"Il grande match" ovvero riprendiamo le solite tematiche buoniste viste in tantissimi film americani per famiglie ma contiamo sulla bravura del cast. Infatti il film riesce a essere seguibile e vedibile grazie a tutto il cast partendo dai due protagonisti e passando all'allenatore di Stallone senza peli sulla lingua. La regia è molto quadrata e viene sorretta da una bella fotografia. La vera pecca sono alcuni momenti un po' loffi, che virano su parti più moraleggianti per accontentare il pubblico. Comunque si ride e ci si diverte.
Un riuscito incontro fra le due leggende della boxe filmica: Stallone e De Niro. I toni scelti, saggiamente, sono quelli della commedia e la regia di Segal in questo senso garantisce un bel ritmo e molta freschezza. I dialoghi sono brillanti, composti da vivaci botta e risposta e nella seconda parte si assiste a un crescendo di malinconia e d'attesa per lo scontro notevoli. De Niro batte Stallone in recitazione, ma quest'ultimo è sicuramente più a suo agio in una storia di nuove possibilità e redenzioni. Notevole.
Sylvester Stallone contro Robert de Niro, ovvero I ragazzi irresistibili in versione pugilato. Un match difficile da ignorare, perché entrambi, ai tempi, sono stati due ottimi cine-pugili. Peter Segal imbastisce una commedia dolce-amara con due vecchi leoni che hanno ancora voglia di ruggire e tirare di boxe. Benché De Niro abbia le battute più spiritose (e la sottotrama del figlio e nipotino), Stallone mi piace di più perché ha uno sboccato Alan Arkin come allenatore e Kim Basinger come fidanzata. Non male anche il Chris Tucker di riserva.
Temevo un film parodia (similare a quelli che vanno tanto di moda nell'ultimo decennio) e invece mi sono trovato di fronte a una commedia sportiva dal retrogusto amarognolo. Non c'è traccia dell'apologia della distruzione del corpo come in The wrestler, ma DeNiro e Stallone non si vergognano neanche per un secondo nel mostrare i loro corpi da 70enni e lo fanno nel modo più divertente e in punta di fioretto possibile. Film sicuramente da promuovere grazie anche alle tante battute simpatiche.
I due grandi vecchi meritavano un copione migliore, o almeno, che fosse coerente con una vicenda così paradossale, nella quale due dinosauri del pugilato tornano a gonfiarsi sul ring dopo decenni. Qui non doveva esserci spazio per intermezzi pseudoseri, come il figlio mai conosciuto e il rapporto con la ex. In più, il manager di colore è ridicolmente insopportabile (per fortuna non compare sempre); e anche il vecchio coach di Stallone, seppur simpatico, non è una novità come personaggio. Servivano molte sforbiciate e un po' più di spremitura di meningi per il match finale. Mediocre commediola.
MEMORABILE: Stallone: "Non l'ho mai detto a nessuno, ma dentro di me voglio ballare"; Il vecchio coach: "Sbrigati a vincere...devo pisciare".
Gli anni '80 sono passati da un pezzo ma sembra non se ne siano accorti Stallone e De Niro, protagonisti di una commedia sportiva insieme ad un'altra grande reduce, Kim Basinger che comunque è quella invecchiata meglio. Malinconico atto (pre)finale di una grande carriera, Il grande match si trascina stancamente tra battute che non fanno ridere, personaggi sbagliati e appena qualche spunto, che un regista privo di talento non sa cogliere. Da evitare.
Mette una profondissima tristezza addosso non tanto per una storia piena di scene (e battute) improbabili, ridicole e pietose e con risvolti narrativi (si fa per dire) di rarissima pochezza, quanto piuttosto per un certo squallore che traspare in maniera continuativa durante la visione. Tutto già visto: non una sola idea che sia una. Cosa spinga De Niro a buttarsi (ahimè per l'ennesima volta negli ultimi anni) in pellicole del genere, continua a rimanere un vero mistero. Anche i nostalgici dei tempi andati, farebbero bene ad evitarlo.
Davvero non male questo lavoro di Segal: a metà tra il serio e il faceto, tra la parodia e una vicenda tutto sommato gradevole. La sceneggiatura fa il suo lavoro così come gli attori, in un'opera il cui spessore, pur non certo miracoloso, è molto più spesso di quanto non ci si potesse attendere inizialmente. Peccato per un buonismo finale eccessivo, così come le scazzottate esasperate al termine di una ricostruzione sportiva pure abbastanza credibile. Niente di superlativo ma sicuramente di buon livello.
Peccato per il finale più che mediocre, che rovina una storia discreta. Indubbiamente ci si diverte e non si sente il peso della durata (quasi due ore). Stallone e De Niro, che qui sono evidentemente sottotono, ci "allietano" con battute a iosa, una più divertente dell'altra. Consigliabile per i fan dei due attori.
Due ex campioni della boxe decidono di scontrarsi per l'ultima volta: questo è il contenuto principale di un film non noioso ma costruito su poche basi e incentrato soprattutto sui problemi del passato tra i due pugili. Tutto sommato però la pellicola possiede un suo fascino e si guarda aspettando l'incontro tra Stallone e De Niro, una sorte di Balboa vs La Motta (il mitico Toro scatenato di Scorsese). Non male.
Già nel titolo è insita l’ironia del film. L’idea di due pugili sessantenni che abbandonano le afflizioni alla prostata per rispolverare rancori non sopiti appare tanto improbabile quanto sfiziosa. Quel che sorprende è che invece di dar retta allo scetticismo iniziale, si prosegue la visione anche per la curiosità di vedere come vada a finire. L’incontro è ridicolo: De Niro regala centimetri e chili al partner che, se non altro per maggiore frequentazione del ring, avrebbe dovuto ostentare un fisico migliore. Interpretazioni da urlo (d'orrore).
Malinconica pellicola con due mostri sacri del cinema oramai imbolsiti che dopo schermaglie verbali si affrontano in un patetico quanto inverosimile incontro di boxe. Trama risibile nonostante qualche spiraglio di redenzione e buoni propositi. Stallone appare comunque più credibile di De Niro, totalmente ridicolo come pugile. Simpatici i due siparietti sui titoli di coda.
Sembra un altro capitolo di Rocky, per via di Stallone e dei riferimenti alla saga, invece è una storia diversa, non malinconica come gli ultimi due capitoli del pugile di Filadelfia, a tratti persino spassosa. Anche l'idea di inserire un allenatore che ricorda il Mickey di Rocky è ottima. Alla fine è una passerella trionfale per i due miti e amici di Hollywood. Certo, meglio far finta di non notare le rughe e il fisico di un De Niro che pare più il ragionier Fantozzi che un ex pugile, mentre Stallone è ancora sorprendentemente muscoloso.
MEMORABILE: I siparietti comici di Kevin Hart, qui in veste di organizzatore del grande incontro.
I due campioni del pugilato su pellicola (lo Stallone e il Toro) si scontrano in un match che arriva, evidentemente, fuori tempo massimo. Tuttavia il film diretto da Segal riesce a intrattenere lo spettatore, non lasciandolo annoiare in attesa dell'inevitabile incontro conclusivo. Molta autoironia da parte di Stallone e di De Niro, non male (ma nemmeno troppo brillante) la prova della Basinger. Manca solo il mitico (e compianto) Burgess Meredith, ma è egregiamente "sostituito" da Alan Arkin. Godibile, senza troppe pretese.
I due pugili cinematografici più famosi di sempre si sfidano in questa intelligente commedia sulla terza età e sui suoi risvolti. Può sembrare un'operazione stupida ma in realtà, anche se la sceneggiatura è abbastanza piatta, alcune gag al fulmicotone alzano il livello e non di poco. Senza contare che sia Stallone che De Niro (anche se per quest'ultimo non è una novità) si scoprono comici veri con il giusto tempo nelle battute. Senza contare che ci vuole un bel coraggio a mostrarsi in pantaloncini alla loro età. Soprattutto De Niro.
Ad essere buoni si potrebbe dire che c'è di peggio, ma per fortuna non esiste l'obbligo alla bontà. Ci si avvicina infatti parecchio al famigerato fondo del barile, luogo dal quale raschiare una storia inverosimile e infarcita di momenti forti della solita moraletta in vendita al discount. Inoltre, per quanto sia ormai cosa nota, ogni volta che De Niro fa una smorfia si viene colpiti da violenti e nostalgici singulti. Stallone fa per la trecentesima volta Rocky ma almeno lo fa con quel suo stile riconoscibile e familiare. Francamente, un brutto film.
Razor Sharp e Billy the Kid sono nemici da una vita, divisi da una "bella" mai disputata e separati da fatti personali poco piacevoli. I conti, però, non si possono rimandare per sempre. Il film appare (è) telefonato (nelle battute, ovviamente nel ritmo) e il fattore vintage, rafforzato dall'esperienza di Rocky Balboa, dà una sensazione di déjà vu che a seconda dei casi può annoiare o mettere a proprio agio. Stallone e De Niro arzilli vecchietti, Arkin ha il ruolo migliore, la Basinger una gradevolisima riscoperta. Funziona... cum grano salis.
Far sfidare Rocky e Toro Scatenato (perché diciamocelo, anche se i personaggi sono altri l'idea era ovviamente quella) in età avanzata poteva essere un'idea comica riuscita; il risultato è riuscito solo a metà. Se il match finale - ben girato - e le prese in giro della serie di Rocky sono spassosi, il resto del film si muove su coordinate familari-relazionali agrodolci già viste e proprie di una sitcom, lasciando un retrogusto para-televisivo. Discrete le prove del duo di ex-giganti del cinema americano, con De Niro a primeggiare nelle parti comiche e Sly in quelle più seriose.
MEMORABILE: Stallone vuole allenarsi coi quarti di bue; Il cameo di Tyson e Holyfield.
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In questo spazio sono elencati gli ultimi 12 post scritti nei diversi forum appartenenti a questo stesso film.
Una prece per la carriera di Stallone e De Niro, malinconici protagonisti di un film anni '80 girato fuori tempo massimo da un regista che pare non conosca l'ABC del mestiere. Terribile.
DiscussioneBuiomega71 • 19/01/14 11:52 Pianificazione e progetti - 24784 interventi
Galbo ebbe a dire: Una prece per la carriera di Stallone e De Niro, malinconici protagonisti di un film anni '80 girato fuori tempo massimo da un regista che pare non conosca l'ABC del mestiere. Terribile.
Buiomega71 ebbe a dire: Galbo ebbe a dire: Una prece per la carriera di Stallone e De Niro, malinconici protagonisti di un film anni '80 girato fuori tempo massimo da un regista che pare non conosca l'ABC del mestiere. Terribile.
Ormai De Niro lo abbiamo perso da un bel pezzo...
lo penso anch'io anche se ne Il lato positivo mi aveva convinto, qui è penoso, come del resto Stallone
Stallone al limite lo posso capire (a parte i primi film, poi ha virato tutta la vita nel trash consapevole [spero]); De Niro invece non lo reggo più: ormai è una maschera che genera smorfie facciali e basta... roba da "Corrida di Corrado"! Recita in linea di massima male (la vecchiaia lo ha peggiorato molto in questo senso, ed è un parere personale); non capisco il perché partecipi a tutti questi film... ha bisogno di soldi? Si annoia a stare in casa? Boh... Quando venne a Sanremo per pubblicizzare (tra una paroloccia in italiano e l’altra) quella ciofeca di "Manuale d’amore 3" mi è poi scivolato del tutto.
Credo che qualche anno fa De Niro avesse bisogno di cash per la gestione di una catena di ristoranti e per questo avesse deciso di far film a manetta incurante della qualità degli stessi, alternando prove buone ad altre scadenti.
Lui, Hopkins, Freeman, Keitel, Cage sono tutti esempi di gente che per necessità/pigrizia/altro a un certo punto ha svenduto il proprio nome.