L'esperimento natalizio in chiave NON CI RESTA CHE PIANGERE di Ficarra e Picone non sortisce gli effetti sperati. Eppure l'idea di far tornare i nostri nella Betlemme dell'Anno Zero si prestava - soprattutto in considerazione della naturale predisposizione iconoclasta di Ficarra - a una divertita rilettura della Natività e allo sfruttamento di un'ambientazione insolita, per il nostro cinema. Esaurito senza troppa gloria un prologo in cui Ficarra fa il ladro di oggetti sacri e Picone un parroco alle prese con l'allestimento di un presepe vivente (il tutto andava opportunamente sintetizzato, considerata la...Leggi tutto pochezza delle idee a disposizione), i due finiscono casualmente in un cespuglio al cui centro brilla una strana luce per uscirne inaspettatamente in pieno deserto. Picone prosegue inizialmente l'inseguimento a Ficarra che gli ha appena sottratto una preziosa scultura finché s'accorge che il mondo intorno è cambiato radicalmente: sono in Galilea e non gli ci vuol molto per capire (chissà da cosa poi) che mancano pochi giorni alla nascita di Gesù. Torna utile, pensano: se Cristo non può fare il miracolo di farli tornare nel 2019 potrebbe riuscirci la Madonna... I due si mettono quindi in caccia di Giuseppe (“Quello col bastone tondo”) e Maria (“Una donna incinta”) incontrando sulla loro strada diversi personaggi e unendosi a un gruppo di zeloti. Un'avventura in costume per famiglie in cui sceneggiatura e dialoghi sembrano del tutto secondari allo svilupparsi ordinario di un soggetto che li ponga di fronte a situazioni in cui chi conosce un minimo di storia cristiana possa orientarsi. Avvolti nella notevole fotografia di Daniele Ciprì, i paesaggi e le scenografie ricostruite in Marocco comunicano un fascino che tuttavia mal si sposa a un'impostazione da commedia che non ingrana mai davvero. Non sembra esserci alcuna ricercatezza nelle gag, come se messi a confronto con le diverse situazioni i due debbano far valere tutta l'esperienza di un affiatamento affinato in anni e anni di lavoro di coppia per riuscire a cavar fuori qualche risata; ci riescono di rado, più spesso quando possono giocare sulla conoscenza del "catechismo" sfoderando paradossi e stupendosi di fronte a chi sembra non capirci nulla delle loro considerazioni frutto di una sommaria conoscenza evangelica. E' come sempre Ficarra a menare le danze, con Picone a fargli da spalla: se il primo stravolge ogni nozione storica creando continui cortocircuiti anacronistici, il secondo ricuce sfruttando la maggior conoscenza in materia datagli dal personaggio facendo in tal modo risaltare ancor di più le confuse assurdità sparate in sequenza dal partner. Quello che proprio non funziona è la regia (ancora una volta firmata dai due), che sembra infischiarsene della necessità di mantenere un ritmo accettabile perdendosi in pause interminabili che nella seconda parte si fanno insopportabili. Debole la figura di Erode (che pure è ben interpretato da Popolizio), narcotizzanti le scene di gruppo con zeloti e relativa figliolanza a cui i nostri si accompagnano. Ci volevano più sketch, come per l'appunto insegnavano Benigni e Troisi, perché le troppe scene di raccordo, che peraltro congiungono di rado sequenze efficaci, conducono il film nei territori della fiacca avventura in costume, con un ritorno al presente che riconferma la debolezza dell'insieme lanciando una facile considerazione ammonitirice sulla condizione dei più sfortunati. Ficarra e Picone si confermano coppia efficace e simpatica, perfettamente amalgamata, ma il film pare un ritorno alle farse dalla scrittura minimale che il nostro cinema sfornava decenni fa a ritmo infernale sfruttando il nome dei comici in cartellone e ad essi affidando il compito di risolverle col carisma e il talento di chi sa improvvisare per mestiere.
Benché si basi su una idea oramai trita e ritrita (quella del viaggio nel tempo), il film può essere considerato il migliore e soprattutto il più maturo della coppia palermitana. Una sceneggiatura vivace e una buona dose di comicità conferiscono alla commedia un certo spessore e il tutto viene ben supportato da un buon cast in cui Popolizio recita egregiamente nelle vesti di Erode. Ottima la fotografia.
Con un'idea presa in prestito da Non ci resta che piangere, i due comici siciliani confezionano un ibrido di commedia e film in costume gradevole e divertente, leggero e ben realizzato, a cui si perdonano volentieri certi ammiccamenti e qualche banalità. Ficarra un po' troppo enfatico e macchiettistico, molto meglio Picone a cui il personaggio del pretino pedante si attaglia alla perfezione. Si ride, ci si commuove e alla fine ci sembra di essere felici. E, per una volta, ci può stare. Non è forse questo il segreto dello spirito natalizio?
Francamente terribile. L'unico cinepanettone dell'anno 2019, genere che pare non entusiasmi più nessuno, è affidato a Ficarra e Picone. Il duo prende spunto da Non ci resta che piangere, con l'involontario trasbordo d'epoca che porta lo spettatore nell'Anno Zero. Lo sviluppo della vicenda, pur non avendo nulla di originale, poteva dar adito a vari sketch e situazioni di leggerezza, invece la pellicola vira in momenti stantii nei quali la risata... viene tragicamente a mancare. Anche l'espediente natalizio non riesce a scaldare i cuori. Peccato.
Un delicato film natalizio, in cui l'intenzione dei due comici è palesemente quella di riscaldare i cuori e rivolgersi a un pubblico di famiglie, piuttosto che far ridere a tutti i costi. Gag e risate di certo non mancano (come la tombola da Erode) ma si nota la voglia di fare qualcosa di diverso dalla solita commedia, affidandosi anche a ottime scenografie e a costumi azzeccati. Il duo è in forma, affiatati come sempre e circondati da qualche bella faccia tra cui si fa largo un fantastico Popolizio. Buono, ma forse superfluo fuori dalle feste.
Film natalizio con Ficarra e Picone, ricorda (fin troppo) Non ci resta che piangere: in questo caso i due finiscono non nel Medioevo ma in Galilea poco prima che Gesù nasca. Se la fotografia è ottima e la scenografia non è da meno, il resto risulta abbastanza deludente, nonostante un efficace Massimo Popolizio. Non è facile realizzare qualcosa di diverso a Natale, ma ugualmente si ride assai poco e il film tende troppo a sfilacciarsi. Un prodotto spurio che porta a poco o nulla: peccato.
Il "trasporto nel passato", espediente già ampiamente sfruttato (dalla coppia Benigni-Troisi ma pure dal più recente Non ci resta che il crimine), rischiava di portare sullo schermo uno scontato déjà vu. Eppure, nonostante l'idea non brilli certo per originalità, ci troviamo di fronte a un film scorrevole e a tratti spassoso grazie soprattutto al duo comico siciliano che, se nella "Striscia" televisiva risultano talvolta persino fastidiosi, su grande schermo fanno sempre centro. Una spanna sopra le solite commedie fatte con quattro soldi.
MEMORABILE: "Dio benedica questo cibo che ci dà!" (assaggia e sputa) "Che è, non ha fatto in tempo a benedirlo?".
Un prete e un ladro si ritrovano nell'anno zero, pochi giorni prima della nascita di Cristo. L'idea del film che va a ritroso nel tempo è riciclata da Benigni e Troisi ma non è da buttare. Non manca qualche banalità, ma la pellicola assolve con sufficiente senso del divertimento per famiglie il compito di raccontare la natività facendo sia sorridere che, a volte, riflettere. Scenograficamente valido, non demerita nemmeno nei costumi.
Debole commedia natalizia diretta e interpretata da Ficarra e Picone. Lo spunto, pure reminiscente di una gloriosa pellicola del cinema italiano, era azzeccato. Gli artisti siciliani però sono autori di una sceneggiatura di estrema debolezza peraltro interpretata senza ritmo e senza che la regia valorizzi i pochi momenti divertenti legati alla vicenda. Da sottolineare la buona ricostruzione ambientale e la suggestiva fotografia. Banale.
Ficarra e Picone prendono spunto da Non ci resta che piangere e cercano di fare quello che possono per far funzionare la tremolante baracca. Il vero problema però è dato dalla pochezza del cast che li circonda e da un copione che quando si allontana dai due e dal loro spirito frana inevitabilmente. Ed è un peccato, perché lo spunto non era male e l'inizio abbastanza promettente. Ma col passare dei minuti le battute simpatiche si diradano e la banalità impera.
MEMORABILE: Il prete osserva il bue che dovrebbe mettere nella capanna e dice: "Mah, non mi sembra consapevole dell' importanza del momento".
Ficarra e Picone rifanno Non ci resta che piangere nel mondo di Brian di Nazareth. I risultati sono prevedibilmente gradevoli per quanto concerne l'intrattenimento e modesti, se non mediocri, sotto il profilo della narrazione. Tanti cliché e poche gag memorabili, ma soprattutto penuria di sentimenti (un pizzico di pathos emotivo in più non avrebbe fatto male). Oltre all'evidente cura tecnica, fra effetti visivi notevoli e scenografie ben allestite, resta da ammirare la capacità del duo di trattare argomenti religiosi col loro usuale humour anti-volgare, senza esagerare con la satira.
MEMORABILE: Le audizioni per il presepe; La tombola da Erode; La coppia scambiata per Giuseppe e Maria; La tigre nell'arena; L'arrivo al mare; Il finale nel 2019.
La trovata migliore è il titolo, che poteva introdurre un'idea se non altro inedita: sarebbe bastato invertire le epoche sfruttando la capacità (a volte ottima) dei due artisti siciliani di canzonare l'attualità e le sue svariate ispirazioni comiche (come nell'azzeccatissimo L'ora legale del 2017). Ciò che non funziona quindi è proprio il "già visto", non a caso quel pochissimo che resta fuori (come i provini per la carica presepiale) aiuta a ricordarsi di essere di fronte a un'accoppiata che negli anni ha saputo guadagnarsi molta simpatia, buona fama e meritata fortuna.
Film in costume in cui la coppia Ficarra e Picone fa quello che può per salvare la baracca, ma non essendo particolarmente in forma l’operazione non riesce a causa di una sceneggiatura sciatta e un ritmo lento. Ci si accontenta della fotografia e dei costumi, ma sono solamente una goccia nel mare. Ci sono momenti simpatici, ma si perdono in un mare di banalità.
Commedia natalizia niente male. Si va in Palestina nel periodo della nascita di Gesù e nel complesso l'esperimento può dirsi riuscito: Ficarra e Picone sono in gran forma e specie il primo colleziona battute a raffica. Non manca inoltre qualche momento riflessivo, specie nell'ultima parte. Non di certo un capolavoro, ma una pellicola riuscita da guardare a Natale con tutta la famiglia.
MEMORABILE: La tombola da Erode; Lo scontro con la tigre.
Un parroco ossessionato dal presepe vivente e un ladro di oggetti sacri si ritrovano catapultati in Giudea ai tempi della natività. Dopo un primo momento di smarrimento cercheranno di salvare la vita a Gesù. Rispetto ad altri film del duo comico palermitano si ride poco ma a favore di una trama molto interessante che si contraddistingue anche per una certa drammaticità. I film di Ficarra e Picone non sono mai banali e anche "Il primo Natale" non fa eccezione. Funziona molto bene anche Massimo Popolizio nei panni di uno spietatissimo Erode. Godibile.
Alla vigilia del Natale un prete e un ladro si trovano catapultati nella Palestina dell'anno zero. Commedia pensata più per far riflettere che divertire, e forse non è una colpa. Il film riesce a intrattenere, pur non essendo niente di eccezionale e scontando un finale abbastanza frettoloso e banale. Buona la fotografia di Daniele Ciprì. Colonna sonora poco attinente alla storia.
Il film che segna una svolta nella filmografia di Ficarra e Picone, coppia siciliana che inizia con la comicità televisiva e che poi riesce a dimostrare di saper anche raccontare temi importanti sotto le vesti della commedia. La metafora che ci porta dall'antica Palestina ai nostri giorni, con tutto il problema dei migranti, è intelligente e raccontata con garbo; si ride ma si pensa anche, nella migliore tradizione della nostra commedia.
Un ladro e un prete proiettati indietro nel tempo alla nascita di Gesù. Ciò che colpisce maggiormente è la notevole cura produttiva e una sceneggiatura che inserisce il basso continuo di una comicità discreta all’interno di storie più complesse. Insomma, il film ha toni (e musiche) da kolossal biblico, nel quale il duo sembra assolvere una funzione da fool shakespeariano. Tuttavia l’obiettivo è quello del film natalizio, e quindi non ci si aspettino dissacrazioni né approfondimenti, ma la possibilità di una leggera e sobria spensieratezza.
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Zender ebbe a dire: Non ho capito. NON in totale controtendenza? Ci son sei commenti, c'è un po' di tutto, dal tre all'uno. Non mi pare ci sia niente di strano.
Dannato iPhone, Sono in totale controtendenza. Tranne un voto, gli altri sono tutti bassini se non proprio insufficienti, come quello di Markus.
DiscussioneZender • 3/01/20 07:58 Capo scrivano - 48440 interventi
Veramente io ne vedo tre che stanno sulle tre palle, non uno...
Zender ebbe a dire: Veramente io ne vedo tre che stanno sulle tre palle, non uno...
Si Zender hai ragione ero rimasto indietro, direi quindi a questo punto c’è parità tra i commenti, tre buoni e tre meno buoni. Vedremo se se ne aggiungeranno altri.