Dai Vangeli si traggono certi episodi e personaggi – peraltro accettando imprudentemente l’identificazione tra Maria Maddalena e Maria di Betania -, mentre il racconto si adatta con men che modesta spettacolarità al consueto repertorio del peplum: amori, tradimenti, qualche colpo di spada e danze di corte. Tra gli attori si distinguono i volti giovani di Rossana Podestà e Terence Hill (i pii fratelli Marta e Lazzaro) e quello di Andrea Aureli, tracotante Barabba. Policromie in Ferraniacolor.
MEMORABILE: La Maddalena convertita da un’epifania di Gesù.
Il film si prende diverse licenze su Maria di Betania, sorella di Marta e di Lazzaro, ma anche cortigiana e amante di Anan, poi innamorata di Gaio Marcello, nonché peccatrice salvata da Gesù dalla lapidazione e quindi redenta. Confusione sul personaggio a parte, si ripercorrono gli intrighi politici tra romani e giudei seguendo gli ultimi istanti della vita di Cristo, incentrando la vicenda sulla figura di Maria Maddalena, interpretata da una Yvonne De Carlo abbastanza in parte, capace anche di danzare. Rispetta tutti i canoni del peplum.
Se giustificabile dal punto di vista cinematografico (cum grano salis), risulta alterato o comunque distorto dal punto di vista storico. Non solo: se consideriamo il lavoraccio di Bragaglia per far convergere in un unico punto i molti fili intessuti, ci rendiamo conto di come il finale possa essere deludente. La De Carlo femme fatale, così lontana dalla Sephora di due anni prima, è ben calata nella parte mentre il poco incisivo Mistral si fa superare sia da Serato che da Aureli. Innocentemente conturbante la Podestà.
MEMORABILE: Il personaggio di Barabba, molto completo sia come brigante che come nazionalista (le due diverse anime verrano poi sviluppate da Quinn e Keach).
La cortigiana Maria si destreggia fra il leale centurione Gaio Marcello e l'infido Anan, membro del Sinedrio in combutta con il bandito Barabba, fino a quando Gesù le fa il miracolo di resuscitare il fratello Lazzaro.. Non diversamente da quello che accadeva nei tanti biblici nel periodo, Bragaglia attinge liberamente dai testi sacri per confezionare un melodrammone edificante, in barba a qualsiasi scrupolo filologico. Il risultato non è del tutto privo di attrattive grazie alla fotografia sgargiante e alla bellezza di De Carlo, ma risulta comunque pesante, trionfo di retorica: un mattone.
Carlo Ludovico Bragaglia dimostra come sempre grande mestiere ma affidare a Yvonne De Carlo il ruolo di Maria Maddalena è un rischio un po' troppo grande, considerando la sua non giovane età (mentre la Podestà, che interpreta sua sorella, è bellissima). Le parti di avventura funzionano bene, quelle religiose sono invece retoriche a appesantiscono il tutto. C'è anche Terence Hill!
Maria di Betania e Maria Maddalena vengono qui fuse in un unico personaggio nel quale è la peccatrice a risaltare, divisa fra l'amore di due uomini potenti: il romano Gaio Marcello e l'ebreo Anan. Yvonne De Carlo presta il suo volto un po' invecchiato, ma non privo di profondità, mentre gli interventi di Gesù, pur non palesandosi mai, sono sempre momenti di grande climax. Non si discosta molto dai fumettoni in costume dell'epoca riassuntivi e didascalici, ma ha decisamente qualcosa in più.
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