Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Il numero del canale si trova tra parentesi dopo il suo nome. Se non c'è, cercatelo qui: numero canale. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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Panza: Finché l'attenzione è sul personaggio di Davoli, alle prese con qualsiasi stralunato espediente per tirare a campare, qualche spunto divertente emerge, anche se fin da subito la regia cerca qualsiasi occasione per allungare il più possibile la minestra con lunghi giri in moto e riprese dei mercatini natalizi. Maggiormente risaputa la parte dello scambio di persone che scade nella commedia erotica più scialba. Un'idea maggiormente originale come quella dello sciopero finale poteva essere gestita meglio. Non si capisce il perché dell'inserimento di "Sei bellissima" di Loredana Bertè.
MEMORABILE: Ninetto che usa i dialoghi del fotoromanzo per parlare con la moglie di Pupo De Luca.
Redeyes: Un Nero poco credibile affronta il tema dell'ecologismo ai tempi del far west; peccato lo faccia arrivando una ventina di anni in ritardo. La storia muove i passi dalla vendetta per scivolare nell'accoglienza degli indiani, e infine attraverso speculatori senza scrupoli che freddano persino il buon mono espressivo Hess prima di fare i conti con il piccolo orso. La regia non brilla e lo stesso dicasi per la sceneggiatura, spesso stiracchiata e poco avvincente. Nero ce la mette tutta, ma il risultato non convince.
Il ferrini: Con quel sorriso insolente e sprezzante di chi non ha nessuna intenzione di piegarsi all'autorità, Paul Newman ricorda inevitabilmente Steve McQueen, pur se in contesti diversi. Infatti non sono i rocamboleschi tentativi di fuga ciò su cui Rosenberg si sofferma ma la disumanità del sistema carcerario. E per farlo non utilizza un criminale o un assassino ma un uomo che ha semplicemente danneggiato alcuni parchimetri. Un incipit quasi grottesco che tuttavia si trasformerà in un vortice di follia e di violenza. Splendida fotografia, comprimari di lusso, gran film.
Fabbiu: Non il migliore della serie di Corbucci, ma sicuramente uno dei più comici, con scene memorabili come quella in cui Venticello beve il Vigorello e diventa fortissimo. C'è anche uno spazio musicale per Viola Valentino che canta l'intera canzone "sola".
Rullo: La storia di due italiani immigrati negli Stati Uniti, costretti a scontare una pena - quella di morte - pur nell'innocenza, presi come esempio in quanto anarchici. La coppia Volontè-Cucciolla fa scintille, ben indirizzata da un copione interessante (perlopiù ambientato in tribunale) e da un Montaldo capace ed esteticamente ispirato. Straordinarie le musiche di Morricone.
Pessoa: Interessante prova di Verdone che tenta di realizzare una commedia una volta tanto non dissacrante sulla Benemerita. Bisogna dire che l'esperimento riesce anche per un Montesano incontenibile che trova con l'attore-regista un ottimo affiatamento, grazie ai differenti registri offerti da uno script affatto banale. La macchina da presa gira un po' a vuoto solo nella parte "sentimentale" in cui l'esordiente Onofri sembra soccombere all'impatto scenico dei due protagonisti, ma nel complesso un film più che valido, che merita senz'altro una visione.
MEMORABILE: L'esame iniziale; Boldi, che finalmente ha una parte per una volta diversa dalla solita insulsa macchietta inguardabile.
Vito: La storia di George Jung, trafficante di cocaina, portata sullo schermo da un ottimo Johnny Depp affiancato da una bellissima Penélope Cruz. E queste sono anche le cose migliori del film, che a conti fatti risulta parecchio stereotipato e debole a livello di scrittura. Uniche parti buone l'incontro con Escobar e il cartello di Medellin e qualche scena un po' "pulp".
Vito: Ottimo western revisionista con uno straordinario Dustin Hoffman. Un attacco al mito del west e ai suoi eroi, qui sbeffeggiati o mostrati come corrotti, falsi e sadici contro le popolazioni indiane. Mentre i nativi americani sono dipinti come persone pure, oneste, coraggiose e dotate di una forte spiritualità, che vivono in armonia con la natura che li circonda. Bellissimo ed epico il finale con la ricostruzione della battaglia del Little Big Horn. Hoffman in uno dei suoi personaggi più riusciti, stralunato ma anche malinconico e tragico.
Daniela: Nella sua migliore regia dopo Balla coi lupi, Costner si cimenta con uno dei temi portanti del western classico - la contrapposizione tra mandriani nomadi e latifondisti - avendo l'accortezza di farsi affiancare nel cast da una roccia come Duvall. La prima parte lascia respirare la bellezza delle praterie sconfinate, ben servita dalla fotografia e appena incrinato da un eccesso di didascalismo nei dialoghi, mentre la seconda è appesantita dalla prevedibilità della parentesi sentimentale ma ritrova un piglio energico nella battaglia per le strade del villaggio, epica e brutale.
Cotola: Prima degli ignobili cinepattoni i Vanzina non "sfornavano" certo primizie d'autore. Questa pellicola ne è la palese dimostrazione: storia furbissima ed ipocrita, vista e rivista, e messa in scene col solo scopo di raggranellare più denaro possibile ai danni dello spettatore (complice e desideroso di farsi gabbare). Chissà come finirà. Misterioso [ma poi mica tanto ($) ] è invece il motivo per cui Virna Lisi abbia deciso di partecipare a questo film. Solo per fan sfegatate di Amendola.
Faggi: Western non di quelli straordinari firmati da John Ford ma di precisa fattura, che si fa apprezzare per la bella vicende sceneggiata bene e per le interpretazioni dei due protagonisti (i loro duetti, ironici e dialettici, sono la cosa migliore del film); interessanti e ben condotte le psicologie dei vari personaggi e tutta la messa in scena. Lo si segue volentieri e fila liscio senza intoppi alternando commedia e toni drammatici. Tutto sommato un modello per prodotti futuri di altri artefici.
Silvestro: Un film corale che usa il calcetto come metafora della vita. Impostazione da sitcom con una serie di storie che si intersecano tra di loro. La qualità è sempre buona, con Bisio e la Finocchiaro una spalla sopra gli altri: sono loro il vero sale del film, gli altri fanno da onesto contorno. Nel complesso un buon film, a tratti divertente e con un ritmo sempre brillante.
Homesick: Dai Vangeli si traggono certi episodi e personaggi – peraltro accettando imprudentemente l’identificazione tra Maria Maddalena e Maria di Betania -, mentre il racconto si adatta con men che modesta spettacolarità al consueto repertorio del peplum: amori, tradimenti, qualche colpo di spada e danze di corte. Tra gli attori si distinguono i volti giovani di Rossana Podestà e Terence Hill (i pii fratelli Marta e Lazzaro) e quello di Andrea Aureli, tracotante Barabba. Policromie in Ferraniacolor.
MEMORABILE: La Maddalena convertita da un’epifania di Gesù.
Almicione: Cosa c'è di attraente nella vita quotidiana, nei problemi che conosciamo e incontriamo tutti i giorni? Niente. E allora perché questo film è stato così elogiato? Non si capisce. La pellicola in effetti si fa seguire tutto il tempo nonostante la scialba trama priva di alcuna sorta di singolarità e questo è un gran merito che forse si può attribuire solo all'ottimo taglio introspettivo. Ma è anche vero che si esce senza quasi niente dopo 165 minuti di film, si è spettatori passivi della normale adolescenza di due tipici ragazzi. Sopravvalutato.
Nicola81: Ricostruzione di un momento chiave della Seconda Guerra Mondiale. Forte di una bella compagnia di attori e di una disponibilità di mezzi che per una produzione italiana può considerarsi soddisfacente, Ferroni, buon regista del nostro cinema di genere, racconta con scrupoloso realismo sia le strategie militari sia le sequenze di battaglia. A non convincere molto è la sceneggiatura, specialmente nel rapporto tra i due fratelli Stafford e Salerno: imbevuto di retorica fascista il primo, moderato e disilluso il secondo. Musiche di Rustichelli.
Kinodrop: Una testimonianza sulla personalità e sull'impegno civile di Héctor Abad Gómez, professore universitario colombiano dai saldi principi egualitari e perciò, nonostante la sua dirittura morale e familiare, inviso al potere e ucciso a tradimento. Purtroppo i toni della narrazione sono alquanto edulcorati e i tempi molto dilatati e risalta più il ménage familiare tra il laicismo paterno e il bigottismo materno che non le avversità e le opposizioni in un clima dittatoriale nella Colombia degli anni '80. Particolare l'inversione estetica del b/n per il presente e del colore per il passato.
MEMORABILE: La figura di Héctor nel racconto del figlio; L'educazione libertaria; La monaca precettrice; La campagna per la profilassi; Il pensionamento forzato.
Paulaster: Biopic a segmenti sul campione di Caldogno incentrato più sulla vicenda umana. Il lato sensibile e introspettivo sono resi con giustizia salvo qualche eccesso di retorica (soprattutto nel finale). Poco curati, al limite del macchiettistico, i vari sosia del mondo del pallone (tranne Martufello) e particolari di gioco che cercano in qualche modo di essere verosimili. Peccato che non sia stato svelato qualche particolare in più fuori dal campo. Protagonista che restituisce la postura del vero Baggio e la mimica. Nel complesso un’occasione persa.
MEMORABILE: I tiri con Sacchi prima della finale; La fascia di capitano passata da Guardiola; A casa Corioni.
Vitgar: Non un granché, anzi. Probabilmente è sbagliata l'idea di partenza, che si basa su un western concettualmente controtendenza. La trama è costruita su stereotipi troppo sfruttati per mantenere l'attenzione dello spettatore. Buone le ambientazioni geograficamente particolari (è girato in Israele), la fotografia. I dialoghi sono banali e pagano lo scotto di un malcelato impegno sociale.
B. Legnani: Quasi incredibile contaminazione fra zorresco e western, in virtù di un saloon appena al di là del confine fra Messico e Stati Uniti (ma lo sceriffo non interviene mai? Esiste?). Ricco di "tòpoi" banali (candele tagliate dalle lame nei duelli e frasi come "Non può essere andato molto lontano!"), girato alla buona la prima (anche se i figuranti guardavano in macchina), recitato male quasi da tutti (si salva Dominici), con errori palesi (sentono musica e canti, ma manca ancora mezzora di strada all'arrivo) e con una protagonista che dimostra dieci anni in più del dovuto. Con generosità: *½
Piero68: Se si escludono i primi due insuperabili lavori, questo SMS è senz'altro il lavoro migliore fino a ora visto, sia di Salemme regista che di Salemme attore. La sceneggiatura non è che brilli particolarmente visto che le storie (ma anche le trovate) sono banali déjà-vu. Eppure il film è davvero gradevole a tratti e le gag, seppure già viste, funzionano meglio di altre volte grazie proprio alla verve di Salemme versione regista. Panariello e Brignano svolgono bene il loro compitino e il cast femminile non si risparmia. Nel complesso una discreta commedia.
MEMORABILE: Ovviamente il domestico e i "picchiuni" e Salemme in acido.
Hackett: Film di contagio (lo dice il titolo chiaramente) che colpisce dal principio per la quantità di nomi celebri coinvolti nel progetto e che tratta di un virus che stravolge la vita dell'umanità intera. Il film, preso a sé, ha una confezione ben curata ma appare abbastanza vuoto, superficiale per ciò che riguarda parecchi dei personaggi presentati e non tutto compiuto nel suo complesso. Troppa carne al fuoco per una vicenda che però vuole mantenere snellezza e tempi di un thriller.
Enzus79: Tratto da una storia vera, quella della famiglia Gucci, una delle più potenti dell'industria della moda. Pellicola tutto sommato apprezzabile, con ritmi alti e incalzanti che rendono il film scorrevole (nonostante la durata raggiunga le due ore e mezza). L'interpretazione di Lady Gaga risulta troppo stereotipata, più che convincente Adam Driver. Sopra le righe Jared Leto. Colonna sonora efficace.
Belfagor: Ha l'aria di un fotoromanzo retro, di un prodotto industriale decorato per conferirgli un aspetto artigianale. La storia della bella cioccolatiera (Binoche) che si confronta con il paesino bigotto è inizialmente graziosa, ma poi lo sviluppo convenzionale e manicheo riduce il tutto ad una sottilissima e zuccheratissima glassatura. I migliori sono Molina e la Dench, anche perché è difficile farli recitar male. Depp tutto sommato marginale. Ambientazioni suggestive, purtroppo relegate al ruolo di semplici sfondi.
Pinhead80: Visto il discreto successo del primo film Landon ci riprova. Il risultato è più che apprezzabile, dal momento che lo schema narrativo lo conosciamo a memoria. La cosa bella è che, pur non cambiando i protagonisti, la storia precedente si ribalta in un turbine di nuove situazioni che si espletano con il medesimo loop temporale. Sotto la maschera assassina della mascotte della scuola può celarsi chiunque e solo i protagonisti e un gruppo di nerd potranno capire chi è. Qualche spavento e il gioco è fatto.
Noodles: Cronenberg sorprende per la sua versatilità confezionando un film che è una grande escalation di violenza e che sottointende che per un criminale è difficile pulire completamente la propria vita. Il passato ritorna. Sicuramente ci sono delle ottime scene e il film è un bel pugno allo stomaco, però risulta un po' sopravvalutato, perché il tema è stato trattato meglio in altre pellicole. Poco di nuovo insomma, ma raccontato tremendamente bene e con un indimenticabile linguaggio asciutto.
Schramm: Mondo imperfetto, cinema dell'eccellenza e di elegiaca formazione per Costner che per un attimo diventa il padre che non ha mai avuto e che non sarà mai, mentre attorno a lui la cecità della legge, la miopia burocratica e l'ingordigia della politica fan capannello e guastano una pur fatua chance di riscatto. Clint, vecchio lupo, ritrae un'America già allora corrosa e indurita dal cinismo con una lungimiranza stilistico-formale fuori dal comune e una sensibilità sovrumana. Costner gli tiene il gioco con la sua più memorabile adesione attoriale, all'onorato spettatore non resta che genuflettersi
Digital: Un veterano di guerra si vede costretto ad arrampicarsi su un grattacielo in fiamme per riuscire a salvare la propria famiglia, intrappolata nell'edificio. Film pensato unicamente per intrattenere, assolve pienamente al suo compito. Chiaramente il tutto sa di già visto e sentito (copiosi i rimandi a Trappola di cristallo), ma la regia riesce a imprimere un considerevole ritmo al girato e l’azione non conosce soluzione di continuità. Nota di merito per i superbi effetti speciali e Dwayne Johnson, sempre perfetto per questi ruoli "muscolari".
Siska80: Nel 1985 una nave rompighiaccio rimane bloccata al gelo per più di tre mesi: sarà dura sopravvivere. Due sono le qualità che saltano subito agli occhi: la capacità di non perdersi in inutili preamboli (l'incidente si verifica dopo i primi minuti) e gli effetti speciali abbastanza riusciti che creano un senso di oppressione costante. Purtroppo, tuttavia, l'eccessiva durata (che serve per inserire prevedibilissime complicazioni interne al mezzo di trasporto ma anche inerenti alla vita di alcuni passeggeri) finisce con l'affievolire il ritmo trascinando l'action a un livello mediocre.
Ultimo: Il nuovo film della ditta Vanzina riprende un canovaccio già sfruttato più volte nel mondo del cinema quale il ritorno al passo (o viaggio indietro nel tempo che dir si voglia). Questa volta tocca a Memphis e Bova, ritornati di "colpo" nel 1990 ai tempi della scuola. L'intreccio lascia il tempo che trova, ma il film non annoia e mantiene un buon ritmo fino alla fine. I momenti migliori portano la firma del grande Max Tortora. Nella norma la Michelini. Nel complesso un film con un suo perché...
MAOraNza: Il chiacchieratissimo romanzo giunge sul grande schermo e il risultato è decisamente positivo; a dare le fattezze alla strabiliante Bridget Jones troviamo una irresistibile e simpaticissima Renee Zellweger, ingrassata appositamente svariati chili per vestire i panni abbondanti della zitellona (o presunta tale) più famosa d'Inghilterra (e che purtroppo non riuscirà a esprimere la stessa verve nel seguito). Commedia degli equivoci, del cuore e di tutti quei clichè dell'amore visto con gli occhi disincantati di una donna. Piacevolissimo.
Puppigallo: Pellicola che non fa dell'originalità il suo punto di forza (la squadra di poliziotti extra legge fai da te e il risvolto alla Verbal), ma che funziona grazie al buon ritmo, ad attori in parte e a un capo banda che dimostra di avere quasi più integrità e principi del poliziotto. La notevole durata poteva minarne il percorso. Ma se si esclude qualche momento sforbiciabile, alla fine il tutto non pesa; e a differenza di altri film del genere, il finale risulta meglio studiato e più realistico, vista la situazione e la piega presa.
MEMORABILE: "Bob pallonetto, come va il tuo tennis d'attacco? Pop...pop"; "Noi ti spariamo, meno scartoffie"; La firma per il divorzio; Il piano.
Caesars: Nunn porta su grande schermo l'omonima opera di Shakespeare rimanendo molto fedele allo scritto (pur operando qualche cambiamento nell'ambientamento della storia). L'operazione è ben riuscita anche grazie all'impiego di un buon cast che valorizza la pellicola. Anche tecnicamente il lavoro è ben realizzato, rendendo piacevole la visione. Portare al cinema i lavori del Bardo non sempre è semplice, ma se si riesce a coglierne lo spirito il risultato finale è assicurato.
Piero68: Classica commedia adolescenziale che ricalca tutti gli stereotipi del genere. Cast giovanile nuovo ma assolutamente scarso. Soprattutto per qual che riguarda l'interprete principale, bella-brutta copia di un Jack Black all'italiana, sia nell'aspetto che nelle espressioni facciali. A cercar di tirar su la baracca l'inserimento di Salemme, ma vista la pochezza dello script può davvero poco anche lui. Qualche gag appena divertente è il bottino di questo film di un Bortone che sarebbe meglio lasciasse perdere la commedia.
Lou: Rivisto per l'ennesima volta, a distanza di più di trent'anni dall'uscita nelle sale, si conferma un capolavoro, grazie alle sue scene potentemente drammatiche e indimenticabili. La feroce assurditá della guerra è messa a confronto magistralmente con la semplice e dimessa vita del gruppo di amici nella provincia industriale americana. L'amicizia è la vera salvezza, anche se a volte non basta. La profonditá del legame tra Michael, Nick e Steven resta un esempio cinematografico. Strepitoso gruppo di attori, con DeNiro grandissimo.
Matalo!: Anche un tocco di L'uomo che fuggì dal futuro, alla lontana, per un film tanto frastornante da indurre alla sonnolenza. Le speculazioni sulla scienza ed etica, sul simulacro e sull'originale cedono il passo all'effettistica e ad una fotografia solarizzata in cui si muovono i protagonisti (stranamente imbambolati, specie il solitamente ottimo McGregor) in cui l'ingenuità dei cloni (o polizze) è delineata da battute incredibilmente troppo ingenue, da film per ragazzi. Buscemi conserva in armadio abiti da suora e infermiera per sere con moglie. Roboante.
MEMORABILE: In città la Johansson vede il suo originale in uno spot che ha girato nella realtà.
Luchi78: Prova di regia non così malvagia da parte di Massaccesi, che inventa in fase di sceneggiatura un intreccio piuttosto scontato ma dotato di una stucchevole eleganza che rende il tutto eroticamente interessante. La Tamburi, con qualche annetto sulle spalle, non è all'apice della forma, ma prova a scaldare l'ambiente esibendo nel finale un'ottima mutazione del personaggio. La Carati non viene adeguatamente sfruttata, la Gemser c'entra come i cavoli a merenda. Voyeurismo allo stato puro...
Taxius: Dopo due film molto divertenti ma dalla trama simile, ci si è resi conto che il gioco non avrebbe potuto funzionare una terza volta, quindi questo terzo capitolo della saga dà una netta sterzata distaccandosi molto dai due film precedenti. La storia è un po' la stessa del Fuggitivo, col nostro Gerard Butler in sequenza incastrato, arrestato, evaso e infine in cerca di giustizia. L'adrenalina è tanta, i morti non si contano e alla fine ci si diverte assai.
Mco: Tratto dall'omonimo romanzo di Lise e Ceil Friedman un film che altro non è che un peana all'amore con la A maiuscola, tra vigneti veneti e distese senesi, balconi e tavoli da lettura, camere d'albergo e cieli stellati, fregiandosi delle partecipazioni di una Redgrave melanconica e una Seyfried spigliata e romantica. Se si soprassiede sullo stereotipo italiota che impera qualche momento di buon cinema si farà strada in noi, come in occasione dell'entrata in scena di Franco Nero. Sentimentalmente gradevole.
Homesick: Storia sentimentale inconsistente e prevedibile e volatile sin dall'inizio, che come altre commedie americane affini si avvantaggia tuttavia di una regia semplice e sicura e di attori simpatici e brillanti (belli i ruoli di Jude Law, insolita figura di padre single, e di Eli Wallach, sceneggiatore nostalgico della vecchia Hollywood). Camei a sorpresa di Lindsay Lohan e di un autoironico Dustin Hoffman. **/**!
MEMORABILE: La disastrosa telefonata a tre fra Winslet, Diaz e Law.
Rambo90: Leo torna alla regia con un film che nella prima metà ricorda La posta del cuore della coppia Hanks-Ryan, ma con meno verve di quel modello e una brutta predisposizione per la banalità. Ogni tanto la sceneggiatura ha dei guizzi, ma troppe cose sembrano messe lì per caso (compresa la coppia di amici, anch'essa in crisi come quella protagonista). Ci sono un certo finto femminismo, personaggi di contorno inutili, una Roma troppo imbellettata. Leo conserva la sua spontaneità, meno incisiva invece la Nieto in italiano. Mediocre.
Galbo: Il terzo episodio dedicato alle notti al museo del guardiano Larry di Ben Stiller è quello più riuscito. La parte centrale in particolare nella sua ambientazione londinese presenta i personaggi più azzeccati come la guardiana Rebel Wilson, il faraone Ben Kingsley e il Lancillotto dell'attore inglese di Downton Abbey, Dan Stevens. Peccato per il finale eccessivamente allungato e troppo lacrimevole. Stiller è più efficace del solito e gli effetti speciali sono di buon livello. Mediocre ma con un suo perché.
Giùan: Dà la sensazione, che progressivamente si rivelerà epidermica, di volersi aprire a un discorso più ampio (sul potere e la dannazione del denaro), di potersi librare cinematograficamente in volo e invece derapa senza schiantarsi (la guida del pilota Scott è una garanzia), perdendosi tuttavia lungo le regole d'ingaggio del mainstream. Se il peccato mortale è l'appiattimento, a partir da quello linguistico, la parziale redenzione, a livello d'intrattenimento, la procurano, oltre alla regia, la tenacia palpitante della Williams e Plummer, incarnazione dell'horror vacui della pecunia.
MEMORABILE: La Williams scopre che la statuetta del minotauro èuna patacca; Il taglio dell'orecchio: Lombardi anticipa il personaggio di [f=11614]The nest[/f].
124c: Tornano gli agenti segreti di Red in un divertente sequel sorretto dalla follia di John Malkovich e dalla letale Ellen Mirren. Simpatica la storia che coinvolge Anrhony Hopkins, il quale interpreta un cattivo sopra le righe, ma sempre pericoloso come Hannibal Lecter. Bruce Willis gioca a fare il duro, ma è un tenerone che si scioglie davanti alle donne. Bravissime Mary-Louise Parker e Catherine Zeta-Jones, che si contendono il cuore del protagonista. Fra sparatorie, scazzottate, battute e travestimenti, non ci si annoia, in attesa del terzo.
MEMORABILE: Lo scontro cazzotti contro kung fu fra Bruce Willis e l'agente coreano, pagato dagli americani per farlo fuori.
Ci risiamo coll'evaso: soprattutto in tv è tema che funziona da sempre e qui, già dalle prime immagini di fuga nel bosco, sembra svolgersi seguendo il più tradizionale degli schemi. Luois (Olejnik) se n'è scappato di prigione con altri due: uno l'han fatto fuori e l'altro catturato. La polizia contatta subito Diana (Booth), la donna a causa della cui testimonianza l'uomo venne condannato: il processo stabilì che Louis le uccise il padre e il fidanzato nel garage della lussuosa villa dove lei ancora abita e dove lui lavorava come giardiniere. Fu la testimone chiave perché lo trovò a fianco...Leggi tutto dei due cadaveri con le mani ancora sporche di sangue. L'uomo è evaso a centinaia di miglia da lì e la polizia sostiene che quello sarebbe proprio l'ultimo posto in cui andrebbe ma... indovinate un po'? La sera stessa Louis s'introduce in casa della donna e a pistola spianata la lega alla sedia! Tuttavia, e qui sta la relativa novità, si proclama da subito innocente, relativamente al doppio omicidio di cui sopra. Pretende di vedere i filmati della telecamere di sorveglianza che lei in tanti anni non aveva degnato di uno sgurardo, di tornare sul luogo del delitto... Ci si chiede quindi se sia davvero lui il vero assassino o se la giustizia abbia preso una di quei colossali granchi che nella fiction sono la regola. Attorno a questo interrogativo gira il film, inizialmente davvero inconsistente nonostante una recitazione accettabile da parte dell'intero cast. La suspense è inoculata a forza, l'evaso non ha affatto l'aria minacciosa ma solo due occhi che fin dalla prima immagine al telegiornale sembrano uscirgli dalle orbite e il rapporto tra i due protagonisti è meno convenzionale del previsto. Quanto agli altri personaggi (il fratello di lei con relativa moglie, l'avvocato e qualche poliziotto in funzione di comparsa o poco più) riempiono un po' la trafila dei possibili sospetti giusto per farci capire che non siamo in un dramma ma in un thriller che potrebbe riservare qualche sorpresa. Che in effetti, volendo chiudere gli occhi sulle incongruenze e l'implausibilità di molte circostanze, arriva. Diciamo che il tutto si basa su un paio di simpatiche idee riguardo alla soluzione (il cellulare...) e che il resto è stato costruito senza fantasia per supportarle. Per questo la fase migliore è sicuramente l'ultima, in cui la tensione a suo modo monta e si assiste allo sperato colpo di scena. Il risultato, insomma, questo EYEWITNESS (premio al titolo meno originale dell'anno) lo porta a casa, senza che d'altro canto ci si possa felicitare granché... Craig Olejnik, noto per la serie THE LISTENER, è un carcerato meno invadente o brutale del previsto e in questo caso all'orecchio predilige l'occhio.Chiudi
Buiomega71: La storiella della sexy fuorilegge non si confà al talento visivo di Aranda (non basta una maschera antigas a rimembrare quelle più surreali da sub), che dirige un film fiacco e dall'andamento sonnacchioso (tutta la preparazione all'assalto al furgone portavalori), debole misto tra noir e heist movie. Salta fuori la mano pruriginosa del regista nella sottomissione sessuale tra il poliziotto corrotto di Cremer e Fanny (che regala uno splendido nudo integrale) e in alcune derive sgradevoli (Fanny che si mette e toglie la dentiera), ma il tutto è moscio, senza mordente, quasi anonimo.
MEMORABILE: Cremer ordina alla Fanny (nuda) di assumere pose oscene sul letto; La fuga alla Bonnie & Clyde dall'ospedale; Costringendo la moretta a spogliarsi.
Gugly: Film curioso che rimane impresso soprattutto per alcune gag surreali, come il figlio mostro e le orride zie. Per il resto si tratta di una commedia alla Salemme, ossia di derivazione teatrale diretta dall'autore contornato dagli amici di sempre più una guest star (in questo caso la Ferilli). Simpatico, ma non centra completamente il bersaglio.
Dusso: Riuscita commedia sexy a sfondo natalizio. Ultima regia per il regista e sceneggiatore Carlo Veo, è la storia di Ninetto (un simpaticissimo Ninetto Davoli) borgataro romano che vive alcune vicende sentimentali e lavorative sullo sfondo di una Roma che si appresta a festeggiare il Natale.
Parsifal68: Parodia in tutto e per tutto del non memorabile Paranormal activity, il film è diviso in due parti di tenore sostanzialmente diverso. Simpatica la prima, con i due attori protagonisti molto divertenti e con scene esilaranti, scadente la seconda che eccede nel trash più squallido e con qualche accenno di blasfemia. Pleonastico.
Cotola: A volte le cose semplici sono quelle che riescono meglio. E così un film che non inventa nulla di nuovo, che racconta una storia sentita mille volte e che non presenta certo una regia dai pregevoli tecnicismi né prestazioni attoriali da urlo, raggiunge comunque notevoli risultati. Sarà perché si seguono gli attori nella loro crescita, ma la pellicola prende parecchio e spesso scatta l'empatia: sa molto di vita "vera". Mi sembra anche ci sia un'innegabile capacità di dire senza dire e di farlo in punta di piedi. Non poche anche le notazioni (pure quelle non nuove, certo) sulla società americana
MEMORABILE: La campagna elettorale pro Obama e l'incontro col repubblicano. Il discorso finale padre-figlio.
Lovejoy: Inizia come una commedia e finisce in dramma. Una pellicola la cui parte migliore è in particolare la prima, mentre nella seconda l'interesse va scemando ogni minuto che passa. Lumet alla regia ha qualche colpo a vuoto. Gli attori sono affiatati ed è solo per loro che si arriva fino in fondo.
Il Gobbo: In un'isoletta del Venezuela la bella Popsy Pop perpetra un furto di diamanti e beffa i suoi complici, tra i quali l'anziano marito. Ma... Scritto e interpretato dall'autore di Papillon, con una buona dose di misoginia, un film che da scanzonato si fa aspro, a tratti crudo, ma non decolla per piattezza di regia, nè bilancia adeguatamente i suoi differenti toni. Splendida però la Cardinale.
Vito: Divertente commedia poliziesca di Corbucci col nostro Giraldi che questa volta deve vedersela con una banda di rapinatori di tir. Azione, battute e gag ormai collaudate e riuscite tra Milian e i mitici comprimari Bombolo, Di Nardo e Martana. A cui si aggiungono Trestini, la Giorgelli nel suo ruolo più cult e la brava Viola Valentino con le sue doti canore.
MEMORABILE: La Giorgelli nei panni di Bocconotti Cinzia, fidanzata di Bombolo.
Puppigallo: Pellicola quasi ottuagenaria che può contare su un Wayne in palla (capo cocciuto) e una Day altrettanto convincente (figlia di papà che per amore tenta di sopportare l'insopportabile). Il ritmo è buono, i problemi nel tunnel sono pressoché costanti, visto che c'è chi rema contro; e il tutto scorre tra botta e risposta tra il protagonista e il mondo intero e espedienti per completare il durissimo lavoro col poco che viene messo a disposizione. Peccato per l'ultima parte, col cambio di progetto e atteggiamento, non all'altezza della precedente narrazione. Comunque riuscito.
MEMORABILE: Il protagonista dà ordini anche nel sonno; L'allarme; I due favori chiesti dal morituro; "Il vantaggio dell'antipatia reciproca è la sincerità".