SECRETARY ha dalla sua un'unica, vera, qualità: è originale. E’ come se la dolce protagonista del film fosse riuscita a rapire l'anima candida di Amélie Poulain e l'avesse sporcata con il sesso quasi esplicito di SESSO, BUGIE E VIDEOTAPE (che non a caso vedeva nel cast l'enigmatico James Spader). SECRETARY parte come una commedia surreale, sospesa in un mondo quasi immaginario che la giovane Lee (Maggie Gyllenhaal) vive a modo suo. Sogna di fare la segretaria e quando incontra il principe dei suoi sogni (Spader), un avvocato deciso e intransigente, il suo amore...Leggi tutto per il masochismo che l'accompagnava latente fin dall'infanzia esplode in tutto il suo vigore, destabilizzando le certezze del già non troppo sicuro Spader. Il povero avvocato non sa come comportarsi, quando capisce che il gioco con la sua strana segretaria si sta spingendo troppo oltre. E con loro anche il film perde la bussola, trasformandosi d’incanto in una commedia ad alta gradazione erotica (con una predilezione per la masturbazione in entrambi i sessi) e confondendo un po' tutti. Girato quasi per intero nello studio dell’avvocato, privato quasi completamente di ogni intervento esterno (i personaggi secondari ci sono, ma risultano terribilmente evanescenti rispetto ai due protagonisti), il film è strutturato come l’evolversi imprevedibile di un rapporto già nato in modo insolito. I dialoghi tra Spader e la Gyllenhaal sono spesso di una lentezza disarmante, con le parole che escono a fatica, un'autentica sofferenza! Non c'è ritmo ed è difficile comprendere la direzione intrapresa dal regista, che vorrebbe in parte divertire ma è soffocato dall'impostazione decisamente erotica del film. Un’opera insolita, straniante, ma decisamente inconcludente.
Secretary è un film agrodolce: la sublimazione del rapporto uomo-donna/carnefice-vittima/sado-maso ruota delicatamente attorno al faccino disincantato e malinconico di Lee (Maggie Gyllenhaal al debutto), una giovane donna con problemi psichici alle spalle e pronta a iniziare una nuova vita come segretaria nello studio legale del tremolante e glaciale avvocato Grey (un James Spader dall'occhio vitreo), con il quale instaura un rapporto psicologico-sessuale-lavorativo tra il morboso e il giocoso.
Un film molto particolare; perversioni sessuali e masochismo, ma anche la storia di un amore struggente di una ragazza problematica che trova nell'avvocato Spader un partner altrettanto singolare. Alla fine il film è originale, malato, recitato dignitosamente e, a mio parere, con un buon finale. Certo, non penso valga la pena rivederlo un'altra volta, ma è comunque utile farsi un'idea delle perversioni sessuali che possono circondarci, magari anche al lavoro.
A me il film non è dispiaciuto. Non è il solito pamphlet sull'amore, né tantomeno una torbida storia di sesso e latex. Potrebbe esser un demerito, ma per me non lo è. Gli attori sono bravi, la Gyllenhaal recita molto bene e Spader è credibile. Sono due persone problematiche, che trovano l'uno nell'altra il proprio partner speculare e che dell'immagine capovolta s'innamorano. Mi è piaciuto anche il finale. Un film per nulla scontato, che pennella in un unico dipinto un collage di umane, comuni, piccole perversioni.
MEMORABILE: Lei che nasconde un lombrico in una lettera di lavoro dell'avvocato: vorrà mica esser Punita?
Intelligente ed arguta commedia moderna, Secretary è una prova della possibilità di usare registri narrativi diversi dal solito per parlare d'amore. La storia del rapporto sado-maso (per la verità un po' all'acqua di rose) tra la segretaria e il paranoide avvocato maniaco di ordine e pulizia, si avvale di una sceneggiatura originale e convincente, dotata di un certo lirismo sottotraccia ma capace di parlare di un sentimento universale in modo non banale. Bella intepretazione della protagonista femminile.
Gustoso e non banale approccio al masochismo, alle relazioni malate, ai rapporti di potere che si creano tra le persone, riesce nell'intento di essere molto realistico, pur nella estremizzazione dei caratteri e delle situazioni. I personaggi e le situazioni a volte sono al limite del ridicolo, come accadrebbe, o probabilmente accade, anche nella realtà. Spader è nato apposta, con il sorriso crudele e lo sguardo sprezzante e tenero al tempo stesso, per le parti di sadico vittima dell'altrui masochismo. Consigliato.
Spacciato dal circo della disinformazione mediatica come pruriginoso, "Secretary" è un film tagliente, che sanguina e fa sanguinare. Dietro l'appeal da commedia sarcastica si nasconde un lucido affresco psicologico. Una madre oppressiva condanna la figlia, una calzante Maggie Gyllenhaal, ad un vissuto ovattato, soffocante, necessariamente scollegato dalla propria emotività. La liason con l'altrettanto aderente James Spader è solo un espediente narrativo per mettere in scena la psicoanalisi di un rapporto tanto singolare quanto profondamente umano. Crudele.
Esattamente come Chocolat fingeva di essere un film trasgressivo e invece era assolutamente borghese, conformista e familista (molto preoccupato del fenomeno dei "padri assenti"), questo "Secretary" si dà molto da fare per distrarre lo spettatore con sequenze "trasgressive" e sado-maso, andando però a parare nel solito ipocrita territorio dell'amore istituzionalizzato. Puah! Buttate il dvd nel primo cassonetto che vi capita (attenzione però a gettarlo in quello per la spazzatura generica perché i dvd non vanno in quelli per la plastica).
Il film è bizzaro, come se volesse definire un genere in particolare, ma in realtà sfiora anche altri generi, senza mai essere troppo originale. La domanda sorge spontanea: con un altro cast, magari più trasgressivo, sarebbe stato lo stesso film? Spadler è un pesce lesso, la Gyllenhaal appena meglio. Pensate una accoppiata Malcom Mc Dowell e Cameron Diaz. La verità è che non si vuole portare un progetto fino in fondo, come se la scena dell'amplesso sulla scrivania potesse essere interpretata in un modo solo. Un'occasione mancata!
Attrice non particolarmente dotata, Maggie Gyllenhaal si rivela però, con il suo aspetto dimesso, una buona scelta per questa commedia finto-trasgressiva, che presenta giochetti erotici sado-maso in fondo innocui, in quanto condivisi fra persone mature, dall'esito oltretutto ultra-convenzionale, come fossero chissà quali perversioni (e il pisello tagliato dell'Impero dei sensi allora cos'è?). Il mediocre Spader esibisce la solita faccina da schiaffi, ma questa volta ci può stare. Qualche trovata spiritosa rende il film tutto sommato gradevole.
Film che non ho per niente gradito. James Spader è appena discreto, il resto del cast da denuncia (soprattutto la protagonista femminile). La storia non convince e il film risulta essere pesantissimo. A mio avviso evitabilissimo. Spendete il vostro tempo in altro.
Distensivo film da camera nel quale Shainberg dimostra che per fare un buon lavoro non occorrono effetti particolari ma basta una regia attenta, una recitazione valida ed un soggetto con elementi originali. I due protagonisti sono descritti con humour nei loro tratti patologici, rappresentando due strani esseri complementari che si fondono perfettamente. C'è sempre un certo equilibrio tra il rasserenante ed il provocatorio, con un erotismo mai invadente ma variegato e tangibile. Il finale raraggiunge un senso di edificante normalità. ***!
Una commedia pervasa da un humor nero in cui i temi dominanti sono le perversioni sessuali che sfociano nel masochismo. L'argomento viene trattato con ironia e con una discreta analisi dei protagonisti. In alcuni frangenti le situazioni possono tendere all'inverosimile, ma la narrazione è scorrevole.
Due follie non fanno una normalità, ma possono fare una specie di... felicità! Lee mi ricorda, in maniera paradossale, La pianista di Haneke, nel suo essere autolesionista e segnata da un rapporto atroce con la madre. Ecco, Lee è una "pianista" che non solo vive il suo masochismo alla luce del sole, ma lo integra armoniosamente in un'ordinata quotidianità: un lavoro, un corteggiatore, poi un matrimonio, una ridente casetta... Tra fiaba sexy e commedia nera, un film che non ridicolizza, non compatisce, non giudica, e una Gyllenhaal spiritosa.
Sicuramente un film diverso dall'ordinario. "Secretary" è una commedia dagli accenti erotici che riesce tutto sommato a sorprendere, grazie ad alcuni cambi di registro nello svolgimento abbastanza divertenti. La protagonista è sicuramente in parte, così come il bravo Spader, sempre a suo agio in ruoli ambigui. Certo, non è un film commerciale e alla lunga potrebbe stancare alcuni, ma io ho trovato interessanti l'atmosfera surreale e la stranezza della vicenda, oltre a una certa cura formale nella messinscena. Non male, dopotutto...
Modesto film dalle blande trasgressioni che si conclude col più conformista dei finali (alla faccia di quanto visto fino ad allora) e che non convince soprattutto a causa di una sceneggiatura poco incisiva che col passare dei minuti tende alla ripetizione. Alla fine non c'è quindi da meravigliarsi se idee e divertimento siano latitanti.
Film decisamente insopportabile, con un protagonista e una "antagonista" che più antipatici non si può. La Gyllenhaal, attrice di solito simpatica e piacevole, qui è terribilmente odiosa, con i suoi continui deliri, farneticamenti, sospiri e atti di autoerotismo. Spader semplicemente ridicolo. Del tutto sconsigliato.
MEMORABILE: "Lei è licenziata!" "No, è lei che è licenziato!".
Film curioso che punta sul grottesco per proporre temi poco corretti quali il sadomaso, le ferite autoinferte, la dipendenza patologica. Ogni tanto cade nel ridicolo (tipo il finale con le televisioni) o non sa bene dove parare ma va apprezzato che non si faccia remore a far vedere di tutto all'interno di un contesto fiabesco. Ottima come gatta moribonda/angelica la Gyllenhall, insolito nel ruolo del complessato uno Spader un po' bloccato. Ritmo compassato, quasi da film anni 80, ma non è un difetto; la regia alterna momenti scolastici a altri spassosi.
Adoro questo film, che in parte sembra una piece teatrale... I protagonisti sono perfetti: James Spader fantastico, ambiguo e a tratti disarmante, Maggie Gylenhaal una rivelazione: la sua graduale e lenta metamorfosi da bruco a farfalla, da ragazza inibita e goffa a donna autoconsapevole e decisa a ottenere ciò che vuole è a volte comica ma in fondo commovente. Regia impeccabile, ritmo in accelerazione parallelo all'evoluzione dei personaggi, colonna sonora di gran qualità, finale liberatorio. Eversivo: l'anormalità condivisa è normalità.
MEMORABILE: Metti i due piedi in terra e lasciali lì finchè non torno.
Spacciato erroneamente per un film pruriginoso, Secretary invece racconta la storia di due anime in pena che non riescono a esprimere le loro emozioni se non attraverso gesti estremi o piccole manie. Il gioco però alla lunga stanca perché le cose dette/fatte sono sempre le stesse. Neppure il finale mi è piaciuto granché. Mi aspettavo molto di più (anche nello humor), ma così non è stato.
Deliziosamente romantico, una specie di fiaba non convenzionale che attraverso ingredienti generalmente poco trattati (e quando trattati gestititi in toni drammatici, con il sadismo e l'autolesionismo) racconta con ironia e credo con intelligenza tutta una serie di percorsi sentimentali come trovarsi, cercarsi, confrontarsi, a infine fidarsi e aprirsi, anche se in un modo "diverso" a una completezza semtimentale. Bravissimi Spader e la Gyllenhaal e ottima la colonna sonora.
MEMORABILE: Gyllenhaal nuova Cappuccetto rosso, senza saperlo, sta per entrare nella tana del lupo, cambiando così la propria vita.
Molto prima delle 50 sfumature mr. Grey era un ambiguo avvocato, impersonato da James Spader e a tirar fuori il suo gusto per la dominazione ci pensava Maggie Gyllenhaal, qui davvero irresistibile. Lei si offre generosamente alla macchina da presa (c'è perfino un nudo integrale) e i momenti di tensione erotica fra i due sono il fulcro del film. Anche i silenzi funzionano molto bene, l'epilogo "familiare" un po' meno ma nel complesso è un'opera apprezzabile, che racconta una storia d'amore evitando i soliti cliché. Da vedere.
Se confrontato con il micidiale Cinquanta sfumature di grigio è Quarto potere. Detto ciò - e ironia a parte - la pellicola si difende con dignità e lealtà. Quantomeno von Sacher-Masoch e il marchese de Sade, se non si esaltano di gioia, almeno non si rivoltano (troppo) nella tomba. I due protagonisti (un lui e una lei dediti alla giostra amorosa scapestrata, prima psichica, infine carnale) convincono (e hanno strano fascino). La regia è sincera, schietta; e trova belle immagini all'insegna di un Cupido, come sempre, capriccioso e autocrate.
Per quanto anticonvenzionale sia dire poco, la strana coppia Gyllenhaal-Spader (con quest'ultimo alla ricerca della popolarità scemata durante gli anni '90) sembra assemblata appositamente per interpretare un film del genere, arguto e spiritoso senza mai trascendere nella volgarità. Il problema sostanziale sta, piuttosto, nel contrasto manifesto tra la morbosità a buon mercato del soggetto e una realizzazione che evita avallamenti e picchi per accoccolarsi in un'assoluta medietà. Poteva rendere molto di più, ma è già qualcosa.
Buon film dopotutto, che si fa apprezzare prettamente per la sua originalità: il rapporto di lavoro fra un avvocato e la sua segretaria, appena uscita da un ospedale psichiatrico, si trasforma in una relazione sadomaso. Commedia che ha contorni surreali e in cui la parte erotica la fa da padrona. Ottima la coppia d'attori Gyllenhaal/Spader. Buone le musiche di Badalamenti.
Buona variante del rapporto dominazione/sottomissione. Di "buono" non c'è che lei è sottomessa e fa la segreteria di lui (un classico), ma l'interpretazione dei due, giocata su sguardi, silenzi, imbarazzi. Non ci sono scene sessualmente esplicite; rimane il mistero di chi siano veramente i protagonisti, dei quali si sa poco. Tuttavia, nonostante la lunghezza, il film scorre e incuriosisce (buona la Gyllenhall, molto buono Spader, un misto tra il viscido e il timido). Da guardare tralasciando i pregiudizi.
Sfrontato, grottesco apologo sul diritto all'autodeterminazione. Uscita da una casa di cura, Lee si mette in testa di diventare la migliore segretaria del mondo e inizia a lavorare presso uno studio legale. Ha un ragazzo dolce e premuroso ma ovviamente "subisce" il fascino dell'avvocato. L'anima gemella si può trovare anche abbandonandosi a pratiche sadomaso. Guai, però, a considerarla parabola della segretaria che subisce ogni sorta di umiliazione e mobbing pur di sistemarsi facendosi impalmare dal boss!
MEMORABILE: Lee appoggiata alla scrivania in posizione compromettente; Lee confessa il suo amore; Sciopero della fame a oltranza; La Gyllenhaal nuda.
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DiscussioneRaremirko • 3/03/19 23:12 Call center Davinotti - 3863 interventi
Film unico per certi versi, una black comedy provocatoria con scene funzionali al far parlare del film stesso.
Ottimi i due protagonisti, atmosfera particolare (il luogo di lavoro pare un mondo a parte), qualche scene effettistica; almeno va dato atto, nel bene e nel male, che il film abbia voluto normalizzare situazioni estreme, volendo comunque parlare più di amore che di altro (almeno a quanto sostiene il regista).
Profondo e simbolico (la protagonista ha rapporti più soddisfacenti col dolore piuttosto con ciò che trova in casa), non proprio mainstream, non è esattamente un film adatto a tutti.