Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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Westonberg: Un film di rara arguzia, una piccola gemma del nostro cinema che concentra in una breve durata concetti e spunti molto interessanti. Con una Sandrelli-madre (quella che tutti vorremmo) eccelsa: simpatica, sbadata e introspettiva. La regista è brava nel delineare i caratteri dei figli, gli scontri e le gelosie verso una madre sola ma che vorrebbe ripartire. La parte finale assume un taglio decisamente più scuro e buio, forse meno riuscito e più frettoloso dell'inizio. Rimane comunque una commedia agrodolce riuscita e notevole.
MEMORABILE: "Mi piace a chi piace la Ortese" (Stefania Sandrelli mentre riceve un libro in regalo dall'uomo che frequenta).
Vstringer: Vibrante classico della Hollywood di una volta, troppo ben scritto e ben recitato per invecchiare male: la Davis diva egocentrica e la Baxter diabolica apprendista ne sono il fulcro, ma l'importanza dei bravissimi comprimari nell'economia del film mostra come tutto il meccanismo sia ben congegnato. Difficilmente l'ambizione e l'arrivismo troveranno migliore descrizione cinematografica.
Reeves: Curioso film che mette insieme le esigenze cinetelevisive di Mediaset (il cast con l'immancabile Eva Grimaldi, la "pulizia" delle immagini, il basso costo...) e le pulsioni cinefile degli sceneggiatori Ferrini e De Fornari, che culmina con il nome affibbiato al personaggio di Umberto Smaila (si chiama Turroni, proprio come un famoso critico della rivista Filmcritica loro amico). Lo si vede con piacere.
MEMORABILE: Il folle inseguimento macchina-treno, concluso in modo ancora più folle.
Renato: Discreto poliziesco, molto meno cupo rispetto alla media. Franco Gasparri interpreta uno sbirro ganzo e bonaccione, ben poco tormentato dalla malavita (anche perché l'assoluta inespressività non glielo avrebbe consentito), e nonostante nel film ci siano parecchi morti ammazzati, il tutto è portato avanti con poca fantasia. A tratti l'intreccio è un po' macchinoso, e nonostante qualche bella scena d'azione questo Mark Terzi rimane un personaggio monodimensionale, privo di quel lato umano che emergeva prepotente dai vari Betti, Tanzi o Giraldi.
Renato: Tre episodi diseguali, che nel complesso restituiscono un film solo sufficiente. Il peggiore è quello con Alvaro Vitali, qui particolarmente spento, al punto di farsi rubare la scena da Ernest Thole. Surreale la parte con la splendida Gloria Guida, ma di risate se ne fanno pochine. Va di lusso invece con Banfi, che con Santonastaso dà vita a dei momenti molto divertenti. Come sempre con Cicero, la cura formale è un miraggio.
Fabbiu: Bravi caratteristi da Allocca a Diogene e Isaac George e naturalmente Spillo. Ma anche personaggi caratterizzati come nei peggiori film di Pierino (vedi mano di Legno e il siciliano geloso). Sceneggiatura lacunosissima, con battute a vuoto e superficialità d'ogni tipo, ma essendo commedia italiana dei tempi (quella meno elaborata e più popolare possibile) nell'esser conformata all'intrattenimento dei piccoli funzionò tantissimo: il giorno dopo la messa in onda in tv eravamo tutte bande con nomi in codice e cantavamo "noi siamo gli intoccabili".
Pigro: I Pirenei degli anni 40 sono corridoio dei profughi nei due sensi: in fuga dal franchismo o, in direzione opposta, dal nazismo (come Walter Benjamin). Film in bianco e nero (anzi grigio), in cui i personaggi aspettano o camminano, in lunghe e lente sequenze (devote più a Bela Tarr che a Syberberg a cui il lavoro è dedicato) che ci trascinano in quel tempo e quello spazio: aspettiamo e camminiamo con loro, stanchi e desolati. Struggente l’immagine di pace e natura a contrasto con le tragedie umane e storiche che stanno alla base degli eventi.
Silvestro: Probabilmente è un film gonfio di retorica, probabilmente la fedeltà storica lascia un po' a desiderare, probabilmente la sceneggiatura non è perfetta; tutto vero, come è altrettanto vero che "Braveheart" è un gran film realizzato da un grande regista che imprime il suo marchio su questo kolossal che sa emozionare lo spettatore e trascinarlo dall'inizio alla fine. Strepitose le musiche e la fotografia, indimenticabili le scene di guerra.
Galbo: Storia familiare ambientata in un piccolo paese salentino. La vicenda ruota intorno a una vecchia casa che simboleggia, insieme alla figura di un’anziana governante, l’attaccamento alle proprie radici e alle tradizioni. Sebbene la caratterizzazione dei personaggi sia un po’ schematica e lo sviluppo della storia prevedibile, è gradevole l’atmosfera dolce amara che caratterizza la pellicola, segnata da un ritmo lento e compassato che non disturba. Buona la prova degli attori, la Sardo in particolare.
Gestarsh99: Il king delle flatulenze stavolta l'ha fatta grossa, ma tanto più grossa del solito. Con la pigmalionesca supervisione/complicità del reus-ex-machina Pingitore, il sor Vitali artefà e pierinizza "obtorto colon" il mitico Giornalino di Vamba, arronzandolo a sua immagine e scelleranza. E non sarà una scorreggiata di salute: Alvaro/Stoppani sotterrerà Bertelli portando in collegio zefiri colerosi e pandemoni intestinali a botte di calbonesca "ventilatio putrens". Gli ospressiofili e i goliardi ne trarranno crasso gongolamento; quelli con la puzza sotto il naso ne fiuteranno gli effetti lassativi.
MEMORABILE: Il fuggi fuggi dissenterico in sala mensa condito di esplosioni intestinali; "Stoppaaaaaaaaniiiiiiiiii!!!".
Capannelle: Siamo sui livelli melensi dei film tv concepiti senza troppa inventiva; la produzione è tedesca ma il film è ambientato interamente nella città belga di Anversa. Tecnicamente regge e propone interpeti validi, ma tutta la vicenda e il modo di raccontarla meritano poca considerazione. Dialoghi e snodi narrativi (se così si possono chiamare) osano poco e tutte le riprese in esterna sembrano commissionate dall'ente del turismo, tante sono le inquadrature e le descrizioni delle bellezze della città fiamminga.
Enzus79: C'è anche il genere gotico nella lunghissima filmografia di Sergio Corbucci. Tratto da un romanzo di Victor Hugo, il film vede come protagonista un uomo sfigurato che diventa oggetto di macchinazione da parte dei Borgia. Pellicola che non si fa certo apprezzare per come è diretta né tantomeno per come è interpretata, ma almeno intrattiene senza annoiare, e questo è già un grande pregio.
Gabrius79: Alla sua seconda prova da regista Paolo Ruffini fallisce inesorabilmente e ci propina un film inconsistente con pochissime frecce al proprio arco. Una sceneggiatura incolore e capace di regalare risate stillate col contagocce (per merito di Frank Matano e Paolo Calabresi). C'è veramente ben poco da dire.
Lucius: Un'attrice che sembra nata per far thriller, un attore macho e rude e una storia molto improbabile che lega entrambi i loro personaggi con un filo sottile come una lama di rasoio e allo stesso tempo tagliente come la suspence palpabile per tutta la durata del film. Le personalità multiple, il sesso con quella chimica che attrae a volte anche chi non dovrebbe e una delle migliori soundtrack di Pino Donaggio. Ottimo il lavoro degli interpreti, ma la pellicola pecca di poca veridicità. Improbabile ma ben costruito.
MEMORABILE: Il gatto stecchito nella scatola e nessuno che pensi di portarselo via.
Ira72: Mediocre (nero buono e giusto versus bianco cattivo e scorretto), ma con un suo perché (Denzel Washington). Legal drama piuttosto stereotipato e prolisso, anche se curato e ben confezionato in cui spicca il sempre eccellente Denzel, a cui il film deve buona parte della riuscita. Mancano ritmo e brio mentre abbondano certe sequenze artificiose che sottraggono credibilità all'insieme. Anche i dialoghi farciti e imbottiti all'eccesso, talvolta, risultano indigesti. Un taglio più asciutto, insomma, avrebbe aiutato. Guardabile, certo, ma presto dimenticabile.
Markus: Lo spunto iniziale del film è quello del precariato, ma dopo pochi minuti vira nel più becero dei cinecocomero, stavolta a Sharm El Sheikh. In questi generi si sa che la sceneggiatura non è mai il pezzo forte, ma qui si raschia il barile della mediocrità più assoluta: tutto è abbozzato e già visto in mille altri film. L’impressione è quella che il regista voglia imitare (maldestramente) i più noti Vanzina e Parenti. Molti attori, ma tutti mal diretti. C’è pure il giovanilistico con tanto di primi baci e relativa fuga d'amore. Trascurabile.
Siska80: Linc Murdock progetta la fuga con la donna amata da sempre, ma il di lei marito entra in azione: come dargli torto? Sebbene la coppia Bronson/Oliver sia onestamente bella da vedere, il background dei rispettivi personaggi è altamente inverosimile ed eticamente poco corretto (tralasciando la prevedibilità del finale, che in effetti non avrebbe potuto essere differente). Il rimanente cast (nel quale spicca un giovanissimo ma già promettente Kurt Russell), i costumi, le location e gli scontri (armati e non) sono comunque discreti e rendono la pellicola nel complesso accettabile
Matalo!: Reduce dalla guerra di seccessione in divisa sudista Matt Weaver trova che gli han confiscato tutto: terre, casa e donna. Si ribella e per ucciderlo assumono un killer creolo freddo e sprezzante, in realtà chiuso nel suo nucleo di complessi dovuti alla sua condizione razziale (è figlio di una schiava nera). Risoluzione finale a sorpresa. Western psicologico come non mai, piccola perla; forse un po'verboso ma insolito nel suo approccio. Brynner, che pretende lo si chiami col nome completo, è perfetto nella parte.
MEMORABILE: Il nome del personaggio di Brynner (un antieroe assetato di affetto e riscatto) è Jules Gaspard d'Estaing.
Giùan: Impegnata a preparare col fido Uomo dal cappello giallo e i suoi amici il costume per la festa della "zucca", la nostra scimmietta è incuriosita dalla leggenda di uno spaventapasseri senza capoccia. Avventura lunga in salsa "halloweenesca" per il piccolo George ("creatura" di Ron Howard), il cartone gioca piuttosto bene la carta dell'attrazione/repulsione dei bambini per la paura e lo "spavento". Peccato la trama troppo intorcinata rispetto alla lineare media degli episodi della serie, comunque divertente per i ficcanaso e gli impiccioni di ogni età e... razza.
B. Legnani: Commedia leggera leggera, piuttosto maschilista, con una fase centrale un po' stanca, ma aggraziata e servita da guizzi di sceneggiatura (Randall, ottimamente doppiato da Bellini, è spesso esilarante). Doris Day porta cappellini incredibili e spalanca gli occhi, mentre Hudson, bravissimo, è oggi imbarazzante quando, da playboy che si finge scienziato-eremita, finge di confessare il proprio timore di non essere sessualmente normale. C'è Flynn, futuro preside disneiano. Delbert Mann dirige con professionismo, ma sulla spiaggia c'è un incredibile errore di montaggio.
Samuel1979: Oscar è il coatto romano che tenta, con ridicoli provini, di entrare nel mondo del cinema. Il caso vuole che conosca un fantomatico avvocato, il quale gli complicherà l’esistenza. Grande prova di virtuosismo di Verdone, il quale ripropone il personaggio del bullo già sperimentato in Un sacco bello, con l’attore romano ancora in discreta forma per un ruolo del genere. Purtroppo l’innesto di Sordi non dà i risultati sperati e la sua performance risulta ridondante.
MEMORABILE: "A Oscare... fatte pagà in marchi che er dollaro è calato".
Siska80: Una giovane scrive rubriche d"amore online, ma un giorno le viene affiancato un collega con cui non va d'accordo, inizialmente. Commedia sentimentale insipida e prevedibile da ogni punto di vista che spesso risulta soporifera nel suo essere monotona. Come accade spesso in produzioni simili, per più di un'ora non succede nulla di davvero importante, finché non si concretizza un piccolo equivoco che allontana i due protagonisti (ma la cosa dura poco, è ovvio). Il cast anonimo non aiuta la visione, al pari del ritmo irregolare e di dialoghi mosci. Insomma, scarso e trascurabile.
Nicola81: Sottovalutato thriller psicologico che Lautner immerge in un'ambientazione talmente suggestiva da apparire surreale come la vicenda che narra, praticamente un lungo flashback condotto con un ritmo non frenetico ma avvolgente sino all'inevitabilmente tragica conclusione. Affascina per la sua carica trasgressiva, ma anche per il senso di solitudine che traspare da quasi ogni sequenza. Lo stralunato Walker se la cava, bravi la Hayworth e Begley (entrambi agli sgoccioli), ma a bucare lo schermo è una Farmer che così splendida e conturbante non lo sarà mai più. Bella la colonna sonora.
Galbo: Rude cowboy alle prese con quattro fascinose vedove: ruolo perfetto per il divo Clark Gable che dà infatti il meglio in questo western di Raoul Walsh che spesso ha il passo della commedia (si vedano i frizzanti dialoghi tra i protagonisti) piuttosto che quello del film d'avventura. Opera godibile, ben diretta ed interpretata.
Cotola: Verdone torna all'antico e gira, dopo svariati anni, un film a episodi. Il meglio
è rappresentato dal personaggio di Raniero (che riprende palesemente quello di Furio)
e dalle situazioni esilaranti che costellano il suo segmento. Il più debole, ma in
ogni caso non malvagio, è quello con la Mascoli. In mezzo l'episodio con la coppia
di cafoni che alterna cose buone ad altre che lo sono meno. Alla fine il risultato non è affatto male.
Dopo il successo dei tanti film ispirati al mondo dei Lego ci prova anche la Playmobil a portare su grande schermo i suoi caratteristici pupazzi animati, ma il risultato non è dello stesso livello. Già nella realtà i Playmobil (tedeschi) sono stati introdotti molti anni più tardi dei Lego (danesi) e senza raggiungerne lo stesso grado di popolarità; identica sudditanza, in qualche modo, si riflette al cinema, con un film che guarda all'esempio altrui riprendendo (con meno creatività) l'idea del prologo in carne ed ossa, in cui la fresca diciottenne...Leggi tutto Marla (Taylor-Joy) perde i genitori rimanendo a vivere col fratellino Charlie (Bateman). Quattro anni dopo la disgrazia lei non sembra riuscire a dimenticare e lui, intristito, raggiunge un negozio di giocattoli dove sono esposti centinaia di Playmobil. Grazie alla luce di un faro giocattolo che d'improvviso s'accende, Charlie e Marla (che lì è arrivata cercando il fratello) finiscono proiettati in un mondo immaginario popolato dai noti pupazzetti. Mentre tuttavia lei mantiene un aspetto "moderno", lui si trasforma in vichingo, con tanto di barba ed elmo; perché il primo "mondo" visitato dai due è quello, tra drakkar che sbarcano sulla spiaggia dando il via a una "feroce" battaglia. Più che un film, a dire il vero, si ha spesso la sensazione di guardare shorts pubblicitari che esibiscono il prodotto. Ben realizzati dal punto di vista grafico, comunque: immediatamente riconoscibili, i Playmobil diventano parte di un universo che anche i non più giovani non tarderanno a ritrovare nei loro ricordi, con ambientazioni diverse che corrispondono perlopiù a quelle in cui abitualmente i pupazzetti sono inseriti nelle confezioni giocattolo. Dai vichinghi si passa al villaggio western fino agli antichi romani (in cui l'imperatore è doppiato in Italia dal rapper J-Ax, interprete pure di una delle quattro o cinque canzoni che di tanto in tanto s'inseriscono nella storia fin dall'inizio). Ci sono inseguimenti, spostamenti velocissimi da un luogo all'altro, mostri, dinosauri, cavalli alati e pure qualche personaggio destinato ad accompagnare Marla nella ricerca del fratellino, che nel mondo virtuale riscompare presto. In particolare saranno con lei Del, venditore ambulante che gira con il suo furgoncino ed è convinto che la ragazza porti con sé un tesoro, e Rex Dasher (in originale doppiato da Daniel Radcliffe, in Italia da Davide Perino), un agente segreto in giacca, cravatta e occhiali da sole. Non esiste una vera storia, solo una traccia minimale da seguire che funge da pretesto per mostrare più situazioni diverse possibili attraverso una regia comunque competente che rende discretamente spettacolare l'azione. Qualche idea fa sorridere (il riconoscimento della retina per passare una porta blindata quando l'occhio dei Playmobil è solo una palla nera; la maschera alla 007 che nasconde un volto praticamente identico...), qualche personaggio suscita simpatia, ma la forza del film sta soprattutto – per gli appassionati - nel ritrovare in versione animata quei bizzarri, rigidi pupazzetti che per molti rappresentano solo una versione semplicizzata dei Lego ma che invece nei Settanta e negli Ottanta, soprattutto, avevano una loro dignità e che tutti i bambini di allora vedevano esposti nei negozi. E anzi, quando nel 1974 comparvero per la prima volta, la Lego non aveva ancora introdotto le figure umanizzate così come oggi tutti le conoscono e che tanto ricordano per molti versi i Playmobil (le mani a tenaglia, lo snodo unico tra busto e gambe, i capelli da incastrare in blocco sulla testa...). Senza nessuna pretesa se non quella di divertire i più piccoli, il film svolge parzialmente il compito puntando sui colori accesi, la velocità e la fluidità dei movimenti, ma prima di ogni cosa sull'originalità data dai pupazzetti Playmobil, che sono indubbiamente quelli e solo quelli. Chiudi
Alex1988: Divertente commedia western firmata Mario Caiano, interpretata insolitamente da Enrico Maria Salerno ovviamente a suo agio nel ruolo, coadiuvato da Anthony Steffen. Ricco il cast, che vede presenti molte facce del western italiano, da Josè Bodalo ad Aldo Sambrell e Mark Damon. Sotto certi aspetti sembra una copia de Il buono, il brutto e il cattivo ai tempi della rivoluzione messicana, ma le varie situazioni da commedia fanno capire la piega che stava prendendo il western italiano, che culminerà due anni dopo con Trinità.
Galbo: Il torrenziale romanzo di Hugo in una trasposizione del danese Bille August. L'opera si segnala per la curata caratterizzazione ambientale (è una messa in scena decisamente non al risparmi e si vede); la prova del cast è buona e gli attori sono ben diretti; in particolare è efficace la prova di Geoffrey Rush. Rimane l'impressione tuttavia di un'opera "fredda", realizzata senza troppa passione per la storia raccontata.
Ale56: Dopo un effervescente Estate al mare, i Vanzina tentano di rifare il pienone nei cinema con questo nuovo cine-cocomero. Questa estate ci portano nei favolosi paesaggi caraibici, con coste pulite, acque cristalline e spiagge fantastiche. La sceneggiatura è zoppicante mentre la regia è sempre professionale per il genere. Conticini cerca di imitare De Sica, Brignano e Mattioli firmano l'episodio clou. Perde (poco) di consistenza Proietti, sono di legno la Seredova, Stella e le escort. Divertenti Izzo, Bertolino e Buccirosso. Non così brutto...
MEMORABILE: La tarantola; coppia gay; il verdumaio; belle le grafiche delle due sigle (iniziale e finale) simili a quelle di [f=11839]Un'estate al mare[/f].
Ruber: Difficile concentrare in poco più di un'ora la vita del coraggioso sindaco Vassallo, ucciso dalla malavita perché ritenuto scomodo dai clan della zona. Più che altro il buon Zaccaro ha voluto raccontare ai più giovani chi era Angelo Vassallo, un ambientalista convinto che amava la sua piccola Pollica e a cui voleva restituire legalità e splendore. Castellitto si dimostra bravo e riesce a dare il giusto spessore al personaggio mentre la sceneggiatura, anche se risulta troppo sintetica, riesce comunque a illustrare bene le gesta di quest'uomo.
Dusso: Nella freddissima e nevosa Berlino della guerra fredda del 1989, mentre si sente l'abusata "99 luftballons" di Nena, ecco Charlize Theron versione agente segreto con gli attributi! Il film lascia un po' a desiderare alcune volte, in certi passaggi, e forse in altri casi è troppo frettoloso (vedi il finale a sorpresa). Molto più violento e anche splatter di quello che immaginavo, quello sì...
Siska80: A primo impatto sembrerebbe un film di Rosamunde Pilcher con una bella fiaba dietro l'angolo (due sorelle da tempo lontane ricevono un'eredità misteriosa che arriva "a fagiolo", tanto per rimanere in ambito culinario); invece lentamente la vicenda si fa seria affrontando temi sempre attuali e toccanti. Peccato per la dispersività che inficia sul ritmo creando un considerevole varco tra le parti migliori, ossia l'inizio in cui ci vengono presentate le protagoniste (due attrici bravissime) dal carattere molto differente e la conclusione amara. Non troppo originale ma significativo,
Claudius: Più che discreto film sulle NDE (Near Death Experiences) e il mistero che le circonda. Shadyac oscilla tra la classica ghost story (con due momenti in grado di far saltare sulla poltrona, come la scena in cucina) a toni più drammatici e sentimentali (il commovente finale) come il tema e la storia richiedono. Ottimo Costner anche in un ruolo insolito e sempre brave la Bates e la Hunt. Non un capolavoro ma degno di visione.
Daniela: Palese l'ambizione di rilanciare il genere che appariva allora in declino con questo western all-stars dalla confezione di gran classe nelle ambientazioni esaltate dalla fotografia di John Bailey e nella ost di Bruce Broughton. Il film però, al di là dei pregi della messa in scena, è poco convincente: forse per un eccesso di zelo, Kasdan infarcisce la sua sceneggiatura di personaggi iconici e di situazioni tipiche, oltretutto variando i toni dal picaresco al drammatico. Ne risulta uno spettacolo sontuoso ma freddo, privo di passione, quasi fosse una "summa" ad uso didattico.
Schramm: Cosa sarebbe stato questo film se fosse stato giocato sul travolgente cavallone degli ultimi vorticosi 3'? Probabilmente un indiavolato bijoux da tramandare a imperitura memoria, se non Il Film dei Farrelly. Così com'è, perso tra stupidotta e depressurizzata commediola come troppe ce ne sono a infestare i multisala e la tediosa ancorché piaciona moralina della sacrafamigliaprimaditutto avvallata dall'amor vincit omnia, lo si consuma inerzialmente senza che resti la benché minima traccia emotiva, intellettiva, mnemonica, ludica. In libera uscita, qui, è il cinema tutto.
Redeyes: Anche loro sono sporchi, ma non tanto quanto il capolavoro di Scola, e anche loro si barcamenano sfruttando i propri handicap in una Roma questa volta moderna. L'incipit esalta (fra dotazioni monstre, cannabis, rap e turpiloqui) salvo poi scivolare verso una lettura più "corretta" e un tono sempre più da commedia. Il finale, cui si arriva con una sceneggiatura che par uscita da un libro di Ammanniti, è un po' troppo dolce, ma diciamo che il sorriso di Belibi regala quel mezzo punto che avevamo perso nella sua ripulitura strada facendo.
MEMORABILE: Il video di Plissé; Il taglio del dito; La festa di Halloween.
Rambo90: Un bel film, che intreccia più elementi (elaborazione del lutto, rancore, riabilitazione, razzismo) in modo del tutto naturale, grazie a una sceneggiatura ben calibrata e che sa evitare facili patetismi. Dura forse un po' troppo ma si fa seguire con attenzione, anche grazie alla bella prova di Costner, molto realistico nel suo ruolo senza eccedere. Brava pure la Spencer, anche se ripete un personaggio che ormai conosce a memoria. Buono.
ALLE ORE 21:20 su Rai 4
Nota bene: Rimasto inedito da noi, viene trasmesso per la prima volta in Italia.
Pumpkh75: Di difficile valutazione. Sgangherato come pochi e zeppo di incongruenze, richiede l’immediato spegnimento dell’interruttore cerebrale: solo così si riesce ad apprezzare appieno il marasma generato da pietre runiche, cavalli zombi, fanciulle dallo sviluppo congelato e sospiri torture-porn. Schumacher crea il suo boogeyman infilando nello shaker Pinhead, il Creeper Salviano e i gerarchi nazisti e il suo stile claudicante e diseguale, nella picchiata senza freni, stona meno di altre volte. I capolavori sono altri, ma non ci si annoia.
Giùan: Discreto nel dettare i ritmi da commedia, giustamente sfarzoso e vanesio nella confezione, decisamente superiore per qualità dei protagonisti (Tucci e la Streep in particolare han modo di estrarre dal cilindro interpretativo un paio dei loro istrionici conigli). Dove la trasposizione di Frankel stona, inducendo a una certa fastidiosa orticaria, è nella posticcia moraletta perbenista, assolutoria e conciliante. Più gustoso e anche meno ripetitivo nelle situazioni, sarebbe stato praticar il terreno della favola nera; ma si sa, ciò è chimera.
MEMORABILE: Il visino smunto e triste, per una volta sopportabile, di Anne Hathaway; La perfetta sintonia di sguardi in tralice e battute sferzanti di Meryl Streep.
Pinhead80: Disaster movie appena accettabile che pesca storicamente nelle stesse modalità di estinzione dei dinosauri 65 milioni di anni fa, aggiornando il tutto ai giorni nostri. Un frammento di una cometa devasterà la Terra e solo un piccolo numero di uomini è destinato a sopravvivere in un bunker in Groenlandia. Prima parte convincente con tanta azione e momenti di discreta suspense, purtroppo però il film si dilunga molto in alcune scene melodrammatiche (a casa del nonno, il finale) che lo rendono particolarmente melenso e lento. Durata eccessiva ed effetti speciali deludenti.
Giacomovie: Remake del film di Zeffirelli Amore senza fine (1981), è la storia di due giovani che s’innamorano e devono superare l’ostacolo delle ostilità del padre di lei. La regista stenta a superare le parvenze di una confezione adolescenziale e convenzionale; ci riesce parzialmente quando le difficoltà della storia d’amore danno più interesse e rendono più credibile la vicenda. Si passa così da un clima troppo evasivo a uno più teso. Gabriella Wilde attrae per la sua grazia espressiva.
Cotola: Sicuramente non fa dell'unità narrativa la sua qualità migliore: però alcuni brani restano nella memoria e divertono non poco. Inoltre a tratti riesce anche a parlare di
un'Italia del passato che, forse, non c'è più con tutto il suo carico di meschinità. Complessivamente un buon film, abbastanza riuscito e divertente, reso migliore ed impreziosito da una prova assolutamente straordinaria di Tognazzi.
MEMORABILE: Il viaggio in sidecar: "Buca, buca con fango...". Il campo minato. L'uso particolare del libretto di poesie di Leopardi. La foto in tenuta da federale
Puppigallo: Non male questo avventuroso nel quale, se non altro la storia, tramite testimonianze del passato, fa credere un qualcosa che in realtà...La protagonista è ben calata nel ruolo; e vederla sfuggire alla morte, quasi sempre per un pelo e con mille sforzi, fa sì che nello spettatore non diminuisca troppo l'interesse. Se poi si aggiunge, che le scene d'azione sono girate con un certo mestiere, ecco che la pellicola un'occhiata finisce per meritarla.
MEMORABILE: Rapide, aereo arrugginito e cascate; La tomba, con sorpresa finale.
Scarlett: Commedia molto divertente, tra le ultime con protagonista Sandler dove effettivamente ci sia un buon contorno e una storia che non risulti troppo scontata, stucchevole, e/o demenziale. C'è un buon ritmo che trascina fino alla conclusione e l'accoppiata con Kevin James alla fine è azzeccata. Merita almeno un'occhiata.
Piero68: Uscito in quasi contemporanea con Mission to Mars ne condivide sostanzialmente il soggetto. Anche se in lì c’era una sorta di rivelazione finale, qui c’è solo un classico racconto di sopravvivenza. Eppure, nonostante l’ottimo cast costituito da caratteristi di grande valore, il film annoia e fa fatica a prendersi sul serio. Sul banco degli imputati Hoffman, al suo primo e unico lungometraggio, che non riesce a dare spessore né ai personaggi né alla situazione. Nemmeno la fotografia riesce a sfruttare al meglio i suggestivi scenari. Mediocre.
Sunchaser: Pasqualino settebellezze è l'ennesimo esempio di italiano-senza-qualità, privo di morale e pronto sempre ad arrangiarsi ed approfittare della situazione per salvare la pelle. Su questo personaggio Lina Wertmuller ha costruito uno dei suoi film migliori: sagace alternanza di commedia satirica, cattivo gusto, film drammatico. Grandissima interpretazione di Giancarlo Giannini. Nomination all'Oscar per il film straniero.
MEMORABILE: "Sono vivo", sussurra Pasqualino, di fronte allo specchio, nel finale.
Almicione: Un gruppo di attoroni per la solita commediola della famiglia allargata, delle nuove conoscenze e che fa anche meno ridere delle altre. La storiella è di una scontatezza assoluta in ogni sua parte, in ogni suo "colpo di scena" e lieto fine; essendo scritta da uno che principalmente fa lo sceneggiatore, la cosa è emblematica della crisi del cinema moderno. Le risate durante la visione si contano con una mano sola e tutto infastidisce. Di queste commedie che hanno farcito lo scorso decennio – e in cui De Niro ricorre spesso – siamo stufi!
Markus: Il matrimonio per una giovane coppia è alle porte, ma un anello “magico” che indossa lui lo trasforma in un maniaco ossessivo sui dettagli della cerimonia che si dovrà fare. Sentimentale che non mette mai in discussione la coppia, se non in alcuni frangenti dettati dalla fissazione di cui sopra. Eccessivamente mieloso, ma è un film confacente alla richieste del pubblico per il quale è pensato. Un discreto ritmo narrativo aiuta non poco: l'opera - se così si può definire - scorre veloce come il vento, con un finale a sopresa.
Il Gobbo: Storia di trappers, intenti fra una bisboccia e un'avventura a risalire il fiume Missouri. Ci sono i pellerossa ma loro, volponi, hanno rapito la figlia del capo... Westernone avventuroso del sommo Hawks, fra grandi paesaggi e classicità di temi. Saranno i trappers, sarà Kirk Douglas che funziona meno di altre volte, sta di fatto che nella classifica dei western di HH è in bassa posizione. Che è sempre molto più in alto di centinaia di altri registi. Circolano anche versioni colorizzate, ma voi sparate a vista.
Rambo90: Non soddisfa troppo. La miscela tra action e grottesco crea un ibrido che non prede mai una strada decisa, con momenti seri che si alternano ad altri improvvisamente sopra le righe che creano un senso di spaesamento. Troppi personaggi, molti dei quali superflui, a fare da contorno a un Neeson ancora a suo agio nei panni del vendicatore ma sommerso da una trama piena di troppe digressioni. Bene il villain di Bateman, impalpabili le figure femminili, a partire da una sprecata Laura Dern. Gli ultimi 20' sono la parte migliore.
Siska80: La solita carrellata di conoscenti, amici e colleghi, parla non soltanto del Freddie Mercury che teneva in pugno la platea quando era sul palco, ma anche dell'uomo sensibile e contraddittorio, dell'instancabile viveur (del quale vengono mostrati stralci di simpatiche interviste). Toccante la testimonianza della scomparsa Montserrat Caballè, cui il cantante confidò la malattia scoperta da poco nel 1987. Nulla di nuovo da vedere, tutto sommato realizzato approssimativamente.
Gugly: Pellicola che inizia come il mistero della signora scomparsa che però faceva sorridere, ma poi si dipana come un action movie, con Jodie Foster indecisa tra la Ripley di Alien ed Harrison Ford... in mezzo vediamo un complotto assurdo in un aereo che pare un palazzo immenso. Assurda la scenetta con gli arabi. Ma il film è stato sponsorizzato da qualche industria aereonautica? Ho imparato parecchie cose, compreso che il muso dell'aereo non è pieno e che se voglio posso pure imboscarmici! Pollice verso.
Galbo: Ancora un film dedicato al rapporto tra due figure femminili per la regista Ganatra. Dopo quello televisivo del film precedente, questo è ambientato nel mondo della musica pop, con una star in declino e la sua giovane assistente. Film gradevole e ben fatto, nel quale le personalità dei protagonisti sono ben descritte, cosi come le loro relazioni. Peccato che nella seconda parte si indugi troppo nei toni patetici, e il finale sia francamente banale. Bravi gli attori, ottima la colonna sonora, fondamentale ovviamente in un film del genere.
Nicola81: Come nel precedente episodio lungo, Jessica Fletcher nuovamente alle prese con un omicidio dai risvolti spionistici: la vittima è l'ex direttore del KGB, che stava per pubblicare un libro dal contenuto esplosivo. Ci si muove con la consueta professionalità, ma stavolta gli spettatori avvezzi al genere non faticheranno a intuire con discreto anticipo l'identità del colpevole e il relativo movente, nonostante i soliti personaggi di contorno inseriti appositamente per gettare fumo negli occhi. Buona prova del cast, qualche frecciatina un po' fuori tempo massimo all'Unione Sovietica.
Myvincent: Strana coppia, quella che si crea casualmente tra una fragile, sensibile vedova e un burbero, misantropo abitatore di baracche abusive. Il contrasto che li separa all'inizio in realtà non sarà così netto su un piano ideologico e infatti i due col tempo avranno molto da dirsi e da condividere. Diane Keaton è la straordinaria protagonista di questa commedia dolce-amara, in gran forma sia su un piano fisico che artistico.
MEMORABILE: La rinuncia della protagonista alle amicizie di facciata e di comodo.
Anthonyvm: Originale quanto imperfetta variazione found-footage del genere avventuroso-enigmistico, fra Indiana Jones e Dan Brown, che ha l'ardire di tirare in ballo la pietra filosofale, sfuggevoli streghe argentiane, sensi di colpa e peccati da espiare à la Linea mortale, monaci incappucciati sotterranei dalle vaghe reminiscenze lenziane e nientemeno che l'Inferno dantesco. L'abbondanza di materia prima elide i tempi morti, ma pretende troppo dalla sospensione dell'incredulità (gli indovinelli risolti in un secondo o tradotti simultaneamente in rima!). Nulla da eccepire in fatto di jumpscare.
MEMORABILE: L'incipit in Iran; Il pianoforte; Incastrato nel cunicolo cedevole tipo [f=4419]The descent[/f]; La stanza del tesoro; L'odissea infernale dell'ultima mezz'ora.
Minitina80: Sembrerebbe un film vuoto e banale, appesantito da una dialettica in apparenza confusionaria e senza direzione. Rivendica, invece, la profondità della poesia, consentendo a un uomo ordinario, ancorato a un lavoro routinario, all’interno di una città insignificante, di cercare quella luce in grado di accendere il senso dell’esistenza terrena. Ogni espressione o parola è ben ponderata e lascia trasparire quanto Jarmusch abbia messo se stesso in ogni singolo fotogramma. Lo si può definire cinema d’autore, senza paura di commettere un azzardo.
MEMORABILE: Le citazioni di Gaetano Bresci e Petrarca.
124c: Commedia, interpretata anche dall'americana Debra Feuer (l'allora moglie di Mickey Rourke) che Adriano Celentano ha accettato di girare, sopratutto, per rifarsi dal super-fiasco di due anni prima, il pretenzioso Joan Lui. Anche se il film è una tenda d'ossigeno per il molleggiato, che nel ruolo di avvocato tanto bisbetico quanto buono se la deve vedere anche con la segretaria Angela Finnochiaro e Jean Sorel, l'intreccio comico-giallo-rosa non mi ha preso più di tanto. Il film è modesto, da due.
MEMORABILE: Celentano e la Feuer al Palio di Siena, inseguiti, aizzano contro gli inseguitori la folla della contrada dell'Oca (sono della contrada dell'Istrice)!
Deepred89: Passione, follia e tocchi vagamente pirandelliani per un film che ha tutte le carte in tavola per la rivalutazione e la tardiva elezione a cult movie: ambientazioni stupende, regia di ampio respiro, belle musiche, passaggi per l'epoca molto arditi (nudi integrali maschili e femminili, il tema dell'incesto trattato senza reticenze) e una splendida Mimsy Farmer alla prese con una sua tipica interpretazione all'insegna del "cute but psycho". La struttura a flashback e il disvelamento del volto del doppelgänger non convincono, ma il film resta potente e a suo modo unico.
Kanon: Se Pieraccioni portò la Spagna in Toscana, la Francisca va direttamente in terra iberica. Ribaltate i ruoli e il film è tutto qua: il ciclone 2, (quasi) vent'anni dopo. Favoletta ovvia, prevedibile e scontata epperò condotta con regìa spigliata, con più d'una battuta a buon fine, grazie soprattutto al frizzante cast ispanico in grado di rendere alcuni personaggi meno macchiette del solito. Poco stupido per la tv, poco sofisticato per i cultori del genere. Il titolo vorrebbe essere brillante e pseudo-surrealista, invece è gratuitamente sciocco.
MEMORABILE: La bimbetta che parla in inglese; Il Generale di Hector Alterio.
Il Gobbo: Mischione niente male di macchine da corsa-movie e musicarello, quasi con trama (circostanza che provoca lo stesso stupore di quando sovviene nel porno)! Nonostante il clamoroso sbraco finale e l'inverosimile parabola della bellissima Incontrera funziona abbastanza, Agostini se la cava meglio di altri sportivi prestati al cinema (si pensi a un Benvenuti... ), e vi sono momenti di sublime orrore (Pandolfi-Joselito, il pistolotto sindacale ammannito alla Mancini). Come diavolo ci sarà finito dentro Gerard Herter?
Siska80: Linc Murdock progetta la fuga con la donna amata da sempre, ma il di lei marito entra in azione: come dargli torto? Sebbene la coppia Bronson/Oliver sia onestamente bella da vedere, il background dei rispettivi personaggi è altamente inverosimile ed eticamente poco corretto (tralasciando la prevedibilità del finale, che in effetti non avrebbe potuto essere differente). Il rimanente cast (nel quale spicca un giovanissimo ma già promettente Kurt Russell), i costumi, le location e gli scontri (armati e non) sono comunque discreti e rendono la pellicola nel complesso accettabile
Puppigallo: Parte come cavolatella col solito sfigato insignificante al quale soffiano anche la donna (inspiegabilmente bella, visto il protagonista). Poi prosegue tra il clownesco (lui che spacca chiavi inglesi in testa a gente che salta la fila) e il folle (la sua aiutante Boltie, che prova piacere a massacrare le persone, tentando di ammazzare uno perchè ha rigato l'auto di un'amica). E infine, si scivola nella cieca violenza, dettata dalla vendetta e non dal senso di giustizia. Saranno gli ultimi fotogrammi a riequilibrare un po' il tutto, rendendo quasi verosimile questa storia.
MEMORABILE: Mai saltare la fila; Boltie spiaccica al muro con l'auto un criminale e spara a un altro, urlandogli: "Si chiama emorragia interna, stai morendo!".
Herrkinski: Una storiella risaputa (seminarista complessato indotto dalla famiglia a perder la verginità per questioni d'eredità) fa da sfondo a questa commedia sexy tipicamente settantiana, abbastanza anomala nella filmografia di Massaccesi che comunque non rinuncia ad alcuni dei suoi tratti tipici (le sequenze oniriche) e che vede la presenza familiare della Gemser, pur in una parte di supporto. Dufilho in doppio ruolo risulta il migliore del lotto; altrove, si segnalano qualche nudo d'ordinanza e qualche gag riuscita ma nel complesso si ride poco, restando tuttavia un prodotto decoroso.
Daniela: Ex marine perseguitato dai ricordi che ha rapporti solo con l'anziana madre accetta l'incarico di rintracciare la figlia di un senatore finita in un giro di prostituzione minorile. Armato di martello, trova facilmente la ragazzina ma... Cupissimo thriller che molto punta sullo sguardo intenso e la fisicità massiccia di Phoenix, giustiziere della notte laconico, depresso e con istinti suicidi, che sembra non tanto un salvatore di vittime innocenti quanto uno che ha bisogno di essere salvato, in primo luogo da se stesso. Regia attenta, confezione curata con una colonna sonora efficace.
Don Masino: Non disdicevole giallo, piuttosto lontano dai thriller di casa nostra per la caratterizzazione del commissario lasciata a Umberto Smaila (che deborda, ma fa parte del gioco). Calà protagonista è in buona forma, come detective un po' depresso diverte e non va sopra le righe interpretando bene la parte. Ridicoli gli effetti speciali "di fuoco": fiamme che spesso sembrano disegnate sulla pellicola! Una Grimaldi pre-plastic, una sensualissima Della Rovere e un bel flashback Anni Settanta (con puntata al concerto di Patti Pravo a Stella Marittima).
MEMORABILE: Certi veloci botta e risposta Calà-Smaila: la complicità tra i due evidenzia un affiatamento frutto di anni insieme.
Enzus79: Questo dramma misto a thriller convince pochino. La storia sembra avere alti ed interminabili bassi e con quei due bravi attori è difficile capire perché. Ad onor del vero Duvall sembra più ispirato di De Niro, che non convince con i panni da prete. Nonostante ciò il film non è male. Di sicuro si poteva fare di più.
Cotola: Pasticciato poliziesco di marca italo-turca che presenta una trama ben poco credibile
ed uno svolgimento per nulla divertente e per giunta prevedibile. Le ambientazioni sono, ovviamente, incantevoli ma per il resto non c'è nient'altro da segnalare. In buona sostanza un film per nulla memorabile.