Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Il numero del canale si trova tra parentesi dopo il suo nome. Se non c'è, cercatelo qui: numero canale. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
cliccando qui.
Saintgifts: Ho visto la versione colorata del film. Devo dire non male, anche se il b/n è insuperabile. Se si accetta il modo, scelto dal regista, di mandare il reggimento al massacro (una incomprensibile carica contro nessuno) il film è molto buono con una eccezionale descrizione della vita militare e non, nel forte e la caratterizzazione di diversi personaggi umani e ambizioni. Del resto il cast è ad altissimo livello. La Monument Valley è l'imponente sfondo e tante sono le scene dove gli stuntmen fanno spettacolari cadute. Un po' di retorica Fordiana.
MEMORABILE: All'inizio del film il dialogo tra i conduttori della diligenza e il colonnello (Henry Fonda). La "distruzione" del whisky da parte dei sottufficiali.
Ultimo: Film tv ispirato al rapimento di Dante Belardinelli del 1989. Il regista si concentra sulla squadra di agenti speciali gidati dal bravo Zingaretti e gestisce in maniera coinvolgente i momenti organizzativi della squadra (la preparazione all'assalto; il piano per ingannare i rapitori). Meglio la seconda per un prodotto niente male, che piacerà sopratutto ai fan delle fiction made in Italy.
Vitgar: Marcus eroe senza macchia difende i deboli dalle malefatte degli imperatori di una Roma corrotta e in declino. Peplum talvolta ambizioso, perde credibilità in numerose situazioni dove i romani sono rappresentati come in realtà non erano. Nel complesso si può vedere, anche se la svenevolezza di Wandisa Guida è talvolta eccessiva. Un affettuoso ricordo di Pietro De Vico.
Caesars: L'anno dopo la scomparsa di Totò uscì questo film di montaggio comprendente vari episodi tratti da suoi film. Come sempre, operazioni di questo tipo non creano nulla di rilevante dal punto di vista cinematografico ma offrono un'occasione per gustare alcuni momenti dell'umorismo dell'attore napoletano. Non che tutti gli episodi siano di grande valore, anzi, ma sicuramente i brani tratti da Totò Peppino e la malafemmina sono ormai leggendari e anche l'episodio di Totòtruffa '62 merita sicuramente la (ri)scoperta.
Capannelle: Allen alza il tasso di amarezza, rinuncia ai dialoghi sui massimi sistemi e, complice una grande performance della Blanchett, porta a casa un lavoro che si fa seguire con piacere dall'inizio alla fine. I personaggi girano bene, affetti da mille nevrosi piccole e grandi come è abitudine del regista, ma questo non oscura mai la brillantezza del racconto. Poco credibile, per il suo manicheismo, quello interpretato da Sarsgaard.
Ivanvilla: Robusto film filo-pacifista nella piena tradizione dello spy movie introspettivo, con Sean Penn che tiene fede alla legge del rhum che più invecchia più arriva a sapori e profumi superbi. Il ruolo del diplomatico Wilson sembra scritto per lui, memorabile la "panzetta" dell'uomo di mondo. La moglie è una perfetta Naomi Watts (ma si è fatta ritoccare il mento finalmente?) nel ruolo dell'agente della Cia Valerie Plame, sexy e volitiva donna con i pantaloni messa fuori gioco dalle scomode rivelazioni del marito. Tratto da una storia vera.
MEMORABILE: La scena in cui lei ricorda i tempi dell'accademia, stesa di fianco sul letto, con lo sguardo perso.
Giùan: Si fa davvero fatica, per quanto amorevole riguardo si abbia per Schrader e Pinter, la cui autorevolezza diffida a non fermarsi alla prima impressione, a non bollarlo definitivamente come versione incanutita e quel che è peggio patinata, de Il servo. La convinzione infatti è che la commissione/produzione del progetto prenda la mano e che i "doni" della location (Venezia), delle scene (Spinotti), delle musiche (Badalamenti), dei corpi degli attori stessi (Richardson, Everett, Walken, Mirren) depredino la scrittura, la regia, il vampirismo (omo)sessuale e la stratificazione.
MEMORABILE: Il completo bianco di Walken; La storiellina...; Everett e Richardson nudi nel letto al risveglio nella casa; Il pugno di Walken a Everett.
Renato: De Sica dirige questo dramma bellico lasciando la guerra più o meno sullo sfondo, persino banalizzandola in un certo senso, e concentrandosi quasi solo sui personaggi. In sostanza il film funziona bene, anche se vedere due attori del calibro di Raf Vallone e Renato Salvatori sprecati in due ruoli così minimali non è il massimo della vita. Molto brava la Loren, chiaramente. L'unica mia vera riserva è sugli ultimi 10 minuti; io avrei fatto finire il film direttamente dopo la scena-madre.
Hackett: La cosa peggiore che si può dire del film è che si tratta di una palese copia dell'omonima pellicola francese, dalla quale non si discosta che per pochissimi dettagli. Archiviata la questione originalità e mancanza di idee, si può dire che in sé è una commedia che si guarda con leggerezza e può definirsi gradevole. Il cast è in parte, Abatantuono eccelle nel suo solito modo di fare e perfino Francesco Facchinetti ha un ruolo curioso e riuscito. Non male, dopotutto.
Nicola81: Poliziesco hongkonghese in cui pregi e difetti finiscono per bilanciarsi. La sceneggiatura è decisamente derivativa, e le due ore di durata paiono eccessive, tanto più che la prima parte ingrana con una certa difficoltà. Di contro abbiamo però una coppia di antagonisti davvero in gran spolvero, e una regia competente che regala sequenze d'azione ad alto tasso di spettacolarità e adrenalina (John Woo ha fatto scuola da quelle parti), per quanto non proprio in sintonia con le leggi della fisica. Ultima fatica del regista Benny Chan, prematuramente scomparso.
Caesars: Una ricostruzione accurata degli ultimi giorni di Hitler ricostruiti attraverso il ricordo di colei che fu la sua segretaria personale. Il film ha sicuramente una lunghezza eccessiva che ne penalizza in parte il risultato finale, ma rimane comunque un documento interessante, in particolar modo per ricordare a tutti un pezzo di storia che non deve, in nessun modo, essere scordato. Da ricordare la buona interpretazione di Bruno Ganz nella parte di un Hitler oramai completamente avulso dalla realtà.
Gabrius79: Film giovanilistico decisamente poco riuscito con una trama che si trascina stancamente e che lascia spazio a rari momenti godibili. Bene Pisani nel ruolo del prof che vuol cambiare le regole, sprecati invece Preziosi e Catania in ruoli minori. Il resto del cast studentesco non risulta ben delineato e non riesce a catalizzare più di tanto lo spettatore. Trascurabile.
Rigoletto: Due contrabbandieri alle prime armi vengono incastrati per omicidio e spediti in un campo di lavoro nel Mississipi; gli anni passano ma loro continuano a punzecchiarsi, finché... Di una scorrevolezza impressionante, Demme fa volare i cento minuti di pellicola regalando allo spettatore una bella serata. L'arte trasformistica di Eddie viene riportata a galla con bravura e, accompagnato dall'ottimo Lawrence, i due danno vita a personaggi credibili. Nel cast figurano uno stupendo Ned Beatty e Nick Cassavetes, qui burbero sergente.
Anthonyvm: La quintessenza del kolossal hollywoodiano, datatissimo finché si vuole in termini melodrammatici ma ancora grandioso sul fronte degli effetti visivi (la separazione del Mar Rosso non si scorda facilmente) e strabiliante in termini di quantità, qualità e dimensioni dell'ostentato comparto scenografico-costumistico, soprattutto se si considera lo spropositato numero di comparse che affollano la scena, animali inclusi. Technicolor di immenso fascino, musiche maestose, cast di prim'ordine (con l'imponente Heston e la velenosa Baxter in prima fila): quasi quattro ore di gran spettacolo.
MEMORABILE: Da bastone a cobra; Il Nilo si tinge di rosso; La morte dei primogeniti d'Egitto; L'esodo con migliaia di partecipanti; Il fuoco divino; Il terremoto.
Ruber: Il sottotitolo per questo pessimo film potrebbe essere “non riprovarci una seconda volta”, riferito alla star del wrestling “Triple H” qui alla sua prima performance da protagonista nel cinema. Regia piatta e anomima, cast che, che al di là dell'omone tutto muscoli, non presenta nessuno in grado di alimentare un minimo di azione, tanto tutti sembrano sperduti. Una storiella che più dozzinale non si poteva, condita solo dai rumori di qualche scazzottata.
Herrkinski: Tra reboot e sequel, una ripresa del franchise tutto sommato piuttosto rispettosa del prototipo; fa piacere ritrovare Roundtree in quello che è più di un cameo (anche se la sua parte è piuttosto irrilevante ai fini della trama), mentre il "nipote" Jackson è un Shaft Jr. più duro e violento dell'originale ma anche monodimensionale, certamente meno stiloso. Bale pare essere ancora nei panni di Bateman, Wright è un latinos stereotipato ma convincente; la reprise del tema della ost originale è una ruffianata ma fa piacere, il ritmo è buono e nel complesso l'operazione può dirsi riuscita.
Herrkinski: L'esordio registico di Enrico Vanzina è un instant-movie basato su un'idea semplice e facile da realizzare nel periodo Covid. Tra corna, scaramucce e discussioni, invero mai troppo urlate, le vicende scorrono abbastanza prevedibilmente e senza mai uscire dai set casalinghi, ricordando una sitcom; tolta una certa scorrevolezza, le gag raramente strappano il sorriso e il cast fa quel che può, mentre Jacobelli e Stella mostrano il décolleté e poco altro. Patetici gli improvvisi tentativi di aggiungere qualche riflessione seria, che paiono appiccicati con lo sputo; invecchiato malissimo.
MEMORABILE: L'improbabile monologo serioso di Greggio.
Saintgifts: Se Green voleva mostrarci quanto brutta, malsana, violenta è certa provincia americana, allora c'è riuscito molto bene. L'incipit, con l'avvelenamento degli alberi, con attrezzature che sembrano strumenti di tortura, fatto da uomini sballottati su un furgone che sembra più una bara, è fotografato privo di una qualsiasi luce di ottimismo. Tutto il film prosegue su binari sempre più degradati, con personaggi privi di ogni morale, così da far pensare che, per ultima, muoia anche la speranza. Gary (Tye Sheridan) incontra Joe e qualcosa cambierà.
Luluke: Un film che, a dispetto del cast, rilevante per il periodo, già mostrava la deriva su cui alcuni attori si sarebbero adagiati: Villaggio che non riesce a uscire dalla macchietta fantozziana; Banfi che cerca di svincolarsi dal modello emigrato pugliese, perdendo però in verve; Boldi appiattito sulla maschera di Cipollino. Rivederlo anni dopo è pure peggio: storia rabberciata alla meglio, regia e fotografia scadenti. Si salva giusto qualche momento simpatico, ma in un contesto deprimente.
Viccrowley: C'è parecchio metacinema nella nuova reinterpretazione dell'universo matrixiano ad opera della Wachowski, riflessioni che chiamano in causa gli attori stessi e i loro personaggi di celluloide (ormai digitale?). Il cortocircuito realtà/finzione viene portato all'eccesso e coinvolge anche i legami sentimentali persi in un oblio possibilmente auto inflitto, con lo scopo di dimenticare o di nascondere la testa sotto la sabbia. Buoni i passaggi più riflessivi, meno le parti dedicate all'azione pura, ormai davvero stravista e standardizzata, affogata da una CGI fagocitante e invasiva.
Magi94: Scoppiettante fino al primo appuntamento tra il falso miliardario e Zucchero; poi rallenta un po', per scatenarsi di nuovo quando i gangster arrivano all'albergo. E' una commedia divertente, con punte di risate nel viaggio in treno, colma di doppi sensi nascosti che proprio per questo non scadono mai nel volgare. Bravissimi Curtis e soprattutto Lemmon, davvero esilarante con le sue smorfie. Marilyn è incantevole e recita benissimo. Particolarmente azzeccato il faccione rampante del miliardario texano.
Undying: Il regista di Nightmare 5, Predator 2 ed alcuni episodi dei Tales from the Crypt torna dietro la M.d.P. e dirige un horror che si regge unicamente sul fascino (e sulla preparazione artistica) della bella Hilary Swank (Ore 11:14, The Black Dahlia). Per il resto la storia delle 10 piaghe ha uno sviluppo caotico ed il finale sembra ispirato alla figura di Jennifer (Phenomena), per come la bambina protagonista interagisce con le locuste e a Carrie, per le improvvise emanazioni di palle infuocate dal cielo. Film ben realizzato, ma privo di spessore.
Tyus23: Divertente film di Clint Eastwood: interpreta un personaggio che mi ha ricordato, sebbene in versione "buona" e meno esasperata, il sergente Hartman di Full Metal Jacket. Anche la struttura è similare al capolavoro kubrickiano dell'anno successivo, ma qui i toni sono leggeri e il machissimo sergente Highway strappa più di qualche risata allo spettatore (soprattutto nella parte dell'addestramento). La parte guerreggiata è invece convenzionale e il finale più che prevedibile, ma intanto ci si è divertiti. Buono.
Deepred89: Notevole commedia nera che trasuda nichilismo a ogni fotogramma, corrosiva sia nel descrivere l'alienazione della società contemporanea che il mondo incantato delle vecchie mummie, sarcastica verso ogni credo politico e ogni ceto sociale, senza alcun arretramento o amnistia morale (qualcuno ha detto Parasite?). Non sempre controllato nel cattivo gusto (la cena sulla nave farebbe la gioia di Lucifer Valentine) e in certi schematismi, il film si riscatta a livello viscerale: umorismo di qualità, ottimi dialoghi, buon ritmo, almeno due cambi di rotta spiazzanti, cast perfetto.
Mco: Filmetto leggero nelle premesse e nel suo effettivo svolgimento tra sfilate, cambi d'abito e possibili minacce alla sicurezza delle candidate ai concorsi di bellezza made in Usa. Sandra Bullock, agente dalla parolaccia facile, si trasforma in maniera sempre più provocante, sino alla sua totale consacrazione a bomba sexy. Il ritmo è abbastanza sostenuto e gli spartiti ilari prevaricano sulle altre tracce. Il tempo scorre via in maniera piacevole, segnando un punto a favore per pellicole di tal guisa. Simpatico e con un sequel.
Manowar79: Con Rocky era andata benino, con Rambo va ancora meglio. Ovviamente, in 20 anni le tecniche di regia e post-produzione sono cambiate, ma Stallone sembra ricordarsi perfettamente quali sono i punti da mettere a fuoco e gli aspetti da esaltare. Ne consegue un episodio che stupisce per intensità e coerenza con il passato, oltre a recuperare il profilo malinconico risalente al John Rambo del primo, indimenticabile film. Il migliore "tribute movie" dell'ultima decade, almeno fino all'irruzione del crepuscolare Wrestler di Mickey Rourke.
Piero68: Gassmann in versione John Wick: al solo pensarlo fa sorridere. Vederlo poi... Nonostante la buona struttura fisica, a Gassmann non riesce di interpretare un ruolo da super duro risultando credibile. Se a questo poi si aggiunge anche una regia altamente deficitaria, che cerca in tutti i modi di scimmiottare alcuni maestri dell'action hollywoodiano, il ridicolo involontario è dietro l'angolo. La sceneggiatura poi si limita a ricalcare tutti i cliché dei classici revenge movie. Resto del cast anonimo.
Aco: Discreto film d'azione con una storia coerente e violenta al punto giusto. La Lopez se la cava bene nella parte dell'agente immobiliare coinvolta in una storia fuori dell'usuale. Peccato che si perda strada facendo con un protagonista che sopravvive a colpi, ferite e combattimenti di ogni genere neanche fosse Schwarzenegger in un film degli anni Ottanta. Ideale per una serata tutto relax.
Mco: Un vecchio adagio recita che la squadra che vince non si deve cambiare, e a questo si è ispirato di certo Neri Parenti, riproponendo il duo Villaggio-Pozzetto alle prese con brevi sketch altalenanti in fatto di divertimento. La prima scena, con un bell'incipit "da manifesto", pur nella sua prevedibilità strappa qualche sorriso, ma tutto puzza di già visto e stravisto e le forzature sono dietro l'angolo. Dopo ci si deve affidare alle prodezze dei bravi comici per non schiacciare un sonnellino... Passare oltre.
Jdelarge: Dopo l'ottimo esordio Jordan Peele ripropone qui la sua estetica, fatta di geometrie e fuori campo rivelatori, di primi piani che immortalano espressioni facciali sempre terrificanti e di un certo gusto per il grottesco. Se la forma si può definire di altissimo livello, anche grazie a una colonna sonora eccezionale, lo stesso, però, non si può dire della sceneggiatura, della quale il regista sembra farsi beffa per cercare di conferire una sorta di credibilità alla storia. Pretenzioso, ma poco riuscito.
Enzus79: Purtroppo tutti i complimenti che si fanno al primo episodio di Riddick, qui cadono. Non c'è niente che appartenesse a Pitch black. La suspence è poca poca, azione a sprazzi, effettacci speciali a mille. Non si capisce perché il regista (che ha fatto bei film oltre al già citato) sia caduto nella trappola del "tutto fumo e niente arrosto". Peccato.
Galbo: Magniloquente e barocco, criticabile dal punto di vista della veridicità storica ma decisamente appagante dal punto di vista visivo. Frutto dello sforzo tecnico anche italico (venne girato a cinecittà), è diretto con perizia dal grande regista Joseph L. Mankiewicz ed interpetato da un cast stellare con ottimi professionisti anche nei ruoli secondari. Dà il meglio di sè nelle scene di massa e nei costumi.
Puppigallo: Partita a scacchi, come la definisce il protagonista, tra lui, detenuto, militare rispettato e il direttore del penitenziario, colonnello della peggior specie, ovvero quella dei vermi. Già questo dovrebbe far capire che non si tratta di nulla di nuovo nell’ambito carcerario (Fuga da Alcatraz; Sorvegliato speciale). Il problema è che anche la narrazione si sviluppa proprio come ci si aspetta, reazioni comprese. E persino il finale, col rebus bandiera, è piuttosto prevedibile, risultato e perché compresi. Vedibile (nobilitato da Redford), ma mediocre.
MEMORABILE: "Perché sei qui?" domanda Redford all’amico generale. E lui "Volevo solo sapere... sei pazzo?".
Vitgar: Buon poliziesco ben diretto e interpretato da un Clint Eastwood versione "senza cappello". La trama ricalca certi soliti cliché del genere: la corruzione della polizia, il solito malavitoso che manovra tutto quello che vuole, la forza del poliziotto corretto e onesto che fa superare qualunque ostacolo. Il tutto ottimamente reso da una regia pulita, a volte troppo indugiante su certe scene (l'elicottero che insegue la moto). Dialoghi un po' debolucci, ma di certo è un film più da vedere che da sentire. L'ho rivisto volentieri.
Puppigallo: La metallica, rutilante baracconata continua; e qui nel cyberminestrone c'han messo di tutto, tra cavalieri della tavola rotonda, transformer contro nazisti e una regina roboticaliena ammalia Optimus e molto simile alla regina Borg. Visto però che non pareva sufficiente, c'è finito dentro anche Hopkins, che da attore di razza non sfigura ma non può certo salvare una pellicola esageratamente lunga e caotica. Gli effetti ovviamente sono buoni, l'azione non manca e qua e là qualche momento ironicamente riuscito c'è, ma si arriva alla fine stremati e storditi.
MEMORABILE: La prima scena nella zona dove dovrebbero esserci solo rottami di transformer; Il "maggiordomo" di Hopkins.
Mco: Paolo Villaggio alle prese col mito di Stevenson? Beh, quasi... In questo (strano) caso il Nostro si trasforma in angelo pieno di buone intenzioni e dall'accento marcatamente veneto. Le mossette e i cachinni sono più o meno quelli soliti dell'attore genovese, con rimandi a Fracchia, Fantozzi e Kranz, ma la storia regge per un'oretta, non di più. Ovviamente irresistibile la Fenech con gambe all'aria sulla poltrona o con un vestito trasparente che nulla lascia all'immaginazione!
MEMORABILE: La prima trasformazione in (pseudo) Hyde.
Almicione: La New York degli anni '30 è sempre stata un'epoca affascinante sullo schermo (e non); eppure qui la si rovina con la vicenda da carcerati e con una comicità fuori luogo e soprattutto inefficace. Perché Murphy già da sé non fa proprio ridere – eccezion fatta per qualche buona trovata come la lettura della lettera – e Lawrence è una spalla alquanto anonima. La storia si rivela così noiosa e pesante, nonostante la durata del film sia nella media e a ogni modo la performance di Murphy è infruottuosa come nel precedente Il genio.
Herrkinski: Buzzanca nel suo ruolo-tipo del siculo virile (qui ossessionato dall'aver fatto cilecca alla prima notte di nozze) è sicuramente a suo agio; la vicenda è un susseguirsi di tentativi del protagonista di consumare il lungo atteso amplesso ricorrendo alle strategie più assurde, qualcuna più divertente delle altre ma in definitiva piuttosto ripetitive. Funzionano però bene i personaggi di contorno e soprattutto le reazioni dei paesani di Acireale, la cosa più divertente del film. Finale un po' frettoloso e deludente; risulta modesto nel complesso, comunque si può vedere senza problemi.
MEMORABILE: I commenti dei paesani e del personale dell'albergo; La gag dell'acqua miracolosa.
Homesick: Tante idee e confuse. Bertolucci cerca ed ottiene con successo il realismo d’ambiente – i paesaggi parmensi, il lavoro nel caseificio, l’insostenibile brutalità della macellazione suina - , ma naufraga nel connettere la parte intimista sul gap tra padri e figli con quella politica relativa al rapimento, alla borghesia capitalista e alle lotte operaie. Tognazzi si attiene ad un’interpretazione controllata e malinconica, pronto tuttavia a ristabilire la sua fama accennando passi di rock’n’roll e facendo il bavoso con la pasionaria Morante. Capatine comiche di Caprioli maresciallo.
MEMORABILE: Victor Cavallo che danza frenetico nella balera anche dopo la cessazione della musica.
B. Legnani: Debole, gravato da comportamenti assurdi e da mancanza di logica spazio-temporale. Spesso banale: chi pensa si stropiccia sempre il mento! Girato fra Almeria e Lazio, ha negli ariosi e assolati esterni il punto di forza, purtroppo l'unico, oltre a un simpatico finale. Recitazione non proprio da manuale, con buffi risvolti, quale l'incredibile messicano baffuto impersonato da Ivano Staccioli. Mateos, messicano che parla agli statunitensi, è doppiato con un risibile misto di italiano e spagnolo, talora con cadenza che pare veneta. Inespressivo il protagonista, bellissima la Chelli.
MEMORABILE: I passeggeri della diligenza all'inizio.
Myvincent: Un uomo gentile capita casualmente in un hotel affacciato sul mare e qui conosce una "tardona" che, infatti, tarderà ad interessarsi a lui ed aprire il suo cuore. Commedia deliziosa, mai sdolcinata, si avvale della presenza di due grandi come Noiret e Girardot, capaci di creare due personaggi, quanto mai aderenti alla sceneggiatura e pieni di quegli elementi umani da renderli reali. I tic e le abitudini della zitellona solitaria sono tratteggiati con vivace simpatia e veridicità.
MEMORABILE: Le unghie dei piedi della tardona che da naturali diventeranno splendidamente laccate.
Ruber: Il sottotitolo per questo pessimo film potrebbe essere “non riprovarci una seconda volta”, riferito alla star del wrestling “Triple H” qui alla sua prima performance da protagonista nel cinema. Regia piatta e anomima, cast che, che al di là dell'omone tutto muscoli, non presenta nessuno in grado di alimentare un minimo di azione, tanto tutti sembrano sperduti. Una storiella che più dozzinale non si poteva, condita solo dai rumori di qualche scazzottata.
Markus: Scaramouche, di professione attore, accetta l'incarico di rubare una lettera compromettente per la granduchessa conservata all'interno di un bauletto alla corte degli Estensi. Il genere cosiddetto cappa e spada prende spunto dai decameroni allora in voga per inserire, in questa avvilente commedia dal fiato assai corto, la componente erotica offerta da qualche burroso corpo femminile. L'opera di Gianfranco Baldanello è un campionario di battute da caserma, scenette d'avanspettacolo e situazioni "erotiche" poco probabili.
Rocchiola: Giovane attrice in ascesa ricostruisce la sua scalata al successo nel corso di un’intervista. Se non fosse per i crediti si poteva scambiare per un film di Woody Allen. Questa commedia degli equivoci briosa e cinefila sembra infatti un mix di Celebrity, La dea dell’amore, Pallottole su Broadway e Basta che funzioni. Ritmo e gag da screwball scongiurano la noia e garantiscono un buon divertimento. La Poots, raggiante nella sua bellezza, offre una gran prova nei panni di una giovane sognatrice amante del lieto fine e inguaribile ottimista.
MEMORABILE: L’analista: “Una squillo, è disgustoso!!! Ho idea sia davvero molto duro” Izzy: “Be' duri lo diventavano spesso, non è certo quello il problema”.
Markus: Tremendo pastrocchio a dir poco sfiancante: lo scrittore Bevilacqua mette in scena un suo romanzo (a tinte gialle/eroticheggianti) ambientato nella sua Parma, ma la messa in scena è contorta e appesantita da dialoghi pretenziosi e logorroici che in definitiva ridicolizzano ancor più l'opera. Gli attori appaiono come stralunati manichini che interpretano meccanicamente delle "spataffiate", senza però credere in quello che dicono (e questo traspare in maniera evidente).