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Blutarsky: Film sbagliato. Doveva essere il trampolino di lancio per Tomba e la Hunziker nel mondo del cinema, diventerà invece la loro metaforica pietra tombale. La sceneggiatura di Sacchetti non offre grossi motivi di interesse, Damiani purtroppo ci mette poco del suo dirigendo in maniera svogliata e non facendo nulla per evitare il ridicolo involontario. La recitazione della coppia di protagonisti è tremenda (al limite della fucilazione) e sposta il film dal genere action direttamente alla commedia (involontaria). Regia anonima e fotografia televisiva.
MEMORABILE: La recitazione di Tomba in toto; l'assalto "notturno" con il casale illuminato a giorno e la carrozzina dotata di volontà propria!
Victorvega: Giudizio severo quanto l'amore per un personaggio, Nico Giraldi (qui con ruolo ridotto al minimo per essere un protagonista) e per un genere, quello poliziottesco, che qui è usato solo come sfondo di una commedia, nemmeno tanto divertente. Le scene sono troppo lunghe e sopraggiunge la noia quando a dominare è l'altro Milian, il cinese, decisamente logorroico (senza aver la simpatia che potrebbe sorreggerlo). Peccato. La storiellina gialla è un pretesto. Salviamo Milian (Giraldi) e il bel cast.
Dusso: Deludente film di Salce, che procede a "strappi", poco divertente ma che fortunatamente si riprende un po' dalla festa africana in poi. Curioso il fatto che Gassman metta in pratica per la patata d'oro l'idea suggeritagli da un suo vecchio compagno di classe cinque anni prima in Il successo. Comparsata per Banfi, notevole la lolita La Russa (anche se inserita non bene nella vicenda).
Rambo90: Lavoro dai confini ampiamente teatrali questo di Salvatores, che alterna momenti riuscitissimi ad altri un po' noiosi e inconcludenti. C'è una bella direzione degli attori con un Balasso bravissimo e perfettamente calibrato (suo il discorso migliore, quello contro i comici "offensivi") a cui si contrappone un altrettanto ottimo De Sica, che appare poco ma lascia il segno. Il gruppo appare, rispetto a loro, in secondo piano, tranne un Pranno dai tratti quasi burtoniani. Altalenante, ma sicuramente una visione interessante.
B. Legnani: Non c'è nulla di veramente western (né statunitense, né spaghetti). Sentir parlare con cadenza toscana pare una trovata di cattivo gusto, la Marcuzzi è la più inverosimile donna di saloon mai vista sullo schermo, non si capisce a cosa serva un cast così internazionale. Come noto, la storia quasi non c'è, perché la si poteva sbrigare in mezzoretta scarsa. Ci sono personaggi inutili (l'eterno moribondo), fastidiosi (Joshua), inspiegabilmente colti (pistoleri che parlano di pacifismo e di psicopatia). La cosa paradossale è che l’ambientazione in Garfagnana risulta quasi la cosa migliore...
Galbo: Grande classico,Il pianeta delle scimmie è un ottimo esempio di cinema fantasy dai buoni contenuti (anche di tipo politico e sociologico, con una critica nemmeno così larvata della società umana). Ottimamente realizzato dal punto di vista tecnico,il film si avvale di una pregevole sceneggiatura, di un'ottima regia che conferisce alla pellicola un grande ritmo, e di un valido cast sia della parte "umama" (bravissimo Heston) che della controparte scimmiesca.Memorabile il finale
Piero68: Nonostante sia innegabile il mestiere con cui è girato, questo terzo capitolo è francamente inutile. Coralità eccessiva che non giova alla bravura individuale e sceneggiatura più svogliata dei due suoi precedenti. Il plot non rinuncia a nessuno dei personaggi già incontrati e questo è un grande errore (visto lo spazio a loro disposizione) e ovviamente ne aggiunge altri: Pacino e la Barkin, con quest'ultima decisamente più frizzante del primo il quale, a volte, stenta addirittura a tenere i tempi giusti. Colonna sonora come sempre molto suggestiva.
MEMORABILE: Danny a Bank: "Sei già sotto di mezzo miliardo! Che fai, ti giri su un fianco e ti lasci morire?"; Le citazioni da [f=1023]Il padrino[/f].
Capannelle: Una produzione italiana sul tema avventura: caso coraggioso. Qualcosa tipo L'ultimo dei mohicani ma in tono minore. Girato in Russia presenta bei paesaggi che il regista ha opportunamente messo in evidenza. I personaggi sono nella media, Nero recita con mestiere ma appare fuori posto e non è l'unico a peccare di credibilità. Regia onesta ma la trama ha pochi sussulti.
Nicola81: Giovanni non era regista particolarmente raffinato e lo dimostra soprattutto nella fase processuale (i giurati che dormono e il giudice che fa il cruciverba sono un po' troppo...), ma sapeva indubbiamente cogliere nel segno. L'atto d'accusa nei confronti della pena di morta qui è ancora più accorato rispetto al precedente Solo andata, perché a farne le spese è un ex detenuto seriamente intenzionato a redimersi, ma spinto a uccidere dall'assurdo accanimento di un odioso poliziotto. Ottimo il trio Delon-Gabin-Bouquet, discreti i caratteristi.
Lou: Il debutto di Pieraccioni si rivela un film piacevole, che alterna gag divertenti a momenti più riflessivi e amari. Questo mix efficace è dovuto soprattutto allo stesso Pieraccioni attore, che si propone nel ruolo del romanticone sensibile, debole ma brillante, sempre alla ricerca dell'amore autentico, qui in estasi per la prorompente Cucinotta. Indovinato il ricorso alle citazioni semiserie del prof. Galliano, un ottimo Alessandro Haber in una parte drammatica e intensa, che rende il film meno leggero e superficiale.
Herrkinski: Una donna si risveglia senza un rene nel bagagliaio di un'auto in viaggio e con il cellulare cerca di farsi rintracciare da polizia e familiari. Tra Buried e Locke, un survival-movie tedesco ambientato in un unico angusto ambiente e basato sui dialoghi telefonici; non è una grossa novità, ci sono diverse inverosimiglianze e buchi di sceneggiatura, oltre a uno stile visivo da indie che a volte risulta troppo caotico, anche a causa della fotografia buia e illuminata solo da flebili luci elettroniche. Se la prima parte quantomeno fa crescere la curiosità, la si perde però per strada.
Rocchiola: L’ultimo tassello della trilogia western di Hawks è sicuramente inferiore a Un dollaro d’onore e El Dorado, dei quali riprende toni e tematiche. Resta comunque uno dei migliori titoli della parte finale della carriera di Wayne. A parte la bella Jennifer Jones i comprimari sono piuttosto anonimi, ma il film ha ancora ritmo e ironia da vendere ed è apprezzabile anche nel modo brusco con cui passa dalla commedia al dramma. Un degno congedo per un vecchio leone come Hawks, che firma la sua opera visivamente più violenta e crepuscolare.
MEMORABILE: Il confronto finale nella sabbia spazzata dal vento; La rapina al treno con il nido d'api; "Ora per favore non dire morbido!!!"
Markus: Un ragazzino con problemi di adattamento in una nuova casa conosce una spia stile 007 venuta dal... passato! Pieter van Rijn riunisce il classico teen movie (forse più "baby", ma tant'è) a una sorta di spy-story dal fiato cortissimo. L'operazione è dedita a narrare con una certa spigliatezza registica i passaggi chiave dello scontro tra passato e realtà dell'agente segreto e, dall'altra, qualche tiritera del pargolo con qualche mugugno tipico della sua età. Il film è a loro dedicato e si vede: il pubblico adulto potrebbe avere difficoltà.
Il Dandi: Dai coevi tentativi con Arena e Pozzetto risulta evidente una voglia del Verdone attore di mettersi alla prova sperimentandosi alla pari con un partner: questo appare l'innesto più riuscito, sia perché la coppia con Montesano, pur più anziano, appare la più affiatata; sia perché Verdone qui è anche regista e riesce ad imprimere il suo garbato tocco agrodolce anche quando non è sulla scena.
MEMORABILE: Lo scherzo telefonico dei protagonisti (fatti di coca) alle piemontesi vittime del maniaco molestatore.
Markus: Lei scrittrice con un recentissimo "ex", lui imprenditore single di successo. Non si conoscono, ma entrambi hanno - tramite i relativi amici - prenotato uno chalet di montagna che li unirà in una approfondita conoscenza. Gary Yates dosa gli ingredienti giusti atti a generare sì uno scontato amore, ma con il garbo e il tatto di chi sa che certe faccende di cuore, al di là dell'attrazione tra belli, devono maturare al punto giusto. Un film banale ma girato con indiscussa professionalità. Il sorriso e la statuaria bellezza di Taylor Cole non potrà che far breccia.
Enzus79: Insipido film storico su un personaggio importantissimo come Attila, che evidentemente meritava di meglio. Dura settantasette minuti, ma sembra che ne duri venti in più. De Laurentis-Ponti potevano realizzare un progetto migliore. Comunque bravissimo Quinn.
Daniela: Charlie e Tony, due cacciatori di bisonti, entrano in conflitto fra di loro quando il secondo si rende conto dell'insensatezza dello sterminio. Temi ecologisti e antirazzisti (Tony si innamora di una giovane indiana che Charlie tratta come una schiava) per questo bel western di stampo classico, appena penalizzato dalla modesta prova dei protagonisti: Granger più a suo agio nel cappa e spada, Taylor al solito monocorde. Splendide ambientazioni ben rese dalla fotografia e trama avvincente che sbocca in un epilogo molto bello, che ricorda quello di un celebre film di genere del tutto diverso.
Nando: L'amicizia tra un medico americano sofferente di turbe psichiche e un professore incaricato di redigere un dizionario. Una pellicola di valida realizzazione che si avvale di due ottimi interpreti ben coadiuvati dal resto del cast. Interessanti ambientazioni con lo sviluppo narrativo che offre momenti drammatici miscelati con altri più intimistici.
Siska80: Cara e Ben decidono di sposarsi nello stesso albergo in cui si sono conosciuti, ma scoprono che... Inutile capitolo (con annesso passaggio del testimone, o forse sarebbe meglio dire dell'anello) di una saga che di intrigante non ha proprio niente: ok, le location ricoperte di neve sono suggestive, i due interpreti principali simpatici, il resto del cast non dispiace e la vicenda ha un discreto ritmo; ma può bastare tutto ciò a promuoverla? Niente affatto, per cui l'esito complessivo è scarso e il film si segue solo per capire se stavolta (lo si spera!) il lieto fine sia definitivo.
Stefania: All'alba dei quarantacinque anni, Pieraccioni decide di "trasferire" le sue abituali inquietudini da Peter Pan sul personaggio della giovane moglie Miranda, bellezza dozzinale ma arrapante, che lo abbandona per il fotografo Gabriel Garko. Gli unici momenti vagamente divertenti sono nella sotto-storia del parroco, totalmente slegata dalla trama principale, che però valorizza l'incredibile maschera comica di Ceccherini. Finale familistico e strapaesano, con tanto di panino alla porchetta. Che è molto più saporito di tutto 'sto sciroppo di film.
Reeves: Remake da far tremare i polsi, vista l'importanza dell'originale, ma risultato tutt'altro che trascurabile per Gordon Douglas, che rispetto al modello enfatizza il contrasto tra le due donne, mette molto fango e molta polvere (il western italiano non era passato senza lasciare tracce anche oltreoceano) mantenendo invece intatto il vestito del bandito gentiluomo Ringo. Comunque divertente.
Mclyntock: Western tradizionale e convenzionale, a basso costo e affidato a un regista dal solido mestiere come Walsh, che si sforza di imprimere ritmo e di evitare un certo programmatico schematismo alla vicenda. Vi riesce solo in parte. Suggestivo l'uso delle ambientazioni paesaggistiche (l'Arizona e il Nevada), il film è puntellato da un cast che crede in quello che fa, Marvin e Brand su tutti. Hudson un po' spaesato.
Caveman: Bravissimo Arcangeli che dà tutto se stesso portando in scena un Roberto Baggio perfetto (somiglianza straordinaria). Ottima la canzone di Diodato nel finale. Scelta degli attori strana (Trapattoni sembra Trump), azioni di gioco purtroppo mal ricostruite e una scelta narrativa particolare; dei tre mondiali giocati da Baggio si analizza solo USA '94, mentre a livello di club lo vediamo con Vicenza, Fiorentina e Brescia. Il film farà probabilmente più felice chi non ha vissuto la carriera del campione "in diretta" e che potrebbe non captare le tante lacune di cui la pellicola è pregna.
Piero68: Dopo un bel paio di film interessanti (soprattutto La fratellanza), Waugh dirige questo blockbuster giunto ormai al terzo capitolo. Impossibile per lui non seguire solchi già tracciati e in fondo alla regia non se la cava male. Il problema è che come al solito è un action che non ha nulla in più da mostrare che non si sia già visto in pellicole precedenti. E anche se c'è un grossissimo cast a disposizione, la pellicola rimane in un limbo da cui non riesce a uscire nemmeno con i "droni intelligenti". Per amanti del genere.
Galbo: Intrattenimento puro riservato al pubblico dei più giovani, questo film di Eli Roth che compie un inversione a 360 gradi rispetto al suo cinema tradizionale. Pellicola molto curata per ambientazione ed effetti speciali, ma nello stesso tempo sterile per trama vista e rivista, priva di spunti originali e di regia dall'impronta personale. Gli attori sembrano divertirsi e tanto basta probabilmente agli spettatori a cui il film è destinato.
Cif: Film dal passo cadenzato, lento, quasi a replicare i lenti - ma inesorabili - cambiamenti cui anche il "West" va incontro. Assistiamo all'esaurimento dei tradizionali ruoli dell'età d'oro del western che tante certezze davano allo spettatore: in particolare la sovrapposizione e confusione tra guardie e ladri e buoni e cattivi. Amicizia, sopravvivenza, rivalità, rispetto, come polvere dentro i marchingegni della storia, che va avanti nonostante tutti e tutto. Omerico. 3 pallini e 1/2.
MEMORABILE: La morte finale, volutamente non enfatizzata ma buttata lì, sciupata; a segnare il crollo irrispettoso di un'epoca.
Almicione: Può un'idea simpatica e originale dare vita a una buona trilogia? No se non vi sono spunti di innovazione nella trama. In effetti il gioco è sempre quello: salvare le cere del museo; a questo giro stanca dopo dieci minuti. Non servono a molto le varie scenette divertenti perché ormai lo spettatore è bello che perso e a tratti infastidito dalle troppe ingenuità. Non un film che si odia poiché alla fine gli FX e qualche simpatica sequenza lo riescono davvero a salvare dagli abissi, ma comunque non vale la visione. Lodevoli Stevens e il suo personaggio.
MEMORABILE: Lancillotto sorridente: "I have no idea of what that means!"
Markus: Da una pièce, Alessandro Gassmann ricava un lungometraggio che basa la sua ragion d’essere nella mediamente buona resa dei protagonisti, che d'altro canto hanno ben 106 minuti (troppi) per raccontare e palesare il loro indiscusso talento. Meno convincente e fin troppo pretenziosa la regia, sempre nell’affannosa e talvolta goffa ricerca di espressioni e momenti che rasentano in più punti lungaggini che si traducono, inutile girarci attorno, in una visione noiosa.
Deepred89: Una festa di matrimonio assurta a film, come nel francese C'est la vie, rispetto a quale Venier punta più in basso arrivando più in alto, mostrando sin dal principio uno scarso interesse verso le gag (anche in quelle riuscite, come il disvelamento dell'orribile statua, non si calca troppo la mano) ma gestendo con discreto equilibrio una commedia più seria, dal sapore verdoniano, senza i tocchi commoventi di Odio l'estate né il politicamente corretto del francese. Va detto che l'ennesima conversazione origliata a metà la si poteva evitare e i siparietti al femminile non convincono.
Redeyes: Gaia e Ricky vivono felici adesso e, per coronare il tutto, concepiscono una figlia che chiaramente si sentirà prigioniera nel loro mondo felice. Viene a mancare l'elemento originalità, ça va sans dire, anche se il film è divertente. Il tratto, chiaramente, piace ancora e diverte i più piccoli ma anche i grandi. Piacevole la caratterizzazione dei nuovi personaggi, ben valorizzati da una sceneggiatura a ogni modo gradevole. Manca l'effetto "wow" ma si guarda volentieri.
Daniela: Indagando sulle ragioni del cedimento di uno dei piloni di sostegno di una piattaforma petrolifera del Mare del Nord si scopre che è in atto una frana sottomarina di enormi dimensioni... Catastrofico norvegese i cui risvolti ambientalisti vengono esplicitati nell'epilogo mentre buona parte della durata si risolve in una corsa contro il tempo per salvare un personaggio in pericolo. Rispetto alle analoghe produzione USA, si può apprezzare lo sforzo di maggiore realismo anche se non tutti gli snodi della trama risultano convincenti, compresi quelli riguardanti gli esiti del disastro.
Thedude94: Buon film che vede come mattatori assoluti i due protagonisti, ottimamente interpretati da Marinelli e Borghi, i quali mettono in scena due personaggi dal carattere opposto ma che dimostreranno nel corso della loro vita di avere un legame di amicizia forte e duraturo, nonostante varie difficoltà da affrontare. La regia è indubbiamente notevole, aiutata da una fotografia di buon livello, il tutto messo in scena in un formato 4:3 molto particolare. Il merito del film è di non perdersi in chiacchere inutili e di buttarsi nelle emozioni a capofitto senza alcun tipo di esagerazione.
Redeyes: Sdolcinata commedia di belloni, ma dal cuore nobile tutto sommato, che se è gradevole per certe scene dall'altro è estremamente prolissa. Trovo in effetti eccessivamente lunga questa pellicola, che finisce per annoiare con le ripetute gocce di miele che la bagnano. Spiace vedere il "brutto" Wallach nei panni di un povero vecchio solo soletto. Eppur non posso dire che non centri il bersaglio per tante plausibili situazioni, pur con le doverose romanzature. Black non è che c'entri troppo, a mio dire. Vedibile, tuttavia.
Saintgifts: C'è il cadavere (è sempre al centro della scena), c'è l'assassino (o gli assassini), ma non è un giallo. I protagonisti, tutti intellettualmente elevati, anche il bambino (superarmato), sembra però non provino sentimenti, emozioni, che non siano quelli dell'amore (e del sesso). La morte è solo un disagio, un imbarazzo (The trouble with Harry), un qualcosa da sistemare in fretta e scordarsene. Dialoghi sofisticati, fotografia con caldi colori autunnali, tutto ordinato e lindo e firmato Hitchcock. Cosa è che non funziona allora? Il ritmo, blando.
Siska80: Anziano ex sceriffo si ritrova a fronteggiare un vecchio nemico che vuole portagli via il ranch. Potrebbe passare per un qualsiasi film per la tv, dati i mezzi limitati e soprattutto la trama esile e vecchia; solo che qui si preferisce strafare affiancando al protagonista (un bravo Voight) un'estesa famigliola pronta a dare una mano. Il finale è ovviamente scontato, ma soprattutto l'azione non è elevata come ci si aspetterebbe (si perde troppo tempo coi dialoghi, specie nella prima parte). Nel complesso una produzione mediocre che non suscita emozioni.
Gabrius79: Gustoso gioiellino diretto da Luca Lucini e interpretato da un cast frizzante e ben assortito dove spiccano la bravura e la simpatia della coppia Bisio-Finocchiaro (i migliori), ma troviamo sorprendentemente gustosi anche Nigro e la Pandolfi. Camei di alcune glorie del calcio degli anni passati. Qualche momento di malinconia c'è e non guasta affatto, anzi.
Cotola: C’era bisogno di un ennesimo film per dimostrare che i soldi non fanno la felicità ma il vero tesoro sono gli amici (meglio se di tutte le etnìe)? C’era bisogno addirittura di citare Hitchcock? Purtroppo così la devono aver pensato regista e sceneggiatori. Purtroppo il protagonista è il ben poco simpatico Macaulay Culkin. Brutto, ma fortunatamente dura poco.
Saintgifts: L'incipit del film dove in una carellata su una vallata spettacolare, in sella al suo cavallo, appare Duvall che scruta un cielo minaccioso, promette cose che saranno mantenute fino alla parola fine. Un bel western classico girato come si deve che, una volta di più, ci racconta come sia nato quel grande paese dove, poco più di cent'anni fa, la legge era ancora del più forte "cattivo" ma anche del più coraggioso "buono". Ben interpretato e molto curato, una fotografia super. La sparatoria finale è molto realistica, anche nel suono degli spari.
Deepred89: Kechiche dipinge il suo personale Paradiso: sole, mare, discoteche e ragazze bellissime e disponibilissime con tutti, con la mdp che insegue spasmodica le loro forme come fossimo in una commedia di Michele Massimo Tarantini. Il peso specifico dell'opera si assesta però ai livelli di un qualsiasi vacanziero mucciniano, solo col doppio della durata, dei dialoghi e delle scollature. Ben girato (ginocentrismo a parte) e recitato, con almeno un personaggio credibile (Ophélie), ma il rapporto ritmo-contenuti è tutto a svantaggio dello spettatore.
MEMORABILE: Unico sussulto: il poco credibile cugino seduttore rimorchia la francese parlandole di Aldo Maccione!; Il parto della pecora.
Il Gobbo: Nonostante abbia salvato il vicepresidente USA da un'attentao, poliziotto poco ortodosso viene spedito in periferia, per di più con capo-donna. Quanto starà lontano dai guai? Si può solidarizzare con gli sceneggiatori per l'immane travaglio che la progettazione di questo film avrà comportato, ma èstata una fatica ricompensata: non un clichè è stato dimenticato nemmeno per sbaglio. Ovviamente questo non impedisce che il film sia uno spasso per i fans dell'immarcescibile Seagal, che tiene ancora botta (ma più le dà). Disimpegno totale
Daniela: Quando il risveglio di un vulcano mette a rischio l'intera Corea, una squadra di artificieri del Sud riceve l'incarico di rubare le testate atomiche del Nord e farle esplodere in una miniera allo scopo di creare una camera di compensazione... Grande successo in patria per un catastrofico che somiglia a quelli made USA nel bene e nel male: spettacolare e fitto di eventi ma anche forzato oltre ogni verosimiglianza, tanto da sfondare più volte la soglia del ridicolo involontario, sprecando così il talento di tre tra i migliori attori sudcoreani. Vedibile solo abbassando le pretese.
MEMORABILE: La moglie che rompe le scatole al marito impegnato nel salvare milioni di vite; Il travaglio travagliato.
Hackett: Interessante operazione questo film in due volumi di Tarantino. Un inno alla sua passione per il cinema orientale e per il genere western. Questa prima parte sicuramente privilegia il cinema di arti marziali con una scena in particolare (il duello nel ristorante con sfida finale a Lucy Liu) che ne è la sublimazione. Al solito i dialoghi sono curatissimi e i personaggi ottimamente caratterizzati, nello stile del regista.
Daniela: L'intreccio è da classica pochade, la commedia tirata per le lunghe, gli interpreti non tutti all'altezza (Novak in particolare è lagnosa oltre il sopportabile) ma la zampata di Wilder è comunque inconfondibile nel doppio adulterio e soprattutto negli esiti imprevedibili dello stesso. Ci poteva anche stare la scappatella del maritino con la prostituta dal cuore d'oro, ma quale altro regista hollywoodiano avrebbe consentito alla Farr di coronare il sogno della sua adolescenza senza pentimenti né conseguenze catastrofiche?
Xamini: Elegante, anzitutto. Proprio come Geoffrey Rush, il volto del protagonista, il film veste una forma che denuncia classe da ogni inquadratura. Poi si fa istrionico, sfiorando il thriller, stolto in qualche soluzione, sulle orme di una splendida Sylvia Hoeks, seducente mescola di fragilità e follia, e arriva a perdere qualche colpo sul finale, rinunciando a un pelo di coerenza, pur di scuotere lo spettatore. Ci riesce e torna persino al suo manto d'eleganza.
Markus: Un ragazzino con problemi di adattamento in una nuova casa conosce una spia stile 007 venuta dal... passato! Pieter van Rijn riunisce il classico teen movie (forse più "baby", ma tant'è) a una sorta di spy-story dal fiato cortissimo. L'operazione è dedita a narrare con una certa spigliatezza registica i passaggi chiave dello scontro tra passato e realtà dell'agente segreto e, dall'altra, qualche tiritera del pargolo con qualche mugugno tipico della sua età. Il film è a loro dedicato e si vede: il pubblico adulto potrebbe avere difficoltà.
Red Dragon: Tarantino ama il cinema. Forse qui lo si respira più che in ogni altro suo film. Tra flash-back, inserti cartoonati, colonne sonore da urlo che sembrano uscite da chissà quale spiraglio divino, ci dice anche quanto sia feticista dei piedi femminili. Abbiamo visto iniziare saghe come Harry Potter che si chiuderanno quando saremo tutti bisnonni, quindi lui pensa bene di fare un film in due puntate. Perché no. Citazioni e sangue si sprecano, ma c'è ironia e tanto stile. Basti lo scontro con O-Ren Ishii nella neve sulle note di Santa Esmeralda. Great!
Caesars: Opera d'impegno civile e politico che ripropone sugli schermi gli ultimi giorni di vita di Roberto Calvi, ottimamente interpretato da Omero Antonutti. Ferrara è regista che ci ha abituato a questo genere di cinema e l'intenzione è meritevole, meno purtroppo la realizzazione. Le ragioni probabilmente sono dovute alla complessità della vicenda che è difficile da riassumere in circa due ore di spettacolo cinematografico; così l'intreccio rimane difficle da seguire nella sua interezza. Comunque un film importante per ciò che dice, più di come lo dice.
Minitina80: Di Roma e dell’Italia c’è effettivamente poco, se non qualche ammiccamento di vicoli e panorami sullo sfondo. La poetica dell’autore però è sempre riconoscibile: il rapporto con la morte, la vacuità dell’essere celebri e il cinismo dell’approfittarne. Non brillano per niente gli attori italiani e anche il copione è borioso e poco coinvolgente. Allen stesso denota una stanchezza di fondo abbastanza palese, mentre la tanto agognata fotografia non è il vero punto debole. Decisamente, non è annoverabile tra i suoi lavori migliori.
Magerehein: Inutile buttare la croce addosso ai comunque acerbi attori protagonisti, i quali costituiscono anzi, involontariamente umoristici come sono, il solo e unico motivo di visione dell'opera. Neppure facendo doppiare Tomba da Massimo Corvo il film sarebbe stato buono; è vero che il cast è modesto (escludendo un Guerrini sprecato), ma se il trittico regia/sceneggiatura/dialoghi si attesta sui livelli delle peggiori fiction di genere, va da sé che si otterrà un lavoro scadente. Tremendo e piuttosto ridicolo, ma proprio per questo tutti dovrebbero goderselo almeno una volta nella vita.
MEMORABILE: Le tremende urla della Hunziker; Tomba irrompe sparando; Tomba legge il copione; "Ho capito, e va bene, basta che la smettiiii!"; Finestra sfondata.
Saintgifts: Alla vicenda di Hadji e della sua famiglia Hazanavicius affianca quella di Kolia, un ragazzo russo reclutato a forza nell'esercito e spedito in Cecenia. È il punto che diversifica questo film da quello di Zinnemann, oltre ai diversi contesti in cui si svolge la storia. La sceneggiatura di Hazanavicius usa qualche artificio per dare più forza al dramma e fare di Hadji un vero eroe bambino, sfruttando tutte le capacità di recitazione del bravo Mamutsiev. In parallelo si vede la trasformazione di Kolia a opera della guerra e relativo messaggio.
Ultimo: Non ai livelli dei primi film, però si difende. L'introduzione di un personaggio cinese (tale Cin Ciun Ciao) sempre interpretato da Milian giova al film, povero di idee ma comunque coerente nello sviluppo. I momenti migliori si vedono nella prima parte, nei dialoghi tra Bombolo (qui chiamato così e non "Venticello") e il suddetto cinese. Milian si destreggia bene tra i due personaggi ma ovviamente nel ruolo di Giraldi funziona meglio. Un po' banale la parte finale, però il film arriva alla sufficienza.
MEMORABILE: Il cinese fa notare a Bombolo che il tizio sul tavolo è morto e lui, come sempre: "Tsè Tsè Tsè".