si può fare.
Discreto film che alterna parti emozionanti ad altre in cui alzarsi senza mettere il video in pausa non reca danni. Parte bene anche perché, se l'ambiente è senza dubbio quello classico, non si capisce bene il taglio che il regista vuol dare alla vicenda. Dopo un'ora, con la parentesi bellica si cade nel trito più trito per poi risollevarsi nello splendido finale. Attori in palla e regia adeguata. Sceneggiatura che più volte pecca di troppo didascalismo.
Diversi gli elementi notevoli: la regia innanzitutto (Wright ci sa fare e lo ha dimostrato in ogni occasione), ma anche le ricostruzioni ambientali e la storia fatta di ricordi "a incastro" con finale a sorpresa. Anche il parco attori è decisamente di livello. Il problema del film è la pesantezza di fondo, il ritmo troppo lento che non permette al film di prendere quota. Il risultato è che ci si annoia non poco, specie nella parte centrale. Per questo, nonostante le ottime premesse, non riesco a definirlo un buon film...
Una trasposizione quasi perfetta di un libro bellissimo (che - lo ammetto - ho letto dopo); l'ho trovato davvero molto, molto fedele: le variazioni, per esempio quella di pura forma del finale, giovano alla resa cinematografica. Struggente la regia (il piano sequenza di Dunkerque su tutto), clamorosa la colonna sonora di Marianelli con tanto di macchine da scrivere. Strepitosa la Knightley, soprattutto con quell'abito verde che - provare per credere - è entrato nella storia del cinema.
MEMORABILE: “Io ti troverò; Ti amerò; Ti sposerò. E vivrò senza vergogna”.
Si può espiare un colpa se la stessa ha determinato il cambiamento del destino di una o più vite? Non ho letto il romanzo , ma il film rende bene questo concetto riuscendo a tramettere le emozioni e i sentimenti dei protagonisti. Quando accade ciò significa che il regista ha sicuramente talento e che gli attori si sono calati ottimamente nella parte. Redgrave strepitosa nei minuti finali (e doppiata benissimo).
È di uso abbastanza comune riferirsi, con tono dispregiativo, ai film inglesi. Però in questo caso il plot è interessante (il soggetto è tratto da un romanzo di Ian McEwan) e la realizzazione molto professionale. La ritirata di Dunkerque non è mai stata rappresentata in precedenza e il cameo finale di Vanessa Redgrave è emozionante. Perchè essere schizzinosi? Certo, non resterà come una pietra miliare nella storia del cinema, ma si lascia vedere e con piacere. Un onesto prodotto, insomma.
Molto deludente. Patisce il forte scarto tra la prima parte, immersa nel verde letterario della campagna inglese e scandita da flashbacks sincronici che rendono intrigante la vicenda disvelandola da diversi punti di vista, e la seconda, immobilizzata nell’onusta e artificiosa ambientazione al fronte – con intervalli di iperrealismo nell’esibire i corpi martoriati – che approda infine ad uno stucchevole sentimentalismo da film commerciale. Corrette e nulla più le prove degli interpreti, trattenuti dalla regia freddamente manierista tipica del cinema d’autore contemporaneo.
MEMORABILE: La lettera sconcia; la Knightley nell’elegantissimo abito da sera verde.
Una prima parte dove elegantemente succede tutto a riprova di come, dietro una facciata apparentemente fredda e formale, siano pronti a esplodere i sentimenti più potenti e nei modi più primitivi. Una seconda parte più difficile da gestire, che si cerca di rendere meno pesante disassando la cronologia temporale e la realtà, con una certa efficacia, per chiudere bene con un terzo cambio di attrice del personaggio chiave. Credo un vantaggio, in questo caso, non conoscere l'opera letteraria da cui è stato tratto il film. Buone le interpretazioni.
Wright conferma il suo talento per la trasposizione cinematografica di romanzi moderni e contemporanei. Così, dopo l'austeniano Orgoglio e pregiudizio, L'espiazione di McEwan ci ripiomba in un melò d'altri tempi, in un operazione che, se per alcuni versi rimanda a certe sature leziosità alla Paziente inglese, ha però il merito di tentare di rendere una complessità di scrittura di matura espressività. Se comunque la prima parte del film coniuga vibrazioni e calibrata messinscena, troppo fredda e oleografica appare la sezione più "letteraria".
MEMORABILE: La doppia "visione" della scena della fontana tra McAvoy e la Knightley.
Dolorosissimo dramma tanto interessante nello svolgimento del plot quanto bello a guardarsi. A una prima parte dettata da un clima quasi onirico, complice anche la struttura narrativa fatta di cambi di prospettiva e salti temporali repentini, dove la suspense e il sottile, a tratti disturbante, approccio con la sensualità la fanno da padroni, segue una seconda tranche bellica meno affascinante ma meravigliosamente costruita. Finale perfetto. Piani sequenza da antologia e colonna sonora da applausi, un film lento ma appassionante. Da vedere!
MEMORABILE: La Knightley bagnata; Le allusioni di un viscidissimo Cumberbatch; Le scene in campo di battaglia; Il soldato francese ferito alla testa; Il finale.
Una grande riflessione sul potere salvifico, quandanche egocentrico, della narrazione: chi narra cosa a chi e perché? Come si può determinare, nel racconto altrui, la linea che separa il vero dal verosimile dal ricostruito a posteriori e qual è il peso semiotico della scrittura in tutto ciò? Tante le questioni intriganti, che arricchiscono la sostanza di un dramma storico già affascinante di suo: ottimo il trittico McAvoy-Knightley-Ronan (quest'ultima in preda alle proiezioni e alle pulsioni preadolescenziali) e sontuosa la regia.
MEMORABILE: Nella fontana, nella biblioteca e in un campo buio succedono delle cose, ma ne vengono riportate delle altre; Il matrimonio riparatore in chiesa.
Dal romanzo di McEwan sull’amore spezzato per colpa della denuncia di una ragazzina ficcanaso, ecco un grande affresco su un’Inghilterra in cui regnano sessuofobia, sotterfugi, ipocrisia. Mirabile realizzazione, con raffinato e sobrio gioco di perfetti andirivieni spaziali e temporali, e sapiente dialogo stilistico con i generi relativi alle tre epoche (gli anni 30 nella tenuta nobiliare, la guerra, l’oggi televisivo). Estrema cura visiva (notevole il piano sequenza di Dunkerque). Appassionante, coinvolgente, toccante senza melensaggini.
Interessante. Il film risulta sostanzialmente diviso in tre parti. La prima ambientata nel 1935 ha parecchi "slittamenti" temporali che gettano nuova luce su accadimenti appena visti. La seconda, ambientata alcuni anni dopo, ha forse scene tirate un po' troppo per le lunghe ma presenta un piano sequenza davvero memorabile ambientato sulla spiaggia di Dunkerque. La parte finale chiude perfettamente il ciclo grazie anche a un'ottima Redgrave. Gli altri interpreti sono più che adeguati, per le loro parti. Buona la regia di Wright. Consigliato.
Se il film viene ricordato perlopiù per lo splendido abito verde indossato dalla Knightley e disegnato dalla costumista Jacqueline Durran un motivo ci sarà. Anzi, ce ne sono più di uno. Melò pesantissimo, troppo letterario, diviso in due tronconi che ne affievoliscono la fluidità, con un cast talmente compiaciuto da risultare fastidioso. Si salva solo l’elfica (e allora esordiente) Saoirse Ronan. Noioso.
Sul volto della bellissima Keira Knightley si dipinge un altro dramma d'epoca; al suo fianco, questa volta, McAvoy. Insieme funzionano benissimo ma la vicenda è raccontata in maniera un po' nervosa, spostando spesso il punto di vista di una scena tra personaggi e ripetendo, in maniera non del tutto chiara. La sensazione è che si apprezzi molto meglio dopo la lettura del testo originale e che qui manchi di densità, lasciando poco spazio al coinvolgimento emotivo con i personaggi (il punto di svolta è un po' frettoloso, in questo senso).
MEMORABILE: Keira nella fontana; Il piano sequenza memorabile sulla spiaggia di Dunkerque.
Visivamente parlando è un film straordinario, per la fotografia e per la perfetta ricostruzione dei vari ambienti dell'epoca, nonché per il grande realismo delle scene ambientate durante la guerra, sebbene azione bellica se ne veda poca. Ciò che non convince e abbassa parecchio il voto è che tutto appare troppo pulito, troppo ricercato. La regia è di maniera, autocompiaciuta, e questo porta a un certo distacco nello spettatore. Numerosi i momenti al miele, fortunatamente alternati da ottimi salti temporali e da un bel finale con Vanessa Redgrave.
Joe Wright sa come mettere in scena un romanzo ambientato nei primi anni del '900 agli albori e durante la Seconda Guerra Mondiale e lo fa con delicatezza e sguardo che non giudica una storia dal sapore triste e piena di rimpianti. Il cast è composto da brillanti attori britannici, giovani, alcuni dei quali destinati a diventare grandi star, che ben si calano nei panni dei personaggi protagonisti. La regia è molto buona, con momenti di piano sequenza fatti molto bene e anche un montaggio degno di nota, che ben risalta l'ottima sceneggiatura. Notevole.
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DiscussioneZender • 11/07/11 18:50 Capo scrivano - 48842 interventi
Ehm, son passati tre anni Neapolis. E' già tanto se ricordo chi ero, tre anni fa :) Purtroppo non saprei dirti a che mi riferivo, mi spiace...
Didda23 ebbe a dire: Il film più pesante che abbia visto negli ultimi anni.INDIGERIBILE...
Devi aver visto sempre roba fine allora.. scherzo ma io l'ho trovato discreto. Le parvenze di polpettone proprio non le ha casomai è banalizzante. Commento a breve.
Didda23 ebbe a dire: Avevo solo tantissime aspettative e sono rimasto molto deluso.
Per apprezzare i film tratti da libri di McEwan bisogna anzitutto amarne l'autore. Sono storie spesso molto particolari che parlano all'anima prima che agli occhi e non sempre hanno la stessa resa sullo schermo. Un esempio lampante è Cortesie per gli ospiti.
Hackett ebbe a dire: Didda23 ebbe a dire: Avevo solo tantissime aspettative e sono rimasto molto deluso.
Per apprezzare i film tratti da libri di McEwan bisogna anzitutto amarne l'autore. Sono storie spesso molto particolari che parlano all'anima prima che agli occhi e non sempre hanno la stessa resa sullo schermo. Un esempio lampante è Cortesie per gli ospiti.
concordo, e questo vale anche per un libro che amo particolarmente, Bambini nel tempo
CuriositàRaremirko • 30/10/13 22:56 Call center Davinotti - 3863 interventi
* Pur ispirandosi al libro, lo script è stato comunque rifatto da zero.
* Almeno riguardo alla villa, le riprese sono durate 5 settimane e molto elevato è stato l'impiego della steadicam
* A detta del regista, lo splendido piano sequenza sulla spiaggia (di 5 minuti di durata e caratterizzato da 5000 persone) possiede rimandi religiosi
* Per quest'ultima sequenza, visto che nessuna sartoria era disponibile a farlo, tramite certi contatti polacchi si sono comunque ottenute le 5000 uniformi necessarie
Fonte: extra del dvd
HomevideoRaremirko • 30/10/13 22:57 Call center Davinotti - 3863 interventi