Cinque amici che abitualmente si ritrovano per giocare a calcio fanno il “grande botto”, quello cioè che al cinema è ben più comune che nella vita: schedina vincente del lotto e vincita di 86 miliardi. Cambia la vita! O è forse meglio dire cambierebbe, perché tanto per essere originali la matrice del biglietto ce l'ha quello di loro (Amendola) che d'improvviso è scomparso dalla circolazione. Per tenersi i soldi? E' il cattivo pensiero dei restanti quattro, ma va verificato; per questo c'è bisogno di mettersi in moto. Così Michele (Buccirosso), proprietario del bar Santos, Emilio (Solfrizzi), che dà una mano a un potente in città e l'altra l'ha persa in un incidente con un grande botto...Leggi tutto (vero questa volta) a Capodanno, Giuseppe (Nunziante), professore che se la spassa con le alunne e Marco (Di Carlo), con moglie gravemente malata e grande appassionato di calcio, partono da Ostuni (dove risiedono) in direzione San Benedetto del Tronto, dove proprio Marco è convinto che Antonio (Amendola) si sia rifugiato perché storico amico del presidente della Samb (Messeri). Naturalmente è solo l'inizio della caccia al presunto fuggiasco, che porterà i nostri da lì al nord Italia passando da Senigallia per raggiungere poi Venezia, Milano... Un road movie che mescola commedia e accenni di dramma lambiti maldestramente (la moglie malata di Marco, protagonista di una scena che pare proprio fuori luogo) o ricavati da banali storie di corna (Emilio se la fa con la bella moglie di Michele, al quale non ha il coraggio di confessarlo). La difficoltà di inquadrare il registro giusto sembra farla da padrona per l'intero film, che alterna parti misurate e di un certo garbo (con attori come Buccirosso e Solfrizzi non era difficile) ad altre che invece infilano un cumulo di urla eccessive da farsa sguaiata, che in Di Carlo e Nunziante non riesce a trovare due spalle di valore. Specialmente il primo, confinato in un ruolo ricercatamente imbecille, si rende quasi subito insopportabile. Nunziante azzarda un'interpretazione dai tratti surreali senza andare da nessuna parte mentre Solfrizzi pare fin troppo abbacchiato in quella che è la sua parte caratteristica dello sfigato rassegnato. Buccirosso dovrebbe offrire brillantezza e un po' di verve ma sembra piuttosto spento pure lui, ingabbiato in un ruolo triste, mentre Amendola si vede troppo poco per lasciare il segno. Restano da godersi certe location piuttosto particolari (curioso che nel film si parli di Venezia e si ambientino le scene a Murano), ma il gusto per il ritratto degli sconfitti di un Pompucci qui sottotono non incide e la sceneggiatura scritta con Nunziante (futuro regista di Zalone, cede il proprio cognome al personaggio di Amendola!) e Paolo Rossi (né il comico né il calciatore) offre toni da commedia amara la cui citata sguaiatezza è tipica dei film in cui la regia non sa dare una direzione precisa lasciando che la barca vada alla deriva. Qualche spunto simpatico di quando in quando, ma non esiste alcuna credibilità psicologica nei personaggi, che interagiscono privi di vera complicità. Insulsa anche la chiusura nello stadio vuoto di San Siro tirando quattro calci al pallone, conferma di un'inclusione forzata dell'elemento calcio, di fatto estraneo al plot e presente giusto per individuare qualcosa di caratterizzante.
Cinque amici vincono al Superenalotto, ma chi ha il biglietto scompare e gli altri lo inseguono per tutta Italia. Divertente, spiritoso, con spunti originali e alcuni momenti esilaranti, questo film ha anche il pregio di essere riuscito (cosa rara) ad assortire e caratterizzare i protagonisti con grande accuratezza, mettendo a punto quattro microstorie che si intrecciano attorno alla trama principale. Molto semplice, ma gustoso e meritevole di maggior attenzione di quanta abbia avuto.
Dopo aver visto Camerieri ammetto che mi aspettavo qualcosa di più da Pompucci; comunque il film è godibile, scivola senza intoppi fino alla fine, non tanto per le gag (quasi sempre stupidotte) ma per il buon cast a disposizione in cui spicca Buccirosso (che andrebbe utilizzato più spesso come protagonista). Il finale è un po' arronzato e buonista, ma in fondo da commedie così non è lecito aspettarsi altro. Simpatico.
L'inseguimento di una schedina vincente del Totocalcio (miraggio dei protagonisti che sognano di poter cambiare vita) è lo spunto per un road movie dagli esiti piuttosto scontati; ma gli attori, straordinariamente in forma e indovinati nelle loro caratterizzazioni, danno vita a molte gag divertentissime. Su tutti spiccano Buccirosso e soprattutto Di Carlo, autentico fanatico di statistiche calcistiche.
MEMORABILE: Il monologo di Nunziante che vive la vincita come un tragico scombussolamento della sua vita tranquilla.
Pur non offrendo nulla di nuovo (la solita vincita al Totocalcio) questo film di Pompucci riesce ad essere molto godibile grazie alla verve degli attori e alle situazioni esilaranti. In definitiva un road movie spassoso e fatto per passare 90 minuti senza pensieri e in puro relax. La sceneggiatura ha dei limiti e si vede, ma gli attori sono in formissima, specie Buccirosso, Di Carlo e Nunziante (favoloso il suo monologo post-vincita). Il finale non è un granchè, ma ci può stare.
La grande passione italica, il calcio, è sullo sfondo di questa piacevole commedia di Leone Pompucci che non ha avuto un grande riscontro di pubblico e merita una riscoperta. Non si tratta di una vicenda molto originale ma è raccontata con garbo e con grande attenzione alla caratterizzazione dei personaggi. Si parla di amicizia e di rimpianti per le mancate occasioni della vita. Molto bravi gli attori.
Cinque amici e una vincita miliardaria con conseguente giro italiano on the road. Le varie sfaccettature di un'amicizia corale e i caratteri che si miscelano conducendo la narrazione, dopo alterne vicende, a un finale fiabesco e non del tutto azzeccato. Bravi i protagonisti con Nunziante sopra tutti, seguito dal sempre valido Solfrizzi, Di Carlo ancora acerbo e troppo ripetitivo Buccirosso. Amendola appare poco.
Leone Pompucci mi era piaciuto molto nel film Camerieri: figuriamoci che vedendolo avevo pensato che si trattasse di un film di Pupi Avati e questo chiaramente vuole essere un complimento, senza nulla togliere a Pompucci. Il grande botto si rivela incece una delusione; a parte il cast di grande livello e qualche sporadica battuta, l'ho trovato lento e noioso. Peccato perché si intravede senza dubbio un grande sforzo narrativo, che naufraga però tra le righe di una sterile sceneggiatura.
Godibilissima commedia che si sviluppa pure on the road con una vicenda che, seppur non nuova, crea diversi spunti sia divertenti che tragicomici. Attori bene in parte con Nunziante (che tra l'altro è il cognome di Amendola nel film) in una delle sue rare prestazioni attoriali, bravi Solfrizzi e soprattutto Buccirosso, divertente Di Carlo. Bel cameo di Messeri. Da riscoprire.
Fiacca commedia di Pompucci che riprende un canovaccio trito e ritrito senza l'aggiunta di particolari novità. La vicenda si svolge lenta lungo una sorta di giro d'Italia in cui si toccano diverse location potenzialmente interessanti che non vengono quasi mai valorizzate (eccetto la Puglia nella parte iniziale). Cast non particolarmente in forma in cui brillano solo il solito Buccirosso e Solfrizzi con qualche scambio di battute degno di nota e la Schiavarelli, protagonista di uno spassoso cameo. Ma è troppo poco per arrivare alla sufficienza. Evitabile senza rimpianti.
Leone Pompucci HA DIRETTO ANCHE...
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Nel film i quattro protagonisti si recano a San Benedetto (del Tronto si intende, visto che viaggiano lungo la costa adriatica) per incontrare il presidente di una squadra di calcio non meglio definita (il presidente è interpretato da Marco Messeri). Per ovvi motivi non viene citata la vera squadra di quella città ovvero la Sambenedettese. Però in un finto articolo di giornale si parla di Messeri come del presidente della Samb, per cui a tutti gli effetti il nome della squadra non può che essere questo...
Aggiunge Fedemelis, che posta il fotogramma, che l’articolo dov'è inserita la foto e il titolo dedicano a Nunziante parla del derby Roma-Lazio del 21 Novembre 1999 e di quello della stagione precedente dell’11 aprile 1999, con la famosa esultanza di Totti con la maglietta “Vi ho purgato ancora”.
Sul pulmino guidato da Mario Sapone (Di Carlo), il bambino biondo alle sue spalle ripete con il labiale le battute che sta dicendo Di Carlo: un metodo originale per non sbagliare l'entrata della sua battuta di risposta...
Le figurine originali utilizzate per creare quella di Nunziante (Amendola) e del suo ex compagno di squadra ai tempi dell’Ascoli sono quelle di Aldo Cantarutti e Patricio Josè Hernandez, della stagione 1984/85. Inoltre le due figurine vengono unite in un’unica figurina doppia, ma quel tipo di combinazione era dedicata ai giocatori delle squadre di serie B e l’Ascoli nella stagione 84/85 militava in Serie A.
La sequenza della giocata vincente del Superenalotto, che vediamo anche nella locandina, è quella veramente uscita il 29 settembre 1999, stessa data della trasmissione televisiva che Michele (Buccirosso) vede nel bar. Guardando bene notiamo però che il numero del concorso è il numero 85/1999 (estrazione del 23 ottobre 1999), mentre sarebbe dovuta essere il numero 79/1999.
Lo sceneggiatore una volta rimediata la sequenza televisiva ha rigiocato gli stessi numeri per avere una vera schedina da utilizzare nel film, di certo non sperando di fare una giocata vincente (Fonte foto estrazioni):