Per portare al cinema il vendutissimo romanzo di Umberto Eco era necessario sfrondarlo di gran parte delle sue implicazioni filosofiche e ricavarne una trama più lineare possibile. E così è stato fatto, riducendo il mastodontico affresco medievale di Eco a un giallo d'ambientazione originale (eccezionalmente scenografato da Dante Ferretti e fotografato da Tonino Delli Colli con colori cupi tendenti al marrone) movimentato dalla virtuosa interpretazione di un Sean Connery universalmente lodato. Christian Slater, giovanissimo, è il novizio Adso, anch’egli francescano, che accompagna il suo maestro in un'abbazia benedettina per risolvere il caso di un amanuense...Leggi tutto morto in circostanze misteriose. Quasi subito dopo il loro arrivo si susseguiranno altre morti violente, mentre è chiaro che l'enigma è legato a qualche libro proibito custodito in una biblioteca apparentemente inaccessibile. La regia di Jean-Jacques Annaud è adeguata, nel suo incedere lento e pachidermico, alle aspettative di chi aveva apprezzato il libro, e riesce a mediare tra una sceneggiatura piuttosto scarna, essenziale, e le ambizioni autoriali della produzione franco-italo-tedesca. Una bella prova corale, forse un po' deludente dal punto di vista dell'intreccio (anche qui una semplicizzazione rispetto al libro era inevitabile), ma comunque vincente per la ricchezza della messa in scena e la corretta prova del cast (F. Murray Abraham, nella parte dell'inquisitore che arriva solo in un secondo tempo, è impeccabile). Nel complesso un'opera godibile, magari non all'altezza delle enormi aspettative ma per certi versi molto più fruibile del libro, cui troppe indagini psicologiche ed eccessi filosofico-descrittivi donavano un'impronta inconfondibile ma da vero “mattone”.
Più che disperata, era semplicemente impossibile l’impresa di mettere in scena fedelmente il romanzo di Umberto Eco. La pellicola è tutt’altro che disprezzabile, pur cambiando sensibilmente la trama e rimovendo l’articolata soluzione dell’enigma. Resta opera di notevole fascino visivo e narrativo, con un simpaticissimo Connery, scelto con acume, visto che il personaggio proviene, sherlockianamente, “da Baskerville”.
C’è una cosa da dire subito: Annaud non tenta minimamente di riportare interamente il senso del libro di Eco sullo schermo. Del labirintico gioco intellettuale letterario il regista preferisce trarre esclusivamente l’intrigo da giallo gotico, in modo che le due opere risultino non paragonabili. E se bisogna quindi giudicarlo come un film di genere, allora se ne esce soddisfatti. Tecnicamente superbo (costumi, scene, fotografia) con le notevoli musiche di Horner e un cast perfetto. Ron Perlman da antologia.
Devo confessare che non ho mai letto il celebre libro di Eco da cui questa pellicola è tratta. Questo, se da un lato è un peccato, mi permette di guardare al film senza fare confronti pericolosi con la fonte originaria. Quello che vedo è un'opera interessante, ben girata e ben interpretata (su tutti da Connery, ovviamente), che però ha una grande lacuna: il finale a mio avviso è eccessivamente veloce e sembra che si cerchi di far finire il più velocemente possibile il film. Peccato, perchè fino a quel momento tutto girava al meglio. Da vedere.
Il romanzo di Eco, forse più di altri, è una di quelle opere letterarie complesse e articolate che risulterebbero impossibili da trasporre sul grande schermo. Il film di Annaud ha il pregio di aver conservato il clima e l'intreccio giallo, senza aver tentato (inutilmente) di rendere il complesso lato sociale, teologico e filosofico. Più curato di tanti altri film ad ambientazione medievale, "Il nome della rosa" conta tra i suoi pregi anche un cast di notevole potenza, che ben interpreta i personaggi spesso complessi della storia.
Thriller di "clausura" ispirato dall'ottimo romanzo di Umberto Eco. Ma la storia, da un punto di vista cinematografico, appare mal trasposta, pur se resa accattivante dal discreto campionario d'attori d'alta classe. Il film riesce a farsi seguire, senza smuovere troppi stimoli, e svanendo dopo una prima (ed ultima) visione nel limbo dei "belli ma non riusciti". Avvelenato.
Premesso che non ho mai letto il libro, ho trovato il film estremamente ben fatto. Con un apparato scenografico di prim'ordine ed un cast non indifferente a disposizione, Annaud ha azzeccato l'impresa impossibile di tirar fuori un film colto e intelligente che, ciononostante, ha avuto grande successo al botteghino. Merito anche di una sceneggiatura (riscritta decine di volte) praticamente perfetta, con un retrogusto quasi da horror medioevale, che mette anche un po' di paura, quando serve. Godibilissimo.
Bella trasposizione del celebre romanzo di Umberto Eco. Annaud tenta un'impresa a dir
poco difficile, accettando di trasferire sul grande schermo una storia tanto complicata. Ma, pur se qua e là fa capolino la noia, si può dire che la scommessa sia vinta. E il merito va diviso con il cast, in forma smagliante. Connery e Abrahams la fanno da padroni, ma è ottimo anche Slater. C'è da dire che prima di assumere Perlman, Annaud pensò al nostro Franco Franchi. Qualche produttore RAI lo sconsigliò e la parte finì a Perlman.
Bello e originale, un film consigliato a tutti. Siamo nel medioevo e la vicenda si svolge in un'abbazia dove avvengono strane morti. Connery deve indagare sul perché e dovrà capirlo prima che l'inquisizione metta al rogo degli innocenti. La sceneggiatura accurata, la giusta tensione e la prova di tutti gli attori permettono al film di raggiungere un notevole livello.
La migliore trasposizione possibile del celebre romanzo di Umberto Eco, del quale viene tratta la vicenda e non (e sarebbe stato impossibile) le complesse speculazioni filosofiche. Buona la sceneggiatura e molto suggestiva l'ambientazione nell'abbazia benedettina in epoca medioevale. Indovinato il cast, con un carismatico Sean Connery nei panni del sacerdote detective e azzeccati interpreti dei personaggi di contorno. Non un capolavoro, ma un gradevole spettacolo cinematografico.
Dopo la straordinaria riuscita della truffa di Eco, riuscito a propinare un centone dei suoi studi in salsa gialla a un pubblico di beoti ansiosi di sentirsi intelligenti, il greve Annaud si cimenta con la trasposizione. Si perdono (ovviamente) meta e sottotesti, resta un cupo thriller medievaleggiante che però delude un po', soprattutto per la mancanza di ritmo, e per il mettere allo scoperto che certi congegni erano invero un po' logori. Connery sornione, grandissimo Perlman
Una trasposizione che rendesse merito al capolavoro (per complessità, accuratezza e raffinatezza) di Eco era impossibile. Tenendo conto di ciò, mi piace molto questo film. La sceneggiatura non ha buchi evidenti, i dialoghi sono curati, la scelta di Connery è azzeccata per l'indiscusso fascino ma sopratutto carisma dello scozzese, e anche la scura fotografia gioca un ruolo importante. Fra i tanti attori di contorno e co-protagonisti scelgo con piacere Perlman, che offre una grande prova. Bellissimo.
Trasporre in immagini il grande romanzo di Eco era impresa più che ardua. Il regista francese riesce a metà nell'intento. La parte filosofica, infatti, è poco riuscita e scarsamente affrontata e sviluppata (ma in fondo non poteva essere altrimenti), quella thriller invece risulta piuttosto riuscita. Ottima e molto curata la confezione: belle la scenografia e la fotografia. Grandioso Connery. Un po' spaesato Slater.
Frate francescano indaga su oscuri delitti in un’abbazia benedettina. La labirintica trama medievale di Eco si trasforma in un ‘semplice’ giallo, riuscendo a mantenere comunque il sapore di un’ambientazione dalle non indifferenti complessità culturali e religiose. Una riduzione pregevole (caldi elogi agli sceneggiatori per l’ardua impresa) perché godibile e avvincente senza scadimenti di gusto, nonostante si siano persi il livello filosofico e l’humor ambiguo del romanzo. Buona l’ambientazione, ottima la fotografia.
Ottima trasposizione del libro omonimo di Umberto Eco. Non era facile racchiudere in due ore un libro tanto lungo e ricco, eppure Jean-Jacques Annaud ce l'ha fatta. Film riuscito davvero bene, con una fotografia spesso scura (degna metafora del lato oscuro del monastero) e uno Sean Connery in formissima, novello Sherlock Holmes col saio. Christian Slater nel ruolo del giovane Adso è pienamente efficace. Eco insegna che l'abito non fa il monaco (è proprio il caso di dirlo!). Stupendo thriller medievale, consigliatissimo.
Buonissimo film degli Anni Ottanta che vede come protagonista un famoso ed eccellente attore anglosassone. Buone le ricerche per scoprire chi è l'assassino; il palazzotto dove è ambientato il film è davvedo particolare, per un film di questa stazza. Abbastanza simile al romanzo di Eco (da cui è tratto) e sicuramente da vedere.
Il sempre intrigante mistero sulle vicende medioevali, un medioevo accurato e credibile e un buon finale riscattano un film un po' artificioso ed in gran parte convenzionale sia nello svolgimento della storia che nello sviluppo della tensione, nonché nel rilievo dei personaggi (poco espressivi sia Connery che Murray Abraham). Una parziale delusione in rapporto alle aspettative date dalla popolarità del film. **!
Dall'omonimo libro di Umberto Eco, un film abbastanza fedele al romanzo, verboso ma avvincente e pieno di suspense. Grandissima l'ambientazione tutta italiana e grande il cast guidato da uno Sean Connery in grande forma, senza sottovalutare Ron Perlman (il gobbo Salvatore) e l'esordiente Christian Slater (Hudson). L'intreccio è complicato ma geniale, i colpi di scena ben congegnati e ottimo l'approccio ai temi dell'Inquisizione (con un cattivissimo Murray Abraham). Da vedere per chi ha amato il libro e non.
Ron Howard e Tom Hanks dovrebbero andarsi a rivedere questo capolavoro prima di girare il prossimo thriller di Dan Brown, così potrebbero imparare come si traduce in linguaggio cinematografico un libro complesso come "Il Nome della Rosa". Purtroppo anche lo stesso Annaud non si è più ripetuto a questi livelli. Enorme Connery, riesce a far sembrare bravino pure Slater. Ma i comprimari sono da applausi, la fotografia strepitosa e il tutto fa ampiamente perdonare qualche piccola licenza poetica.
Apprezzabile rifacimento cinematografico del bestseller di Eco. Atmosfere plumbee ed inquietanti, infarcite di notevole misticismo religioso. Connery è un antesignano investigatore, arguto e poco propenso ai compromessi, Slater un giovane novizio che conosce il sesso e non solo. Eterogeneo il cast dei monaci, molto simili al racconto letterario.
Morti misteriose in un convento, mentre si decide il destino dell'ordine francescano in odore di eresia. Dal celeberrimo romanzo di Eco, Annaud trae un crime. movie medievale, corrusco e scuro come la fotografia di Delli Colli. L'opinione (sciattamente) illuminista del regista sul periodo ce la raccontano le facce deformi dei monaci, che sembrano presi da Bosch. Connery è un perfetto Sherlock Holmes d'epoca che impersona la lotta della ragione contro la superstizione. Come spettacolo funziona tuttora alla grande, sul resto si sorvola.
Tratto dal famoso romanzo di Eco, un thriller di grande atmosfera, ambientato in un convento sinistro dove iniziano ad accadere strani omicidi in circostanze misteriose. La scenografia e le location (siamo in Italia, come è noto) sono eccezionali e valorizzate al meglio da una fotografia azzeccatissima. Buona pure la prova del cast, con uno Sean Connery che ha carisma da vendere. Nella seconda parte, però, s'avverte una certa fiacchezza e il ritmo diventa più lento, fino ad annoiare; ci si risolleverà con un gran finale. ***.
Il noto romanzo di Eco da cui è tratto, ammetto che non l’ho mai letto datosi che a suo tempo lo ritenni un “mattone” poco invitante: peccati di gioventù, per altro recidivi. Il film (definiamolo un giallo “medievale”) è sostanzialmente convincente e la presenza di Connery tara correttamente impegno e richiamo commerciale. L’azzeccatissimo contesto scenografico ed alcune scene a doc (c’è pure una indecorosa scena di “sesso francescano”!) rendono stuzzicante la visione. Un buon film.
Portare su pellicola la mastodontica opera di Umberto Eco e comprimerla in poco più di due ore non era certo facile, ma Annaud ci è riuscito in modo egregio. Ovviamente la trama è semplificata ma regia, fotografia e scelta degli attori rasentano la perfezione; difficile infatti immaginarsi un protagonista migliore di Sean Connery e anche Christian Slater non è male. Insomma, quel che ne è venuto fuori è un gran bel thriller medievale, coinvolgente dal primo all'ultimo minuto.
Da un best sellers degli anni '80 scritto da Umberto Eco, un thriller medioevale assai godibile, dove un ironico Sean Connery vestito da frate (frà Guglielmo da Baskerville, che rimanda a Sherlock Holmes) e aiutato da un giovane Christian Slater, si aggira in un'abbazia per indagare su strani omicidi. Bene e male, frati buoni, balbuzienti e malvagi, omicidi e libri maldetti fanno da cornice ad un'opera degna di nota. Oltre all'ex-007, un appauso va anche a Ron Perlman, Michel Lonsdale e al perfido F. Murray Abraham. Molto buono, promosso.
MEMORABILE: La scena finale dell'ibcedio dell'abbazia.
Occorre riconoscere ad Annaud di aver fatto un gran lavoro per trasporre sullo schermo una vicenda intricata e complessa, attraversata da una serie di elementi storico-filosofici da far tremare i polsi a qualsiasi sceneggiatore. Ovviamente non si poteva pretendere la conservazione di tutti gli innumerevoli piani sovrapposti del romanzo di Eco. Tuttavia, la semplificazione effettuata non scade nel banale o nel superficiale, e tutto sommato lo spirito del libro viene colto in pieno. Il cast stellare completa degnamente l'opera.
Nel complesso, questa trasposizione del romanzo di Eco è soddisfacente. Il mistero è affrontato in modo coinvolgente, in un'ambientazione che conferisce alla pellicola un'atmosfera cupa e suggestiva. Notevole anche il cast: oltre a un ottimo Connery nei panni di Guglielmo di Baskerville (uno Sherlock Holmes ante litteram), sono da ricordare anche un giovane Slater, Abraham e Perlman in un ruolo decisamente diverso dal solito. Per ovvie esigenze, l'apparato filosofico e culturale è stato ridotto, ma fortunatamente non sacrificato.
MEMORABILE: Il libro di immagini satiriche; Le pagine avvelenate.
Anche se oggi quella del thriller a sfondo medievale e/o ecclesiastico è divenuta una moda sdoganata da ben altri casi editoriali (e cinematografici) la differenza continua a sentirsi. Merito delle intriganti intuizioni di Eco (che riuscì a rendere "popolare" un mattone altrimenti indigeribile) e della regìa di Annaud, che semplifica parecchio ma mantiene rigore in ciò che rimane. Il film però non marcerebbe così bene, va detto, senza il carisma di Sean Connery nel personaggio che, fin dal nome, paga tributo alla filosofia di Sherlock Holmes.
MEMORABILE: Inside joke riferito ad Umberto Eco: "ma questa è l'edizione con le note di Umberto da Bologna!"
Meno profondo nei significati filosofici e nella spettacolarità scritta del celeberrimo romanzo, il film ha un cast eccezionale e che si fa ricordare. Interpreti e facce azzeccate, a parte l'adolescente nella parte di Adso alquanto monoespressivo. Una storia sull'oscurantismo della Chiesa, con una ricostruzione dell'atmosfera medioevale molto suggestiva e riuscita.
Rispetto al romanzo adotta sopratutto nel finale soluzioni dai sentimenti più popolari e spettacolari; per il resto è un ottimo film dall'atmosfera riuscita nel ricostruire il cupo medioevo, con i volti degli attori credibili. Un giallo medievale che prende spunto da famosi personaggi della letteratura (e del cinema) come Sherlock holmes e il gobbo di Notre Dame; c'è anche un iquisitore dei peggiori, in un duello con il protagonista tra la violenza del fanatismo e la ragione. Notevoli scenografie e paesaggi.
Ottimo lavoro di adattamento per la messa in scena di un capolavoro di romanzo ridotto, direi molto abilmente, a thriller medievale. Plauso a tutti compreso James Horner, autore del commento musicale, che si è rifatto alla strumentazione di allora non disdegnando l'elettronica per gli effetti. Due improbabilità: la statua della Vergine, barocca e la figura della ragazza, decisamente troppo bella, pulita e in carne (per non parlare dei denti) per come vivevano i contadini di allora. Sicuramente da vedere per la tecnica, senza pensare al libro.
Film che scorre a velocità tripla rispetto al libro grazie al vasto assortimento di ottimi attori, a un'ottima fotografia e a belle musiche. Sean Connery piazza un altro gradino nella sua scalata all'immortalità, ma da un un punto di vista strettamente tecnico viene quasi doppiato da un grandioso Ron Perlman ed affiancato da Feodor Chaliapin Jr. in stato di grazia. Menzione per l'ottimo F. Murray Abraham, sempre perfetto nei ruoli da cattivo. Convincente. ***1/2
MEMORABILE: L'atmosfera fosca che avvolge l'abbazia; La Biblioteca.
Tratto dal celebre romanzo di Umberto Eco, il film è poco più che uno scialbo giallo medievale. Tra personaggi semi-mostruosi e una discreta dose di macabro e sangue, il film si lascia andare senza dare forti emozioni allo spettatore, che assiste in maniera piuttosto passiva. Non c'è coinvolgimento, manca tensione. Anche il momento della soluzione finale lascia poco. Per l'elemento giallo, l'impressione è spesso quella di essere davanti a una delle più anonime puntate televisive con i personaggi di Poirot e Hastings, più che a un grande film.
Per un appassionato del medioevo come il sottoscritto il film è un buon documento, ma certo il libro di Eco è un'altra cosa. Sicuramente Annaud ha avuto la capacità, non da poco, di dare una veste visiva a un libro dove la trama è solo un pretesto per parlare di storia e di filosofia. Ambientazione e colori ottimi, personaggi ben rappresentati. Connery al top.
MEMORABILE: Questo ridere come le scimmie... ma le scimmie non ridono!
Nella trasposizione cinematografica del celebre romanzo di Umberto Eco viene rispettata la ricercatezza linguistica del grande scrittore italiano. A dar forza al protagonista è l'interpretazione di Sean Connery, che ricalca alla perfezione l'uomo di Chiesa che comprende la modernità rimanendo però nel rigore morale imposto dai voti. Oltre al mistero c'è spazio anche per la carne intesa come perversa tentatrice. Lo scontro è quindi su più fronti: moralità/immoralità fede/superstizione. Ne esce vittorioso il cinema.
Un’opera magnificente non strettamente riconducibile a un unico genere ma fruibile a più livelli; si parte dal romanzo storico con taglio narrativo a cui si aggiungono la tensione e il mistero del miglior giallo di stampo deduttivo. È uno sguardo fedele al medioevo più intransigente e legato in maniera indissolubile al dogma religioso. Merito non solo del romanzo, ma di una regia accorta e un cast all’altezza della situazione. Da vedere assolutamente.
Annaud sceglie una lettura materiale e per forza parziale e semplicista del complesso romanzo di Eco ma ne fa un buon thriller che, rivisto a distanza di anni, mantiene il suo fascino. Sean Connery è perfetto nel ruolo del protagonista. La ricostruzione del mondo medievale delle abbazie benedettine è quanto mai accurata, anche per merito delle scenografie di Dante Ferretti e della fotografia diretta da Tonino Delli Colli. Il meccanismo del classico giallo funziona e cattura l'attenzione dello spettatore sino al termine.
Trasposizione cinematografica del bestseller di Umberto Eco, ovviamente più concentrata sull'azione che sulle divagazioni colte, così frequenti nel libro. Malgrado il rigore formale e la buona ricostruzione dell’ambientazione, il risultato è un thriller medievale poco coinvolgente, in cui il vero protagonista (malgrado le ottime interpretazioni di Connery e Perlman) è il tedio. Si riscatta – parzialmente – nel finale.
Opera cinematografica inevitabilmente semplificata dal capolavoro di Eco, in cui vengono privilegiate, con buoni risultati, la componente thriller e la suggestiva e inquietante ambientazione medievale. Grazie alle soluzioni adottate per scenografie, costumi e fotografia, viene fornito un quadro storicamente efficace e interessante del clima degli anni dell’inquisizione secondo quanto descritto all'interno del monastero benedettino in cui si svolge l'azione. Non era un’impresa semplice quella di Annaud, ma si può dire riuscita. Ottimo il cast.
Dal romanzo fluviale e dottissimo di Eco il regista estrapola la vicenda gialla, fidando nella bella ambientazione, nella galleria quasi lombrosiana dei monaci disegnata da attori molto in parte e soprattutto nel carisma di Connery, convincente come indagatore pre-sherlockiano, con tanto di simil Watson al seguito (ma quante mosche avrà mangiato Slater durante la riprese?). Il risultato è un film inevitabilmente più povero di suggestioni rispetto al testo di partenza ed anche più accomodante nell'epilogo, ma comunque valido, meritevole di visione - ed anche re-visione in particolari occasioni.
Buon giallo di ambientazione medievale tratto dal noto romanzo di Eco. Funziona l'accoppiata Connery/Slater (Guglielmo da Baskerville e il giovane aiutante...), mentre mi pare più spento il bravissimo attore Abraham. Ottime le location, le inquadrature del monastero e la generale impostazione della pellicola; un vero e proprio cult movie, per molti. Buona la soluzione del mistero, così come in generale il film.
MEMORABILE: Adso (Slater) perso nel labirinto della biblioteca; Il rapporto carnale con la ragazza.
Nel film di Annaud trovano sintesi due concezioni opposte del Medioevo: quella illuminista che ne esasperò l'oscurantismo, e quella romantica che ne esaltò gli aspetti gotici e fantastici. Sulla dialettica tra ragione e immaginazione s'impernia l'investigazione che più che a Eco fa pensare a Conan Doyle. Ma la forza del film è soprattutto visiva: un esercizio di iconografia-cinema che rende ieratico ogni stereotipo. Prodigiosa la fotografia di Tonino Delli Colli e le scenografie di Dante Ferretti. Connery, impeccabile sornione, illumina con l'ironia il millenarismo più plumbeo. Un classico.
Trasposizione cinematografica del celeberrimo libro di Eco e che si ricorda principalmente per la scelta azzeccatissima di Connery come protagonista. Anche gli altri attori non sfigurano (in particolare il malvagio Murray Abraham nel ruolo dell'inquisitore) e l'ambientazione tetra dell'abbazia sconvolta dai delitti è ben ricostruita senza sfociare però troppo nell'horror. Per il resto la regia e la sceneggiatura reggono bene e il climax finale non delude affatto. Da vedere.
Francescano risolverà un caso di delitti. Trasposizione del romanzo omonimo asciugato dalle componenti filosofiche per intavolare un thriller medioevale. Location ricercate, monaci freaks, veleni e Inquisizione nelle azioni di un Connery pieno di carisma ma che non sembra per nulla un religioso. Trama seguibile e colpi di scena equilibrati per un finale di grande impatto visivo. Slater ha il viso giusto ma sembra un po’ impacciato.
Mai letto il romanzo. Ma. Un film che visto più volte mantiene il suo fascino, nonostante la durata considerevole. Una trasposizione senza tempo, attualissima, con ottimi interpreti e ambientazioni suggestive. Fotografia impeccabile e costumi curati. Tensione palpabile, citazioni interessanti e cura dei particolari sanno mantenere viva l’attenzione. Nulla che non vada e un pallino in più per il coraggio (chè trasporre un best seller è sempre rischioso, ma trasporre Umberto Eco è roba da kamikaze).
MEMORABILE: Quanto sarebbe quieta la vita senza amore. Tanto sicura, tanto calma, tanto noiosa...
Trasportare su schermo l'intero romanzo di Eco sarebbe stato arduo; ecco perché la scelta di Annaud di estrapolarne esclusivamente il substrato thriller risulta essere vincente. Il film infatti rimane a tutt'oggi uno dei migliori gialli in circolazione grazie alle sue atmosfere, le suggestive ambientazioni sacro/medievali realizzate e a un Sean Connery dalla recitazione a dir poco magnetica. Il tema della censura rimane in primo piano, condannato senza usare chissà quale tono e gira intorno a una trama fitta di sotterfugi. Fantastico.
MEMORABILE: L'incredibile performance di Ron Perlman nei panni di Salvatore.
Un'opera che rende giustizia all'imponente capolavoro di Eco. La squisita ambientazione medioevale, la fotografia e scenografia molto curate (c'è anche Castel del Monte), la sopraffina caratterizzazione dei personaggi (spesso grotteschi) trasportano lo spettatore al cospetto dei secoli bui in un giallo storico dove a far luce è solo la mente di un francescano (un Holmes ante litteram) interpretato da un impareggiabile Connery. Una durata leggermente maggiore, per approfondire alcune situazioni, avrebbe potuto impreziosire un film quasi perfetto.
MEMORABILE: Le scene in cui Salvatore il gobbo parla con Guglielmo da Baskerville (Connery); Le scene col tribunale dell'Inquisizione.
Nel basso Medioevo, una serie di delitti sconvolge un'abbazia. Un monaco francescano e il novizio che lo segue sono chiamati a indagare. Anche se il film ha sostanziali differenze con il libro di Umberto Eco, il film è un thriller ben costruito e ben recitato. Connery spacca lo schermo con il suo magnetismo ma tutto sembra girare abbastanza bene, nonostante qualche personaggio appaia un po' caricaturale.
Annaud riadatta l'opera di Umberto Eco per renderla quanto più fruibile a un vasto pubblico; la quasi totalità delle disquisizioni teologiche viene dunque rimossa a vantaggio di indagini e azioni, il che naturalmente giova al ritmo e alla comprensione del tutto. La ricostruzione dell'abbazia, luogo enigmatico e apparentemente ostile, risulta piacevolmente curata, così come quasi tutto il cast dà valida prova di sé. D'altro canto la demarcazione fra buoni e meno buoni si delinea forse troppo presto, ed alcuni personaggi (Malachia, Berengario) sembrano macchiette. Comunque valido.
MEMORABILE: Il primo incontro con Salvatore ("Penitenziagite!"); Il cadavere nella giara piena di sangue; La labirintica biblioteca.
Della complessa ricostruzione del pensiero medievale proposta da Umberto Eco viene proposta qui la parte gialla, con una bella scansione da thriller e una ricostruzione decisamente affascinante. Annaud rimane fedele allo spirito letterario, ma asciuga la trama a tutto vantaggio del pubblico, che rimane affascinato dalla storia e da un Sean Connery in stato di grazia.
Tratto dall'omonimo romanzo capolavoro di Umberto Eco, che partecipa alla sceneggiatura. Il film ne riprende splendidamente la struttura narrativa, sfruttando benissimo le suggestive ambientazioni medievali, che inquietano ma allo stesso tempo coinvolgono lo spettatore, sfruttando un'ottima fotografia. Forse la seconda parte risulta alquanto noiosa e meno riuscita, a differenza dei ben ritmati omicidi e dell'arrivo all'abbazia. Ottima anche l'interpretazione di Connery, che si distacca dal ruolo di Bond in 007. Un po' sacrificata la parte filosofica, ma un ottimo film.
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Weston: Non avete mai scritturato donne le altre volte, perché stavolta sì?
Denham: Ma Weston, credete proprio che serva a me la donna qui?
Weston: E a chi allora?
Denham: È perché il pubblico, lo sapete, vuole avere un bel faccino da guardare.
Weston: Certo, a tutti piace.
Denham: C'è forse al mondo romanzo o avventura che sia senza una gonnella?
Englehorn: Allora, signor Denham, perché non fate un film in un monastero?
Denham: Ah, c'è da impazzire. Uno suda sangue per fare qualcosa di nuovo e poi eccoti gli esercenti a dirti: "Oh se ci fosse stato un po' d'amore avrebbe incassato il doppio". Insomma, il pubblico vuole una donna e questa volta ce la metterò a tutti i costi.
Da un punto di vista narrativo, l'avvenimento nel romanzo è funzionale alla deduzione che la fanciulla entra nel convento perché "aveva un convegno", "con un uomo brutto e vecchio" e successive altre deduzioni di Guglielmo. TERZO Giorno, Notte.
Sempre l’Adnkronos in data 15 aprile riferisce che, dopo il terremoto che ha investito l’Abruzzo, riapre al pubblico la torre di Rocca Calascio, “usata anche come set di “Il nome della Rosa””.Vedo anche la foto di questa bellissima fortificazione, che tuttavia non è stata usata per l’abbazia del film, ricostruita interamente a Fiano Romano. Ma viaggiando per Internet ho trovato molti monasteri che sono stati riconosciuti dai turisti come luogo della mia abbazia, e quindi le abbazie de “Il nome della Rosa” sono ormai come i chiodi della Croce. (Umberto Eco)
Nel numero 31 di Diabolik c'è un delitto che praticamente è uguale alla risoluzione del caso del "Nome della rosa"
SPOILER
il dito intinto nella lingua per sfogliare le pagine avvelenate di un libro
Quella delle pagine avvelenate non è certo una novità inventata da Eco. Ci sono diversi riscontri storici che riportano episodi simili. Può essere interessante questo articolo dove si dimostra come la pratics fosse conosciuta già nel 1600, ma cercando in rete si trovano diverse altre testimonianze anche più antiche, sebbene più si vada indietro col tempo più l'attendibilità delle fonti riserva dei dubbi. Non deve essere stato difficile per l'autore del romanzo, che era un esimio medievista, trovare degli spunti per la trovata in questione. In ogni caso di inchiostro avvelenato si parla ache nei romanzi Turn Coat di Jim Butcher e Il ladro di tauaggi di Alison Belsham, questi sono i primi che mi vengono in mente, ma sicuramente ce ne sono altri. Di sicuro c'è che gli sceneggiatori di Diabolik e Umberto Eco non hanno inventato nulla e sono in buona compagnia.
Sì, i Vampiri di Feuillade, visti parecchio tempo fa. No, Eco era proprio un appassionato di fumetti, nel web si trovano parecchi articoli che ne parlano
DiscussioneMauro • Oggi 15:21 Disoccupato - 12175 interventi
A proposito della curiosità su Franco Franchi segnalata da Geppo in curiosità (22/05/08 13:10) leggo su Facebook che per il ruolo del monaco pazzo Salvatore (successivamente assegnato all'attore statunitense Ron Perlman) inizialmente era stato contattato il caratterista Salvatore Baccaro, deceduto però poco prima delle riprese.
DiscussioneVon Leppe • Oggi 15:30 Call center Davinotti - 1115 interventi
Mauro ebbe a dire:
A proposito della curiosità su Franco Franchi segnalata da Geppo in curiosità (22/05/08 13:10) leggo su Facebook che per il ruolo del monaco pazzo Salvatore (successivamente assegnato all'attore statunitense Ron Perlman) inizialmente era stato contattato il caratterista Salvatore Baccaro, deceduto però poco prima delle riprese.
Sì, è una cosa che si dice da sempre. Perlman è stato ottimo, ma chissà Baccaro e Franchi che resa avrebbero avuto nel ruolo