Il celebrato film, di e con Woody Allen (che vinse addirittura due Oscar fondamentali come regia e sceneggiatura), è in realtà un incessante sproloquio tra due degli attori più logorroici che abbiano mai calcato le scene, per l'appunto Woody Allen e Diane Keaton. Delle duecento, trecento battute di Allen, almeno un terzo appaiono di dubbio gusto e poco coerenti con il contesto. Il costante rivolgersi dei protagonisti alla macchina da presa, gli imprevedibili flashback che confondono ulteriormente lo spettatore, finiscono con l'appesantire il film rendendolo quasi un tour-de-force mentale. Difficile considerarlo uno dei maggiori capolavori del grande comico ebraico-newyorchese...Leggi tutto come in molti sostengono: non c'è ancora in Allen la completa padronanza dei mezzi e la sua istintiva predisposizione alle nevrosi e alle patologie d'ogni sorta, pur provocando molto spesso la risata, non è accentuata come in altri suoi classici e a volte appare fuori luogo. Si coglie insomma un certo imbarazzo che segna ANNIE HALL come un'opera di transizione in attesa della definitiva maturazione che avverrà con Mia Farrow e colpi di genio come ZELIG o CRIMINI E MISFATTI. Per ora godiamoci questo Allen d'annata, che comunque già contiene in nuce una svolta tematico-espressiva destinata a lanciare il regista nell'Olimpo degli autori più intellettualmente superiori d'ogni tempo. Basta osservare l'acume con cui sottolinea i personaggi, l'originalità della proposta critica, la totale affrancatura dai rigidi canoni della consunta commedia hollywoodiana. Allen è un genio e anche da film così lo si comincia a capire.
Per chi adora (e preferisce) gli Allen dei primi Anni Settanta, questo film, pur bello, rappresenta l'ultimo (mezzo) acuto, che già fa presagire il successivo cambio di registro, con l'allontanamento dai gioielli prediletti. Film biografico-psicologico-umoristico (emblematica l'epifanìa di Marshall Mac Luhan).
Primo film della seconda fase di Allen, quella più autobiografica, dopo la prima più smaccatamente comico-parodistica. E anche primo suo capolavoro. Una commedia romantica dalle fulminanti battutte, un film dove narrazione e arguzie tecniche vanno di pari passo in un raro e perfetto equilibrio. Immensamente divertente, girato come fosse una commedia nouvelle vague (si sprecano piani sequenze e profondità di campo) con struttura a stripes giustapposte in una narrazione a mosaico e atemporale, con frantumazione delle convenzioni cinematografiche. Bellissimo.
MEMORABILE: Difficilissimo scegliere battute o momenti da ricordare, tanto il film ne è pregno. Cito solo quella della fila al cinema con l'intervento di McLuhan.
Uno dei tre più belli, anzi, ammettiamolo subito, quello preferito se costretti a una (ardua) scelta singola: al cuor non si comanda. E del resto ci sono anche ragioni pratiche, è il film da mostrare se si dovesse spiegare Woody Allen con un solo film. Stato di grazia del regista e dell'interprete, nonché della Keaton e del cast secondario (grande Tony Roberts nell'esilarante parte californiana). Gags e battute indimenticabili (la più bella affidata a Shelley Duvall, "fare l'amore con te è stata un'esperienza kafkiana"). Culto
Ho contato i secondi senza dialoghi dei primi 50 minuti e non sono arrivato al minuto. Un fuoco di fila che si fa fatica a sostenere tanto le battute sono accavallate fra loro e, talvolta, ripetitive. Peccato che una scrittura originale e intelligente venga tradotta in modo così frenetico, ma questo è l'Allen dell'epoca e soprattutto questo è lo stile che lo ha reso famoso. Tra le scene da ricordare la coda al cinema, il giro in macchina, la prima uscita con la Farrow, con Biancaneve, l'incontro con la Duvall, la metafora finale.
MEMORABILE: Baciamoci subito, così dopo non siamo nervosi e la digestione è più facile.
Decisamente uno dei più riusciti film della prima parte della carriera di W. Allen, Io & Annie non è una semplice commedia ma uno (spesso amaro) apologo sulle relazioni sentimentali e sulla vita in generale. Molto efficace l'idea del regista di compiere una riflessione narrativamente disordinata (in cui il passato si alterna al presente) sulla sua relazione con la protagonista e di inserire monologhi (molto caustici) sui sentimenti, segno di una sceneggiatura estremamente brillante. Molto brava la Keaton.
Come per Manhattan, anche qui la chiacchiera infinita del protagonista, dei suoi amici e delle sue morose mi lascia sostanzialmente sfinito. Come sempre se ne potrebbe trarre mezz'ora irresistibile, se non fosse che le battute migliori già stanno sulle Formiche che nel loro piccolo s'incazzano, su Youtube, sulla Smemoranda etc. e le sapevo già a memoria. Il sottotesto sulle relazioni umane uomo-donna, che pure ci sarebbe, finisce annegato nell'alluvione di parole dei dialoghi. Molte gag sono ovviamente geniali, ma le ricevo poco e male, a causa del rumore di fondo.
MEMORABILE: Lo split screen tra la famiglia wasp di Annie e quella yiddish broccolina di Alvy.
Sostanzialmente il primo film del regista dove la commedia prevale sul comico. È anche la nascita di un genere, la "commedia alla Allen", metropolitana, basata sulle idiosincrasie dei personaggi, un'ininterrotta divagazione di psicanalisi, logorrea e fissazioni varie. Una guerra dei sessi di taglio strettamente platonico. Il merito principale è quello di lanciare un genere e codificarne i tratti. Brillante sì, ma senza esagerare. Comunque un'opera imprescindibile. Per chi non conosce il regista è praticamente la summa dell'Allen-pensiero. 3 stelle.
Classico alleniano degli anni '70, semplicemente irresistibile nella sua alchimia prodigiosa tra parti comiche e romantiche. Premetto che sono smaccatamente di parte perché adoro Allen ed il suo umorismo, ma come si può non amare questo film? Inoltre, c'è tanto di quel materiale comico che sarebbe stato sufficiente per almeno una dozzina di pellicole: su tutte la scena con un giovane Christopher Walken che accompagna a casa un inquieto Woody. La versione doppiata è infedele all'originale in più punti, per la cronaca.
Forse uno dei film meno riusciti di Allen, per via della confusione del soggetto e della disarticolazione in generale. Secondo me l'errore maggiore è stato nel fatto che Woody Allen interagisce col pubblico, cosa che non dovrebbe accadere perché confonde lo spettatore. Woody Allen è troppo "eloquente" e spesso le sue "digressioni", per così dire, annoiano. Comunque sono da salvare alcune gag (com quella iniziale) e i cameo di Paul Simon.
Ho sempre creduto che i migliori film si facciano in gioventù e Allen non sfugge a questo "assioma". A me piace tantissimo: una pellicola piena di verve, con battute folgoranti e intrisa di spirito newyorkese. La fortuna di lavorare con attori in stato di grazia permette grandi risultati. Le nevrosi e le acrobazie verbali, punti di forza della sua comicità, sono presenti in abbondanza e aumentano il valore del film.
Probabilmente il più riuscito Allen degli anni '70: abbandonate le velleità slapstick del Dormiglione, il cuore della vicenda è psicologico. Woody l'intellettuale newyorkese si esibisce così nelle sue nevrosi, tra una battuta fulminante e uno sguardo caustico, abbattendo la quarta parete (diverrà ricorrente) e valorizzando al meglio una Diane Keaton capace di tenergli testa. Ben sfruttati i comprimari, assai svelto il ritmo imposto (merito di un colossale lavoro di ri-montaggio, in origine durava 4 ore), mai vana la logorrea dei protagonisti.
Dopo i travolgenti esordi (su tutti la fantastica parodia del Dittatore) Allen comincia a veleggiare verso l'introspezione e l'intelletualismo metropolitano e nevrotico che saranno poi la cifra essenziale della seconda parte della sua carriera. Woody deframmenta una storia d'amore abolendo il concetto di tempo, ma, al tempo stesso, impreziosisce la pellicola di gag geniali che nascono proprio dall'utilizzo fluido della sceneggiatura (la fila al cinema). Ottimo l'affiatamento con la Keaton, forse un po' verboso in alcuni tratti ma quante perle.
MEMORABILE: A scuola mi esclusero dalla squadra di scacchi a causa della mia statura.
Una storia d'amore poco convenzionale ma anche un fuoco di fila di nevrosi. Una seduta di psicanalisi, ma anche una liberazione dalle convenzioni strutturali della commedia e rottura della quarta parete: insomma, non è girato da Woody Allen, è una sua parte integrante. Il caustico protagonista Schlemihl e la sua fiamma Wasp (deliziosamente interpretata dalla Keaton) sproloquiano amabilmente, regalandoci una serie di battute indimenticabili. Dal ritmo folgorante e dalla natura sospesa, quasi onirica.
MEMORABILE: La fila al cinema; la caccia delle aragoste.
Che Woody Allen sia un genio del genere e che sia altrettanto bravo nello scrivere dialoghi uno più lungo dell'altro è scontato dirlo. Però questo film ha la pecca di annoiare qua e là. La Keaton si evidenzia come partner giusta per il regista/attore.
Quando si vede Io e Annie è impossibile non tenere conto dell'enorme numero di estimatori della pellicola. E si resta un po' straniti nello scoprire che non è così divertente come si credeva; sicuramente ci sono scene memorabili e azzeccate e la Keaton e Allen sono una coppia affiatata su tutti i livelli, ma nel complesso è difficile da definire qualcosa di più che una riuscita storia di coppia/psicologia/paranoie varie in stile Woody. Insomma, non proprio quel capolavoro che si dice, ma resta sicuramente da vedere.
MEMORABILE: Le scene con il giovane Walken sono di un inquietante unico; chi non vorrebbe avere il critico personale per smentire eventuali imbecilli?
Emblema della cinematografia di Woody Allen: ad oggi il suo film più celebrato e citato, per una volta profondamente apprezzato anche all'epoca dell'uscita (ben quattro gli Oscar ottenuti). Sorta di summa irripetibile della poetica autoriale: stralci autobiografici contorniati da una satira graffiante ed impreziositi da una vivacità metacinematografica che ritornerà prepontentemente in futuro (eclatante il caso de La rosa purpurea del Cairo). Oltre alla strepitosa efficacia umoristica, emerge una tecnica lucida ed estremamente ispirata. ****1/2
Il mio film preferito in assoluto: ho perso il conto di quante volte l'abbia visto! Nella sua imperfezione, dovuta soprattutto alla non linearità della sceneggiatura, il film è perfetto. La brillantezza e la genuinità dei dialoghi mi hanno esaltato come non mai, per non parlare dell'ottima prova di tutto il cast. Le tematiche esposte verranno riprese in tutti i film a venire. Film del cuore. Capolavoro assoluto!
Capolavoro di Woody Allen. Il suo film più compiuto, capace di alternare riflessioni sull'amore e sui rapporti di coppia a battute fulminanti; il ritmo è quello giusto e la Keaton è una perfetta controparte per le nevrosi del protagonista (ossessionato dall'argomento morte e innamorato di New York). Bella la colonna sonora, ottimo (come sempre) il doppiaggio di Oreste Lionello; davvero fantastico.
MEMORABILE: Alvie traspone la sua storia con Annie in commedia, ma con il lieto fine, per trovare la perfezione almeno nell'arte.
E' il film che segna un netto cambiamento nel modo di fare cinema di Woody Allen. Meno
"immediato" di alcune pellicole precedenti, ma non per questo meno spumeggiante e divertente. Anzi: un fuoco di fila di idee e di battute, parte delle quali possono andare perse o per la loro abbondanza o per la loro raffinatezza. Fondamentale per capire l'Allen regista e sceneggiatore. Un capolavoro imperdibile che mantiene intatta
la sua freschezza a quasi trentacinque anni dalla sua realizzazione. Ne merita di visioni, indispensabili per capirlo appieno.
Ben studiata e analitica, questa pellicola di Allen segna l'abbandono della comicità pura (è il primo film di Allen con assenza di slapstick) per orientarsi verso uno stile di commedia più ironica e filosofeggiante. La storia, semi-biografica, analizza e critica il rapporto uomo/donna, sviscerando le varie sfumature dei rapporti. Trova il tempo di far ridere con siparietti in cui lo stesso regista/protagonista "lascia" il film e parla con lo spettatore. I potentissimi dialoghi lo rendono un lungo lavoro di studio psicologico sul tema dell'amore.
MEMORABILE: Alvin guarda rassegnato i due attori che interpretano dialoghi che lui ha avuto con la sua ex, ma cambiando il finale.
Il film che segna il definitivo abbandono del registro comico-farsesco da parte di Woody a favore della "reinvenzione" della commedia brillante, i cui stilemi Allen riadatterà, cucendovi addosso le proprie nevrosi mimico/intellettuali. La magica freschezza del film sta appunto nel poco "controllo" del girato, che assume così i contorni di un flusso di coscienza lieve e malinconico, in cui anche la logorrea è un sottofondo musicale. Straordinariamente appropriata la fotografia di Willis e memorabile prova di "femminilità" per Diane Keaton.
MEMORABILE: L'apparizione di Marshall McLuhan come testimone a carico delle proprie tesi; Annie che canta.
Uno dei film più logorroici che mente umana possa concepire: Allen e la Keaton sembrano un duetto perfetto, talmente tante sono le loro nevrosi e le necessità di sproloquio. Lo spettatore viene sommerso da una serie di considerazioni e di battute ad effetto (almeno per quel che riguarda la parte di Allen, di cui ne risultano veramente riuscite una su dieci). Salviamo l'impronta registica e la fotografia di una New York sporca, molto vissuta.
Finalmente la ripresa di Allen dopo numerosi lavori di basso profilo; il punto più alto della sua carriera (assieme a Manhattan). Ritornano i soliti problemi, nervosismi e tic che tanto l'hanno caratterizzato e si analizza il rapporto umano tra lui e Annie (una buona Diane Keaton). Risultato più che soddisfacente nonostante la comicità di Allen non sia digeribile per tutti.
Io e Annie sconta in modo chiaro uno dei limiti più grandi, tipico soprattutto del primo cinema di Woody Allen, ovvero l’impostazione della sceneggiatura su un alto numero di battute e motti di spirito, molti dei quali indubbiamente divertenti: alla fine il film si ricorda più per gli “sketch” che per lo sviluppo della trama. Ciò non toglie che la visione sia più che godibile, anche se preferisco alcuni dei film successivi che ritengo più maturi, come Crimini e misfatti o Basta che funzioni.
Ottima commedia ricca di battute e momenti molto divertenti, ma con un'anima amara che mette malinconia e riesce a commuovere, soprattutto se si è passati da certe situazioni di cuore. Ben scritto e ben interpretato, perfetti Woody Allen e Diane Keaton. Anche tutto il resto del cast funziona alla grande.
Groucho Marx: nome che ricorre spesso quando c'è di mezzo Woody. Suo grande ispiratore, è proprio una battuta che porta la sua firma ad aprire l'intero film, cioè un'improbabile e problematica storia d'amore sullo sfondo dell'eccentrico enclave culturale a stelle e strisce. E mentre il primo sbeffeggiava assieme ai suoi fratelli l'ordine e l'autorità, Allen si fa gioco, con garbata ironia e incommensurabile classe, di attori, intelettuali e professori (o sedicenti tali). Indimenticabile la performance della Keaton. Psicotico, ma geniale.
MEMORABILE: "Premio al più grande dittatore nazista: Adolf Hitler!"; La coda al cinema; Alvin e la giornalista del Rolling Stone; La "perfezione nell'arte".
Bellissimo film; confusionario, nevrotico come i due protagonisti. Come succede quando si ha a che fare con persone autoironiche, il fiume di battute (molte da antologia) serve a nascondere un animo malinconico, una profonda consapevolezza della propria condizione. Naturalmente solo per chi apprezza i tipici sproloqui alla Allen, visto il continuo susseguirsi di gag. Finale semplicemente perfetto.
Perfetto meccanismo a orologeria dell'Allen pensiero, "Annie Hall" rappresenta per il geniale autore uno stacco netto con le pellicole antecedenti. Slapstick e nonsense a profusione fanno spazio a una svolta intellettuale che innesca gag sofisticate e fulminanti. Raffinato nella messa in scena e preciso al millesimo nei tempi comici, illuminato da una radiosa Keaton e da un nugolo di comprimari che rendono l'opera uno dei capolavori alleniani. Come sempre delizioso e appassionato l'omaggio alla Grande Mela.
MEMORABILE: "Non mi denigrare la masturbazione, è sesso con qualcuno che amo"; "Mia nonna? Mai fatto regali, era troppo presa a farsi stuprare dai cosacchi".
Sopravvalutato film di Woody Allen, tra i più celebri e premiati. Il regista-attore è logorroico a livelli massimi e la cosa non aiuta. La struttura con flashback random non fa altro che ingolfare la pellicola e per lo spettatore è un vero tour de force arrivare alla fine. Si ride qua e là, ma non basta.
Simile come impostazione e trama di fondo a Provaci ancora Sam, conserva tuttavia un'unicità che lo rende forse il miglior lavoro in assoluto di Woody Allen: battute a raffica, frasi diventate classici e situazioni al limite del surreale miste a trovate a dir poco geniali. D'accordo, il protagonista cambia nome ma è sempre Allen, il film è ottimamente sviluppato e diverte non poco senza mai un calo di tono. Comparsate di Christopher Walken e Jeff Goldblum. Da vedere.
MEMORABILE: I pensieri sovrapposti alle frasi dette; I discorsi di Allen al pubblico; La scena con la regina di Biancaneve.
Ancora oggi resta probabilmente il film in cui Allen mostra al meglio le caratteristiche del suo ideale di commedia. Le tematiche trattate sono quelle che poi riprenderà in molti altri lavori: l'opposizione uomo/donna, l'eterna incapacità di comprendersi e l'apatia di certi rapporti sentimentali. Il tutto condito da una leggera quanto malinconica ironia e dalla grande interpretazione di Woody Allen, affiancato da una superba Diane Keaton.
MEMORABILE: "Una relazione credo sia come uno squalo sai, che deve costantemente andare avanti o muore". "Eh... credo che quello restato a noi sia uno squalo morto".
"La" storia d'amore, intesa in tutte le sfacettature che emergono in una relazione tra due persone adulte. Woody Allen è probabilmente il migliore nel dire cose complicate nel modo più semplice e divertente possibile, facendo riflettere sulla vita e il suo significato. Ci si cala nei panni del protagonista, l'empatia è a livelli altissimi durante la visione. La lunghezza del film, ma più precisamente il periodo temporale preso in analisi nel film, fa in modo di provare emozioni di nostalgia per qualcosa di passato e lontano. Da vedere.
Manifesto più rappresentativo del primo Woody Allen, si consacra come nuovo genere comico, ironicamente critico verso la società borghese della New York di allora. Fra tic, citazioni psicoanalitiche e battute incalzanti, si ha l'impressione di ascoltare un 33 giri con la velocità di un 45. Quattro Oscar sopravvalutarono l'opera, come lo stesso regista ebbe modo di sottolineare. Diane Keaton di fragrante bellezza e bravura.
Woody Allen passa dal cinema parodistico alla commedia sofisticata con uno dei suoi film più rappresentativi e autobiografici, in cui presenta in modo mai banale situazioni molto comuni. L’incredibile messe di battute memorabili, l’irripetibile alchimia con Diane Keaton, alcuni comprimari di notevole spessore (Roberts e Simon tra tutti) e la fotografia che rende affascinante New York fanno dimenticare quelli che potrebbero essere difetti: la struttura narrativa non lineare e la verbosità.
Uno dei migliori film di Allen. Perfettamente in bilico tra la commedia amorosa e il raffinato e nevrotico umorismo che ha sempre caratterizzato il suo migliore cinema. La storia di un amore e delle sue varie fasi nel tempo è anche la storia personale del rapporto di amicizia unico tra Allen e la Keaton e questa alchimia si vede sullo schermo.
Più che a sviscerare le componenti emotive che costituiscono un rapporto d’amore, Allen si interessa a frazionarlo in piccoli pezzi con una miriade di battute. Un eccesso di comicità che a volte è sopraffina (la coda al cinema, nello studio tv), altre è eccessiva nel contesto amoroso. Qualche scelta registica come la separazione dello schermo aiuta lo scambio scenico, ma avrei evitato le numerose parlate in mdp. Come recitazione la Keaton è a suo agio specie quando diventa nevrotica. Ottimo doppiaggio di Lionello.
MEMORABILE: La casa sotto le montagne russe; La scuola guida coi carrarmati; "Stai andando a ruba, hai un principio di lebbra?"
In questo film c'è tutto l'Allen pensiero sulle donne e in generale sul suo modo di intendere i rapporti sentimentali. L'uomo alla ricerca di una stabilità emotiva rimane disorientato da ogni variazione del sentimento (propria o del partner) e in balia dei moti interiori che rendono il pensiero un costante rimuginare su quello che è stato o che poteva essere. Un film perfetto che mette a nudo l'essere umano nelle sue fragilità interiori e impossibilitato a razionalizzare l'arrivo dell'amore così come la sua perdita.
Spartiacque tra i primi caotici film del regista e le più meditate pellicole successive, uno spaccato di vita di coppia che è un'ora e mezzo di logorrea purissima con punte di eccellenza ma che poggia su un soggetto non soltanto esilissimo, ma pure infarcito di andirivieni temporali che anziché variegare la narrazione distolgono rapidamente l'attenzione. Formalmente di indiscutibile fascino e sobrietà, con un'adorabile Diane Keaton che veste in maniera adorabile. Molti futuri volti noti nelle retrovie.
Una delle vette del genio comico di Allen. La trama è semplice: un attore pieno di nevrosi rievoca la sua relazione con una donna meno nevrotica di lui, attraverso alti e bassi fino alla rottura. Ma il film vale non per cosa racconta ma per come racconta: un fuoco di fila quasi stordente di battute ironiche e autoironiche, inframmezzato da gags buffe e/o poetiche, anche se poi quelle che restano più impresse sono certe sequenze fulminanti nel loro sarcasmo (i bimbi che declamano il loro stato da adulti, il vero McLuhan esibito per tacitare un saccente). Capolavoro.
MEMORABILE: Il viaggio in auto con il fratello di Annie, ossia Christopher Walker con l'espressione da aspirante suicida che avrà nel Cacciatotore di Cimino
Il rapporto tra uomo e donna viene descritto come un intreccio folle e irrazionale, un rincorrersi inconcludente, ma allo stesso tempo indissolubile dalla natura umana. Allen ci mette tutto se stesso e con una Diane Keaton così sublime non deve essere stato difficile trovare l’alchimia giusta. Non mancano una valanga di dialoghi impossibili da carpire al primo colpo se non sotto l’effetto della mescalina, ma quel poco che riesce a solcare il cerebro lascia un segno non indifferente. Da vedere con il rewind a portata di mano.
MEMORABILE: "Una relazione credo sia come uno squalo: deve costantemente andare avanti o muore".
Film che probabilmente riassume in toto chi sia Woody Allen. Colto, brillante, fa sorridere più che ridere, mentre a tratti assume toni più drammatici. La pazza nevrosi dell'autore esce in ogni sua forma, a mio parere a volte anche in modo eccessivo (ma più per gusti personali che per altro) e proprio per questo non grido al capolavoro. Rimane comunque un'opera fondamentale, di gran classe.
Vertice assoluto dell'allenismo più estremo, è il primo film non puramente comico nella carriera del regista. Piuttosto confuso nello svolgimento narrativo, riesce comunque a coinvolgere e divertire malgrado il sottofondo fortemente malinconico. Tra amarcord felliniano palesato nella scena della scuola e negli altri flashback sul passato del protagonista e psicoanalisi bergmaniana, un credibile spaccato degli intellettuali ebrei newyorkesi. Sicuramente meno egocentrico del successivo Manhattan. Grande fotografia di Gordon Willis.
MEMORABILE: L'intermezzo animato; "Io non vorrei mai appartenere a nessun club che contasse tra i suoi membri uno come me"; La visita alla famiglia di Annie.
Il film di Allen che segna la svolta del regista, capace di mischiare in modo superlativo umorismo e disagio esistenziale grazie al suo approccio allo stesso tempo comico e colto. La sua verbosa e frenetica auto-analisi produce un personaggio unico, il prototipo del nevrotico insicuro, sensibile e arguto, che si scontra con la volgarità e la superficialità dilaganti.
Qui Allen, oltre a una scrittura memorabile, adotta una serie di trovate registiche geniali, dallo sfondamento della quarta parete (nella scena della fila al cinema si rivolge direttamente allo spettatore) ai sottotitoli dei pensieri dei protagonisti. Lui e la Keaton insieme sono semplicemente prodigiosi (lo avevano già dimostrato in Amore e guerra) ma qui c'è anche un cast secondario strabiliante, da Goldblum a Walken passando per la Duvall e perfino Sigourney Weaver. Capolavoro assoluto, storia del cinema.
MEMORABILE: Se io prendo droga o alcolici divento insopportabilmente stupendo, divento troppo meraviglioso per descrivermi.
Woody Allen recita se stesso in questo film forse più che in tutte le altre sue opere. A guardarlo può sembrare quasi che una una telecamera nascosta riprenda il protagonista continuamente. Già questo lo rende interessante. Le battute e le gag non sono molte come nei precedenti film ma quelle che ci sono risultano memorabili. Film dialogatissimo e molto intellettuale, è uno dei più rappresentativi del regista, anche se forse non il suo migliore. Ottima Diane Keaton. Con un bel discorso finale.
Una delle più gettonate risposte alla domanda "Qual è il film di Woody Allen che preferisci?" è in effetti una straordinaria sintesi del meglio che il cinema del newyorkese ha da offrire: dialoghi sagacissimi che si rincorrono freneticamente, geniali rotture della quarta parete, feroce autoironia intellettuale, digressioni freudiane affogate nello humour. Script brillante che annovera gag sempreverdi (i flashback di Alvy da bambino, la cena a casa di Annie con la nonna antisemita) e ottimo assortimento di interpreti (camei inclusi). L'alchimia tra Allen e la Keaton è quasi surreale.
MEMORABILE: Alcy si rifiuta di vedere un film iniziato da due minuti; "Fare l'amore con te è un'esperienza kafkiana"; Le considerazioni conclusive sull'amore.
Per la prima volta Allen abbandona il tono decisamente "comico" delle pellicole precedenti per virare su una commedia sentimentale (pur sempre brillante) che si può dire riuscita, seppur lontana dai suoi vertici passati e futuri. Qui si narrano le vicende, tra alti e bassi, di una coppia, il tutto alimentato da dialoghi logorroici che purtroppo inficiano (in parte) l'esito finale del prodotto. Le battute riuscite non mancano (così come quelle meno efficaci, a onor del vero) e Allen comunque dimostra di padroneggiare bene il mezzo cinematografico.
È il film del grande salto di Allen e a ragione: non solo racconto in segmenti-sketch di una relazione sentimentale ricomposti con un umorismo graffiante, ma un’opera geniale, capace di fondere un’infinità di piani, livelli e linguaggi, che trasformano una commedia in un laboratorio cinematografico sperimentale: l'uso di una teatralità che deriva dalla stand-up e i cartoni animati, i sottotitoli per i pensieri e la satira su Hollywood, fino all’irruzione di persone reali (McLuhan, Capote) in scarti modernissimi della narrazione. Magistrale.
Una delle commedie più belle della storia del cinema, in perfetto equilibrio tra satira sociale e saggio esistenziale. In “Io e Annie”, l’amore è un caposaldo situato al centro di un luogo e di un tempo in continua trasformazione, tra istintività e razionalità, sbocciando nella teatralità dei volti, dei corpi, dei dialoghi fiume decantati da attori magnifici. L’alchimia tra Keaton e Allen è ammirevole e invade ogni immagine.
Un film molto buono e uno dei più famosi di Woody Allen, capace a modo suo di descrivere la relazione con Annie (una brava Diane Keaton), ma anche, più in generale, di analizzare i rapporti umani e le relazioni sociali. Allen è al solito scatenato e i suoi discorsi spesso sopra le righe sono la colonna portante della pellicola, che cede solo nella parte finale. Piccola parte anche per Shelley Duvall. Una buona commedia americana.
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DiscussioneZender • 12/11/09 17:04 Capo scrivano - 48477 interventi
Renato nelle curiosità ebbe a dire: Nella scena di Allen e la Keaton sul terrazzo, il doppiaggio italiano ha stravolto il senso della sequenza (che novità!!).
Nella versione originale, i due attori si scambiano alcune battute banali mentre sullo schermo in sovra-impressione partono i sottotitoli che riportano ciò che i due protagonisti stanno pensando. Nella versione italiana, nessun sottotitolo e dialoghi adattati alla meno peggio per dare il senso della scena.
Curiosità nella curiosità: anche in Yuppi du di Celentano, girato prima, c'è una scena molto simile -per non dire identica- con il molleggiato e Charlotte Rampling.
Cioè fammi capire: i doppiatori bisbigliano per far vedere che quello è il pensiero e non la voce?
Per Celentano beh, lo sappiamo tutti che è anni avanti no?
DiscussioneZender • 13/11/09 12:35 Capo scrivano - 48477 interventi
Renato ebbe a dire: Zender ebbe a dire: Cioè fammi capire: i doppiatori bisbigliano per far vedere che quello è il pensiero e non la voce?
Per Celentano beh, lo sappiamo tutti che è anni avanti no? No non è che bisbiglino, ma il loro dialogo cerca di rendere il mix fra quello che dicono e quello che stanno pensando (nella versione originale). Insomma un pastrocchio... E come diavolo fanno a rendere quello che pensano? Abbassano il tono della voce... Sono curioso.
Marshall McLuhan non fu la prima scelta di Allen: prima di lui il regista chiese un cameo nel ruolo di se stessi anche a Federico Fellini e Luis Bunuel.
Renato ebbe a dire: Nella scena di Allen e la Keaton sul terrazzo, il doppiaggio italiano ha stravolto il senso della sequenza (che novità!!).
Nella versione originale, i due attori si scambiano alcune battute banali mentre sullo schermo in sovra-impressione partono i sottotitoli che riportano ciò che i due protagonisti stanno pensando. Nella versione italiana, nessun sottotitolo e dialoghi adattati alla meno peggio per dare il senso della scena.
Sono sorpreso. Al cinema era coi sottotitoli dei pensieri. Ricordo un suo "Chissà com'è da nuda..."
Il film doveva chiamarsi "Anhedonia", dal termine medico che indica l'incapacità a provare piacere sessuale. Mentre girava, Allen si accorse che il film prendeva un'altra direzione, quella di uno studio sulle relazioni interpersonali.
Direttamente dall'archivio privato di Buiomega71, il flanetto di Tv Sorrisi e Canzoni della Prima Visione Tv (Ciclo: "Omaggio a Woody Allen", mercoledì 14 maggio 1986) di Io & Annie:
HomevideoRocchiola • 19/09/17 09:04 Call center Davinotti - 1300 interventi
Ottimo bluray MGM-Fox uscito per fortuna anche sul bistrattato mercato italico a differenza di altri titoli di Allen. Video ben definito e pulito con una giusta dose di "grano", ben equilibrato anche nei colori. Audio italiano DTS mono discreto. Da prendere prima che vada fuori catalogo. In ogni caso è ancora lungo l'elenco dei film di allen che da noi non ancora usciti in bluray!!!
NdZender: Purtroppo è noto che la scena in cui Allen e la Keaton parlano di altro mentre scorrono in basso i sottotitoli di ciò che realmente pensano (da 31'30" circa per quasi un minuto) non è doppiata in italiano come sul dvd ma è in inglese!!! Una vergogna che danneggia non poco il valore del bluray!