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La nostra recensione di Triangle of sadness

Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Spiazzante fin dal primo dei tre capitoli, il film di Ruben Östlund conferma il suo autore ai vertici di uno strano cinema in cui commedia ai confini del nonsense e dramma s'incrociano generando un ibrido il cui merito è quello di rendere riconoscibile uno stile che ha molti estimatori e che porta il regista svedese a bissare il successo a Cannes di THE SQUARE.

Sembra sulle prime la storia di Carl (Dickinson), modello di buone speranze, e Yaya (Dean), influencer che guadagna pure più di lui e col quale una sera, al ristorante, ha una bizzarra discussione su chi dei due deve pagare il conto. Spetterebbe a lui, a dire...Leggi tutto il vero, che accetterebbe di buon grado se non fosse che lei, come al solito, finge di fare il gesto senza tirar fuori un soldo. L'irritazione sale, lo scontro sta per esplodere ma il punto non è il denaro, spiega Carl, che porta il discorso su alti principi e sull'amore, mostrandoci quanto dietro la sceneggiatura si nasconda grande cura e soprattutto una capacità non comune di cogliere aspetti originali nei rapporti tra le persone. E' in questo che il film riesce a differenziarsi dalla massa: un approccio singolare, spesso sull'orlo dello sberleffo (si pensi all'incredibile scena della cena sullo yacht mentre il mare è in tempesta), in cui il desiderio di sbracare anche nel volgare non spaventi affatto Östlund, che ama giostrarsi tra l'eleganza e il cattivo gusto per stupire a dovere.

Non è un caso la scelta di Woody Harrelson per il ruolo significativo del capitano, perfetto rappresentante dei non troppi eccellenti attori che hanno dimostrato di sapersi disinvoltamente destreggiare tra farsa caciarona e film d'autore. Perché qui in alcune occasioni si ride davvero; o sarebbe meglio dire si sogghigna, per l'alto tasso di caustico cinismo che pervade più di una scena. E se pure la durata di due ore e mezzo comporta l'inclusione di qualche intoppo dato da raccordi non sempre azzeccati, nel suo complesso il film fila, stimola riflessioni importanti su temi come la ricchezza, il potere, il ruolo della donna. Sfruttando ambientazioni e idee (soprattutto nel terzo e ultimo capitolo) non certo nuove per un certo tipo di cinema, Östlund ne ricava una rilettura personale apprezzabile, in cui ha modo saltuariamente di brillare anche nella scelta delle inquadrature (si veda ancora come viene reso l'arrivo della tempesta all'interno dell'imbarcazione) deflagrando in apocalissi di disgusto tra vomito e bagni che straripano.

Ricco di ironia e battute imprevedibili, il film non delude nemmeno nel suo finale aperto e nei suoi palesi richiami alla lotta di classe conditi da citazioni al socialismo marxiano rivisitate dall'occhio del neocapitalismo russo (è di Buric la gag migliore, quando si impadronisce del microfono di bordo). L'inserimento di ellissi giocate effettivamente forse più per eliminare fasi inutili che non per voler colpire ad ogni costo (il post-esplosione) denota l'onestà di Östlund, meno ruffiano di quanto possa apparire e autore vero. Che un po' perde d'incisività nell'ultimo capitolo, quando lo spirito iconoclasta tende ad affievolirsi per agganciarsi a dinamiche più standard, per quanto trattate comunque con le capacità di chi il mezzo lo conosce e lo domina.

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Tutti i commenti e le recensioni di Triangle of sadness

TITOLO INSERITO IL GIORNO 3/11/22 DAL BENEMERITO COTOLA POI DAVINOTTATO IL GIORNO 16/03/23
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Cotola 3/11/22 19:13 - 9387 commenti

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Yaya e Carl, coppia di modelli per convenienza, vengono invitati a fare una crociera per ricconi. Le cose non andranno come previsto. Se Östlund sia un furbo provocatore e un buon venditore di fumo oppure un lucido e tagliente esegeta della nostra società e delle sue contraddizioni non è facile a dirsi. Di sicuro però i suoi film non lasciano indifferenti e non è cosa da poco. Stavolta, però, sceglie strade troppo semplici, così come i suoi bersagli: ne ha un po' per tutti ma è facile sparare sulla croce rossa. A tratti si salva con una tonificante ironia che scatena il riso.
MEMORABILE: La cena del capitano.

Deepred89 6/11/22 00:53 - 3824 commenti

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Notevole commedia nera che trasuda nichilismo a ogni fotogramma, corrosiva sia nel descrivere l'alienazione della società contemporanea che il mondo incantato delle vecchie mummie, sarcastica verso ogni credo politico e ogni ceto sociale, senza alcun arretramento o amnistia morale (qualcuno ha detto Parasite?). Non sempre controllato nel cattivo gusto (la cena sulla nave farebbe la gioia di Lucifer Valentine) e in certi schematismi, il film si riscatta a livello viscerale: umorismo di qualità, ottimi dialoghi, buon ritmo, almeno due cambi di rotta spiazzanti, cast perfetto.

Rebis 6/11/22 11:13 - 2438 commenti

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È tornato di moda al cinema il tema delle classi sociali e i film “metaforone", per dirci quanto siamo diversi e in fondo tutti uguali. Difficile aggiungere qualcosa di nuovo. Östlund mette sulla stessa barca una influencer, un modello, dei produttori di armi e di fertilizzanti: il peggio dell'umanità insomma, su cui scatenare tutta la sua indignazione, con una gratuità e un disinteresse per la persona che sollevano dubbi sull'onestà dell'operazione. Segue naufragio, e siamo sull'isola dei famosi. Apprezzabile per acume e messa in scena, rimane uno sfogo programmatico e ombelicale.

Gottardi 7/11/22 13:41 - 396 commenti

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Un modello che ha perso di vista il ruolo dell’uomo, una viziata influencer, vacui ricchi parassiti della società, un capitano ubriacone e incapace. Non esiste più marxismo né socialismo, solo immagine, la rivoluzione dei reietti è sterile vendetta. Östlund maneggia abilmente il tutto e mette in scena un campionario che è quotidianamente sotto ai nostri occhi. Commedia che non perde la sua corrosività anche se puzza qua e là di gratuito; ma prevale nettamente un gustoso, triste senso del paradosso squallido, fino al parossismo. Ottimi interpreti, rimane impresso.

Leandrino 1/12/22 07:54 - 527 commenti

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Una coppia di modelli, un capitalista russo e un marxista americano - insieme ad altri modelli assortiti che raccolgono tutte le sfumature dello spettro umano -, sono in viaggio su uno yacht extralusso. La satira di Ostlund assume una forma quasi schematica sia nelle forme - la scena madre della "cena del capitano", come la cena della scimmia - che nei contenuti - la partita si gioca tra dialoghi molto espliciti e archetipi riconoscibili. Eppure è un'opera che funziona alla grande e diverte, sia per l'ottimo cast che per uno stile di regia equilibrato e affilato.

Paulaster 7/12/22 18:08 - 4730 commenti

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Clienti in crociera naufragano su un'isola. Il ribaltamento dei ruoli viene trattato in un modo sottile, non tanto per sottolineare l'ipocrisia umana ma per far vedere come l'inconscio detti i comportamenti. Dialoghi ficcanti e piccolo trattato sociologico sul ruolo del potere, del denaro e della dignità. Östlund calca la mano quando tutti stanno male e non centra il personaggio di Harrelson; il finale non è girato coi tempi giusti e poteva essere più coraggioso. Gli altri personaggi sono caratterizzati molto bene; si nota un'influenza di Refn, solo con un tocco d'ironia in più.
MEMORABILE: Il licenziamento del marinaio; Il Rolex per la foto; Il fischietto; Le vele sporche.

Magi94 25/12/22 20:39 - 1008 commenti

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Perennemente sospeso in bilico tra vera satira sociale e ruffianeria di maniera. Scade decisamente nella seconda categoria l'inizio con i litigi di coppia che seguono un copione da critica sociale prestabilita e in ultima analisi banalissima (si veda ad esempio la mossa registica dell'ascensore), da abile venditore di fumo. Molto più felice la parte sulla nave, intensa, geniale e a tratti spassosa (salvo ancora una volta un paio di scelte da cacciatore di cult). Segue invece binari già sperimentati il finale, pur ben fatto. Echi da Nouvelle Vague inseriti con mestiere.
MEMORABILE: La tremenda notte di eccessi e mal di mare.

Xamini 1/01/23 12:23 - 1284 commenti

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Dopo un'intro volta a impostare la tara del cinismo che investirà il resto dell'opera, Östlund si scatena "rinchiudendo" su una nave da crociera un campionario di umanità difettosa e a tratti disgustosa e divertendosi a massacrarla. C'è onestà nel suo lavoro, ma anche gusto del sadico e sempre presente è una risata amara, che accompagna quasi ogni momento, mentre la disperazione dei personaggi non trova via d'uscita. Non brilla per leggerezza neppure nell'incedere ma lo humour nero tiene il filo. Il gioco di ruoli (e relativo ribaltamento) ricorda Parasite.
MEMORABILE: La cena; Il licenziamento di un membro dell'equipaggio; Il bagno con scivolo; I rolex; Il duetto tra capitano e magnate.

Reeves 3/01/23 09:08 - 2750 commenti

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Il vecchio schema della situazione imprevista ed estrema che cambia i valori in campo e fa uscire fuori la vera natura e la collocazione sociale delle persone viene qui raccontato in modo piatto e decisamente scontato, nonostante alcune situazioni divertenti e un'ottima recitazione da parte degli attori. Ma restiamo nel campo del già detto e già sentito mille e mille volte...

Frakax 9/01/23 18:52 - 23 commenti

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Film godibile. Stavolta la satira sociale e l'analisi dei rapporti umani si fa più scontata e meno affilata, rivolgendosi in modo molto programmatico contro bersagli facili e ricorrendo a paradigmi narrativi già visti e un po' usurati. Restano la capacità del regista di tenere in piedi un racconto che non annoia mai (pur giocando spesso su un prolungamento surreale delle scene), diverse "gag" indovinate e divertenti, una cura visiva notevole.

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Lou 20/01/23 14:54 - 1135 commenti

I gusti di Lou

Provocatorio, simbolico, a tratti spassoso, il film di Östlund punta a stupire con un'operazione furbesca benché riuscita. Il regista svedese cavalca a modo suo molti (troppi) temi deteriori della vita contemporanea, dalla vacuità di alcune esistenze al potere del denaro, dalle convenzioni sociali a quelle di genere, con una spettacolarizzazione d'autore ricercata e affascinante.

Daniela 2/02/23 12:00 - 13065 commenti

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Poveri ricchi, per quanto letteralmente navighino nel lusso più sfrenato non sono esenti dalle traversie assortite che possono capitare durante la navigazione... Apologo sul potere del denaro e la protervia di chi ne ha troppo con incorporata una piccola rivoluzione di classe, il film di Östlund non racconta nulla di nuovo ma lo racconta in modo brillante grazie alle massicce dosi d'ironia condita d'humor nero. Complice la durata eccessiva, c'è spazio però anche per un poco di delusione dato che, considerata la sua recente filmografia, era lecito attendersi una maggior originalità.
MEMORABILE: Harrelson, capitano marxista ad alto tasso alcolico, sfida a colpi di citazioni il "re della merda"; La coppia di vecchietti fabbricanti di bombe.

Kinodrop 8/02/23 19:02 - 3238 commenti

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Una crociera su uno yacht per ultraricchi, metafora di un ordine sociale basato sulla disuguaglianza e sulla protervia del potere, si trasforma gradualmente in un caos che riporta tutti a un livello basico e successivamente, nell'isola, a un breve ribaltamento delle gerarchie. Una conduzione elementare di una tematica fondamentale e irrisolta che il regista limita a una serie di situazioni e personaggi anacronistici. Non manca certamente la cura formale per una durata che però non aiuta a far proprie le idee psuedo-nichiliste dell'autore e si dubita sull'autenticità dell'insieme.
MEMORABILE: In negativo: la diatriba del conto al ristorante; I battibecchi politici old style sulla nave; Il rollio e il caos; La bomba a mano; L'isola.

Capannelle 7/03/23 09:42 - 4528 commenti

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Un film svolto in maniera sin troppo facile e didascalica: è un tiro al bersaglio contro i ricconi moderni che si può apprezzare quando i colpi di scena risultano veramente spiazzanti (tipo il ruolo assunto da Abigail con tanto di polpo regalato a pezzettini) e le vergate di black humour non esagerano col parlato (vedi gli infiniti dialoghi tra la coppia di giovani sul conto o tra i "vecchi" sulla dottrina marxista) e con le estremizzazioni (gli esiti della burrasca sui passeggeri). Ha decisamente un suo perché ma offrire due ore e venti di questa salsa può stufare.

Pigro 27/04/23 09:36 - 9988 commenti

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Una crociera di lusso e un naufragio sono gli ambienti in cui va in scena un grottesco apologo sul denaro che regola il mondo, e quindi sul potere, sulle differenze di classe e di genere, sul fallimento del capitalismo. La linearità del significato va di pari passo con la potenza epica e visionaria del film, che attraversa topoi cinematografici: il litigio di coppia nel primo episodio, Titanic e dintorni nel secondo, Il signore delle mosche e affini nel terzo, in cui il ribaltamento dei rapporti di forza ne conferma le regole. Inesorabile.

Nigu77 30/04/23 11:17 - 7 commenti

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Östlund ci catapulta all'interno di una lotta di classe senza pietà frullando insieme classici del genere precedenti: La grande abbuffata di Ferreri e i Monty Python. La forma è eccellente; fotografia e Ost elettronica super. Il film scorre via piacevolmente nonostante la lunga durata tra momenti spiazzanti, riflessivi ed esilaranti. Forse la satira è un po' troppo "esplicita" ma, nel complesso, è un ottimo film.
MEMORABILE: La cena disturbata dal mal di mare.

Schramm 6/05/23 14:34 - 3839 commenti

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Per Östlund la vacanza continua a essere detonatore di messa in essere (in tal caso anche in avere) della stabilità relazionale: che sia valanga o onda, sempre di sommersione di ogni ipocrita certezza borghese si tratta, stavolta co-estesa a classi razze ideologie genderismi e neowokismi in uno scoppio della femorale che rilascia tassidermizzato fiele e sbrodolamenti satirici che prediligono vomito e dissenteria quali figuracce retoriche d'onore ove inzuppare i Plasmon dell'equità. Fin qui bellino, poi sfiata quando Robeatson Gruesome ringrazia, e il finale aperto aiuta meno ancora.
MEMORABILE: Quotes e controquotes tra socialismo e barbarie, e giù vomito e diarrea.

Thedude94 20/10/23 00:06 - 1151 commenti

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Ostlund vuole palesemente fare una critica ai ricchi e a un certo tipo di società capitalistica mettendo in scena cose già viste, senza un minimo di originalità e con una evidenza che a tratti sembra eccessiva. Insomma, nel complesso, se pur si apprezzano alcune scelte di cast e una confezione comunque buona, siamo di fronte a qualcosa che spiazza fino a un certo punto, perché in molti casi sono palesi i riferimenti e le intenzioni. Sarebbe stato preferibile un approccio più metaforico, invece così si rischia di cadere nel cliché e nel kitsch. Poco sorprendente.

Giùan 16/11/24 10:34 - 4844 commenti

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Östlund ci tiene (di nuovo) a farci sapere quant'è consapevolmente caustico il suo affabulare per immagini, facendo però cadere questa sua consapevolezza dall'alto, vomitandoci addosso quello che non è che un inappropriato aggiornamento di provocazioni appartenenti a Autori in grado invece di analizzare con ben altra sintonia dissonante il loro tempo (Ferreri e Buñuel in primis). Naturalmente ci sono buone cose (la lite in ascensore, la "presa del potere" sull'isola di Abigail), ma si naufraga a vista.

Didda23 4/12/24 11:01 - 2457 commenti

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Un leggero passo indietro rispetto all'opera precedente, soprattutto perché certi dialoghi e certe scene madri non possiedono la stessa potenza evocativa. Un cinema che rimane interessante per le dinamiche e per talune esagerazioni narrative (il dialogo di stampo prettamente politico-sociale) che si fa preferire soprattutto nel primo tempo. La parte conclusiva offre, invece, una banalizzazione del ribaltamento dei ruoli; si risolleva - in termini qualitativi- con il finale che riserva qualche minima sorpresa. Pellicola figlia di tantissime idee, non tutte sviluppate al loro meglio.
MEMORABILE: L'equipaggio che si fa il bagno; La cena durante la tempesta; Il rapporto fra Abigail e Carl.

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