Grande giallo girato a metà degli anni '90 da Bryan Singer. Il regista riesce a prendere ingredienti già noti e miscelarli insieme per sfornare un'opera che non si scorda facilmente. In questo è ovviamente aiutato da uno stulo di attori di prim'ordine, tra i quali primeggiano Gabriel Byrne e Kevin Spacey. Difficile trovare un solo aspetto non convincente in questo film; che dimostra come, anche se al cinema è già stato detto tutto, usando l'intelligenza si possono ancora riuscire a proporre ottimi spettacoli.
Film che attacca al video gli spettatori, che rimarrano affascinati e insieme inquietati dal nome di Keyser Soze che, dietro le righe di tutto il racconto, la fa da padrone fino all'epilogo finale veramente riuscito e anche un po' divertente. Un ottimo mix di attori. Gran merito a chi ha scritto la sceneggiatura e il soggetto. E' infatti sempre più raro imbattersi in film intelligenti che stimolino i neuroni (pochi o molti a seconda dei casi, ma va sempre bene) dell'appassionato di cinema. Film che anche alla seconda visione non stanca. Ottimo.
Un meccanismo ben oliato dall'interpretazione da applausi di un gruppetto di attori, che si sono trovati nel film giusto al momento giusto. Su tutti, naturalmente, spicca il timido e fisicamente disabile "Verbal". Ma anche gli altri non sono da meno. Manipolati inconsciamente dal fantomatico Kayser Soze, finiranno per sospettarsi a vicenda. Chi è Kayser Soze? A voi scoprirlo. Qualche inevitabile rallentamento viene metabolizzato da una solida sceneggiatura e da dialoghi interessanti. Un grande esempio di cinema.
MEMORABILE: La camminata di Verbal; Il protagonista si adatta e improvvisa utilizzando nomi di oggetti e tutto ciò che lo può aiutare.
Geniale thriller diretto dal quasi esordiente Bryan Singer, I soliti sospetti è un film che cambia progressivamente volto: da un comune poliziesco/noir (i malfattori riuniti al commissariato) diventa un raffinato studio psicologico sulla presenza del male spesso molto vicina al soggetto inconsapevole, così come il malefico Kayser Soze vero e proprio demonio nascosto sotto le spoglie più imprevedibile. Geniale sceneggiatura (ricca di continui rimescolamenti di carte e colpi di scena) e ottimo, cast con un grande Kevin Spacey.
Strepitoso ed imperdibile thriller che ruota attorno alla figura del fantomatico Kayser Sose. Chi sarà mai? Esiste davvero o è solo una leggenda? Film teso e coinvolgente, come succede raramente, che può contare su una sceneggiatura perfetta che dopo aver tenuto sulla corda lo spettatore per tutta la durata della pellicola, ci regala un colpo di scena finale strepitoso, assolutamente beffardo e pienamente verosimile. La prestazione di Kevin Spacey è impagabile.
Uno di quei film che rimangono impressi nella mente di chi li vede. Si può discutere se siano sopravvalutati o se siano tecnicamente ineccepibili, ma la costruzione della vicenda e la prova degli attori sono di ottimo livello. Difficile sceglierne uno per la palma del migliore.
L'esplosione di una nave nel porto di Los Angeles fa partire indagini che a poco a poco rivelano l'esistenza di un misterioso boss del crimine che nessuno ha mai visto. Grandissimo film che gioca su diversi piani (del tempo, della narrazione, della psiche, dell'identità, della realtà stessa), inchiodando lo spettatore nel claustrofobico labirinto di una storia inquietante che sfiora il demoniaco, raccontata con un ritmo perfetto e un grande senso della suspense. Notevoli anche gli interpreti, a cominciare da un magistrale Spacey.
Bel thriller, forse un tantino troppo celebrato e dalla conclusione furba, ma in fin dei conti godibile. Merito di un copione ben strutturato, di personaggi ben disegnati e di grandi prove d'attore. Su tutti, superba la prova di Spacey il quale ha ricevuto un meritatissimo Oscar. Colpo di scena finale a parte, il resto è notevole.
Un bel giocattolo con un meccanismo alla Orson Welles recitato benissimo (persino da Gabriel Byrne. Persino da Stephen Baldwin!) che forse è legato troppo al suo meccanismo. Erroneamente avvicinato ai contemporanei successi di Tarantino è invece un film alla vecchia che potrebbe essere stato tranquillamente girato in bianco e nero. Non perde smalto a visioni iterate. Spacey in excelsis e bella parte per Pete Postletwhite.
MEMORABILE: La tazza marca Kobayashi che cade: in fondo era chiaro fosse un inganno perché Kobayashi non è giapponese.
Geniale e pazzesco come poche volte venga replicato in tv! Un film d'altri tempi per cura della sceneggiatura, per singole interpretazioni, ma sopratutto perché non necessita di colpi scorretti per sorprendere. Un film che fa dell'apparente semplicità il suo cavallo di battaglia. Innegabile il fascino di Spacey ma altrettanto bravo Palminteri. Uno dei miei film preferiti! Imperdibile!
Esordio col botto per Bryan Singer. L'unico film che mi ha portato al cinema per due giorni consecutivi, tanto mi aveva emozionato. C'è da dire che Singer, proprio nella costruzione del film, disattende una regola basilare della narrazione, quella della veridicità dei flashback; Hitchcock avrebbe disapprovato. Ma è così bella la sorpresa finale che il gioco vale la candela. Unica pecca: ho rivisto il film a distanza di tanti anni e, se l'ennesima visione mi ha svelato altri particolari, conoscere il finale può rendere il rendez-vous un pelino statico. Consigliato.
MEMORABILE: "La beffa più grande che il diavolo ha fatto all'umanità è quella di avergli fatto credere che non esiste."
Per nulla convincente. Ad eccezione dell'ottima prova di Spacey (d'altronde è un ruolo che gli calza a pennello) il film dà l'impressione di voler sempre dimostrare di essere più intelligente dello spettatore, di voler far quadrare ogni minimo particolare per mostrarci dove avevamo sbagliato, il che lo rende troppo macchinoso e toglie autenticità ad una storia già inverosimile in partenza. Inoltre, una volta visto il finale, una seconda visione lascia con un senso di vuoto.
Deludente. Straconsigliato da amici e parenti, osannato ovunque come film dell'anno (1995), si è rivelato essere un mediocre filmetto hollywoodiano con una trama che non regge per niente alla prima minima analisi razionale. Confusionario e sconnesso nella prima parte, si lascia apprezzare successivamente grazie ad un'ottima prova di Spacey. Finale essenziale ma che lascia parecchio amaro in bocca.
Ottimo film, sicuramente ben girato e con la giusta miscela di ingredienti tra il poliziesco noir ed il thriller. Bravi gli attori, soprattutto Spacey a cui è stata cucita la parte addosso. Il finale è sicuramente originale ma non strepitoso. Si guarda meglio durante la seconda visione, se non altro per memorizzare il turbinio di nomi e personaggi del film.
All'inizio sembra un normale thriller, poi fa la sua comparsa il misterioso Kayser Soze e la storia si infittisce, il ritmo si fa via via incalzante e il risultato finale è ottimo. Bellissimo il colpo di scena finale (ma mi aveva stupito anche il "finto" colpo di scena precedente) e grande gioco di attori: meritatissimo Oscar a Spacey, ma bravi anche Byrne, Palminteri, Pollak e Baldwin. Da non perdere.
Un thriller di culto, sempre tra i primi posti delle varie top list di tutti i tempi, si avvale di una regia asciutta e di una sceneggiatura complessa ma solida, oltre ad avere il suo asso nella manica nel colpo di teatro finale. Forse un tantino sopravvalutato oltre i suoi effettivi meriti, ma le ragioni del suo successo ci sono tutte, comprese le ottime prove degli attori protagonisti.
Serrato noir poliziesco maggiormente incentrato su bei dialoghi con cui si cerca di dipanare una vicenda contorta e capire chi sia il boss dei boss. Atmosfera plumbea ed un cast variegato ove emerge un camaleontico Spacey capace di convincere tutti gli astanti per una buona parte del film.
Che film! Che interpretazione di Kevin Spacey! La sceneggiatura è perfetta in ogni istante, riesce ad incuriosire e a non far perdere nemmeno un dettaglio. La prima parte non è all'altezza della seconda, ma è davvero un limite minimo. Nel complesso è un film potente che difficilmente delude. Il finale è incredibile, stupendo. Pochissime volte si finisce una visione essendo pienamente soddisfatti, in questo caso è una piacevole eccezione. Sublime, entra di diritto nei film più riusciti degli ultimi anni.
Il colpo grosso di 5 pregiudicati di tacche diverse finisce male. L'unico sopravvissuto è Verbal, uno zoppo pavido e reticente. "Raccontami una storia" chiede insistentemente il bambino/poliziotto e Verbal (nomen omen)lo accontenta, inanellando mezze verità e verosimili menzogne, un'affabulazione che ruota attorno ad un personaggio dai contorni mitici ed indefiniti(il richiamo, inevitabile, è al Mr.Arkakin di Rapporto confidenziale). Film di costruzione formidabile per quanto macchinoso, affascinante come un puzzle mentale. Ottimo cast.
MEMORABILE: La camminata finale all'uscita dalla stazione di polizia
Gran bel film, che cresce svelando la trama, caratterizzata da numerosi intrighi, poco a poco catturando così lo spettatore e coinvolgendolo. Attori molto bravi ma il mattatore della pellicola è sicuramente Kevin Spacey, il quale dimostra pienamente le sue doti. Film da vedere.
Che bello questo film! Un vero spezzatelecomando, ovvero uno di quei film che quando li danno non riesci più a cambiar canale, anche se fosse la centesima volta che lo vedi. Un perfetto gioco a incastro, rude e raffinato, ironico e granguignolesco, teso e dilatato, dove niente è (appunto) quello che sembra. Grande prova di attori ma anche di regista, in seguito bravo artigiano di action movie ma mai più a questi livelli. Due Oscar (Spacey e sceneggiatura) STRA-meritati.
MEMORABILE: La scena finale quando Palminteri si rende conto...
Una piccola opera nettamente perfetta in ogni suo lato: un cast affiatato che lavora bene (Del Toro con la sua parlata incomprensibile, Gabriel Byrne duro con la faccia da schiaffi, ecc), una colonna sonora incalzante e cupa, una regia impeccabile, un montaggio eccezionale... E, ovvio, la trama con l'immancabile e allucinante colpo di scena finale. Uno dei migliori thriller sfornati negli anni '90, è col tempo riuscito a diventare un film di culto e a elevare la figura di Soze come uno dei massimi cattivi della storia del cinema.
MEMORABILE: "And just like that... he's gone"; "There was a lawyer... Kobayashi..."
Uno dei film che hanno costruito l'immaginario degli anni '90, una di quelle pellicole che hanno una forza tale da esplodere fuori dallo schermo e colonizzare con i loro modi di dire, le loro situazioni la vita degli spettatori. Le immagini rimbalzano tra citazioni, parodie ed omaggi e a distanza di 15 anni sono immediatamente riconoscibili ed ancora compaiono. Un film che va valutato per le doti pregevolissime che lo contraddistinguono ma anche per l'importanza che ha avuto: un must.
Chi sarà questo spietatissimo e fantomatico killer dal nome Keyser Söze? Bellissimo film che porta lo spettatore a porsi mille domande grazie all'abilissima regia di Singer che cambia le carte in tavola quando meno ce lo si aspetta. Fuziona tutto: attori in gran spolvero e sceneggiatura intrigante, dialoghi serrati e grande suspance. Perfetto.
Una sceneggiatura magistrale, un'ottima regia e un Kevin Spacey semplicemente perfetto rendono "I soliti sospetti" davvero un gran bel film. La storia alterna la deposizione di un truffatore a scene reali quasi ipnotizzando lo spettatore, dal primo all'ultimo secondo, attraverso un tortuoso percorso fatto di dubbi, rischi, incognite, paura. E un interrogativo aleggia su tutta la vicenda: chi è il misterioso boss che nessuno conosce ma che muove tutti i fili? Bellissimo.
La sceneggiatura perfetta. Sarebbe stato un peccato sprecarla e fortunatamente così non è stato. Un'ottima regia ed interpreti affiatatissimi, con uno Spacey in stato di grazia (probabilmente il suo miglior personaggio, finora). Tutto funziona in questo film e mantiene il suo fascino ad ogni successiva visione. Se la prima volta sorprende, nelle successive si può solo ammirare come non ci siano passi falsi o incrinature nel meccanismo. Da vedere assolutamente... e rivedere!
MEMORABILE: "Chi è Keyser Söze?"; le buste nella valigetta di Kobayashi; la catasta di materiale al molo; "1.. 2... 3... 4... 5... 6... 7... Oswald mi fa una sega!"
In fondo una raffinata variazione della Lettera rubata di Poe: ben riuscito congegno narrativo, molto teorico, giocato in modo non sempre regolare, ma sorretto da una regia salda e da un'efficacissima direzione di attori che ottiene prove convincenti anche da soggetti di dubbia reputazione. Ingresso prepotente del titolo nel repertorio dei luoghi comuni, indice sicuro del successo.
Senza dubbio il miglior thriller dei '90 caratterizzato da una sceneggiatura ad orologeria che gioca sui piani del tempo, dello spazio, della fantasia e del racconto nel racconto con grandissima sapienza riuscendo a coinvolgere ed ad essere scorrevole pur nella deliziosa complessità della vicenda. Con un meccanismo del genere si potrebbe pensare che dopo la prima visone il film abbia detto tutto, mentre invece più lo si guarda più emergono particolari nuovi. Se a questo si sommano il cast in stato di grazia e la regia secca di Singer, beh... si ha un culto.
Piccolo gangster movie con uno sviluppo narrativo che vira verso il fantastico inquieto e inquietante e sfocia in un imprevedibile e accattivante colpo di scena finale. Il giovanissimo esordiente Bryan Singer gioca con lo spettatore e si diverte a demolire il clichè dell'"amicizia virile" tipico del filone poliziesco, sfruttando al meglio le non molte risorse disponibili. I dialoghi - intrisi di batture memorabili - e le ottime performance attoriali concorrono ugualmente alla riuscita. Per bravura spicca Spacey. Oscar meritato.
Sono certamente molti i film che devono il loro successo ad un colpo di scena memorabile e shockante: purtroppo I soliti sospetti fa parte di quella schiera di titoli che poggiano la loro intera fortuna solo su questo; e se tanto entusiasmano alla prima visione, tanto deludono alla seconda. Così la trama ingarbugliata da pulp novel e le sue false piste irrisolte appaiono spietatamente funzionali alla mera distrazione dello spettatore, e le ottime recitazioni di tutti rimangono l'unico tassello in piedi di un gioco sofisticato ma gratuito.
Dopo una prima visione in cui l'estrema complessità mi fece più volte perdere il filo, finalmente l'ho apprezzato pienamente: grande cast, tecnica impeccabile, scrittura di precisione millimetrica e soprattutto un genio del male tra i più memorabili, impalpabili e inquietanti mai visti al cinema, evocato solo a parole (e in un rapido flashback) e ciononostante in grado di rapire lo spettatore facendo volare il film. Ad un seconda visione lo stupendo finale appare quasi prevedibile, vista la quantità di indizi (ma è facile parlare a posteriori).
MEMORABILE: "Keaton diceva sempre: Io non credo in Dio, però ho paura di lui. Io credo in Dio, ma l'unica cosa di cui ho paura.. è Kaiser Soze"; Flashback; Finale!
Gran bel film! Un rompicapo che travolge lo spettatore portandolo allo stato confusionale dei protagonisti. L'ottimo Singer, avendo per le mani una sceneggiatura perfetta, conduce il film a una realizzazione di notevole fattura, riuscendo anche nell'impresa poco comune di far convivere grandi nomi e valorizzarli al meglio; Spacey offre una prova superlativa troneggiando su tutti, ma anche il resto della truppa (Palminteri in testa) è fenomenale. Per apprezzare meglio la pellicola è consigliata una seconda visione.
Una buona idea di fondo in parte rovinata da una sceneggiatura e un montaggio indecisi fra film d'azione e thriller psicologico. Il film naturalmente c'è tutto, scorre comunque grazie a un gran cast con Spacey (davvero molto bravo) e Del Toro sugli altri. Ma la figura di Keyser Söze non convince affatto e il tormentone è a tratti involontariamente autoironico. È una storia da film, staccata dalla realtà e poco credibile; per una pellicola di questo genere è un particolare non di poco conto. Mezzo pallino in più per la splendida fotografia.
Uno di quei thriller che partono in sordina, con una trama poco chiara all'inizio che si evolve però magnificamente e rende la pellicola una delle migliori del genere. Tutto alla fine combacia, esattamente come in un mosaico perfetto. Un film mozzafiato, con un Kevin Spacey fenomenale nella miglior interpretazione della sua (brillante) carriera. Indimenticabile!
Una virtuosistica macchina per spiazzare lo spettatore sin dalle prime scene; un continuo gioco di realtà e flashback per una trama un po' troppo elaborata e disomogenea, cui non basta il finale per riscattarne i limiti. Troppi i nomi e i riferimenti da memorizzare e un po' macchinoso l'escamotage dell'interrogatorio per ripercorrere i fatti. Si apprezza un cast di attori eccezionali, tra cui spiccano Spacey e Byrne e un giovanissimo Del Toro, nonché la cura per la fotografia. Scoperto però l'arcano, il congegno si sgonfia.
MEMORABILE: Il tormentone Keyser Soze; La camminata finale di Spacey.
Il finale a sorpresa chiude degnamente questa geniale macchina narrativa. Avendo a disposizione una sceneggiatura giustamente premiata con l'Oscar, Singer realizza il film della vita e dosando abilmente azione e ironia, colpi di scena e false piste; riesce a mantenere costanti sia la tensione sia l'attenzione dello spettatore, malgrado la complessità della vicenda. Bravissimi tutti gli interpreti: ovvia la menzione per Spacey (altro Oscar meritato), ma almeno Byrne e Palminteri recitano quasi al suo livello.
Definirlo una pietra miliare del cinema poliziesco potrebbe essere azzardato, ma in quanto a innovatività e idee sicuramente occupa un ottimo posto in quanto la sceneggiatura si allontana molto dagli standard del genere e fa leva, più sull'azione, sulla psicologia dei personaggi senza trascurare le reazioni emotive dello spettatore. Raffinato come un sofisticato meccanismo di precisione, si avvale di grandi interpreti sui quali primeggia, per camaleontismo, Kevin Spacey. Da vedere non solo per la tecnica, ma perché è anche un ottimo film.
Osannato da pubblico e critica. A me però non ha catturato più di tanto. Lodevole il lavoro, poiché è evidente che c'è una grande maestria nel montaggio e nel creare dubbi, misteri e aspettative; inoltre la messa in scena ha una recitazione - da parte di tutto il cast - impeccabile. Non ho trovato originale il soggetto e non ho mai simpatizzato per i gangster-movie. Sarà che a causa di Caparezza conoscevo già l'identità del Kaiser Soze, ma anche provando a guardarlo per il gusto del cinema non mi ha entusiasmato.
Un intreccio complesso dove si vorrebbe incastrare il regista del colpo ma per trovarlo si fanno solo supposizioni. Sceneggiatura dettagliata con soluzione finale girata molto bene in cui Spacey completa un'ottima interpretazione. Anche i comprimari danno peso, sia nella parte dei complici che dei detective che rimangono fregati. A volte rimane arzigogolato nei rimandi temporali, tanto da necessitare una visione successiva per scremare i possibili scenari.
Uno dei migliori film americani da trent'anni a questa parte. Palese debitore di Tarantino, lo supera a mio parere per una storia a orologeria perfetta nel suo funzionamento (senza mai barare) e per l'assenza dei dialoghi prolissi de Le iene. Montaggio perfetto, sceneggiatura impeccabile, ma il fiore all'occhiello è ovviamente lui: Kevin Spacey nel ruolo della vita, con un'indimenticabile sottorecitazione dall'aria misteriosa. Non si staccano gli occhi dallo schermo per tutta la durata e il mistero affascina. Praticamente perfetto!
Meccanismo perfetto quello di Bryan Singer, un puzzle talvolta tanto complesso da risultare addirittura frustrante, ancorché ipnotico. Spacey, al netto dei problemi personali che essa gli comporterà, deve gran parte della sua fama a questo film ma è anche vero il contrario: il crescendo del suo Verbal (nome non casuale) durante per l'appunto, il verbale, è memorabile. Un thriller/noir divenuto di culto che ha tuttavia il non trascurabile difetto di puntare fin troppo sul colpo di scena conclusivo, riducendo l'interesse a seconde visioni.
Straordinario thriller/giallo dalla trama tanto contorta quanto affascinante, capace di tenere lo spettatore sulle spine dall'inizio alla fine. La storia gira intorno a un colpo finito male e al racconto della vicenda tramite flashback dell'unico superstite della banda (Kevin Spacey). Film in cui funziona tutto, dalla trama all'intero cast fino al sorprendente quanto inaspettato finale. Imperdibile.
Uno dei thriller più ingegnosi e intriganti di sempre che sembra la versione versione moderna di Rapporto confidenziale. Ma la narrazione frammentata e soggettiva ricorda anche Rashomon e Rapina a mano armata. Noir, azione e mistero sono miscelate con un’efficacia che tiene in pugno lo spettatore fino al colpo di scena finale, che per una volta non è un vezzo ingiustificato. Spacey vince l’Oscar. Per il regista Singer invece è l’inizio della fine, causa una rapida conversione ai blockbuster di genere supereroico.
MEMORABILE: “La beffa più grande che il diavolo abbia mai fatto è stata convincere il mondo che lui non esiste”; La tazza di marca Kobayashi; L’assalto alla nave.
Buon thriller, ben diretto e con un ottimo cast in cui svetta Kevin Spacey. Il soggetto ha in sé poco di originale nel suo genere, se non la figura quasi mitologica di Keyser Söze, sorta di diabolico ed efferato leader della malavita dall'identità sconosciuta. L'enfatizzazione di questo mistero si rivela un pretesto artificioso per generare suspense in un contesto narrativo molto macchinoso e ricco di flashback.
Passato alla storia come uno dei crime più strabilianti e ingegnosi mai apparsi sul grande schermo, si regge in effetti su uno script eccellente (e un po' sleale) che manipola pubblico e protagonisti: probabilmente Hitchcock non avrebbe apprezzato. Al di là di quell'ormai celeberrimo colpo di scena finale (non più così impensabile al giorno d'oggi), ciò che resta è un solido e tesissimo thriller, ben diretto e magistralmente interpretato. Dialoghi memorabili e sequenze deliziosamente pulp (il macabro racconto su Keyser Söze e la sua famiglia) incoronano un prezioso must dei Nineties.
MEMORABILE: Confronto all'americana; Il superstite ustionato; Rapina sui furgoni; Rapina nel parcheggio; Carneficina sulla barca; Il montaggio risolutivo finale.
Possiede un’unica grande intuizione che si rivela l’istante prima dei titoli di coda. Per il resto ci si raffronta con un racconto ingarbugliato e farraginoso a cui manca la scioltezza da cui scaturisce l’interesse per le vicende narrate. Discreta l’interpretazione di Spacey, la cui faccia beffarda gli rende le cose più facili, ma le cose non vanno meglio con il resto degli attori, tra i quali nessuno brilla sul serio. Singer, invece, dà l’idea di avere i mezzi per eccellere in altro. Rientra nella media e non ha i numeri per convincere di trovarsi di fronte a un pezzo da novanta.
Geniale, uno dei film più belli usciti negli anni '90. Un po' Scorsese, un po' Welles, un po' Tarantino; verboso a tratti, come il nome di uno dei protagonisti, da guardare almeno due volte per coglierne ogni sfumatura, ma magnetico come pochi nella sua vischiosa ragnatela. Difficile scegliere il migliore, fra i cinque sospetti: alla fine il vero protagonista è lui, l'ineffabile Keyser Soze, il cui carisma, pur non entrando mai direttamente in scena, si respira fin dal primo momento in cui viene evocato.
MEMORABILE: Ogni volta che Verbal parla di Keyser Soze.
Uscito nello stesso anno di Seven, rilanciando in modo perentorio il genere noir-thriller, è un film persino più riuscito di quello di Fincher. Merito di Spacey, che qui fa la parte del leone all'interno di un cast straordinario (Palminteri, Postlethwaite, Byrne e un giovane Del Toro) e di una sceneggiatura articolata ma non troppo complessa. Dominata dalla costante evocazione della figura di Keyser Söze, che è il vero protagonista della storia, anche se non viene mai mostrato. La regia di Singer ha i tempi giusti, la fotografia è a dir poco perfetta. Ormai cult a tutti gli effetti.
Il clamoroso, epocale colpo di scena conclusivo è (solo) l'apice di questo thriller a ventiquattro carati che definire cult è oramai riduttivo. Tutto funziona a meraviglia e si rimane per sempre ammaliati, da una tale chirurgica perfezione narrativa. Fascino ulteriore: cosa, di quello a cui abbiamo assistito su schermo, è realmente avvenuto e cosa invece no?
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HomevideoRocchiola • 12/05/20 09:06 Call center Davinotti - 1318 interventi
Purtroppo malgrado la fama ed il suo stato di cult, questo film in Italia è uscito solo in DVD a cura della Lucky Red. Edizione vecchia risalente all'inizio del nuovo millennio ed ormai fuori catalogo ma ancora reperibile sul web o in qualche bancarella ma a prezzi medio-alti. Il video panoramico 2.35 è discreto, molto pulito ma dalla definizione un po' blanda. Audio italiano 2.0 nella norma, chiaro e di media potenza. Peccato però che non sia stato ristampato in bluray, come invece è successo in molti paesi esteri dove la MGM già nel 2007, aveva approntato una prima e ottima edizione in HD.
HomevideoZender • 21/11/23 17:20 Capo scrivano - 48839 interventi
Il bluray spagnolo segnalato da Buiomega 71 qui sopra e che porta come titolo "Sospechosos Habituales" ha la traccia italiana e i sottotitoli escludibili, oltre a vedersi molto bene.