Solito Zorro con trama trita e ritrita, questo stanco esempio di Pierotti mischiato al western. Il mitico Howard Ross è uno dei pochi da salvare per un film oramai di scarso interesse. Cast mediocre comprese le due "bellezze" (De Santis, Andreini); anche qui si poteva scegliere decisamente di meglio...
Quasi incredibile contaminazione fra zorresco e western, in virtù di un saloon appena al di là del confine fra Messico e Stati Uniti (ma lo sceriffo non interviene mai? Esiste?). Ricco di "tòpoi" banali (candele tagliate dalle lame nei duelli e frasi come "Non può essere andato molto lontano!"), girato alla buona la prima (anche se i figuranti guardavano in macchina), recitato male quasi da tutti (si salva Dominici), con errori palesi (sentono musica e canti, ma manca ancora mezzora di strada all'arrivo) e con una protagonista che dimostra dieci anni in più del dovuto. Con generosità: *½
A metà fra il cappa e spada e il western, uno Zorro ingenuo e poveristico ma tutto sommato onestamente funzionale al tipo di pubblico a cui era programmaticamente destinato. Diretto da Pierotti e prodotto dalla Romana Film, non offre ovviamente alcuna sorpresa nello svolgimento e nella trama, che scorre liscia come l'olio disseminando allegramente assurdità e incongruenze di ogni tipo. A vestire i panni dell'eroico spadaccino mascherato è Howard Ross. Fuori parte la De Santis, mentre spicca di più l'Andreini nel ruolo di una caliente chica.
MEMORABILE: Il perfido figlio del governatore mentre, ubriaco, recita Shakespeare nel saloon.
Uno dei tanti Zorro prodotti in Italia negli anni Sessanta, non peggiore degli altri. Piero Pierotti sa conferire alla vicenda (peraltro surreale, con un confine Messico - Stati Uniti quasi inesistente) un buon ritmo. Bisogna stare al gioco, confortati da tre cattivi (Arturo Dominici, Nello Pazzafini e Charles Borromel) molto più interessanti dei buoni e da cavalcate generose.
Howard Ross HA RECITATO ANCHE IN...
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Charles Borromel, ubriaco nella taverna, recita Shakespeare, da lui citato in precedenza anche nel colloquio con il padre e con colui che non sa ancora essere Zorro
La musica di Lavagnino che sottolinea le scene di cappa e spada è la stessa utilizzata per Golia e il cavaliere mascherato, sempre prodotto da Fortunato Misiano