Produzione finlandese (con cast principale anglofono) che si situa nel solco del thriller psicologico a tinte drammatiche; si flirta con diversi stili nel tentativo di disorientare lo spettatore, inclusi momenti vicini al genere horror soprannaturale, perlomeno fino allo spiegone finale che riporta coi piedi per terra. Rimane però una visione impegnativa, a tratti pesante, con alcuni punti poco chiari e un senso di déjà vu; la durata eccessiva non aiuta, con un'ultima parte tirata per le lunghe ed alcuni momenti "esoterici" che alla fine risultano più delle red herring che altro.
Dopo la perdita di uno dei due gemelli una coppia si trasferisce in Finlandia in un ambiente rurale. Siamo in ambito folk horror con il solito mescolarsi di paganesimo e satanismo, ma (gemelli a parte) la struttura di base è senza dubbio polanskiana, dato che l'influenza di Rosemary è più che evidente; poi ecco arrivare a 90' il twist, che nonostante le forzature in sceneggiatura ci regala qualche sensazione gelida soprattutto nella risoluzione. Ottima e sobria la confezione, senza le solite cine-fanta trovate in CGI, con una buona fotografia a supportare le ambientazioni. Discreto.
Dopo la perdita di un figlio, coppia affranta si trasferisce da New York in una villa in mezzo al nulla di una remota località finlandese. Quando il figlio superstite, non essendoci nessun altro nei paraggi, si mette a giocare con il gemello morto, la madre si inquieta... Horror non privo di pregi formali legati soprattutto all'ambientazione ma che raggira lo spettatore confondendolo con suggestioni esoteriche e riti pagani conditi con riferimenti rosemaryani per poi sfociare in un twist proposto già molte volte che fa apparire tutto quel che precede un gigantesco pesce d'aprile.
Ogni volta che in un horror ci sono questi elementi, sarebbe da evitare: bambini (e disegni dei bambini), case isolate e dalle stanze con pareti scure e opprimenti, specchi, gemelli e terza persona che spiega come risolvere il caso (o la maledizione). "The Twin" ha tutto questo, è costruito come un McGuffin e un ha un successivo twist a dir poco forzato. Se si aggiunge una sequenza finale fastidiosa, ecco che il pallinaggio scende a uno. Risale (di mezzo pallino) solo per ambientazione e fotografia (e poco per l'interpretazione di lei). Da evitare, per l'appunto.
Mustonen stavolta ci caccia dentro un po' di tutto: i riferimenti kinghiani (il campo di grano) e soprattutto Pet semetary con i presunti ritornanti dall'Aldilà, poi svolta nel folk horror oggi di moda con ampi riferimenti pagani alla Midsommar e un po' di Rosemary e infine nuovo cambio di direzione nella follia mentale quasi cronenberghiana. Stavolta i cambi funzionano meno rispetto all'opera di esordio e c'è forse troppa carne al fuoco, però Mustonen gira sempre bene, i paesaggi finlandesi autunnali sono suggestivi e l'insieme regge, con qualche inceppamento, fino alla fine.
MEMORABILE: La casa in stile Amityville; La cameretta con la finestra ovale; Nathan al cancello; Il rito pagano sul lago; I cerchi; Il finale nell'auto.
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