Il sergente di polizia Tom Spellacy (Duvall) raggiunge in una piccola chiesa di campagna il fratello Desmond (De Niro), monsignore della diocesi. Poche parole e uno sguardo d'intesa: non sono più giovani, il secondo sta per morire ("La mia pompa è logora", dice).
Stacco, titoli di testa, indietro nel tempo, 1947. I due caratteri, con le loro asperità accentuate, si scontrano quando Tom, che sta indagando sul caso della "vergine vagabonda" (il riferimento, per quanto labile, è alla Black Dahlia), raggiunge il fratello. Un prete è stato trovato morto in un bordello: Desmond conosceva la vittima, Tom la tenutaria. Uno dei tanti accadimenti...Leggi tutto che si incrociano e ruotano intorno alla figura di Jack Amsterdam (Durning), equivoca figura locale che ha più di un affare con Desmond, religioso spregiudicato a cui i soldi certo non fanno ribrezzo. Ma nemmeno Tom è uno sbirro dei più rispettosi: volgare, violento, ti sbatte in faccia il suo punto di vista alzando i toni e nel malaffare sguazza da tempo: è il suo pane.
La vittima era una ragazza dal passato tutto da ricostruire, e a conoscerla erano in molti. Persino Desmond e un avvocato con il quale spesso si accompagna (Flanders); oltre a Jack Amsterdam, naturalmente. Ma i nomi coinvolti non finiscono qui perché il caso si espande a macchia d'olio e non passa giorno che qualcosa non succeda. Anche troppo, tanto che non tutte le sottigliezze dello stesso si colgono (soprattutto nel campo degli affari). D'altra parte non è questo che interessa il regista Ulu Grosbard, palesemente più attento a ricreare un'atmosfera da film americano d'altri tempi, a sfruttare i bei dialoghi della sceneggiatura e naturalmente due meravigliosi attori come De Niro e Duvall, entrambi alle prese con uomini riflessivi che parlano con le espressioni del volto e (soprattutto il secondo) si pongono al centro della scena, al punto che il film è strutturato in ultima analisi come un poliziesco.
Affiancato da un braccio destro (McMillan) con cui scambia talvolta memorabili battute, Tom Spellacy ha sempre un indecifrabile sogghigno dipinto sul volto, gli occhi che si socchiudono come quelli d'un gatto. Suo fratello invece è abituato a soppesare ogni parola, a non parlare se non quando è strettamente necessario e a tacere anche quando sembrerebbe naturale rispondere. Un po' d'azione, una storia che in realtà non convince granché, mero contorno cui si presta scarsa attenzione attratti piuttosto dalle frasi, dalle situazioni, dai duetti dei protagonisti, dalle rade tracce d'ironia che s'infila sarcastica negli scambi più riusciti. Se si accetta qualche pausa in eccesso si possono ammirare la fumosità di certi ambienti, la raffinata messa in scena e un modo di fare cinema e di recitare tipicamente americano (in positivo). Peccato per il vagare intorno a un caso che non monta mai, privo di grandi colpi di scena e che mette in fila una serie di quadri da gustarsi singolarmente, accompagnati da una colonna sonora di qualità e mai invadente...
Nel 1948 un poliziotto di Los Angeles, indagando su un caso di omicidio, scopre che suo fratello, prete cattolico, con brillante carriera davanti a sé, ne è coinvolto. Questo dramma giallo e cattolico ha alti e bassi (troppi) ma l'ambiente è descritto con finezza e intorno ai due fratelli protagonisti c'è un gruppetto di personaggi ben caratterizzati. Si poteva fare di più...
L’omicidio di una ragazza che sembra coinvolgere potenti appartenenti all’ambiente cattolico, il cinico poliziotto Robert Duvall che si trova ad indagare sul caso e il fratello di questi, Robert De Niro, monsignore intrallazzatore e in crisi morale, che potrebbe c’entrare qualcosa. Due grandi personaggi il cui rapporto diventa inevitabilmente il fulcro di questo buon film, ambientato nel cosmo immorale e ipocrita che gira intorno al potere e a chi lo detiene. Bello.
MEMORABILE: Tutti i dialoghi principali che si svolgono nel confessionale, vero nucleo simbolico del film.
Nonostante la grande interpretazione dei due Robert, De Niro e Duvall, l'opera produce notevole interesse quanto notevole noia. È un argomento delicato quello che si affronta: un poliziotto indaga sull'omicidio di una prostituta e viene a conoscenza di eventi che trovano complicità nelle sfere ecclesiastiche (su tutti svetta il fratello monsignore). Ben girato e ben raccontato, ma risulta troppo lento e quindi a tratti si cade nella noia. Molto originali le scene nel confessionale.
Questo dramma misto a thriller convince pochino. La storia sembra avere alti ed interminabili bassi e con quei due bravi attori è difficile capire perché. Ad onor del vero Duvall sembra più ispirato di De Niro, che non convince con i panni da prete. Nonostante ciò il film non è male. Di sicuro si poteva fare di più.
L' omicidio della "Black Dahlia" è il pretesto per raccontare un dramma privato, familiare, che si innesta sulle atmosfere del poliziesco hard boiled: il conflitto tra due fratelli, Des e Tom, un sacerdote e un poliziotto, entrambi sfrenatamente ambiziosi e spregiudicati. "Questione morale" interessante, bravi De Niro e Duvall nel rendere l'ambiguità dei loro personaggi, ma il pregio del film è la ricostruzione d'epoca di una Los Angeles corrotta e violenta, banchetto osceno di cui a Tom e a Des non toccheranno che le briciole.
MEMORABILE: Le inutili "confessioni", e il liberatorio colloquio finale, a viso aperto, tra i due fratelli.
L.A. fine anni '40: indagando sul brutale omicidio di una donna, un detective scopre un giro d'affari sporchi che coinvolge anche il fratello, monsignore in carriera, intrallazzatore ma con un residuo di coscienza. Troppo lento come thriller, con varie smagliature dal punto di vista del racconto, ma interessante come ritratto di un ambiente - quello dei cattolici d'origine irlandese - e soprattutto impreziosito da un cast di assoluto rilievo, anche nei ruoli minori, in cui svetta Duvall, sbirro disilluso ma non domo, solo all'apparenza cinico.
Gran thriller, ottimamente recitato e straordinariamente diretto, ma per me dolorosissimo, in quanto Betty Short (qui Lois Fazenda) per me rappresenta un'icona, un amore tormentato fin da ragazzino. Al di là dei miei sentimenti è stata una visione durissima. Quasi friedkiano, ammantato di duro cinismo e un senso di angoscia plumbeo e imperante (non per nulla mi tornava alla mente Angel Heart). Uno dei migliori noir mai girati, che ti resta nelle pelle e nell'anima ancor più di Chinatown. Tanto magnifico quanto sottovalutato. Personal cult.
MEMORABILE: Duvall nel luogo della mattanza; Il filmino pornografico di Lois/Betty; Il ritrovamento del cadavere; Il postribolo con il prete morto.
Un prete ex idealista, ora braccio armato di un vescovo affarista. Un poliziotto ex corrotto, ora integro (e integralista) nemico del malaffare. Sono i fratelli Spellacy, costretti a riavvicinarsi da un delitto che li coinvolge. Film di quasi sola recitazione, dato che la trama (l'investigazione, tutta in flashback) non va da nessuna parte e la conclusione non conclude nulla. Girato in modo che più classico non si può, è uno studio di caratteri con due mostri della recitazione (personalmente, qui preferisco Duvall) e un'ottima ambientazione d'epoca.
MEMORABILE: "Bisogna avere qualcuno a cui dire addio".
Nella Los Angeles degli anni '40, un poliziotto alle prese con un efferato delitto legato all'ambiente a luci rosse, e suo fratello, un monsignore coinvolto (non proprio suo malgrado) in un giro di interessi edilizi, sono i protagonisti di un thriller dove più che i fatti contano le personalità coinvolte nella storia. Un'esposizione assolutamente classica che soffre di una certa prolissità e discontinuità perdendo via via l'aspetto sociologico per rifugiarsi nel personale. Si apprezza per la buona sceneggiatura e soprattutto per il cast di alto livello, De Niro e Duvall in primis.
Quello che si dice un buon film. Qui non è la storia l'arma vincente ma i rapporti tra i vari personaggi, soprattutto quelli tra il protagonista (Duvall), agente dal carattere non certo facile, e il fratello prete (De Niro), l'opposto di lui ma... Anche gli scambi col collega (McMillan) non sono male; e quando si scontra con la sua nemesi (Durning) riesce a dare il meglio-peggio di lui. Il film non fa certo del ritmo il suo punto di forza, ma qui più che l'azione contano le interazioni. Finale malinconico, con l'unica vera assoluzione.
MEMORABILE: La confessione di Duvall con scuse; Il quasi scontro fisico con Amsterdam durante la festa; All'obitorio; "Ho conosciuto il Papa, Cristo santo!".
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Volevo solo retificare un paio di cose sulla figura di Elizabeth Short (che chi mi conosce bene sà quanto io sia profondamente legato a lei).
In primis: Betty non ha mai partecipato a nessun film pornografico del sottobosco hollywoodiano e non si prostituiva (testimonianze raccolte da chi la conosceva in prima persona).
Non furono mai rinvenuti suddetti filmati, solo dicerie per infangare di più il suo nome.
Se si va a leggere qualcosa su di lei si apprenderà che era sì una "scroccona" e civettava in night club per conoscere gente che contava, ma era restia a concludere rapporti sessuali occasionali (anche perchè "affetta" della sindrome di Morris)
Il cinema e la letteratura (così come la stampa) la trasformava via via in una mangiatrice di uomini, ninfomane e infino bisex (un ridicolo scoop che le attribuiva una relazione sessuale con una giovane Marylin Monroe!)
Per questo trovo il film (seppur straordinario) di Grosbard doloroso, e non sò se riuscirò a vedere quello di De Palma (il romanzo di Ellroy lo smisi manco a pagina 30)
Mi sento offeso e piuttosto iroso se mi trattano la "mia" Betty in quel modo...
Fà parte di un pezzo di me, e guai a chi me la tocca...
Direttamente dall'archivio privato di Buiomega71, il flanetto di Tv Sorrisi e Canzoni della Prima Visione Tv (martedì 20 novembre 1984) di L'assoluzione: